«Spero che i pochi amici che abbiamo, che vogliono bene all’Italia, spingano i politici a uscire dall’euro». Problema numero uno, i politici: «Ormai sono un’ombra, degli spettri nel Parlamento». Parola di Ida Magli, autorevole antropologa: una delle poche voci, vent’anni fa, a mettere in guardia gli italiani dal trionfalismo europeista che – col Trattato di Maastricht – pose le condizioni per il “massacro sociale” con cui oggi facciamo i conti: privatizzazione del debito pubblico a vantaggio della finanza speculativa e fine della moneta sovrana, arma fondamentale per gestire le crisi proteggendo i cittadini. Risultato: il debito – storico motore dello sviluppo sociale – ora diventa un incubo, e costringe gli Stati sotto ricatto a svendere i “gioielli di famiglia” alle stesse multinazionali che, attraverso la grande finanza e i suoi emissari – Bce e Commissione Europea – hanno manovrato per scatenare il panico con un obiettivo chiaro: fare man bassa dei beni comuni, ovvero l’ultimo terreno di conquista rimasto, in un’economia ridotta in mutande.
Lo scenario è cupo: le manovre speculative che deprimono l’economia reale inducendo i governi a tagliare le spese vitali preservando solo le banche – operazioni che qualcuno non esita a definire “golpe finanziario” – sono state accelerate negli ultimi mesi di fronte alla grande crisi dell’Occidente globalizzato, che dopo due secoli e mezzo sta letteralmente smettendo di crescere. Crisi climatica, penuria energetica, recessione economica dovuta all’eccessiva produzione di merci superflue, che i consumatori non riescono più ad assorbire: più l’economia fatica, più il business si trasferisce nella sola sfera finanziaria, centralizzando il potere e facendo saltare le tutele democratiche. Se fino a ieri gli Stati riuscivano a far fronte alle crisi sistemiche attraverso la propria capacità di spesa pubblica garantita dalla sovranità monetaria, l’Eurozona ha progressivamente neutralizzato le difese delle comunità nazionali. Fino all’affronto estremo del Fiscal Compact, il trattato-capestro in base al quale lo Stato perde anche la sua ultima prerogativa, l’autonomia di bilancio: dal 2013, governi e Parlamenti regolarmente eletti saranno scavalcati dai tecnocrati di Bruxelles, i soli a decidere come gli Stati dovranno spendere il denaro pubblico per i loro cittadini.
«Sono una persona che ama la propria patria e che si occupa da molti anni della situazione dell’Unione Europea», dice Ida Magli in un intervento rilasciato il 21 luglio per il blog di Beppe Grillo. «Ho avuto sempre un’idea contraria all’unificazione, perché ero convinta che fosse un progetto assolutamente improbabile e che oggi mi appare del tutto patologico e delirante: la conduzione dei banchieri al posto dei politici ha firmato in un certo senso la fase finale del delirio», aggiunge l’antropologa. Basta dare un’occhiata alla Borsa, «a cui siamo tutti costretti a guardare come se fosse l’unico strumento della nostra vita»: se il differenziale di cambio con i titoli tedeschi torna a volare oltre i 500 punti, «significa che i trattati appena ratificati dal Parlamento italiano come una grande conquista – Fiscal Compact e Meccanismo di Stabilità – sono stati visti dai mercati per quello che sono: un segnale di debolezza, non di forza».
I mercati, aggiunge Ida Magli, hanno visto come debolezza i due trattati «perché sono stati ratificati senza che i cittadini ne siano stati informati: tant’è vero che non lo fanno sapere agli italiani, perché sicuramente direbbero di no». Ovvio: se solo potessero pronunciarsi, gli italiani respingerebbero certamente l’idea di «dover essere succubi della Germania». Conclusione: «L’Unione Europea non può essere un unico Stato, è diventato soltanto un insieme di Stati deboli sottomessi alla Germania». Inutile girarci attorno: «I mercati valutano questo come un fatto che non potrà andare avanti per molto, perché si tratta di una situazione patologica, anomala», che oltretutto sta producendo un terremoto devastante nella finanza pubblica, a danno dei cittadini impoveriti, spaventati e precarizzati. Peggio: abbandonati al loro destino dei partiti-fantasma di cui parla Ida Magli, totalmente asserviti ai diktat della Bce e dei commissari locali come Mario Monti. Stando alle attuali regole, chiunque vincerà le elezioni nel 2013 non potrà più decidere praticamente niente. Unica possibilità: stracciare vent’anni di trattati-capestro e abrogare proprio quelle regole, tutte introdotte in modo semi-clandestino, senza uno straccio di referendum, insieme al sinistro avvento dell’euro, la moneta comune che doveva spalancare il futuro e invece sta facendo crollare l’Europa, gettando i suoi popoli nella disperazione.
http://www.libreidee.org/2012/07/ida-magli-come-previsto-leuro-e-la-rovina-delleuropa/
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