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Phobos-Grunt; L' ESA Mette Fine ai Tentativi di Contattarla


Mentre gli astronomi amatoriali sono riusciti ad ottenere spettacolari immagini della sonda spaziale bloccata in orbita terrestre, la ESA ha deciso di chiudere le operazioni per cercare di contattare ulteriormente la navicella. "Gli sforzi fatti nell'ultima settimana di mandare comandi e ricevere dati dalla missione Russia attraverso le stazioni ESA non hanno avuto successo; nessuna risposta è arrivata dalla sonda." viene spiegato nella breve dichiarazione di stampa. Gli scienziati europei hanno preso la decisione dopo aver consultato i manager della missione in Russia, ma i team rimarranno disponibili per assistenza in caso di cambiamenti della situazione.

Gli scienziati della ESA, attraverso una stazione vicino a Perth, in Australia, erano riusciti ad entrare in contatto con la sonda Russa il 22 Novembre. Questo era il primo segnale ricevuto da Terra dalla missione russa partita l'8 Novembre 2011. Da allora, tuttavia, non c'è stato nessun altro contatto.
Nel frattempo, astronomi amatoriali come Ralf Vandebergh, di cui mostriamo l'immagine sopra, hanno ripreso immagini spettacolari della sonda in orbita e si riescono a notare molti dettagli e componenti.


Nel frattempo il futuro della missione resta appeso ad un filo. Le previsioni non sono buone e il 10 Gennaio dovrebbe cadere nell'atmosfera terrestre in un posto ancora da determinare, anche se dovrebbe disintegrarsi tutta già prima. Nel caso miracoloso di un contatto con la sonda, Marte comincia ad essere fuori discussione come destinazione, ma la sonda potrebbe essere riciclata per una destinazione più vicina, come un asteroide o cometa di passaggio.

Stonehenge: scoperto un nuovo allineamento celeste!

Gli archeologi al lavoro a Stonehenge hanno fatto una nuova eccezionale scoperta: due grandi fosse, all’apparenza irrilevanti, costituiscono un nuovo allineamento celeste all’interno dello Stonehenge Cursus, la struttura neolitica che si trova nei pressi dell’ominimo, celebre, monumento.
Il Cursus è composto da due fossati lineari paralleli con dei “cumuli” su entrambi i lati. Lungo 2 km e mezzo e largo 100 metri, è grosso modo orientato in linea est-ovest verso l’alba degli equinozi di primavera e autunno.
La sua funzione è ignota, ma, grazie anche alla nuova scoperta, si pensa potesse essere un luogo di culto del sole.



Il Cursus Stonehenge, in direzione ovest, che passa attraverso lo spazio tra gli alberi (wikipedia)

Se guardate dalla Heel Stone – la grande pietra situata giusto fuori l’ingresso di Stonehenge – le fosse sono allineate verso l’alba e il tramonto nel giorno del solstizio d’estate. Le buche potrebbero aver contenuto pietre, pali o fuochi per segnare il sorgere e il tramontare del sole.
Il professor Vince Gaffney, archeologo e capo del progetto, ha dichiarato: “Questa è la prima volta che vediamo qualcosa del genere a Stonehenge e ci fornisce una visione più accurata sui rituali all’interno del Cursus e nel più ampio paesaggio”, che dunque sarebbere stato un luogo sacro ben prima di Stonehenge. “Il perimetro del Cursus potrebbe aver definito benissimo un percorso per le processioni cerimoniali durante il giorno più lungo dell’anno”.
“È possibile che queste processioni si spostassero dalla fossa orientale all’alba verso est lungo il Cursus, e poi forse proseguivano a ovest, raggiungendo la fossa occidentale al tramonto per celebrare il giorno più lungo l’anno. Gli osservatori della cerimonia si sarebbero posizionati alla Heel Stone, con la quale le due buche sono allineate”.
È stato inoltre scoperta un’altra buca nella parte settentrionale del Cursus che potrebbe essere stato un punto di ingresso per le processioni di celebrazione del sole.


Questi ritrovamenti suggeriscono che il sito era già utilizzato come antico centro rituale molto prima che venissero posizionate le pietre di Stonehenge: la prima fase di quest’ultimo risale a circa il 3.000 a.C., mentre il Cursus è del 3.630 – 3375 a.C.

Le ricerche sono cominciate nell’estate del 2010 nell’ambito dello ‘Stonehenge Hidden Landscapes Project’ – un progetto dell’Università di Birmingham e dell’Istituto Ludwig Boltzmann di Vienna che prevede di mappare il paesaggio intorno a Stonehenge.
Lo scorso anno avevano già scoperto un nuovo henge a soli 900 metri di distanza da Stonehenge
Un’immagine del nuovo henge ottenuta col magnetometro (Professional Images, courtesy the University of Birmingham)

La siccita' mette a rischio il Danubio!

Il Danubio, il secondo fiume più lungo d’Europa, è anche uno dei più difficili da navigare. Malgrado la Strategia Danubio varata durante la presidenza ungherese dell’Ue, la siccità che si protrae dalla scorsa estate ha provocato un ulteriore abbassamento del livello del fiume e, di conseguenza, un enorme ingorgo.


Marloes de Koning
Per il Danubio, il secondo fiume più lungo d’Europa dopo il Volga, l’ultima estate non è stata particolarmente piovosa. Anzi, è stata molto secca. In pratica, dalla Germania meridionale al Mar Nero, da giugno a oggi le precipitazioni sono state rare. Il basso livello del fiume nelle ultime migliaia di chilometri in Serbia, Romania e Bulgaria ha provocato un ingorgo di enormi dimensioni.
I problemi sul lungo corso d’acqua stanno venendo letteralmente a galla. A Prahovo, un piccolo paese serbo, le prue arrugginite di alcune navi tedesche risalenti alla Seconda guerra mondiale puntano ora verso il cielo a causa del notevole abbassamento del livello del fiume. Qui nell’estate del 1944 i tedeschi fecero affondare volontariamente una loro flotta per evitare che cadesse nelle mani dei russi e dei partigiani che avanzavano. Sul fondale serbo del Danubio ci sono ancora ventidue relitti di navi tedesche e oltre un centinaio sul versante romeno.
Slalom tra i relitti


Di solito questa strana eredità dal passato è poco conosciuta. I capitani di lunga data che hanno viaggiato da queste parti hanno aggirato i relitti per decenni. Analogamente, hanno dovuto fare slalom nelle acque basse e stare molto attenti a gettare le ancore in uno degli otto punti del Danubio in Serbia dove potrebbero essere ancora occultate alcune bombe inesplose durante i raid della Nato del 1999.
Il tratto navigabile è chiaramente segnalato, assicura il capitano Srecko Nikolic, che lavora a Prahovo per conto del Ministero delle Infrastrutture serbo. In ogni caso, il Danubio è navigabile soltanto se il suo livello è sufficientemente alto. Fino a Prahovo la situazione è tranquilla grazie a due dighe costruite negli anni sessanta. Da lì in poi, però, inizia il più grande ingorgo d’Europa, come conferma Nikolic.

A causa dell’abbassamento del livello del fiume, le navi portacontainer con pescaggio superiore a 1,70 metri procedono a stento e prima di raggiungere il Mar Nero devono affrontare a singhiozzo un percorso di ben settecento chilometri, interrotto da continue soste obbligate lungo le sponde gialle e secche del fiume. Decine di barche sono ormai arenate. Centinaia di navi cargo subiscono ritardi o devono trasferire il loro carico a bordo di treni e camion.
Molti capitani preferiscono addirittura non partire per evitare che le loro imbarcazioni subiscano lo stesso destino della Anton, una nave battente bandiera tedesca che è ormeggiata da oltre un mese a Drobeta-Turnu Severin, un porto romeno relativamente grande sul Danubio. In attesa della pioggia, l’equipaggio romeno, composto da pochi uomini che indossano infradito e bermuda, si tiene occupato con piccole operazioni di manutenzione a bordo, dice il capitano Ion Ionescu. La scorsa primavera, nel tratto di Drobeta-Turnu Severin, il Danubio aveva una portata di diecimila metri cubi d’acqua al secondo. Oggi si è ridotta drasticamente a un quinto, e cioè appena duemila metri cubi al secondo.
Una strategia senza fondi


L’attuale siccità è un avvenimento eccezionale, ma la situazione sarebbe ben diversa se il tratto del Danubio che passa tra Romania e Bulgaria fosse stato precedentemente dragato. Lo ammette, con riluttanza, Ovidiu Isaila dalla torre di controllo del porto di Drobeta-Turnu Severin. Perché il dragaggio non è stato effettuato? Ovviamente per mancanza di fondi, una risposta molto comune in Romania. In questo punto, la sabbia è più fine rispetto ad altri corsi d’acqua europei e ciò rende le operazioni di dragaggio molto più costose. Non a caso, il Danubio non è mai stato navigabile per le grandi navi portacontainer dall’elevato pescaggio che navigano lungo il Reno.
Il Danubio ha una notevole portata d’acqua. Nella maggior parte dei tratti in Germania e in Austria, l’installazione di chiuse e i drenaggi ne hanno garantito la navigabilità. Ma più si va avanti seguendo la corrente, più aumenta la possibilità di imbattersi in acque basse, in zone dove i porti sono molto rari e quindi è più difficile accedere alla rete stradale e ferroviaria. Inoltre, Romania e Bulgaria continuano a essere gli stati membri dell’Ue con le reti autostradali meno sviluppate.
Secondo i progetti dell’Europa, il Danubio costituisce uno dei principali corridoi paneuropei, ossia le vie di comunicazione dell’Europa centrale e orientale. Gli esperti prevedono che il porto romeno nei pressi di Constata diventerà presto uno dei principali nodi di scambio dei mercati dell’Europa meridionale e orientale. Quest’anno, durante la presidenza di turno dell’Ungheria, la Commissione Europea ha approvato la Strategia Danubio, un progetto per lo sviluppo integrato dell’intero bacino del fiume che però, senza fondi adeguati, si è immediatamente arenato. Ora anche la siccità ci sta mettendo del suo. (traduzione di Anna Bissanti)

Il Futuro è Arrivato e il Modello Economico è Giunto al Capolinea



"Il giorno del Big Bang non è lontano. Il denaro, nella sua estrema essenza, è futuro, rappresentazione del futuro, scommessa sul futuro, rilancio inesausto sul futuro, simulazione del futuro ad uso del presente. Se il futuro non è eterno ma ha una sua finitudine noi, alla velocità cui stiamo andando, proprio grazie al denaro, lo stiamo vertiginosamente accorciando.

Stiamo correndo a rotta di collo verso la nostra morte, come specie. Se il futuro è infinito e illimitato lo abbiamo ipotecato, con l’iperbolica massa di denaro che abbiamo messo in circolazione, fino a regioni temporali così sideralmente lontane da renderlo di fatto inesistente.

L’impressione infatti è che, per quanto veloci si vada, anzi proprio in ragione di ciò, questo futuro orgiastico arretri costantemente davanti a noi. O, forse, in un moto circolare, nicciano, einsteniano, proprio del denaro, ci sta arrivando alle spalle gravido dell’immenso debito di cui l’abbiamo caricato. Se infine, come noi pensiamo, il futuro è un tempo inesistente, allora abbiamo puntato la nostra esistenza su qualcosa che non c’è, sul niente, sul Nulla.

In qualunque caso questo futuro, reale o immaginario che sia, dilatato a dimensioni mostruose e oniriche dalla nostra fantasia e dalla nostra follia, un giorno ci ricadrà addosso come drammatico presente. Quel giorno il denaro non ci sarà più. Perché non avremo più futuro, nemmeno da immaginare. Ce lo saremmo divorato".

Così scrivevo nel 1998, nella pagina conclusiva del mio libro - Il denaro "Sterco del demonio" - dieci anni prima che la crisi dei subprime mettesse a gravissimo rischio l’intero sistema finanziario mondiale (o, per essere più precisi, occidentale); cioè il sistema del denaro. Non è pensabile che le leadership mondiali, politiche, economiche, intellettuali, non sapessero queste cose. Del resto non era così difficile capire che fatto 100 tutto il denaro circolante nel mondo nelle sue svariatissime forme, (ogni credito è denaro, promessa di futuro) se con l’un per cento di questo 100 si possono comprare tutti i beni e i servizi esistenti, il resto non corrisponde a nulla, a nessuna ricchezza, ma come scrivevo in "Denaro", solo a un’ipoteca sul futuro così enorme da essere inesigibile.

L’errore, tutt’altro che inconsapevole, delle leadership occidentali, politiche, economiche, intellettuali, è di volersi accanire, cocciutamente, sulla crescita, sul futuro, quando crescita e futuro non ci sono più per il modello di sviluppo che, partito due secoli e mezzo fa con la Rivoluzione industriale, è arrivato al suo massimo limite di espansione, al suo muro, alla sua fine.

E infatti tutti i governi, insieme ai sacrifici chiesti alle popolazioni, si ingegnano a cercare "misure per la crescita", fumosissime e del tutto illusorie. Metteranno un altro po’ di futuro, cioè di denaro, in un futuro che non c’è sperando che il loro illusionismo duri ancora un po’, fino a quando i protagonisti di questo sporco gioco saranno usciti di scena e le genti inferocite non potranno più appenderli al più alto pennone come meriterebbero.

Quello che dovrebbero fare le leadership occidentali è esattamente il contrario. Lavorare, di comune accordo, per una decrescita graduale, limitata e ragionata in modo da ridurre drasticamente il rapporto fra beni reali e il denaro in circolazione. Dovrebbero insomma governare la decrescita invece di tentare di contrastarla. Se non lo faranno il mondo del denaro, prima o poi, più prima che poi, collasserà di colpo. E allora verranno veramente i tempi delle lacrime e, letteralmente, del sangue.

Vietnam,una montagna rischia di esplodere!



6 Dicembre 2011 - Vietnam - E' da un po di tempo che i residenti del distretto di Bac Tra in Vietnam vivono in uno stato di ansia e preoccupazione a causa di insoliti fenomeni che stanno interessando la zona.Infatti la vicina montagna che fa parte della catena Truong Son quasi ogni notte sembra come esplodere generando dei boati che stanno facendo tremare l'intera valle.I geologi stanno registrando un notevole incremento sismico nella zona ma non riescono a darsi una spiegazione plausibile.Secondo testimoni il fenomeno e' iniziato da quando il serbatoio di una nuova centrale idroelettrica e' stato riempito.


Nel frattempo che i geologi stanno tentando di comprendere l'insolito fenomeno dei boati,i residenti continuano a testimoniare che sciami di rane e rospi stanno invadendo la zona come se stessero scappando da qualche evento che solo loro riescono a percepire,questo potrebbe essere un segnale precursore di un imminente forte evento sismico che potrebbe avere conseguenze catastrofiche sulla diga con 720 milioni cubi di metri d'acqua.
http://www.tuoitrenews.vn/cmlink/tuoitrenews/features/exploding-mountain-causes-earthquake-concerns-1.53526

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