9000 miliziani ISIS in "fuga" da Mossul per combattere contro Assad e russi in Siria!!!

Maurizio Blondet 21 ottobre 2016 0
Come da programma, il Pentagono ha lanciato la “liberazione di Mossul”, in realtà per costringere i combattenti dell’IS lì attaccati ad evacuare, e a passare in Siria a combattere Assad e i russi per loro, se possibile ad Aleppo. Non è nemmeno più una ipotesi complottista. E’ quanto dice la mappa pubblicata dalla Anadolu, l’agenzia di stampa ufficiale turca.




Al punto 4: “Un corridoio di fuga sarà lasciato verso la Siria perché Daesh possa evacuare Mossul”.
“Più di novemila militanti IS saranno ri-dispiegati da Mossul alle regioni orientali della Siria per sferrare una offensiva di grandi dimensioni, che comporterà la cattura di Der Ezzor e Palmira”,conferma un diplomatico anonimo a RIA Novosti. Si può capire quanto ciò angosci l’armata araba siriana, ossia l’esercito regolare di Assad, che cinque anni di guerra hanno dissanguato (Robert Fisk parla di 65 mila perdite), come anche sono dissanguati abbastanza gli alleati Hezbollah, e presumibilmente i corpi iraniani. Dopo cinque anni di guerra, 9 mila uomini relativamente freschi, ben armati dagli Usa, sono un numero che può far tracollare la bilancia.
Secondo i progetti, i terroristi in fuga ordinata dovrebbero concentrarsi a Der Ezzor: è per questo che l’aviazione Usa ha bombardato proprio lì le truppe siriane, uccidendo 60-80 soldati.
Che le intenzioni americane riescano, è tutt’altro che certo. Pare che ci siano rivolte interne nei ranghi dell’IS, i cui guerriglieri invece di andare disciplinatamente a battersi in Siria per i loro pagatori, defezionano o si rivoltano ai loro capi. La “polizia religiosa” si sarebbe rivoltata contro al Baghdadi, il Califfo (addestrato a Camp Bucca, sotto guida americana; Mc Cain non è lì a salvarlo?).


Secondo quanto è dato capire, il governo di Baghdad ha spedito, a tentar di chiudere la via di fuga lasciata volutamente dagli occidentali, le Unità di Mobilitazione Popolare, sciite, cui americani (e sauditi) hanno vietato di prendere parte alla conquista di Mossul per via delle atrocità cui si sono abbandonate contro i sunniti nelle precedenti battaglie di Falluja e Ramadi.
Verosimilmente è nello sforzo occidentale di spianare la via all’IS che va situato l’enigmatico bombardamento di due F-16 del Belgio sul villaggio di Hassadiek presso Aleppo, cosa che Bruxelles nega – spudoratamente, perché i russi hanno visto, la rotta e le segnature dei due aerei, fin dal decollo dalla Giordania.
I miliziani sciiti mandati a chiudere il varco han proclamato di voler conquistare la cittadina di Tal Afar nelll’Irak del nord. Ciò provocherà sicuramente l’irritazione di Ankara, dato che la cittadina è abitata da turkmeni, anche loro con il loro progetto separatista-nazionale, e forse l’intervento turco.
Va’ notato che Erdogan agisce per conto suo in questo già aggrovigliato conflitto, e non è chiaro quanto obbedisca agli americani e si coordini con i russi. Baghad ha protestato per i contingenti turchi penetrati in Irak, ed ha voluto (dagli americani) che le forze turche non prendano parte alla riconquista di Mossul, città su cui Erdogan ha mire ottomane; e nemmeno possono partecipare la “Guardia di Ninive”, milizia addestrata dalla Turchia anche se pagata dai Sauditi; è una milizia che s’è illustrata per avere consegnato Anbar senza colkpo ferire all’IS, come ovvio su ordine dei pagatori, Sauditi; praticamente è una costola dello Stato Islamico, ma con le sue mire di creazione di uno staterello proprio sotto il suo capo, Al-Nujaifi, sul modello dello stato autonomo curdo che già è di fatto funzionante nel Nord Irak.
I russi hanno “permesso” a Erdogan di penetrare con le forze armate in Siria per 15 chilometri dal confine turco – ma che lasciasse le artiglierie pesanti oltre confine, nel territorio nazionale – per impedire ai curdi di Siria e a quelli di Irak di formare un corridoio che li unisse; corridoio che peraltro avrebbe limitato l’accesso dell’IS alla Turchia. Il corridoio non s’è realizzato. I miliziani di Daesh possono entrare e uscire dalla Turchia.
Ma attenzione: a questo punto i comandi militari turchi si dichiarano soddisfatti. Hanno emesso un comunicato che dice: “La presa di controllo di Dabiq ha eliminato la minaccia di razzi sparati dai jiadisti sulla Turchia” . Erdogan invece vuole che i suoi soldati avanzino. “E’ importante strategicamente che le forze sostenute dalla Turchia continuino l’avanzata verso la piazzaforte dello Stato Islamico di Al-Bab”, ha detto il portavoce di Erdogan, Ibrahim Kalin. C’è il forte sospetto che il Sultano voglia andare ad accerchiare le truppe siriane che hanno completato l’accerchiamento di Aleppo.
Ma nella prudenza dei comandi turchi, può aver avuto un peso il fatto che “le unità della milizia di Mobilitazione Popolare (Hashd al-Shaabi) si sono incuneate tra il capoluogo della Provincia di Ninive e la loro base (abusiva) di Bashiqa, minacciando di chiudere quest’ultima in un accerchiamento” (così Palaestina Felix). A Bashiqa infatti i turchi hanno allestito una base che speravano fissa. Adesso hanno pregato Baghdad “che eserciti pressioni sui volontari irakeni affinché lascino un corridoio tramite il quale sia possibile alle truppe di Ankara ritirarsi evacuando il territorio irakeno occupato ormai da diverso tempo. Lo scorso sabato il Consiglio Provinciale del governatorato di Ninive aveva ufficialmente avvisato gli ufficiali turchi che le loro truppe non erano le benvenute sul territorio provinciale e che avrebbero fatto meglio ad evacuarlo”. Dalla passeggiata militare si sono accorti di aver messo il piede su una tagliola? E oserà Erdo spingere oltre le sue truppe che – non dimentichiamolo – ha decapitato come punizione del cosiddetto “golpe”? E’ davvero sicuro della loro lealtà?


Erdogan è ovviamente ossessionato che le truppe del ‘governo regionale curdo” dell’Irak, che sta conducendo il grosso dell’offensiva su Mossul, ed è già di fatto lo stato curdo fortemente protetto da americani e israeliani, vogliano incorporare le zone che strappano all’IS, invece di restituirle al governo di Baghdad, oggi sciita. Non potendo agire a Mossul, Erdo s’è sfogato con un intensissimo bombardamento aereo delle milizie curde dell’YPG nella Siria del Nord, colpevoli di aver riconquistato alcuni villaggi dall’IS ed aver espanso l’area sotto il loro controllo: 200 i curdi morti, secondo i comandi turchi (che identificano l’YPG con il PKK comunista, bombardabile perché “terrorista”). Naturalmente questa splendida operazione avrà una risposta o due: altri attentati-strage all’interno della Turchia per mano curda, quando non l’attacco delle milizie curde contro il piccolo contingente turco che s’è insediato a Bashiqa, e che si trova in posizione delicatissima, come abbiamo visto, se gli irregolari iracheni gli chiudono l’esfiltrazione verso la madrepatria. Per giunta Damasco ha dichiarato il bombardamento contro lo YPG una violazione della sua sovranità, ed ha minacciato future incursioni.
Che ve ne pare? Un bel vespaio, anzi un “calderone di conflitti” interetnici e inter-statali che la riconquista di Mossul ha rimestato, smosso ed eccitato. Un capolavoro di disordine e destabilizzazione che è tutto opera del Nobel per la Pace e delle sue aggrovigliate doppiezze.
WSW riporta Anthony Cordesman, famoso analista del CSIS (Center for International and Strategic Studies: “L’aspetto più critico non è se l’IS è sconfitto” con la conquista di Mossul , “ma se le fazioni irachene così profondamente divise potranno cooperare dopo la vittoria. L’alternativa può essere peggiore dello Stato Islamico: Sunniti contro sciiti, arabi contro kurdi, e Turchia, Iran, stati arabi esterni, e Russia, tutti a compete per i propri fini”. Cordesman naturalmente sorvola – è il caso di dire – sui bombardieri “americani, britannici, canadesi, francesi e giordani” (e abbiamo visto anche belgi), presenti alla conquista anche con elicotteri, artiglierie, droni e aerei di sorveglianza.
La “vittoria” su Mossul, conclude Cordesman, “può fin troppo facilmente portare alla frammentazione permanente dell’Irak o a una nuova forma di guerra civile”. Ma perché dispiacersene? E’ esattamente quel che auspicava il “Progetto Kivunim” di Israele, che abbiamo spesso rievocato. E che gli Stati Uniti stanno eseguendo dal fatale 11 Settembre (la nuova Pearl Harbor), quando decisero di rovesciare Saddam Hussein che non c’entrava per nulla. Già, ma “aveva armi di distruzione di massa”, e inoltre “gassava il suo stesso popolo”.
fonte http://www.maurizioblondet.it/usa-manda-daesh-siria-abbattere-assad-occhio-erdogan/

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