Estratto di una Relazione del Parlamento Europeo (14 gennaio 1999):
"HAARP - Un sistema di armamenti con effetti devastanti sul clima
Il 5 febbraio 1998 la sottocommissione "Sicurezza e disarmo" del 
Parlamento europeo tenne un'audizione in cui si parlò anche di HAARP. 
Benché invitati, i rappresentanti della NATO e degli USA preferirono non
 partecipare. La commissione deplora che gli USA non abbiano inviato 
nessuno all'audizione e non abbiano approfittato dell'occasione per 
commentare il materiale presentato (22).
HAARP, il programma di ricerca sulle radiazioni ad alta frequenza 
(High Frequency Active Auroral Research Project) è condotto 
congiuntamente dall'aeronautica militare e dalla marina militare 
americane e dall'Istituto di geofisica dell'Università dell'Alaska di 
Fairbanks. Progetti analoghi vengono condotti addirittura in Norvegia, 
probabilmente in Antartide, ma anche nell'ex Unione Sovietica (23).
 HAARP è un progetto di ricerca in cui, attraverso impianti basati a 
terra e una serie di antenne, ciascuna alimentata da un proprio 
trasmettitore, si riscaldano con potenti onde radio parti della 
ionosfera (24). L'energia così generata riscalda talune parti della ionosfera provocando buchi e lenti artificiali.
Lo HAARP può essere impiegato per molti scopi. Manipolando le 
proprietà elettriche dell'atmosfera si diventa in grado di porre sotto 
controllo forze immani. Facendovi ricorso quale arma militare, le 
conseguenze potrebbero essere devastanti per il nemico. Attraverso HAARP
 è possibile convogliare in una zona prestabilita energia milioni di 
volte più intensa di quella che sarebbe possibile inviare con qualsiasi 
altro trasmettitore tradizionale. L'energia può anche essere indirizzata
 verso un obiettivo mobile, per cui si potrebbe applicare anche contro i
 missili del nemico.
Il progetto consente anche di migliorare le comunicazioni con i 
sommergibili e di manipolare la situazione meteorologica globale. Ma è 
possibile anche il contrario, cioè disturbare le comunicazioni. 
Manipolando la ionosfera è possibile ostacolare le comunicazioni globali
 facendo però arrivare a destinazione le proprie. Un'altra applicazione 
del sistema è quella di scandagliare a raggi X la terra per vari 
chilometri di profondità (con un'apposita tomografia a effetto 
penetrante) per esplorare campi di petrolio e di gas, ma anche 
attrezzature militari sotterranee. Radar in grado di vedere oltre 
l'orizzonte e di definire gli oggetti a grande distanza sono un'altra 
delle applicazioni del sistema HAARP. Ciò consente di individuare gli 
oggetti in arrivo da dietro la curvatura del pianeta.
A partire dagli anni '50 gli Stati Uniti hanno effettuato esplosioni di materiale nucleare nelle fasce di Van Allen (25) per
 sondare gli effetti delle esplosioni atomiche ad un'altezza così 
elevata sulle trasmissioni radio e le operazioni radar in virtù 
dell'intenso impulso elettromagnetico scatenato dalle deflagrazioni. Esse
 crearono nuove fasce di radiazione magnetica comprendenti quasi tutta 
la terra. Gli elettroni correvano lungo linee di campo magnetiche 
creando un'aurora boreale artificiale sopra il Polo Nord. Con questi 
test militari si rischia seriamente di danneggiare per molto tempo la 
fascia di Van Allen. Il campo magnetico terrestre può essere distrutto 
in vaste aree impedendo le comunicazioni via radio. Secondo scienziati 
americani ci vorranno probabilmente molte centinaia di anni prima che la
 fascia di Van Allen si stabilizzi nella sua posizione normale. Il 
sistema HAARP può provocare mutamenti delle costanti meteorologiche. 
Esso può anche influenzare tutto l'ecosistema, soprattutto nella 
sensibile area antartica.
Un'ulteriore seria conseguenza del sistema HAARP sono i buchi ionosferici causati dalle potenti onde radio inviate. La
 ionosfera ci protegge dalle radiazioni provenienti dal cosmo. Si spera 
che i buchi giungano a riempirsi nuovamente, ma le esperienze compiute 
con i mutamenti dello strato di ozono puntano in direzione contraria. 
Ciò significa che esistono buchi non indifferenti nella fascia 
protettiva della ionosfera.
A causa delle sue notevoli ripercussioni sull'ambiente, HAARP è una 
questione che riguarda tutto il mondo e bisogna anche chiedersi se i 
vantaggi di sistemi del genere controbilancino effettivamente i rischi. 
Le conseguenze ecologiche ed etiche vanno analizzate approfonditamente 
prima di qualsiasi altra ricerca e sperimentazione. HAARP è un progetto 
quasi totalmente sconosciuto all'opinione pubblica, ed è importante 
aumentare la consapevolezza di quest'ultima in proposito.
HAARP è il proseguimento di cinquant'anni di ricerca spaziale intensiva 
di chiaro stampo militare, portata avanti anche nel quadro delle "guerre
 stellari" per il controllo delle fasce più alte dell'atmosfera e delle 
comunicazioni. Tale ricerca va considerata seriamente nociva per 
l'ambiente, con conseguenze incalcolabili per la vita umana. Nessuno è 
oggi in grado di dire con sicurezza quali possono essere le conseguenze 
di HAARP. La cultura della segretezza nell'ambito della ricerca militare
 dev'essere combattuta. E' necessario promuovere il diritto alla 
trasparenza e alla verifica democratica dei progetti di ricerca 
militari, come pure il controllo parlamentare.
Tutta una serie di atti normativi internazionali ("Convenzione sul divieto dell'utilizzo a scopi militari
o ad altri scopi ostili delle tecniche di modificazione dell'ambiente", 
"The Antarctic Treaty", "Trattato recante principî per il comportamento 
degli Stati nell'esplorazione dello spazio esterno, compresi la luna e 
gli altri corpi celesti" e la Convenzione dell'ONU sulle leggi del mare)
 fanno risultare HAARP assai dubbio non soltanto dal punto di vista 
umano e politico, ma anche da quello giuridico. Il trattato 
sull'Antartide prevede che l'Antartide possa essere utilizzata 
unicamente a scopi pacifici(26).
 Ciò potrebbe anche significare che HAARP rappresenta una violazione del
 diritto internazionale. Tutte le conseguenze dei nuovi sistemi di 
armamenti devono essere valutate da organismi internazionali 
indipendenti. Vanno inoltre elaborati altri accordi internazionali tesi a
 proteggere l'ambiente da inutili devastazioni in caso di guerra.
Impatto ambientale delle attività militari
Non sono soltanto i sistemi di armamenti, ma anche in generale tutte le 
attività militari ad avere una qualche forma di impatto ambientale, 
anche le esercitazioni realizzate in tempo di pace. Tuttavia, nel 
discutere del degrado ambientale, il ruolo delle forze armate in 
generale non è mai stato toccato, essendo stato criticato soltanto 
l'impatto ambientale della società civile. Vi sono almeno due 
spiegazioni per questo(27).
 Le attività militari sono più complicate da discutere a causa della 
loro segretezza ed è difficile controbattere con motivazioni ambientali 
l'interesse supremo di una nazione che è la sua sicurezza e la sua 
difesa. Oggidì tuttavia, visto il carattere di grave minaccia alla 
sicurezza delle catastrofi ambientali e naturali, queste argomentazioni 
risultano più dubbie.
In tempo di pace le forze armate si addestrano ad esercitare compiti 
tipici dei periodi di guerra in condizioni quanto più realistiche 
possibile. Le esercitazioni vengono pertanto realizzate in condizioni 
analoghe a quelle di una guerra, ciò che comporta grandi sollecitazioni 
sull'ambiente, come dimostrano ad esempio il ritiro delle truppe 
sovietiche e l'abbandono delle basi militari nell'Europa centrale e 
dell'Est che hanno lasciato notevoli tracce sull'ambiente locale. Le 
esercitazioni militari comportano notevoli danni al paesaggio e alla 
fauna. Le esercitazioni di truppe espongono notevoli superfici di 
terreno a un degrado ambientale non indifferente. I campi di tiro 
dell'artiglieria e i siti di lancio dei missili tattici tendono a 
occupare vastissime superfici a scopi militari. Anche la produzione di 
materiale bellico e l'industria dei prodotti militari causano notevoli 
problemi ambientali.
Le forze armate sono responsabili dell'emissione di svariati gas che 
hanno un'influenza sul clima, innanzitutto biossido di carbonio, ma 
anche della combustione di combustibili fossili e dell'emissione di 
freon, responsabile dell'assottigliamento dello strato di ozono(28).
 L'utilizzo di combustibili per l'aeronautica rappresenta una notevole 
fonte di emissioni di sostanze acidificanti, come ossidi di azoto e 
ossido di zolfo. Le forze armate sono responsabili di gran parte dei 
consumi totali dei combustibili per l'aeronautica e sono responsabili di
 grandissima parte delle emissioni complessive degli aerei(29).
 Un impatto particolarmente nocivo sull'ambiente è quello degli 
aeroplani d'alta quota e dei missili, tanto sotto forma di inquinamento 
acustico che di emissioni gassose. Tutti i missili alimentati a 
combustibile solido emettono enormi quantità di acido cloridrico e ogni 
volo di una navicella spaziale rilascia circa 75 tonnellate di cloro 
altamente nocivo per l'ozono. Ma anche l'inquinamento acustico provocato
 dalle esercitazioni militari con l'impiego di munizioni di grosso 
calibro può provocare disturbi all'ambiente.
Con le esercitazioni di tiro la natura viene inquinata dall'emissione di
 metalli. Molto spesso viene impiegato un gran numero di munizioni di 
piccolo calibro contenenti piombo, per cui notevoli quantitativi di 
questo metallo vengono dispersi nella natura. Non si dispone purtroppo 
di informazioni complessive circa il consumo dei metalli.
Le conseguenze del disarmo sotto forma di problemi ambientali sono state
 messe in risalto soltanto di recente. Ogni anno vengono distrutti 
grossi quantitativi di sostanze esplosive, la maggior parte dei quali 
per via industriale. Certe munizioni non possono per vari motivi essere 
distrutte in questo modo ma devono essere fatte esplodere. Questo 
smantellamento è certamente necessario e positivo, ma il processo 
andrebbe portato avanti in modo compatibile con l'ambiente. Occorre 
mettere a punto una tecnologia valida e compatibile con l'ambiente per 
la distruzione degli armamenti.
Svariati paesi hanno già iniziato a sfruttare le possibilità di 
utilizzare le risorse militari per ripristinare l'ambiente distrutto 
dalle forze armate. Come qualsiasi settore della società, anche il 
settore militare deve assumersi una propria precisa responsabilità nei 
confronti dell'ambiente. Le questioni ambientali devono, come per gli 
altri settori della società, formare parte integrante delle attività 
delle forze armate ed essere contemplate nel processo decisionale e 
finanziario. Nel maggio del 1993 l'organismo ambientale delle Nazioni 
Unite UNEP (Programma ambientale delle Nazioni Unite) decise di esortare
 i governi nazionali a definire norme nazionali per il settore militare 
("Application of Environmental Norms to Military Establishments"). Un 
paese come la Finlandia ha messo a punto un "Libro verde" per 
disciplinare l'impatto ambientale delle attività delle forze armate. 
Anche la Svezia ha operato in tal senso(30). Nel giugno del 1996 la Svezia ha altresì elaborato, insieme agli USA, delle direttive ambientali per le attività militari(31).
 Le forze armate dovrebbero definire obiettivi ambientali e proposte di 
misure in modo da contribuire a un minore impatto sull'ambiente in 
conformità dell'Agenda 21 e della "Dichiarazione di Rio"(32).
 Esse dovrebbero altresì elaborare relazioni in cui si specificano i 
fattori che al loro interno hanno un'influenza sull'ambiente. 
Anteriormente all'avvio di nuovi progetti e negli appalti pubblici per 
l'acquisto di materiali per uso civile e militare, occorre realizzare 
valutazioni dell'impatto ambientale.
Ciascun governo dovrebbe repertoriare il proprio fabbisogno ambientale e
 definire le risorse militari disponibili per finalità ambientali, 
elaborare piani ambientali nazionali e riferire le proprie esperienze ad
 un apposito organismo in seno all'Unione europea e alle Nazioni Unite.
Tutto il personale militare e anche i soldati di leva dovrebbero 
ricevere una formazione di base in materia di scienze ambientali. Si 
ritiene che le forze armate americane abbiano compiuto notevoli 
progressi in materia ambientale, soprattutto per quanto riguarda i 
materiali, ma anche sul piano della formazione. L'Unione europea 
dovrebbe cooperare in più ampia misura e procedere a uno scambio di 
informazioni in materia con gli Stati Uniti".


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