11 nov 2013 - DI PIETRO INVERNIZZI - ilsussidiario.net“ Dietro la catena di omicidi a sfondo politico che da due mesi stanno insanguinando la Grecia si nascondono delle forze che dall’esterno del Paese vogliono intimorire i nostri partiti politici per dissuaderli dal fare la voce grossa con l’Ue”. Lo afferma Dimitri Deliolanes, corrispondente da Roma per la radio tv pubblica greca ERT. Il premier Antonis Samaras,
del partito di centrodestra Nea Dimokratia, aveva parlato della possibilità di istituire un reato per punire la propaganda anti-europea. Le critiche da parte di esponenti del suo stesso partito hanno convinto Samaras a fare marcia indietro, ma intanto diversi siti web hanno diffuso una bufala affermando che la legge sarebbe già stata approvata.
Per Deliolanes, al di là delle parole di Samaras che sono soltanto una gaffe, sono due gli elementi importanti di cui tenere conto. Da un lato c’è il diffondersi del partito di estrema destra Alba Dorata, due dei cui esponenti sono stati assassinati sabato in circostanze poco chiare. Dall’altra c’è la grave instabilità del governo, che presto sarà rimpiazzato da Syriza, un partito di sinistra anti-euro. Giovedì intanto la polizia ha fatto irruzione nella sede della tv greca ERT, che era stata ufficialmente chiusa l’11 giugno ma aveva continuato le trasmissioni, sgomberando i giornalisti che stavano lavorando al suo interno.
Deliolanes, partiamo dalla bufala sulla legge sui reati di opinione. Come è nata?
Il premier Samaras nel corso di una dichiarazione mentre si trovava a Londra, dopo l’offensiva giudiziaria contro i membri di Alba Dorata, ha detto che il governo aveva l’intenzione di penalizzare la propaganda anti-europea. Samaras è stato però criticato da esponenti del suo stesso governo, e poi non se ne è più parlato. Nel frattempo però George Delastik, un giornalista greco molto vicino al Partito Comunista, aveva dato molta enfasi alla dichiarazione del premier, e così la notizia si è diffusa anche all’estero.
Anche se non c’è nessuna legge, è possibile che la repressione del dissenso arrivi a questi livelli?
Sì, è possibile. In Grecia c’è una tensione che arriva alle stelle. Lo abbiamo visto ieri con l’uccisione dei due membri di Alba Dorata. Attraversiamo una situazione estremamente delicata, ed è quindi probabile che il premier abbia accarezzato un’idea di repressione più dura.
In che modo Samaras sta gestendo la situazione?
La politica del governo è autoritaria, cerca di imporre la legge e l’ordine, ma lo fa in modo molto dilettantesco e grossolano. E’ innegabile che ci sia una esigenza di maggiore sicurezza rispetto a una criminalità dilagante. I cittadini vorrebbero vedere la polizia per le strade, per dare una risposta alla microcriminalità che provoca turbamento nell’opinione pubblica. Il governo però ha risposto dando carta bianca ai poliziotti per picchiare immigrati che vendevano borse finte, in modo che Alba Dorata non prenda più voti. La polizia greca ha bisogno di essere riformata ed educata alla legalità. Nulla è pericoloso come dire a un agente greco “Vai e reprimi”. Gli mancano infatti l’addestramento e la mentalità giusta e gli stessi funzionari di polizia non sono in grado di preparare adeguatamente i loro uomini.
C’è qualcuno che vuole destabilizzare la Grecia? E’ questo il vero scopo degli omicidi avvenuti negli ultimi due mesi per le strade di Atene. Ciò si inserisce in un contesto politico molto delicato per l’intero Paese.
Ci spiega qual è la posta in gioco?
Il governo Samaras è estremamente debole e si trova sempre sul punto di cadere. Sia i nostri partner europei sia gli Stati Uniti si sono resi conto del fatto che il loro vero interlocutore è la sinistra di Syriza che otterrà la maggioranza nella prossima legislatura. Da un lato quindi è in atto un tentativo di intimidire Samaras. L’obiettivo è convincere l’attuale premier del fatto che non deve azzardarsi ad alzare la voce per cercare di fare ragionare la Trojka, in modo che non imponga nuove misure di austerità. Queste ultime spingerebbero il Paese nel caos, in quanto la nostra società non sarebbe in grado di reggerle, ma il rischio è che la Trojka prosegua comunque su questa strada.
A che serve minacciare un governo che rischia ogni giorno di cadere?
Proprio per questo, in realtà il vero destinatario degli avvertimenti è Syriza. Qualcuno dall’estero vuole fargli comprendere che se dovesse osare ergersi a paladino dei diritti dei greci qualcuno farà in modo che all’interno del Paese si trovi ad avere un fronte molto più violento e pesante con il quale dovrà fare i conti. Il messaggio del duplice omicidio di sabato era evidentemente questo, a prescindere da chi siano stati i suoi esecutori materiali. I sospetti della polizia sono rivolti verso un determinato gruppo anarchico-insurrezionalista-nichilista. Ma di fatto si tratta di un’area che può essere usata e strumentalizzata molto facilmente per compiere qualsiasi azione violenta e destabilizzante.
Come valuta invece l’irruzione della polizia nella sede ERT di Atene?
Ci troviamo di fronte a un governo con gravi problemi di consenso, stabilità, strategie e programma. E’ un governo in preda al panico, che vuole assolutamente controllare qualsiasi tipo di informazione. Quindi anche l’ultima “scintilla” di informazione non controllata, rappresentata negli ultimi 5 mesi dall’Ert autogestita, era vista come una sfida e una minaccia.
Perché arrivare a uno sgombero violento?
Il governo è stato costretto a ricorrere all’unico strumento che gli era rimasto, la polizia. La scena della polizia che fa irruzione in una tv pubblica autogestita con grande consenso e audience è una cosa da regime autoritario arabo. Si tratta di una realtà assolutamente al di fuori di qualsiasi concezione uno possa avere della democrazia europea, e che trovo davvero triste.
Pietro Vernizzi
Fonte: www.ilsussidiario.net
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