Gli scienziati sono riusciti a localizzare esattamente l’origine della roccia usata cinquemila anni fa per creare il primo cerchio di pietre a Stonehenge.
Dal confronto dei frammenti lapidei trovati intorno a Stonehenge con le rocce del Galles sud-occidentale, è stata identificata l’origine di una parte del materiale usato.
Lo studio è stato condotto dai geologis Robert Ixer della University of Leicester e Richard Bevins del National Museum of Wales, che hanno identificato l’origine delle pietre in una grande formazione rocciosa, lunga 70 metri, chiamata Craig Rhos-y-Felin, presso Pont Saeson nel Pembrokeshire settentrionale. E’ la prima volta che si trova un’origine esatta per una parte delle pietre usate per costruire Stonehenge.
La scoperta ha rinvigorito uno dei più duraturi dibattiti accademici: se le piccole pietre erette di Stonehenge fossero cavate e trasportate per tutta la strada da Pembrokeshire dagli uomini preistorici, oppure esse fossero state distaccate dalla madre roccia originaria e trasportate lungo tutto o parte del cammino verso Wiltshire dai chiacciai, centinaia di millenni prima.
Gli archeologi tendono a sostenere la teoria del trasporto umano, mentre alcuni geo-morfologisti sono a favore dell’ipotesi glaciale. La discussione riguarda soltanto le pietre più antiche e più piccole di Stonehenge (spesso definite 'pietre azzurre') e non le più grandi (la maggior parte delle quali sono chiamate 'sarsens'), incorporate al monumento diversi secoli dopo.
La scoperta degli scienziati della Leicester University e del National Museum of Wales, riferita dalla rivista “Archaeology in Wales”, non risolve il mistero di come le pietre di Stonehenge siano state portate dal Galles in Inghilterra, ma apre potenzialmente la strada al ritrovamento di evidenze archeologiche di attività cavatorie condotte dagli uomini, piuttosto che ad una spiegazione glaciale. Al contrario, la mancanza di qualsiasi evidenza di questo tipo avrebbe naturalmente favorito l’ipotesi contraria. Poiché la ricerca geologica prosegue, è possibile che numerose altre emergenze rocciose in varie parti del Pembrokeshire siano positivamente identificate come cave per le altre pietre usate nelle costruzioni più antiche di Stonehenge. Nei decenni scorsi, l’area approssimativa di provenienza era stata identificata, e il progresso della ricerca contribuirà certamente a identificare le posizioni con maggior precisione.
Mentre però i frammenti di pietra di Stonehenge possono permettere ai ricercatori di identificarne l’origine materiale, gli stessi frammenti nel loro insieme rappresentano un mistero di natura differente.
Migliaia di frammenti di roccia, infatti, sono stati trovati tutt’intorno, quasi certamente provenienti dai monoliti usati per Stonehenge.
Questi frammenti (per lo più inferiori a 50 grammi di peso ciascuno) rivelano di essere stati deliberatamente asportati dagli antichi monoliti in qualche momento dell’antichità, molti probabilmente già nel Neolitico.
Tuttavia, molti dei frammenti esaminati appartengono a tipi di roccia che furono poco usati nei monoliti di Stonehenge, in meno del 10% di essi (proprio quelli di origine gallese). I frammenti, trovati tutt’intorno sparsi nella zona, sono geologicamente diversi dalla grande maggioranza delle pietre erette della prima Stonehenge (fatte per lo più d’un tipo diverso di roccia, proveniente dal Pembrokeshire). Invece il tipo di roccia proveniente da Craig Rhos-y-Felin (e indicato dalla ricerca attuale) fu probabilmente usato per uno solo dei monoliti di Stonehenge (una pietra oggi sepolta, vista per l’ultima volta negli anni 1950).
Ciò suggerisce che dovessero esserci altri cerchi di pietre o altri monumenti di ‘pietre erette’ nei dintorni, oggi scomparsi, ma che potrebbero essere scoperti in futuro.
Un altro mistero irrisolto è perché gli uomini preistorici staccassero frammenti dai monoliti. E’ possibile che lo facessero per migliorare la sagoma degli stessi monoliti. Oppure, alcuni monoliti o altri materiali rocciosi potrebbero essersi rotti ed essere stati riciclati per farne asce, che potenzialmente avevano assorbito l’energia del luogo ed erano perciò percepite come dotate di poteri magici.
La ricerca che la University of Leicester e il National Museum of Wales hanno dovuto svolgere, per definire l’origine precisa nel Pembrokeshire della maggior parte di questi frammenti, è stata estremamente complessa.
Innanzitutto i geologi hanno dovuto raccogliere migliaia di piccoli frammenti di roccia del Pembrokeshire, trovata dagli archeologi a Stonehenge e nei dintorni nel corso degli ultimi 70 anni.
Poi I due scienziati hanno cominciato a esaminarne da vicino circa 700, fatti con una specifica roccia di tipo vulcanico chiamata “riolite stratificata” (che risale, geologicamente, a circa 460 milioni d’anni fa).
Quindi sono riusciti a localizzata l’area approssimata del Pembrokeshire settentrionale da cui provenivano quei 700 frammenti.
Ciò è stato in seguito confermato dal confronto tra la composizione chimica dei cristalli dei frammenti di Stonehenge con quelli delle rocce del Pembrokeshire (cristalli del diametri di 1/500 di millimetro).
Infine, dall’esame dei rapporti intimi tra i minerali negli esempi provenienti da Stonehenge e dal Pembrokeshire settentrionale, sono riusciti a identificare con precisione la roccia madre.
Se le pietre furono portate a Stonehenge dal Pembrokeshire con lo sforzo umano, la localizzazione della cava scoperta (Craig Rhos-y-Felin) ha implicazioni culturali interessanti, perché si trova a circa cinque miglia di distanza da un’area più ampia, nota come la cava di provenienza di altri monoliti eretti a Stonehenge.
Se le pietre furono cavate e trasportate dagli uomini dal Pembrokeshire, ciò potrebbe suggerire che i progettisti neolitici di Stonehenge fossero estremamente selettivi e desiderassero usare in modo specifico proprio quelle pietre.
La ricerca condotta in anni recenti da Tim Darvill della Bournemouth University e Geoffrey Wainwright, già capo degli archeologi di English Heritage, suggerisce che le pietre del Pembrokeshire potessero avere un particolare significato culturale o magico.
Le rocce madri da cui alcune di queste pietre provengono sono ritenute associate con sacre sorgenti e con cerchi di pietre dalla tradizione locale gallese.
Se ne deduce che, importando quelle particolari rocce provenienti da 160 miglia, dal Pembrokeshire al Wiltshire, i costruttori di Stonehenge pensassero d’impadronirsi di qualcosa di più che di semplici pietre. Possono averle considerate estremamente importanti, e persino aver pensato che possedessero poteri soprannaturali.
L’origine ora scoperta è significativa anche per la sua localizzazione, al piede settentrionale delle Preseli Mountains. Questo avrebbe reso il trasporto verso il Wiltshire molto più difficile che per le altre pietre del Pembrokeshire usate a Stonehenge e provenienti dalle High Preseli, diverse miglia più a sud.
Il trasporto delle pietre dal Pembrokeshire settentrionale per via marittima avrebbe richiesto di fare rotta intorno al capo di St. David's Head, una rotta particolarmente difficile e pericolosa per un’imbarcazione del Neolitico. In alternativa i cavatori e i costruttori avrebbero dovuto innalzare le pietre sino alla cima delle vicine Preseli Mountains. In ogni modo, se gli uomini trasportarono le pietre sino a Stonehenge, è anche possibile che le pietre fossero già state usate per costruire cerchi nel Pembrokeshire, e poi venissero spostate dalle loro posizioni d’origine per portarle a Stonehenge, invece di portarle laggiù direttamente dalle cave d’origine.
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