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Cosa succederebbe se una bomba atomica colpisse Washington?

Il terrificante rapporto che prevede i danni di un attacco terroristico che potrebbe distruggere la capitale della nazione

Non è certo sorprendente pensare che l'esplosione di una bomba nucleare a Washington causerebbe danni di proporzioni enormi.
Ma questa semplice conclusione non abbia scoraggiato il governo, che ha commissionato un rapporto per stimare l'impatto di un potenziale attacco terroristico sulla Capitale.
Lo studio ha simulato un'esplosione nucleare tra la 16a strada e K Street, il cuore della città, a un paio di isolati dalla Casa Bianca.


I risultati sono tutt'altro che confortanti: le probabilità di sopravvivenza nel raggio di mezzo miglio sono bassissime e la maggior parte degli edifici verrebbero distrutti all'istante, inclusi quelli del governo federale: la Casa Bianca, il Congresso, il Dipartimento del Tesoro, il Palazzo Eisenhower e molti altri lungo la National Mall.

Il mezzo miglio seguente soffrirebbe danni estesi, incendi e feriti gravi; entro le tre miglia, le case subirebbero danni e ci sarebbero feriti di gravità minore.

Ma lo studio – svolto lo scorso anno e intitolato National Capital Region: Key Response Planning Factors for the Aftermath of Nuclear Terrorism [Regione della Capitale Nazionale: Fattori Chiave per Affrontare le Conseguenze del Terrorismo Nucleare, n.d.t.] - suggerisce che il falloutradioattivo potrebbero essere l'aspetto più spaventoso.


Spaventoso: un'immagine del report mostra i danni intorno al punto di detonazione



Soccorso: un'altra immagine mostra il piano di azione
nel caso in cui venga detonata una bomba nucleare



Diffusione: un'altra immagine mostra le diverse ricadute della radioattività
al variare dei mesi
Il rapporto sostiene che, diversamente dalle bombe esplose durante la Guerra Fredda che erano programmate per decimare intere città, gli ordigni più piccoli lascerebbero dei sopravvissuti. Quindi, ci si chiede: cosa dovrebbero affrontare?
La ricerca, pubblicata su Gizmodo, evidenzia che la pioggia radioattiva varierebbe a seconda del periodo dell'anno: ad aprile la zona di Bethesda soffrirebbe l'impatto della polvere, mentre nel resto dell'anno i quartieri più poveri e la Virginia settentrionale ne sarebbero esposti.
Tra le dieci e le venti miglia dall'esplosione l'esposizione alle radiazioni causerebbe nausea e vomito nel giro di qualche ora e, in assenza di cure mediche, morte.
Ma lo studio ha scoperto che per coloro abbastanza vicini al punto di detonazione, dove il tasso di radioattività sarebbe pari a 800 röntgen, la morte sarebbe istantanea in mancanza di un riparo, con o senza intervento medico. La gente non sarebbe in grado di evacuare quest'area in quanto le precipitazioni arriverebbero nell'arco di soli dieci minuti.


Pericolo: più alte sono le barre del grafico, tanto maggiore
sarà la dose di radiazione un'ora dopo la detonazione



Minaccia: un altro grafico mostra le aree di esposizione alle radiazioni.
Le persone nelle aree blue non sopravviverebbero.



Punti di sicurezza: quest'immagine mostra che le stanze sotterranee offrono
una maggiore protezione
Fuori da quest'area molti potrebbero morire anni più tardi, a mano a mano che la radioattività si diffonderà nel paese.
La conclusione del rapporto è preoccupante: “La vastità di un attacco terroristico che comporti un tale colpo potrebbe sopraffare tutti i mezzi per rispondere”.
Lo studio si limita ad offrire consigli per la sopravvivenza, come: “La miglior cosa da fare subito dopo un'esplosione nucleare è trovare riparo nell'edificio più vicino e più protettivo e seguire le istruzioni delle autorità”; “Dopo un inspiegato bagliore, non avvicinarsi alle finestre e restare al riparo per almeno un minuto per evitare di venir feriti da detriti, come vetri rotti".



Nessuna speranza: il report suggerisce che l'esplosione nucleare nel centro
distruggerebbe completamente il Campidoglio
Suggerisce poi: Bisogna restare al riparo dalle 12 alle 24 ore. In queste ore, l'intensità della pioggia radioattiva andrà di gran lunga diminuendo, permettendo un'evacuazione dalle aree esposte al pericolo delle precipitazioni meno rischiosa”.

Inoltre, il rapporto mostra i diagrammi di alcune case e suggerisce quale tipo di abitazione è migliore per proteggersi dalla contaminazione radioattiva. Le zone peggiori sono fuori casa e in cima ai palazzi, spiega. Gli edifici senza cantina offrono una protezione “lieve” e quelli con cantina sono “adeguati”. I migliori di tutti sono quelli dotati di rifugi antiatomici.

Le piante hanno memoria e possiedono abilita' extrasensoriali!

Recentemente un gruppo di botanici dell’Istituto del Nebraska ha condotto una serie di esperimenti attraverso i quali ha scoperto che le piante sono in grado di memorizzare informazioni. Esse hanno mostrato peculiarità nella memoria di lavoro, indirizzando il loro sviluppo evolutivo, per esempio, nelle stagioni di siccità e quindi le piante simulano gli effetti che hanno prodotto durante i periodo di difficoltà (siccità), quindi scarse piogge, e sono in grado di attuare alcune misure che renderanno meno il loro stato di vulnerabilità per l’ambiente stesso.

LE PIANTE HANNO UNA MEMORIA EVOLUTIVA E POSSIEDONO ABILITA’ ESP

Scienziati confermano che le piante hanno una memoria evolutiva e possieodono abilità extrasensoriali. Il tutto è stato testato dopo una serie di esperimenti botanici su Arabidopsis thaliana, presso il Nebraska Institute.
Recentemente un gruppo di botanici dell’Istituto del Nebraska ha condotto una serie di esperimenti attraverso i quali ha scoperto che le piante sono in grado di memorizzare informazioni. Esse hanno mostrato peculiarità nella memoria di lavoro,indirizzando il loro sviluppo evolutivo, per esempio, nelle stagioni di siccità e quindi le piante simulano gli effetti che hanno prodotto durante i periodo di siccità, quindi scarse piogge e sono in grado di attuare alcune misure che renderanno meno la loro vulnerabilità per l’ambiente stesso.
Durante l’indagine è stato utilizzato un modello del tipo di pianta  Arabidopsis thaliana , che è stato esposto a intervalli al secco e all’umido. Come più volte sottoposto a questo esperimento, l’impianto è stato quello di preservare o salvare il suo consumo di umidità con maggiore abilità. Più tardi i botanici hanno analizzato i geni che si sono attivati nel  Arabidopsis thaliana, durante l’esperimento, e hanno scoperto che due di loro, la RAB18 RD29B sono in grado di “rafforzare” la loro difesa in risposta allo stress, in modo che ogni volta che l’impianto è stato esposto a un nuovo periodo di siccità, queste piante hanno risposto con molta efficacia a questo problema con molta più rapidità.

REAZIONI CHE RICORDANO L’EFFETTO BACKSTER

Nel 1966 Cleve Backster, un tecnico dell’ F.B.I. addetto alla messa a punto ed all’impiego della macchina della verità, scoprì casualmente che la Dracena che aveva in ufficio reagiva quasi “emotivamente” a ciò che accadeva attorno ad essa. Tutto ebbe inizio un giorno in cui volle misurare la variazione di conducibilità elettrica delle foglie della pianta per effetto dell’innaffiamento. Backster bagnò il terreno del vaso e poco dopo effettuò una misurazione. Egli si aspettava un aumento della conducibilità elettrica delle foglie di Dracena ed invece il valore di tale parametro diminuì così come accade di solito in un essere umano che prova una lieve emozione.
Delle reazioni fortissime si ebbero quando dei gamberetti vivi furono buttati nell’acqua bollente in presenza della pianta.

Backster allora compì altri esterimenti e si accorse che la pianta reagiva inspiegabilmente alla presenza di persone che, al cospetto di essa, avevano precedentemente “ucciso” altre piante o piccoli animali – reazione che fu interpretata come espressione di “paura”. Siccome sembra che la pianta ricordasse l’identità di coloro che avevano “ammazzato” altre piante o piccoli animali, ci si potrebbe chiedere se non si tratti di una forma elementare di “memoria”. Le esperienze di Backster mostrano che anche le piante sono in grado di manifestare razioni fisiche e chimiche assimilabili alle risposte biologiche che noi definiamo come “emozioni”. Tali tipi di reazioni sono chiamate “effetto Backster”.
Nel 1966, mentre faceva delle ricerche sulle modificazioni elettriche in una pianta che viene annaffiata, Backster collegò un poligrafo (macchina della verità) ad una delle foglie della piantina su cui stava lavorando. Con sua grande sorpresa, scoprì che il poligrafo registrava delle fluttuazioni nella resistenza elettrica del tutto simili a quelle di un uomo che viene sottoposto a un test della verità. Era possibile che la pianta stesse provando qualche tipo di stress? E se, per esempio, le avesse bruciato una foglia, cosa sarebbe successo? Proprio mentre pensava queste cose, l’ago del poligrafo impazzì, portandosi di colpo al massimo. Backster si convinse che la pianta doveva in qualche modo essersi accorta del suo progetto di bruciarle una foglia – gli aveva letto nella mente!

EPERIMENTI DI AZIONE MENTALE SU PIANTE

di Giroldini William

In genere i parapsicologi (ma non tutti) ammettono l’esistenza di una azione diretta mente-mente (telepatia) e anche la possibità di una azione mentale diretta verso sistemi viventi inferiori, come animali e microrganismi, fino a giungere a sistemi non viventi (gli oggetti fisici): in questo caso il fenomeno prende il nome di psicocinesi.
La letteratura su questi argomenti e vasta e bastera’ citare i lavori di W. Braud (1979) con Matthew Manning e le ricerche di J.B. Hasted coi ”piegatori di metalli” (1980) e i risultati ottenuti da Nash (1984) con batteri mutanti.
Per quanto riguarda l’argomento specifico trattato in questa relazione, si possono ci­tare i lavori pionieristici di La Fontaine (1841) il quale cercò di influire sulla crescita di gerani, e il prof. Bertholet di Losanna, il quale protrasse per anni nuove e ingegnose pro­ve ottenendo risultati nettamente positivi.
Più recentemente in Italia il prof. Armani e in Francia i coniugi Paul e Christian Vasse hanno condotto esperimenti in questo senso. In particolare i Vasse compirono una serie di esperienze fondate sulla ipotesi di Rhine dell’influenza diretta della psiche sulla materia, in contrasto con la teoria fluidistica. Evitarono cioe’ il piu’ immediato o ravvicinato contatto materiale coi semi di grano in esperimento, rimanendo a una di­stanza di circa 1.5 metri da essi e cercando di immaginare e vedere i chicchi ingranditi.
I risultati, altamente positivi, furono pubblìcati sulla “Revue Métapsichique” n.2 (1942).
Un’altra esperienza, molto particolare, fu quella del rev. Franklin Loehr dottore in chimica e pastore presbìteriano, che speri nìentè il potere della preghiera, quale desi­derio vivo e pienamente vissuto, per influire su un altro essere vivente.
E non solo in senso positivo, pregando cioé per la crescita di pianticelle e semi, ma anche in senso ne­gativo. pregando per esempio alcunì germogli di grano di non crescere, di seccarsi, men­tre altri, i controlli, crescevano regolarmente li’ vicino.

Le esperienze furono 700, le per­sone che collaborarono furono 150, le pianticelle e semi oltre 27000.
I risultati furono veramente positivi.

Nel 1961 un biochimico della Mc. Gill Universitv, in Canada, il dott. Bernard Grad tentò di influire sulla germogliazione di chicchi d’orzo con la collaborazione di un guaritore, O. Estebany.
Al termine della sperimentazione risultò che le piantine nate erano cresciute in numero maggiore e piu’ rigogliose rispetto a quelle nate da semi di controllo.

Probabilmente il piu’ famoso fra gli studiosi di questi fenomeni fu l’americano Cleve Backster che alla fine degli anni’ 60 pubblicò una serie di ricerche in cui affermò che la resistenza elettrica dei vegetali è caratterizzata da fluttuazioni correlate con le manife­stazioni emotive dell’uomo. Backster tuttavia arrivò ad affermare l’esistenza di «emozioni» e «sentimenti» nelle piante stesse, equiparandole a comportamenti propri degli animali superiori. Questa tesi tuttavia è poco credibile, poichè i vegetali non possiedono neppure un rudimentale sistema nervoso, ed inoltre le tecniche sperimentali di Back­ster producevano un gran numero di segnali spuri che hanno reso poco significativi i suoi risultati dal punto di vista scientifico.
Nella stessa epoca, nel 1967, il dottor Robert N. Miller ingegnere chimico di Atlanta (Georgia USA) invitò la sensitiva O. Worral a tentare di influenzare la crescita di una piantina di segale collocata nel suo laboratorio, mentre la Worral si trovava a Bal­timora (Maryland USA) a circa 800 Km di distanza.
Servendosi di un apparecchio idea­to dal dott. H.H. Kleiter del Ministero dell’ Agricoltura americano, che poteva misura­re la crescita di una pianta con notevole sensibilità, Miller potè constatare un incremen­to di velocità di crescita di circa 8 volte in coincidenza con la concentrazione mentale della Worral.

Nel 1966-1968 un altro studioso, Julius Weinberger, direttore della ricerca presso i laboratori RCA (10) eseguì una serie di esperimenti molto simili nel procedimento e nelle tecniche a quelli da me realizzati. Applicò opportuni elettrodi a una pianta di Dio­nea Muscipala e, attraverso un amplificatore elettronico a valvole, ottenne registrazioni dei potenziali elettrici variabili della pianta, in condizioni di ottima schermatura della pianta e delle apparecchiature.
Quindi si propose di stabilire se era possibile influenzare il numero e l’entità di que­sti segnali, attraverso la sola azione mentale. I risultati furono veramente notevoli e fu­rono elaborati dal punto di vista statistico anche con l’aiuto di J. B. Rhine.
La probabilita’ che i risultati fossero casuali fu di 1/93000.

Esperimenti piu’ recenti. nel 1973 – 1974, furono condotti in Unione Sovietica dalla dottoressa Larisa Vilenskaja e dal dott. V.N. Pushkin (11); anche in questo caso i re­sponsi elettrici delle piante furono registrati mediante un elettroencefalografo e gli elet­trodi facevano capo alle foglie. Fu confermato che un soggetto può influenzare mental­mente una pianta e che non tutti possono farlo allo stesso modo.
Lo fa indubbiamente meglio chi è dotato di facoltà psichiche: il soggetto N.A. utiliz­zato dagli studiosi russi, poteva indurre questo effetto rapidamente e con successo. Al­tri, che non riuscivano in stato normale, conseguivano successi apprezzabili in stato di pnosi o di coscienza alterata.

Parte Sperimentale

L’ipotesi dì lavoro, confortata dai dati di letteratura citati, era quella di poter osser­vare una correlazione positiva fra concentrazione psichica di un soggetto e attività elettrofisiologica di una pianta.
Sono state utilizzate molte piante di Tradescantia Albiflora coltivate nello stesso va­so e con foglie ben sviluppate.
Mediante opportuni elettrodi applicati alle foglie, sono stati registrati i potenziali elettrici variabili presenti sulle foglie in condizioni normali.
La apparecchiatura elettronica utilizzata era costituita da un preamplificatore ad alta impedenza d’ingresso, un amplificatore a guadagno variabile ed infine un registratore grafico.
Nella progettazione del circuito si è posto particolare attenzione alla eliminazione dei disturbi di rete a 50Hz che possono essere captati dall’ambiente, e ciò è stato ottenu­to limitando la banda passante dell’amplificatore fra 0.3 e 10Hz.
In precedenza, nel corso di prove preliminari, era stato accertato che i segnali elettrici variabili provenienti dalle piante sono compresi in questa banda di frequenza e pre­sentano intensità fra 10 e 500 microvolt, con valore medio di circa 50 microvolt.
Inoltre era stato verificato che i disturbi provenienti da macchine, dalla atmosfera, dalle onde radio etc. erano suffìcentemente bassi da non richiedere una schermatura del­le piante. Gli elettrodi erano costituiti da due lamine circolari d’oro con un’area di circa 1.5 cm2 ciascuno e connessi all’amplificatore con cavetti schermati.
L’uso di un metallo nobile come l’oro, senza paste elettrolitiche conduttrici, mini­mizza la quantità di segnali spuri che possono essere generati da processi di ossidazione sugli elettrodi. Questi elettrodi erano fissati mediante nastro adesivo su una stessa foglia, oppure su foglie diverse di una stessa pianta, mentre l’elettrodo dì massa era infisso sta­bilmente nel terreno umido, in prossimità delle radici.

Dagli studi preliminari era stato osservato che il periodo di maggiore attivita’ elettri­ca sulle foglie corrispondeva alle ore del mattino e del primo pomeriggio.
L’amplificatore impiegato presentava inevìtabilmente una certa sensibilità ai campi elettrostatici, a causa della elevata impedenza d’ingresso. e quindi per evitare disturbi di questo genere, si curava che nessuna persona si trovasse a meno di due metri dalle appa­recchiature e dalle piante nel corso di un esperimento. Con tutte queste precauzioni e controlli si aveva la certezza che i segnali elettrici registrati rappresentavano la reale atti­vita’ elettrofisiologica della pianta.

Occorre dire che la realizzazione pratica di questi esperimenti non è né semplice né facile: l’attività elettrica media delle foglie presenta forti e imprevedibili fluttuazioni di giorno in giorno, e perciò è necessario mediare i risultati su un numero sufficente di prove, poiché l’effetto paranormale che si va cercando, se esiste, è sicuramente piu’ debo­le delle fluttuazioni spontanee.
Per valutare l’area totale dei segnali in un dato intervallo di tempo, è stato adottato in un primo tempo un metodo manuale, ma in seguito è stato costruito un circuito inte­gratore elettronico il quale provvede a sommare con precisione e velocità l’area di tutti i segnali, fornendone un’uscita analogica su un secondo pennino del registratore grafico.
Dopo avere raggiunto una sufficente garanzia del buon funzionamento di tutte le apparecchiature (tarate con un generatore di Funzioni) si è proceduto alla realizzazione degli esperimenti veri e propri di carattere parapsicologico.

Procedura Sperimentale

Sono state realizzate sinora 55 registrazioni, suddivise in tre distinti tipi di esperi­menti.
Il primo esperimento comprende 15 registrazioni dove l’agente era una persona che agiva a distanza, senza mai avere avuto la possibilità di vedere direttamente o di toccare le piante in questione.
Il procedimento seguito consisteva, in primo luogo, nei concordare una data e un orario preciso in cui l’agente doveva cercare di influenzare mentalmente, a distanza, una pianta per un periodo esatto di cinque minuti.
Di solito la data e l’orario erano concor­dati con uno o due giorni di anticipo. L’apparecchiatura e le piante erano poste nel mio laboratorio, mentre le persone in questione si trovavano a casa loro, da tre a trenta km di distanza, Quindi procedevo alla registrazione dei potenziali elettrici iniziando circa 30-40 minuti prima rispetto all’orario concordato e proseguendo per altri 10-15 minuti dopo tale orario.

Al termine di ogni esperimento procedevo alla valutazione dei risulta­ti, basati sulla misurazione dell’area dei segnali registrati in un periodo di tempo di 15 minuti, in modo da confrontare l’area dei segnali nei 5 minuti precedenti (a) e seguenti (c) il periodo concordato (b).
In questo modo le condizioni ambientali (temperatura, luce, umidità) potevano con­siderarsi quasi costanti nell’arco di tempo dell’esperimento e cio’ rendeva minimi i segnali causati dalle variazioni ambientali. Le persone che hanno collaborato alla realizza­zione di questo primo esperimento, sono le signore E. Longoni, M. Bertolini, M.A. Al­chisio.

In questo primo esperimento, l’analisi statistica non mostra alcun significativo incremento dell’attività elettrica nel periodo ”b” cioè durante l’azione mentale.
Occorre anche dire che come precauzione contro una eventuale interferenza psi dello sperimentatore, per tutta l’intera durata di ogni esperimento, mi tenevo impegna­to in una attività che mi distraesse il più possibile, come ad esempio leggere o conversare con qualcuno.

Il secondo esperimento, comprendente 30 registrazioni, è stato eseguito con le medesime modalità del precedente e l’agente ero in stesso, ed operavo a una distanza di 8 metri dalle piante, oppure da 120 metri circa.
E’ stato ottenuto un incremento significativo dell’attività elettrica nel periodo « b ».
Questo incremento e’ stato valutato con metodi statistici chiamati «t-test» e «test sequenziali» e si puo’ affermare che il risultato è significativo con una probabilità supe­riore al 99.9%. Cio’ significa che esiste meno di una probabilità su 1000 che il risultato sia dovuto solamente al caso (P <0.001).

Delle 30 prove, 14 erano realizzate a una distanza di otto metri circa dalle piante, e 16 a una distanza superiore a 120 metri. E’ stato ottenuto lo stesso grado di incremento percentuale nel periodo «b»: sembra dunque che la distanza non abbia importanza.
L’ultimo tipo di esperimento, comprendente 10 registrazioni, e’ stato eseguito consegnando a un soggetto, la signorina M. Mori, una delle piante in questione, nell’intento di favorire la concentrazione mentale verso i bersagli, cioè le piante del laboratorio.
Il soggetto operava da una distanza di circa 5 km, e non aveva mai visto o toccato le piante del laboratorio.
In questo caso non fu concordato un orario preciso, ma solo un intervallo di un’ora, sempre lo stesso, all’interno del quale il soggetto doveva scegliere, a suo piacimento, l’intervallo di 5 minuti per l’azione psichica.
Con questo procedimento, qualsiasi influsso anche inconscio dello sperimentatore era evitato, dato che non conoscevo l’esatto intervallo di tempo dell’azione mentale del­la Mori. Solo al termine di tutte le prove, ho potuto conoscere quali erano questi inter­valli e procedere alla valutazione quantitativa dei risultati.
In questo terzo esperimento, l’analisi statistica non mostra alcun significativo incre­mento dell’ attivita’ elettrica nel periodo «b».

In futuro, avendo tempo a disposizione, si potrebbero impostare altri esperimenti in cui per esempio si fa lavorare uno stesso agente, prima e dopo essere stato in contatto con le piante, per vedere se questa variabile porta a differenze sensibili e riproducibili.
Discussione dei risultati
Vorrei ora discutere questi risultati nell’ambito della teoria ESP proposta nel 1983 dal fisico CN. Villars. Tale teoria è basata sull’effetto quantistico noto come «non località» e rappresenta, a mio avviso, una delle più promettenti teorie interpretative dei fenomeni ESP.
Non è il caso, in questa relazione, di scendere in dettaglio sul contenuto della teoria, ma basterà ricordare che la teoria di Villars permette dì fare alcune previsioni esplicite sulle caratteristiche dei fenomeni paranormali.
In particolare:
1) il tasso di successo in esperimenti di percezione extrasensoriale deve aumen­tare nettamente quando fra soggetto e bersaglio c’è stata nel passato una qualche forma di contatto fisico.
2) il fenomeno non dipende dalla distanza.
3) la percezione ESP è mediata da un sistema sensoriale che nell’uomo con ogni probabilità è posto nel cervello.
Cio’ lascia anche prevedere la possibilita’ che le capacità ESP possano migliorare con l’esercizio, allo stesso modo con cui sono migliorabili molte altre capacità mentali, quali la memoria, la concentrazione, la riflessione.
I risultati da me ottenuti sono in accordo coi punti 1 e 2 del modello di Vìllars.
Infatti hanno avuto esito mediamente nullo gli esperimenti dove l’agente (Bertolini, Longoni, Alchìsio, Mori) non aveva mai visto ne toccato le piante del laboratorio, men­tre l’esito è stato positivo nel mio caso, in cui ho avuto la possibilità di accudire alle piante, ad esempio innaffìandole e ponendo gli elettrodi sulle foglie.
D’altra parte, come in ogni tipo di esperimento del genere basato su analisi statisti­ca, non si puo’ mai escludere a priori che il risultato sia semplicemente fortuito, oppure causato da un qualche artefatto sperimentale sfuggito a tutti i controlli e alle precauzioni. ­Questa situazione e’ comune a quasi tutta la parapsicologia sperimentale, e resterà ta­le fino a quando non si riuscira’ ad ottenere risultati riproducibili.
Se si accetta una causa paranormale come spiegazione del risultato positivo ottenu­to, allora io personalmente preferisco presupporre che esista una forma di «percezione primaria» extrasensoriale anche a Iivello di semplici sistemi viventi come le piante.
Questa ipotesi di una «percezione primaria» nel mondo vegetale fu sostenuta, come detto sopra, da Cleve Backster.
I lavori e le conclusioni di Backster furono assai contestati anche all’interno della ricerca psichica. ma questa idea, oltre che suggestiva, a me sembra anche ragionevole, poiché la moderna biologia ci mostra come i sistemi viventi a livello cellu­lare sono molto più simili fra di loro di quanto non suggerisca la morfologia esterna.
Si ipotizza cioe’ che la percezione extrasensoriale sia una proprietà generale dei sistemi viventi, e non solo dell’uomo, anche se probabilmente in quest’ ultimo puo’ raggiungere le forme più eclatanti.
In alternativa, si possono interpretare i risultati ottenuti come dovuti a un azione psicocinetìca diretta mente-materia. In questo caso la foglia, assieme al suoi elettrodi e all’amplificatore, viene considera­vo come un «generatore di rumore elettronico casuale », e non e’ più rilevante che sia, o no, un essere vivente. Infatti numerosi esperimenti, ad esempio quelli compiuti da H. Schmidt e W. Braud, avrebbero dimostrato la possibilità di influenzare, col solo pensie­ro, un disposìtivo elettronico basato su di un generatore casuale. Tuttavia personalmen­te preferisco la interpretazione che assegna un ruolo più attivo, di vera e propria perce­zione, ai sistemi viventi in genere.
È chiaro che questo lavoro non puo’ né vuole, dire nulla di conclusivo circa la realtà di questi discussi fenomeni e vuole essere solo un contributo ulteriore verso la dimostra­zione sperimentale delle possibilità insite nel mondo vivente.

A cura della Redazione Segnidalcielo

Istruzioni antipanico relative a THE BIG ONE-PLANETARY EVENT

La prima fase dell’evento planetario che cambierà letteralmente il volto del mondo che conosciamo consisterà nell’arresto in massa di funzionari corrotti ai vertici dei governi e delle istituzioni finanziarie delle maggiori potenze mondiali: in tutto più di 10.000 persone verranno prese in consegna ed informate delle loro responsabilità.

La notizia di tale operazione avrà una forza d’urto tale che i media, ancorché controllati in modo centralizzato ed istruiti a negare alla popolazione la conoscenza dei reali accadimenti, non potranno ignorarla per molto tempo.
Si verificherà la seguente situazione: un piccolo gruppo di testate sia della carta stampata che della TV, che hanno preventivamente firmato accordi con la coalizione che sta gestendo le operazioni di THE BIG ONE romperanno il silenzio per prime, dando la notizia degli arresti eccellenti e spiazzando tutte le altre testate.


Per qualche tempo – ore o giorni, dipende da molti fattori – vi sarà una situazione mista, con una atmosfera molto strana, in cui la popolazione impreparata sarà totalmente in preda alla confusione, mentre chi, anche solo leggendo queste righe, avrà già avuto anticipazione degli eventi, saprà come muoversi.

Importante in quell’intervallo di tempo è guardarsi attorno con attenzione per vedere quali siano gli schieramenti dei media e capire la reale funzione di indottrinamento da loro condotta in tutti questi anni: le ultime testate di informazione ad abbandonare il silenzio sugli arresti eccellenti si auto-smaschereranno, mostrando con certezza di essere state fino ad allora le più controllate dall’organizzazione criminale al potere.
Poi tutte batteranno la notizia per stare al passo.

A questo punto la popolazione, rendendosi conto dell’enormità dell’evento, potrebbe pensare con orrore ad un colpo di stato globale, effettuato per porre in vigore un governo mondiale centralizzato, quello di cui i vari leader hanno già parlato in varie occasioni pubbliche ed istituzionali denominandolo “Nuovo Ordine Mondiale”.

È di fondamentale importanza comprendere che l’operazione che abbiamo qui chiamato THE BIG ONE è esattamente il contrario: con essa viene infatti chirurgicamente sventato tale folle progetto di governo mondiale basato sulla legge marziale.

Come incontrovertibile prova della natura positiva dell’operazione e del fatto che sia a nostro totale vantaggio, immediatamente dopo la fase degli arresti verrà resa nota l’introduzione del nuovo sistema finanziario, con il quale verranno azzerati quei debiti che costituiscono la base dell’attuale situazione di crisi globale, debiti che sono frutto di elaborati artifici contabili ma del tutto privi di qualunque fondamento e legittimità.

Come sappiamo, le banche per poter rendere possibile il funzionamento di moneta telematica mediante carte magnetiche in tutto il mondo e il funzionamento stesso dell’intero sistema finanziario, devono essere connesse telematicamente ad una rete bancaria globale attraverso determinati protocolli software. Ormai da tempo il denaro non si sposta più fisicamente da un punto all’altro del globo, ma attraverso protocolli bancari cifrati ciò che accade fisicamente è che delle cifre vengano detratte da un conto bancario in un luogo geografico della terra e aggiunte ad un altro conto in un altro luogo.

Ad autenticare tali attività di ovvio valore strategico è l’elaboratore centrale che gestisce la rete, da cui è possibile quindi controllare totalmente i flussi finanziari globali.

A tale proposito esiste un’altro sistema finanziario, una rete globale costruita e messa a punto in lunghi anni di attività coperta dal massimo livello di riservatezza, che verrà messo “on line” dopo avere messo “off line” quello attuale, che numera, custodisce e certifica l’immensa situazione debitoria che tiene sotto scacco le economie del pianeta.

Facile immaginare che una “sostituzione” del genere, effettuata immediatamente dopo gli arresti dei leader, costituisce il colpo di grazia all’organizzazione, che viene così privata della sua principale leva di “governo”: nel nuovo sistema finanziario infatti la situazione debitoria verrà azzerata e dissolta così nel nulla la principale fonte di angoscia e paura del futuro da parte della popolazione.

Per questo motivo sono possibili azioni di rappresaglia di vario genere, tali da creare potenzialmente disagi tra la popolazione. Essendo l’organizzazione in quel momento ancora insediata al potere e controllando centralmente l’erogazione di servizi essenziali, alla prima ondata massiva di arresti dei leader eccellenti le frange non immediatamente disattivate potrebbero sospendere tali servizi come acqua, luce, gas, elettricità, telefoni fissi e cellulari per un periodo che può variare da poche ore a 2 settimane.

Team specialistici sono per questo già allertati per ridurre al minimo la durata di tali disservizi, che in alcuni casi e luoghi potrebbero addirittura non verificarsi. In ogni caso, data l’impossibilità pratica di prevedere tempi e modi in tutti gli ambiti geografici di una operazione così globale, è opportuno che ogni gruppo familiare abbia almeno un minimo di scorta di viveri non deperibili e facilmente consumabili (cereali, scatolame, barrette energetiche), acqua e candele o lampade a batteria, per poter far fronte appunto alla possibile sospensione dei servizi.
Ovviamente chi abita in aree rurali, con acqua potabile propria e coltivazioni, è interessato in misura molto minore ad una eventualità del genere rispetto a chi abita in un monolocale in città e dipenda per l’approvvigionamento dalla spesa al supermarket di quartiere.

Gli accadimenti che seguiranno questa fase “d’urto” non presenteranno più criticità pratiche del tipo qui descritto, ma di altro genere, visto che la prima fase delle operazioni aprirà la strada a trasformazioni di più vasta portata, per affrontare le quali sarà indispensabile maturare una buona disposizione d’animo verso il cambiamento anche radicale delle nostre convinzioni, concezioni ed abitudini consolidate.

tratto da: http://www.iconicon.it/
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Nella nostra galassia una sorgente di raggi cosmici

Roma, 23 nov. - (Adnkronos) - Il satellite italiano Agile ha scoperto nella nostra galassia un acceleratore di particelle cosmico. Agile ha infatti riconosciuto le tracce "inequivocabili" di 'scontri' tra protoni e i gas che sono intorno alla supernova W44. Lo riferiscono l'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), l'Istituto Nazionale di Astro Fisica (Inaf) e l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) sottolineando che la scoperta è il frutto della collaborazione fra i tre enti. Per diversi decenni, sottolineano, è mancata un'identificazione diretta di siti all'interno della nostra Galassia in cui ha luogo l'accelerazione di protoni. I dati raccolti da Agile, spiegano Asi, Infn e Inaf, "risolvono il problema di identificare in modo chiaro una sorgente di raggi cosmici di alta energia.
I raggi cosmici, principalmente protoni ed elettroni, sono particelle di alta energia, a volte più elevata di quella ottenibile dagli acceleratori terrestri, che bombardano costantemente il nostro pianeta dall'universo più profondo. La loro origine è un mistero che ha motivato decenni di osservazioni e ricerche teoriche. "A dispetto delle sue piccole dimensioni -afferma Enrico Flamini, Chief Scientist dell'Asi- Agile ha raggiunto un'ottima performance a costi molto bassi grazie alla sua tecnologia innovativa".
"Da questo punto di vista, Agile -dice ancora Flamini- ha mantenuto la sua promessa amplificata dalla sinergia con Fermi e dal ruolo importante che la comunità scientifica italiana e l'Asi giocano nelle due missioni. Infatti oltre ad aver realizzato ed operare la missione Agile, l'Asi supporta l'analisi dati sia per Agile che per Fermi presso l'Asi Scientific Data Center, a Frascati".
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Allarme per Venezia che sta sprofondando


Le acque continueranno a salire di 4 millimetri ogni anno e la città potrebbe trovarsi 8 centimetri più in basso entro 20 anni. Lo rivelano le immagini satellitari, ma non tutti sono d'accordo
21 marzo 2012 di Valentina Arcovio
Venezia rischia di sprofondare letteralmente nelle acque dei suoi famosi canali. A differenza di quanto concluso da alcuni studi precedenti, il livello dell’acqua sta aumentando al ritmo di due millimetri l’anno, rosicchiando un pezzettino per volta i bellissimi edifici della laguna. Almeno questo è quanto emerge dalle ultime misurazioni satellitari, analizzate in uno studio condotto da un team di ricercatori della Scripps Institution of Oceanography alla University of California a San Diego in collaborazione con Tele-Rilevamento Europa, la società italiana che misura le deformazioni del suolo. Con i dati Gps si è riusciti a definire precisamente la quota di un punto della laguna, invece con i dati provenienti dai radar spaziali è stato possibile controllare la quota di certi punti rispetto ad altri. I risultati dello studio, iniziato nel 2000 e conclusosi nel 2011, sono stati pubblicati sulla rivista Geochemistry, Geophysics, Geosystems dell’ American Geophysical Union.


I nuovi dati non solo contraddirebbero quanti pensavano che l’abbassamento di Venezia fosse ormai un processo finito, ma indicherebbero anche un’ inclinazione verso est della Città Galleggiante. Secondo i ricercatori, l’aumento del livello delle acque di circa due millimetri l’anno, combinato all’innalzamento del livello del mare rispetto alla terra, porterebbe alla fine a un abbassamento raddoppiato di circa quattro millimetri all’anno.

La città è già sottoposta a regolari inondazioni. Nessuno al momento può azzardare a fare previsioni sul futuro, ma se gli attuali tassi di subsidenza, cioè di abbassamento a causa di diversi fattori, e di innalzamento del livello del mare rimanessero stabili, è possibile che nei prossimi 20 anni Venezia scenda di 8 centimetri rispetto all’altezza media dell’acqua della laguna.

All'origine del processo di subsidenza potrebbero esserci diversi fattori concomitanti. Da un lato la costante estrazione di troppa acqua dal sottosuolo che, anche se bloccata, ha ormai compattato i sedimenti su cui si poggia Venezia e i cui effetti rimarranno per ancora diverso tempo. Dall’altro lato ci sono tutta una serie di processi geologici su larga scala che spingono verso il basso il terreno. “Venezia è sempre in movimento”, ha detto Yehuda Bock, geodetico della Scripps Institution of Oceanography e autore dello studio. “C’è una componente naturale della subsidenza che ha a che fare con la tettonica - spiega - e quindi non importa se non si estraggono più acqua sotterranee”. In pratica, Venezia starebbe sprofondando anche per via dello scontro tra la placca Adriatica con gli Appennini. Questo spiegherebbe anche perché la città galleggiante si starebbe inclinando verso est. I ricercatori hanno infatti rilevato un abbassamento più accelerato a sud rispetto che a nord.

Non tutti gli scienziati però condividono questa linea allarmistica. Giuseppe Gambolati, docente e ricercatore del Dipartimento di Metodi e Modelli Matematici per le Scienze Applicate dell'Università di Padova, precisa che siamo ben aldilà dal pericolo sprofondamento. “Inoltre, i nostri dati - dice - indicano un innalzamento delle acqua che va da 0,5 a 1 millimetro. Segno, questo, che misure del genere hanno ampi margini di incertezza”.

Di certo c'è quello dell'aumento dei livelli delle acque rimane un annoso problema per Venezia. Tant’è che lo stesso Gambolati ha, insieme al suo team, predisposto un piano per salvare la città dalle acque. “Il progetto - spiega il ricercatore - prevede di pompare acqua marina nel sottosuolo per rialzare la città di una trentina di centimetri e prevenire gli allagamenti”. In particolare, la proposta consiste nello scavare dodici pozzi intorno alla città, in un cerchio del diametro di dieci chilometri, per pompare, nell’arco di dieci anni, circa 150 milioni di metri cubi d’acqua marina nel sottosuolo. “Quando si inietta acqua, si causa un’espansione degli strati compressi”, spiega Gambolati. “Così, prima si arresta la subsidenza, poi si può indurre un sollevamento”, conclude.

Nuovi tremori registrati sul versante meridionale dell'Etna

22 marzo 2012 - ITALIA - Nuova scossa di terremoto la scorsa notte sul versante meridionale dell'Etna, nella stessa zona in cui tremori erano già stati sentiti ieri pomeriggio. Questo secondo evento sismico è stato di 2,5 su scala Richter, della stessa intensita' di quello di ieri ed è stato registrato alle 04:46 dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che ha individuato l' epicentro a 9,8 chilometri di profondità tra i comuni di Belpasso, Biancavilla, Caporotondo Etneo, Nicolosi Paterno ', Santa Maria di Licodia e Ragalna. Il vulcano ha dato origine piccoli flussi di lava e colonne di fumo dall'inizio dell'anno. - AGI
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Terremoto di magnitudo 6,9 in Papua Nuova Guinea

21 marzo 2012 - un forte sisma  di magnitudo 6,9 ha colpito in Papua Nuova Guinea,l'evento e' avvenuto ad una profondita' di 112 km alle ore 23:15 italiane,l'epicentro a circa 65 km ad est da Goroka,ed a 9 km da Kainantu.
Papua Nuova Guinea è composta dalla parte orientale della quasi omonima isola, oltre che da altre isole ed arcipelaghi ad est di quella principale parte principale.
È il secondo Stato dell'Oceania per estensione dopo l'Australia, da cui dista un centinaio di chilometri. La morfologia dell'isola principale ha fatto sì che la popolazione sia divisa in un gran numero di tribù, alcune delle quali vivono tuttora molto isolate dal Mondo esterno EMSC


 


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