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Il Big Ben starebbe affondando nelle rive del Tamigi


Timori per la stabilità del Big Ben sono stati sollevati, perché sta cominciando ad inclinarsi da un lato.La parte superiore della torre dell'orologio è pendente di 0,26 gradi e secondo i geometri starebbe peggiorando ogni anno.

La torre di Westminster, che ospita la campana gigante conosciuta come Big Ben, sta affondando nelle rive del Tamigi, in parte per colpa di decenni di scavi sotterranei dovuti alla costruzione di opere pubbliche.
Tuttavia ai ritmi attuali, ci vorrebbero 4000 anni prima che la torre si inclini come la Torre di Pisa.
John Burland, professore emerito presso l'Imperial College di Londra, ha dichiarato: 'Ho sentito turisti dire: "Non penso che sia proprio verticale" ed hanno ragione! Se il processo di inclinazione dovesse aumentare poco si potrebbe fare per arrestare tale fenomeno,secondo alcuni rilievi il Big ben gia' avrebbe causato delle crepe all'interno del palazzo della camera dei comuni e nei corridoi dove i ministri hanno i loro uffici.


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Antartide: alla ricerca della vita e del passato nel lago sotterraneo

Un team di scienziati britannici arriverà la prossima settimana in Antartide, nella speranza di essere i primi a raggiungere uno dei 387 laghi sotterranei del continente ghiacciato.

Il lago di Ellsworth può contenere batteri, microbi e altre semplici forme di vita, che secondo gli esperti saranno state sigillate a partire dal resto della terra fino a un milione di anni.


I campioni dell'acqua e dei sedimenti da raccogliere nel lago potrebbero rivelare le forme di vita ancora da scoprire che esistevano sulla Terra prima che il lago gelò e rivelare com'era nel passato il clima del pianeta

Si pensa che i sedimenti raccolti alla base del lago possano sostenere la teoria che lo strato di ghiaccio antartico ad ovest, che è attualmente in declino grazie alle alte temperature globali, si è fuso e crollato nel passato.

Gli scienziati sperano inoltre di scoprire come ogni vita è in grado di esistere in uno degli ambienti più estremi del pianeta - un indizio che potrebbe aiutare gli astronomi che cercano la vita oltre la Terra. Una operazione simile è in in corso a Vostok, un altro lago sotterraneo dell'Antartide, da scienziati russi, i quali sono stati assediati da forti ritardi e problemi tecnici per diversi anni, ma il team britannico spera di forare il ghiaccio, ottenere i loro campioni e portarli in superficie nel giro di poche ore.

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Tel Aviv: ritrovate lame risalenti a 400.000 anni fa!

Il ritrovamento di lame di 400.000 anni fa pone una questione: la manifattura delle lame non è un'esclusiva capacità degli uomini moderni?
Gli archeologi dell'Università di Tel Aviv hanno scoperto migliaia di attrezzi lunghi e taglienti alla grotta di Qesem presso Tel Aviv.


La scoperta, annunciata lunedi' scorso, pone la questione se la manifattura delle lame non è un'esclusiva capacità degli uomini moderni, nata per opera dell'Homo Sapiens nel corso del Paleolitico superiore, 30-40.000 anni fa. La produzione di migliaia di lame significa che si trattava di oggetti di uso comune già 400.000 anni fa.

Il Prof. Avi Gopher, il Dr. Ran Barkai e il Dr. Ron Shimelmitz del TAU's Department of Archeology and Ancient Near Eastern Civilizations dichiarano di avere scoperto che l'industria Amudiana di produzione delle lame risale al basso Paleolitico, tra 200.000 e 400.000 anni fa, come parte del complesso culturale Acheulo-Yabrudiano.
Quel gruppo di ominidi, geograficamente limitato, viveva nei territori degli attuali stati d'Israele, Libano, Siria e Giordania. La tribò includeva ominidi risalenti al genere Pan (il comune scimpanzé ed il bonobo), i loro antenati e quelli di un lignaggio poi estinto.
Le lame, recentemente descritte nel Journal of Human Evolution, sono il prodotto consapevole di un'evoluzione produttiva, afferma Barkai.
Dalla scelta del materiale grezzo ai modi di produzione, si rivela una consapevolezza ed un metodo sofisticato, che non si pensava potesse risalire se non a diverse migliaia d'anni dopo.
Benché lame siano state trovate in antichi siti archeologici in Africa, Barkai e Gopher dicono che quelle da loro scoperte nella grotta di Qesem sono diverse, perché si presentano come il prodotto di una tecnologia più sofisticata.
Secondo i ricercatori del TAU, questa fu forse la prima volta che si produssero oggetti con tecniche standardizzate, in modo da ridurre al minimo gli sprechi del materiale grezzo.
La Prof. Cristina Lemorini dell'Università della Sapienza, Roma, ha condotto un'attenta analisi al microscopio dei segni sulle lame ed esperimenti per determinare quali attrezzi fossero usati per la loro lavorazione.
"Nelle grotte è evidente che si accendeva quotidianamente il fuoco, cosa nuova per le conoscenze archeologiche, " ha detto Barkai. Infatti non si sapeva che la cultura degli Amudiani conoscesse il fuoco. E' anche evidente una suddivisione degli spazi all'interno della grotta di Qesem. Ciascuno spazio aveva una precisa funzione d'uso.
Le prede di caccia, ad esempio, erano macellate in un posto ben preciso, cotte e poi condivise tra il gruppo, mentre le pelli venivano lavorate in un altro luogo.

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Il ciclo solare di 11 anni incide sul clima dell'emisfero nord del pianeta

L'attività solare determina la rigidità degli inverni in Europa e Nord America. E' quanto risulta dal modello climatico elaborato da un gruppo di ricercatori britannici del Met Office Hadley Centre, che mette in relazione diretta la riduzione quasi ciclica della radiazione ultravioletta proveniente dalla nostra stella con il clima dell'emisfero settentrionale. I dati sono pubblicati sulla rivista Nature Geoscience.




Il Sole è una fonte di energia fondamentale del nostro pianeta e del sistema climatico e la sua attività, misurata in base al numero di macchie solari che compaiono in maniera ciclica, ha registrato in questi ultimi anni un inaspettato calo ponendo molti interrogativi ai ricercatori. Le attenzioni di molti si sono concentrate sulla relazione tra l’irradiazione ultravioletta, dato difficile da misurare, e il clima terrestre.

Lo studio britannico, basato su un modello che analizza anche i fenomeni degli strati alti dell’atmosfera, suggerisce che durante i periodi di minima attività del Sole si verificano effetti a cascata per i quali importanti masse di aria fredda si spostano in inverno verso il Nord di Europa e America e rendendo più miti i climi delle regioni meridionali, tra cui l’Italia. I dati dell’irradiazione solare presi in considerazione, che si riferiscono al periodo 2004/2007, sono stati forniti dallo strumento Spectral irradiance monitor (Sim) che si trova a bordo del satellite della Nasa Sorce, lanciato nel 2003.

Ansa.it

El Hierro, continua l’eruzione sottomarina: nell’Atlantico potrebbe emergere una nuova isola!


El Hierro martedì 11 ottobre 2011, nelle acque a sud dell’isola di El Hierro, nell’oceano Atlantico, l’eruzione sottomarina iniziata ieri. L’Istituto Nazionale Geografico ha confermato l’eruzione ad appena 5km a sud di El Hierro. E’ la prima eruzione che si verifica sul territorio Spagnolo negli ultimi 41 anni, da quando nel 1971 non eruttava il vulcano Teneguìa sull’isola di La Palma, alle Canarie.


A El Hierro, tutte le stazioni sismiche poste sull’isola hanno registrato un aumento del tremore vulcanico di bassa frequenza, e gli scienziati hanno condotto un volo di ricognizione sul mare a sud dell’isola, dove mglaia di pesci galleggiano morti sulla superficie dell’acqua, a causa dell’eruzione. La Restiga, il villaggio più meridionale di El Hierro, è da ieri una vera e propria base scientifica, con un vai e vieni di scienziati da ogni angolo del mondo per studiare l’insolito e affascinante fenomeno, mentre i residenti della frazione sono stati tutti evacuati in una tendopoli allestita in un campo di calcio in una zona più sicura dell’isola.
Gli esperti stanno provando a capire se l’eruzione vulcanica si stia ampliando, e in che direzione.
Anche molte navi “cariche” di studiosi partono ad ogni ora verso l’area in cui sta eruttando il vulcano, mentre le rotte locali sono cambiate e nessuna imbarcazione non autorizzata può avvicinarsi all’area. Le acque di El Hierro, da oggi, sono vietate anche per i sub.


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Marea nera in Nuova Zelanda,la peggiore catastrofe ambientale della storia del paese

Tauranga (Nuova Zelanda), 11 ott. (TMNews) - La minaccia di una marea nera posta dall'arenamento della portacontainer "Rena" in una baia turistica della Nuova Zelanda è la peggiore "catastrofe marittima e ambientale" della storia del Paese. Lo ha dichiarato oggi il ministro dell'Ambiente, dopo che dall'imbarcazione sono già fuoriuscite tra le 130 e le 350 tonnellate di gasolio pesante e lo scafo minaccia di spezzarsi e di liberare le 1.700 tonnellate di combustibile presenti a bordo.


La portacontainer "Rena", battente bandiera liberiana, si è incagliata mercoledì scorso sulla barriera corallina Astrolabe, a circa 22 chilometri dalla città di Tauranga, nel nord della Nuova Zelanda. Da allora, squadre di soccorso hanno lavorato 24 ore su 24 per cercare di svuotare le cisterne, ma ieri sono state costrette a fermarsi a causa del maltempo. Le operazioni di pompaggio sono riprese oggi, ma in condizioni molto difficili, con onde di cinque metri e forti venti.


"Si tratta della più grave catastrofe marittima e ambientale conosciuta dalla Nuova Zelanda", ha detto Nick Smith in un incontro con la stampa. al corso d' affatto-stampa. Un portavoce dell'autorità per la sicurezza delle persone e dell'ambiente in mare, Maritime New Zealand (MNZ), ha fatto sapere che il combustibile che si è riversato finora in mare proviene da uno dei "quattro principali serbatoi della nave".

Il combustibile aveva già raggiunto ieri la costa, arrivando sulla spiaggia di Mont Maunganui, una meta turistica della baia di Plenty, nota come riparo di balene, delfini e uccelli marini. Numerosi uccelli sono già deceduti, mentre pinguini e cormorani vengono seguiti in centri di cure per animali. Secondo il WWF "le prossime 24-48 ore saranno decisive".

tmnews.it

La Gran Bretagna verso una piccola era glaciale

Dopo l'inattesa estate in ottobre arriva la "mini era glaciale". Uno studio di Nature dice che la Gran Bretagna potrebbe essere colpita in futuro da inverni gelidi che rischiano di far diventare molto più frequente la temperatura record di -20 gradi registrata l'anno scorso nel Regno Unito. A riportare il gelo nell'isola sarà la cosiddetta Nina, un fenomeno climatico periodico che raffredda le temperature nel Pacifico.


Fino ad ora nel Regno Unito gli inverni sono stati miti grazie alla Corrente del Golfo. Ma il fenomeno della Nina, che in genere si verifica soltanto ogni cinque anni, nell'ultimo periodo si è ripresentato per ben cinque volte in sei anni. La Nina raffredda notevolmente le temperature del Pacifico, creando una serie di reazioni a catena in tutto il mondo che culminano con blocchi di bassa pressione proprio sull'Europa.
Ma a portare il gelo sulla Gran Bretagna sarà anche una leggera diminuzione nelle radiazioni ultraviolette emesse dal Sole: il fenomeno potrebbe consolidare le temperature aritche per diversi anni.
"Tutti i fenomeni climatici del mondo sono legati tra loro - ha detto Ian Currie della Meteorological Society -. Quello che succede ora nel Pacifico può avere ripercussioni più avanti in altre parti del mondo".
Intanto, in Scozia ha già cominciato a cadere la prima nave, che ha imbiancato le campagne della regione la scorsa settimana. Adesso, tra le autorità locali scatterà immediatamente la corsa al sale, per cercare di evitare le annuali polemiche quando sulle strade arriva il ghiaccio. "La fine di questo mese e il mese di novembre sembra saranno più freddi della media, con grosse gelate e rischio di nevicate", ha detto Jonathan Powell di Positive Weather Solutions, un'agenzia per le previsioni meteo.

Fonte:http://expianetadidio.blogspot.com

 


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