11/05/2022 - È di almeno cinque morti e 187 feriti il bilancio ancora provvisorio dei violenti scontri che sono scoppiati oggi nello Sri Lanka durante le proteste antigovernative in corso nel Paese.
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Lo riferiscono fonti ufficiali citate dall’emittente locale “Mathrubhumi News”. Tra le vittime c’è anche un parlamentare del partito di governo dello Sri Lanka, Amarakeerthi Athukorala, ha perso la vita oggi durante le proteste antigovernative in corso nella capitale del Paese, Colombo, dove i manifestanti anti-governativi sono stati aggrediti da sostenitori del presidente armati di mazze e bastoni.
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Secondo le prime ricostruzioni dell’incidente, il deputato avrebbe aperto il fuoco con una pistola contro due manifestanti che bloccavano la sua automobile a Nittambuwa, ferendoli in modo grave. Il deputato avrebbe tentato di sottrarsi ai manifestanti cercando rifugio in un vicino palazzo, dove è stato successivamente rinvenuto il suo corpo senza vita. Dopo le proteste di oggi la polizia ha proclamato il coprifuoco a Colombo, estendendolo successivamente all’intero territorio nazionale. Il comando della polizia singalese ha inoltre annunciato la cancellazione delle licenze di tutti gli agenti di polizia e la loro immediata mobilitazione per far fronte alla situazione di emergenza.
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A seguito degli scontri, il primo ministro dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, ha rassegnato le dimissioni. Il premier 76enne ha inviato una lettera di dimissioni al fratello, il presidente Gotabaya Rajapaksa, a seguito delle violenze verificatesi oggi nel Paese. Il passo indietro del primo ministro apre la strada alla formazione di un governo di unità nazionale, come prospettato nei giorni scorsi dallo stesso presidente. Nel frattempo, il capo dello Stato ha condannato le violenze a Colombo: “Chiedo a tutti i cittadini di rimanere calmi ed esercitare moderazione”, ha dichiarato il presidente.
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Il 6 maggio scorso il presidente dello Sri Lanka ha proclamato lo stato di emergenza, ritenendolo opportuno “nell’interesse della pubblica sicurezza, della tutela dell’ordine pubblico e del mantenimento delle forniture e dei servizi essenziali alla vita della comunità”. Così Rajapaksa ha annunciato la decisione, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. La dichiarazione è giunta dopo settimane di proteste, con uno sciopero nazionale indetto dai sindacati per protestare contro il deterioramento della situazione economica e chiedere le dimissioni del presidente. Lo stato di emergenza era già stato in vigore dal primo al 5 aprile.
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Lo Sri Lanka è precipitato in una crisi economica e finanziaria in seguito alla pandemia di coronavirus, che ha colpito i suoi settori economici chiave, a cominciare dal turismo, e acuito la carenza di valuta estera, necessaria per le importazioni essenziali. Ad aprile l’inflazione ha toccato il 29,8 per cento. Da settimane ci sono razionamenti nei supermercati, nelle stazioni di rifornimento e nell’erogazione della corrente elettrica. Il 5 aprile il governo ha perso la maggioranza parlamentare. Rajapaksa ha effettuato un rimpasto, ma ha rifiutato di rassegnare le dimissioni e guida, dunque, un governo di minoranza. Secondo il 20mo emendamento alla Costituzione, introdotto dopo il suo insediamento, il presidente non può essere rimosso: può solo dimettersi o essere messo in stato d’accusa. Il 12 aprile il ministero delle Finanze ha dichiarato l’inadempienza agli obblighi sul debito pubblico estero, che ammonta a circa 51 miliardi di dollari. Una delegazione si è poi recata a Washington per colloqui col Fondo monetario internazionale (Fmi), ma l’organizzazione ha chiesto al governo di irrigidire la sua politica monetaria e aumentare la pressione fiscale per far fronte alla crisi del debito nazionale.
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