L'atmosfera di un pianeta 'strappata via' da una violentissima eruzione avvenuta sulla sua stella: l'evento è stato ripreso in diretta dagli 'occhi' di due osservatori spaziali, i telescopi Hubble e Spitzer. L'ondata di radiazioni che ha portato via parte dell'atmosfera all'esopianeta HD 189733b, distante 63 anni luce dalla Terra, è stata osservata da un gruppo di ricercatori internazionali guidato dal Consiglio nazionale delle ricerche francese (Cnrs) e pubblicata sulla rivista Astronomy and Astrophysics.
Una serie di osservazioni del pianeta HD 189733b e della sua stella, realizzate alla fine del 2011 prima con Spitzer (nei raggi X) e poche ore dopo con Hubble (nel visibile), ha permesso, 'verosimilmente', di assistere in diretta agli effetti prodotti da un'eruzione solare, un fenomeno che avviene anche sul nostro Sole ma con effetti meno drammatici, sull'atmosfera del suo vicinissimo pianeta.
Le osservazioni fatte da Hubble hanno verificato un'anomalia nell'atmosfera del pianeta, un gigante gassoso molto simile a Giove, ma molto vicino alla sua stella (la distanza che li separa è un trentesimo d quella Terra-Sole): un pennacchio di gas prodotto da almeno 1.000 tonnellate di materiale bruciate al secondo. Secondo i ricercatori francesi, il fenomeno, mai visto prima, potrebbe essere strettamente associato a un potente 'flash' di radiazioni a raggi X osservate poche ore prima dal telescopio Spitzer: ''sembra molto probabile che l'evaporazione vista poche ore dopo con Hubble sia stata dovuta proprio all'impatto di questo bagliore'', ha spiegato Peter Wheatley, uno dei responsabili dello studio.
Scoperto nel 2005, l'esopianeta HD 189733b continua così a rimanere al centro dell'attenzione degli astronomi: una serie di studi condotti tra il 2007 e il 2008, tra cui alcuni lavori dell'italiana Giovanna Tinetti, avevano individuato nell'atmosfera di questo cosiddetto ''Giove caldo'' tracce di acqua, metano e anidride carbonica. Una serie di composti, rilevati per la prima volta in un pianeta extrasolare, che hanno spinto alcuni ricercatori a ipotizzare, nonostante la temperatura superficiale di 700 gradi, la presenza di forme di vita.
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