di Luciano Lago
Mentre gli avvenimenti incalzano con la duplice guerra in Medio
Oriente (Iraq e Siria) a cui si potrebbe aggiungere lo stato di caos e
guerra civile in Libia ed il conflitto in Palestina (Gaza)
che in questo
momento sembra oscurato dai media, l’opinione pubblica occidentale
chiede a gran voce un intervento contro le barbarie dei tagliatori di
teste del Califfato dello Stato Islamico (ISIS) ma pochi hanno compreso
che la guerra in Medio Oriente contro l’ISIS è solo una parte di quello
che appare come un conflitto ormai generalizzato che sta investendo, con
modalità nuove e non convenzionali, un’area che va dal Medio Oriente
all’Europa, all’Asia, al Sud America.
Molti analisti internazionali (da Paul C. Roberts, a Thierry
Meyssan, Alfredo Jalife, ed altri) definiscono ormai apertamente questo
conflitto come la “terza guerra mondiale” già iniziata.
Non hanno torto (a nostro modesto avviso) ma occorre specificare che si tratta di una guerra globale che non sarà come le altre, non certo come la prima che fu combattuta sulle trincee, neppure come la seconda che vide i bombardamenti massicci sulle città (Dresda, Amburgo, Berlino), scontri di carri armati (Stalingrado) e l’uso dell’arma atomica su Hiroshima e Nagasaki da parte degli Stati Uniti.
Questa, che è appena iniziata, sarà una guerra multidimensionale
come già stiamo vedendo, una guerra che parte dal Medio Oriente ,dove
le principali potenze Stati Uniti, Israele, Francia e GB, mediante lo
spauracchio dell’ISIS, stanno effettuando un massiccio intervento (per
il momento soltanto dall’aria) per riposizionarsi in Iraq, in Siria ed
inseguono il chiaro obiettivo della balcanizzazione della regione, con
la finalità di controllare le risorse di quell’area strategica e di
isolare e contenere l’Iran, potenza emergente della regione, ostacolare
la Russia privandola dei suoi alleati strategici (Iran, Siria) e
costringendo Mosca a ritirarsi dalla regione per trincerarsi nel Caucaso
a difesa della sua zona meridionale dove si sa che vengono infiltrati i
miliziani integralisti per suscitare una insurrezione delle minoranze
islamiche presenti in quell’area. Fondamentale in questa strategia il
ruolo dell’Arabia Saudita, alleata degli USA e complice, finanziatrice
ed ispiratrice dei gruppi terroristi sunniti.
Il protagonista principale di questa guerra è l’elite di potere di
stanza a Washington che sta cercando, in forma neppure tanto mascherata,
di imporre la propria egemonia unipolare, sia sul piano militare che su
quello economico e sbarrare il passo alle due potenze principali che
gli contendono questa egemonia: la Russia e la Cina.
Proviamo a riepilogare sinteticamente gli avvenimenti.
Sono di questi giorni gli episodi come l’insurrezione pacifica
avvenuta in Hong Kong, distretto della Cina, ove gli studenti sono in
rivolta per chiedere più democrazia e ci sono prove evidenti che, a
prescindere dalle istanze giustificabili degli studenti, alcune
organizzazioni studentesche sono state finanziate da un organismo made
in USA,la National Endowmenet of Democracy (NED), che appartiene al
partito democratico USA, di cui è presidente , Carl Gershman, con mezzo
milione di dollari.
Appare evidente l’interesse degli USA ad indebolire la Cina operando
perchè sorgano conflitti al suo interno, meglio se con una possibile
“rivoluzione arancione”, di quelle già sperimantate dalla CIA.
Per non parlare delle manovre fatte dal governo di Washington per
accerchiare militarmente la Cina con nuove basi militari aereonavali
USA nel Pacifico e con gli accordi, in funzione anti cinese, stipulati
ultimamente con Thailandia e Vietnam.
Tuttavia il conflitto asimmetrico e multidimensionale non è limitato
all’Eurasia e Medio Oriente ma sta investendo anche il Sud America e lo
si sta portando con modalità diverse su tre paesi importantissimi: il
Brasile, l’Argentina, il Venezuela.
In Brasile dove si sta svolgendo una contesa elettorale fittizia tra la candidata della elite finanziaria anglosassone, Marina Silva la quale, con l’appoggio finanziario delle entità bancarie sovranazionali, sta tentando di rovesciare il governo della Wilma Roussef per dare un brusco cambio alle politiche di autonomia applicate in quel paese.
In Brasile dove si sta svolgendo una contesa elettorale fittizia tra la candidata della elite finanziaria anglosassone, Marina Silva la quale, con l’appoggio finanziario delle entità bancarie sovranazionali, sta tentando di rovesciare il governo della Wilma Roussef per dare un brusco cambio alle politiche di autonomia applicate in quel paese.
In Argentina attraverso l’assedio finanziario che viene effettuato ai
danni del governo di quel paese con il palese tentativo, per mezzo dei
“fondi avvoltoio” , maneggiati dall’impresa israel statunitense, Elliot
Management Corp. ,di cui fanno parte l’ex candidato alla presidenza
repubblicano, Paul Singer, intimo di Netanyahu, fondi manovrati da New
York, e con l’intento di portare l’Argentina al default , rovesciare il
governo della Cristina Kirchner e rimettere il paese sotto il controllo
totale di Washington. Vedi: Los nombres y las cifras detràs de los “fondos buitre”
La stessa situazione anche più accanita si manifesta contro il
Venezuela, dove questo paese, capofila di un gruppo di nazioni latino
americane avverse all’impero USA (Bolivia, Nicaragua, Ecuador, Uruguay)
viene messo sotto assedio tra infiltrazione di mercenari e provocatori
dalla Colombia, stato satellite degli USA, e mediante l’assedio
finanziario e sabotaggio economico.
Stiamo vedendo una potenza come gli Stati Uniti totalmente esasperata
per le minacce alla propria supremazia e lo stesso Obama, che ha perso
molte battaglie, come accaduto l’anno passato in Siria, quando Putin, in
ultima istanza, grazie al suo ingegno creativo, ha risolto la
situazione determinata dalla minaccia di intervento USA, fermando i
bombardamenti con le consegna delle armi chimiche siriane.
Obama e gli strateghi di Washington hanno ripreso l’iniziativa
creando il fattore ISIS (ci sono una quantità di prove che l’ISIS è
stato creato dalla CIA e dal Mossad) nel Medio Oriente, utilizzando
questo pretesto vogliono prendere il controllo della Siria ed
installarsi nuovamente in Iraq, suddividendo il paese in tre stati
(curdo, sunnita e sciita) ed avendone il controllo delle risorse. Vedi: Dietro l’alibi antiterrorismo la guerra del gas nel levante
Dalla crisi siriana si è arrivati poi all’esplosione della questione
ucraina, con il golpe pilotato dagli Stati Uniti a Kiev e la conseguenza
della guerra civile, la sucessiva contromossa di Putin dell’annessione
della Crimea alla Federazione russa. Una crisi che ha visto ravvicinati i
due principali apparati militari che si fronteggiano in Europa: la NATO
che ha attuato un processo di accerchiamento strategico della Russia
dal Baltico alla Georgia, e le forze russe che si sono trincerate tra la
Crimea, nel Baltico ed ai confini meridionali del Caucaso per
fronteggiare il sempre più minaccioso schieramento della NATO.
Questo perchè bisogna avere presente la sequenza temporale degli
avvenimenti: la Russia si è opposta alla strategia americana che voleva
rovesciare il governo (alleato di Mosca) di al Assad a Damasco e gli USA
hanno attaccato gli interessi russi a nord, in Europa, dove da tempo
sobillavano per rovesciare il governo filo russo di Kiev.
I due conflitti, quello siriano e quello ucraino, sono collegati
dallo stesso fattore principale, la volontà statunitense di contrastare
la Russia e sottrarle le zone di influenza strategica.
La crisi siriana ed il fermo atteggiamento di Putin hanno portato
alle sanzioni contro Mosca e questa ha reagito stringendo maggiormante
la sua alleanza con i BRICS (Cina, India, Brasile e Sud Africa) di cui
fa parte e promuovendo un interscambio che esclude il dollaro e prevede
un organismo finanziario internazionale che si sostituisce al FMI.
Questo ha scatenato una guerra finanziaria e valutaria da parte del
governo USA e delle istituzioni anglosassoni che hanno cercato di
indebolire tutte le valute tranne il dollaro, affossare il valore
dell’oro, indebolire il rublo e cercare di isolare Mosca. Si tratta di
un’altra delle dimensioni di questo conflitto: quella economica e
finanziaria, tuttora in corso.
Tale situazione è stata sicuramente accelerata dall’ultimo vertice
tenutosi dei paesi aderenti al gruppo BRICS che ha di sicuro indotto
Washington a prendere contromisure sia finanziarie che militari, con una
corsa al riarmo missilistico e nucleare, in base alla nuova dottrina
dettata dagli strateghi neo cons della Casa Bianca, i quali hano
stabilito l’idea della inevitabilità di un conflitto degli USA con
Russia e Cina e della possibilità per gli USA di sferrare il “primo
colpo”.
” War is coming”
ha scritto Paul Craig Roberts, un importante analista americano, in un
suo pezzo poco tempo fa, ma il mondo ancora non se ne è accorto.
1 commento:
A mio modesto parere,
la strategia Nato farebbe H2O
da tutte le parti.
Forse gli serve appositamente per celare altro o nulla di fatto.
Infatti l'esempio della II war world, le bombe aeree su Dresden massacrarono solo civili inermi.
Paragonabile al disastro di Hiroshima.
Morale?
Il romanzo di Ken Follet
si dovrebbe reintitolare con: I Fessi muoiono...originariamente al
titolo:
I Folli muoiono.
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