L’ERF, l’European Redemption Fund, sarà il punto di non ritorno per il
nostro Paese. Mentre i candidati di tutte le compagini politiche alle
prossime elezioni per il rinnovo quinquennale del Parlamento Europe già
fanno a gara, con sfumature diverse, nel professarsi critici contro
questa aggregazione monetaria e verso ogni cosa provenga dai palazzi di
Bruxelles, gli eurocrati stanno preparando in silenzio la più micidiale delle trappole a danno dei paesi eurodotati; una sorta di punto di non ritorno nei confronti della totale abdicazione delle residue sovranità nazionali.
E’ drammatico, e nel frattempo stesso patetico per le sorti del Paese,
il modo con cui molti esponenti politici italiani trattano argomenti
economici pubblicamente senza averne le più che minime conoscenze
tecniche e ignorando completamente i vincoli e i dettami sempre più
pressanti imposti dalle regole dei Trattati sottoscritti.
DAL TRATTATO DI MAASTRICHT AL FISCAL COMPACT.
Cerchiamo però di spiegarci meglio. Il “vecchio” Trattato di
Maastricht, firmato nel 1992 e ribadito da quello di Lisbona entrato in
vigore nel 2009, prevedevano essenzialmente la possibilità
dell’indebitamento massimo del 3% rispetto al rapporto con il PIL e il
contenimento del debito non oltre il 60%, sempre secondo l’indicatore
della crescita. Successivamente si sono voluti irrigidire ulteriormente
questi criteri di convergenza, introducendo il Trattato sulla Stabilità,
meglio conosciuto come Fiscal Compact, dove veniva introdotto il
principio del pareggio di bilancio, quindi la non più possibilità per
uno Stato membro di ricorrere all’indebitamento, inserendo il vincolo
anche nel dettame costituzionale, e una metodologia precisa e
pianificata per il rientro delle eccedenze delle porzioni di debito
pubblico superiori al citato 60% nel limite temporale di venti anni.
IL FISCAL COMPACT SECONDO IL PROF. GUARINO.
Premesso che l’Italia è stato per ora l’unico Paese dei 25 firmatari ad
averlo inserito in costituzione (art.81), ricordiamo che l’impianto del
Fiscal Compact è illegittimo secondo le puntuali deduzioni del prof.
Giuseppe Guarino, in quanto lo stesso testo precisa che si applica se
non in contrasto con altri Trattati su cui si fonda l’Unione Europea
(art.2) mentre questi ultimi specificano chiaramente che il limite
dell’indebitamento è del 3% (art. 104 c di Maastricht e art.126 di
Lisbona) e non lo 0% come invece recita l’art. 3, n.1, lett.a del
Trattato in questione.
IL MICIDIALE, ULTERIORE, MECCANISMO AUTOMATICO.
Ma la bruciante crisi economica che da più di 5 anni attanaglia
l’eurozona e che ha fatto precipitare tutti i dati macroeconomici, ha
indotto la Commissione Europea ad “escogitare” un micidiale ulteriore
meccanismo automatico per il rispetto delle regole previste dal Fiscal
Compact che altrimenti rischiavano di rimanere lettera morta se affidate
solamente alle “volontà” dei rispettivi governi nazionali.
LA SORPRESINA POST ELETTORALE ESCOGITATA DA BARROSO.
Pertanto, mentre per soddisfare i fabbisogni finanziari in regime di
“pareggio di bilancio”, per noi tollerato al 0,5%, dovremo far ricorso
solo ed esclusivamente a tagli della spesa pubblica e/o aumenti della
pressione fiscale a carico delle famiglie e del sistema delle imprese
che saranno in questo modo considerati a tutti gli effetti i soli
“prestatori di ultima istanza” e non come in tutto il resto del mondo
dove questa funzione è svolta correttamente e proficuamente dalle
proprie Banche Centrali, per ottemperare lo scoglio della riduzione del
debito, la Commissione guidata da Barroso ci ha riservato una bella
sorpresina post elettorale. Non guasta ricordare comunque in questa sede
che la spesa primaria, cioè al netto degli interessi sul debito, è già
comunque inferiore alla spesa sostenuta dalla media dei Paesi
dell’eurozona, essendo minore a quella di paesi come la Francia,
Finlandia, Austria, Belgio, Germania e Olanda (dati ufficiali AMECO) e
che pertanto il futuro reperimento di fabbisogni finanziari sarà
soddisfatto con sempre maggiore ricorso alla fiscalità e circostanziando
il problema della spesa a criteri qualitativi e non quantitativi.
LE VARIE INTERPRETAZIONI.
Poi c’è la questione sulla data di applicazione del Fiscal Compact
perché anche qui piovono interpretazioni: nei gineprai dei Regolamenti
europei ne spunta uno, il 1467/97 e successivi, che ci dà una piccola
mano in quanto prevede che uno Stato membro, soggetto precedentemente a
una procedura per disavanzi eccessivi, soddisfa i requisiti per un
triennio a decorrere dalla correzione. Pertanto, essendo stata chiusa la
procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia il 29.5.13, secondo
l’interpretazione della Banca d’Italia dovrebbe scattare dal 2015,
perché le lancette le fa partire dal momento dell’inizio della manovra
correttiva avvenuta nel 2012, mentre per il Ministero dell’Economia dal
2016, poiché considera invece la chiusura della procedura d’infrazione
del maggio 2013!
QUANTO CI COSTERA’ LA STANGATA? In
ogni caso se volessimo ad oggi simulare l’entità delle risorse
necessarie per soddisfare la riduzione dell’eccedenza del debito così
come previsto dal F.C. e tenendo conto dei dati previsionali forniti dal
FMI sulla dinamica del debito e del PIL nel 2014 e 2015 nel nostro
Paese, dovremmo reperire 38,4Mld di euro, ma a conti fatti potrebbero essere molti di più perché
le elaborazioni che in genere fornisce il FMI sulla crescita si sono
rivelate essere sempre troppo ottimistiche e non veritiere.
IL FAMIGERATO RUOLO DI UN COMITATO DI ESPERTI…Ma
in ogni caso il Fiscal Compact, almeno come lo conosciamo ora, quasi
sicuramente subirà una terrificante evoluzione perché essendo la
Commissione Europea conscia che in pochi riusciranno a rispettarlo, ha
incaricato un Comitato di esperti di redigere un altro “pilota
automatico” per il suo rispetto tecnico. Questo Comitato, composto da 11
titolati economisti europei di cui neanche uno italiano e presieduto
dall’integerrima ex banchiera centrale austriaca Gertrude
Trumpel-Gugerell, ha terminato i lavori a fine marzo facendo propria la
proposta del German Council of Economics Expert avanzata alla fine del
2012 che prevede la costituzione di un Fondo Europeo di Redenzione,
ovvero l’ERF, acronimo di European Redemption Fund. Questa proposta, su
cui il sottoscritto era già sulle tracce già un anno fa, tanto da
inserirla a pag.164 del saggio “Europa Kaputt” del giugno 2013, è stata
presa a totale riferimento nel lavoro degli esperti incaricati da
Bruxelles per ridurre coercitivamente le eccedenze di debito senza
possibilità di moratorie e con modalità automatiche.
ECCO CHE COS’E’ IL FAMIGERATO ERF –
Il micidiale ERF funziona essenzialmente in questo modo: tutti gli
Stati aderenti conferiscono a un Fondo specifico le eccedenze delle
porzioni di debito superiori al 60% del PIL e lo stesso Fondo, per
finanziarsi e tramutare i titoli nazionali con quelli con garanzia
comune, emetterà sul mercato dei capitali una sorta di super eurobond al cubo e
avvalendosi della tripla A, concessa dalle Agenzie di rating alle
emissioni della UE, potranno godere di tassi presumibilmente più bassi
rispetto a quelli di molti paesi “periferici”.
GLI EFFETTI NEFASTI PER L’ITALIA.
Ma siccome nessuno ti regala nulla per nulla, tanto meno i ragionieri
esattori europei, in cambio viene pretesa a garanzia l’asservimento dei
rispettivi asset patrimoniali nazionali, riserve valutarie e auree e
parte del gettito fiscale (es. IVA). In questo modo si firmano cambiali
in bianco e
la riduzione del debito avverrà automaticamente con la vendita dei beni
patrimoniali seguendo la logica del curatore fallimentare più orientata
a soddisfare i diritti del creditore che del debitore se non
si sarà in grado di versare gli importi previsti ogni anno e per
vent’anni! Praticamente per noi una specie di euro Equitalia
esattrice-liquidatrice o come avviene con la cessione del quinto
stipendio, rimanendo però con il residuo del debito (il 60%) da onorare
senza più contare sul “collaterale” patrimoniale!
LA TRISTE FINE DELLE PARTECIPAZIONI DI STATO.
Le partecipazioni di ENI, Finmeccanica, Poste, ENEL ecc., beni
immobiliari pubblici, riserve auree e valutarie, saranno liquidate
automaticamente con il pericolo che saranno letteralmente svendute a
favore dei soliti noti, per soddisfare il criterio della riduzione
ventennale del debito, visto che attualmente la nostra eccedenza di
debito ammonta a circa 1170 Mld., pari al 73% del PIL essendo ora al
133%.
LA TOTALE ABDICAZIONE DELLA SOVRANITA’.
Inoltre in questo modo il nostro debito, anche se attualmente espresso
in euro, ma di fatto valuta per noi estera in quanto non la stampiamo,
almeno è ancora sotto la giurisdizione italiana, mentre con la
conversione in emissioni comuni (eurobond), si tramuterebbe in
giurisdizione internazionale e non più convertibile in valuta nazionale
in caso di uscita poiché non più applicabile il principio di Lex Moneta è
previsto dagli artt.1277 e 1278 del nostro codice civile. Si
tratterebbe dell’abdicazione più totale di qualsiasi residuo di
sovranità e saremo depredati di tutto il nostro patrimonio pubblico.
E poi per la nota massima “Moneta buona scaccia la cattiva”, il residuale di debito del 60% sul PIL, che rimarrebbe comunque in nostro carico,
subirebbe un forte deprezzamento in termini di tassi pur espresso
sempre in euro! Ma possiamo star pur certi che la nostra classe
politica, già fortemente deficitaria sulla conoscenza del funzionamento
del Fiscal Compact nonostante l’abbia votato e inserito in Costituzione,
ignora completamente cosa stiano tramando a Bruxelles e la decisione
politica sull’applicazione dell’ERF, il cui iter è da scommettere
inizierà un minuto dopo la chiusura delle urne il 25 maggio prossimo, li
troverà totalmente impreparati. Ma questa volta c’è in gioco il
destino, il futuro e l’identità del nostro Paese e sono certo che la
corretta informazione preventiva farà in modo che la coscienza dei
cittadini italiani compenserà l’incapacità dimostrata fino ad ora dalla
classe politica nel non comprendere l’irreversibilità di certe scelte
scellerate! ù
Antonio Maria Rinaldi
http://www.imolaoggi.it/2014/05/22/erf-european-redemption-fund-la-piu-micidiale-trappola-per-i-paesi-delleurozona/
http://alfredodecclesia.blogspot.it/
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