ITALIA IN STATO DI GUERRA: MOBILITAZIONE DELLA MARINA MILITARE


di Gianni Lannes  - L’Italia manda la Marina militare a difendere i suoi giacimenti offshore di petrolio e di gas. Lo hanno annunciato i ministeri della Difesa e dello Sviluppo economico. Ma che ragione c'è di armarsi e partire nel Mediterraneo? Il pretesto è la difesa dei giacimenti offshore di idrocarburi. In realtà, il ministro della difesa, vale a dire dell'attacco, ha emanato una direttiva di guerra, già da un bel pezzo.


Infatti, secondo i dati ufficiali, il sottosuolo dell’Italia complessivamente custodisce riserve certe di idrocarburi sufficienti a coprire il consumo nazionale all’incirca per un solo anno. La maggioranza sono sulla terraferma, i giacimenti in mare bastano solo per alcuni mesi. Per così poco si muovono le forze armate? Siamo alla canna del gas? 

Il comunicato stampa congiunto della Direzione per le risorse minerarie ed energetiche del ministero per lo Sviluppo economico nonché sul sito della Marina militare, recita in sintesi:

"È operativo l’Accordo di cooperazione siglato tra Ministero dello sviluppo economico e Marina Militare, per rafforzare la salvaguardia delle risorse nazionali e degli impianti di estrazione di idrocarburi a mare. La Marina Militare metterà a disposizione risorse umane e mezzi per la vigilanza sugli impianti con particolare riguardo alle aree marine lontane dalla costa e alle acque profonde".

Effettivamente quanto petrolio c’è, nei mari italiani? La risposta è nel rapporto annuale 2014 pubblicato poche settimane da dalla Direzione per le risorse minerarie ed energetiche del ministero per lo Sviluppo economico. La tabella è a pagina 36.



Le riserve certe sono quelle che, con le attuali tecniche, hanno probabilità superiori al 90 per cento di raggiungere il mercato. Assommano, in terra e in mare, a quasi 80 milioni di tonnellate. Il consumo annuo nazionale di petrolio (dati ufficiali 2012) è pari a 65 milioni di tonnellate. Tradotto: l’Italia complessivamente possiede giacimenti certi di petrolio sufficienti a coprire i suoi consumi per poco più di un anno - 14 mesi - e i giacimenti in mare non sono neanche sufficienti per due mesi. Eppure si manda la Marina militare a difenderli. Le riserve “probabili” di petrolio hanno almeno il 50 per cento di probabilità effettive di raggiungere il mercato; quelle “possibili” hanno probabilità di raggiungere il mercato nettamente inferiori al 50 per cento.

Se l'oro è così scarso, la Marina Militare andrà forse a difendere corposissimi giacimenti di gas? La risposta è del tutto analoga. La tabella stavolta è a pagina 35 del rapporto annuale.




I giacimenti italiani custodiscono complessivamente circa 56 milioni di metri cubi di gas che possono essere estratti con ragionevole certezza. Il consumo annuale italiano di gas (dati del 2011, gli ultimi disponibili mentre scrivo) è pari a 77,9 milioni di metri cubi. I giacimenti custodiscono riserve certe sufficienti a coprire il consumo nazionale per meno di nove mesi. Le riserve certe in mare, poi, sono in grado di soddisfare il consumo nazionale per soli cinque mesi. Sono considerate così importanti che la Marina militare va a difenderle.

In realtà, l'Europa è sull'orlo della terza guerra mondiale, già pianificata dalle multinazionali degli armamenti, in ragioen del collassamtno del sistema capitalistico. Chi ga deciso? Il famigerato complesso militar-inudstriale. E l'Italia, come sempre obbedisce agli ordini di Washington, imbarcandosi per una guerra planetaria.
















5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ahahahhaha! La terza guerra mondiale! Seee e gli ufo dove li mettete?I maya e compaglia bella!Ma quale terza guerra mondiale!Quella si sta già combattendo,ma in termini economici!Per quella classica NON CI SONO SOLDI!Ma mettetevi l'animo in pace...

Unknown ha detto...

Si.. Concordo ma meglio informarsi il più possibile se si stanno muovendo in tal senso non te lo vengono certamente a dire e io vorrei sapere e prenderne coscienza.. Poi se questa fosse fuffa ben venga

Unknown ha detto...

Francamente l'articolo mi sembra un controsenso: se le piattaforme offshore italiane hanno una vita operativa residuale di 2-5 mesi come recita l'articolo, sarebbe sia strategicamente che tatticamente assolutamente controproducente rischiare le pochi navi efficiente che la Marina Militare ancora detiene, al fine di vigilarle.
Inoltre da considerare che le piattaforme petrolifere in mare possono essere facilmente oggetto di distruttivo attacco aereo e/o missilistico, tipologie contro le quali sia la Marina che l'Aeronautica Militare hanno capacità difensive praticamente inesistenti.

Unknown ha detto...

il giornalista che ha scritto l articolo è molto serio prima di scrivere si documenta (vedi sito su la testa)quindi non capisco questi commenti superficiali e idioti

Anonimo ha detto...

La marina militare italiana si trova attualmente impegnata a tempo pieno anima e corpo al servizio della mafia e degli schiavisti come servizio taxi e crocerossine nell'operazione mare nostrum,non ha il tempo ed i mezzi nel momento attuale per pensare a minchiate belliche...

 


Post più popolari

 SEGUICI SENZA CENSURA SU TELEGRAM

AddToAny