I fenomeni geotermici di Yellowstone, quali i "geysers" e le sorgenti termali, sono causati da un flusso termico insolitamente alto. Questo è probabilmente generato da un punto caldo stazionario sopra il quale la placca nordamericana slitta da nordest verso sudovest:
Migrazione apparente del punto caldo di Yellowstone: posizioni precedenti della caldera sono indicate dalle macchie colorate. Da sinistra verso destra: 16.5-15 milioni di anni fa (celeste), 15-13, 12-10.5, 10.5-8.6, 10-7, 6.5-4.3 (azzurro), 2.1 (bruno, parzialmente nascosto), 1.3 (rosso) e 0.63 milioni di anni fa (arancione). Si suppone che il punto caldo sia fermo sotto la placca nordamericana che si muove verso sudovest (in basso a sinistra). I puntini arancione indicano i terremoti registrati dal 1961 al 2001.
Si noti come il punto caldo lasci una scia di terreno relativamente piatto, la piana dello Snake River in mezzo a regioni altrimenti assai corrugate. Inoltre, tutte le posizioni del punto caldo più vecchie di 2 milioni d'anni sono sismicamente tranquille. Al contrario, una zona a forma parabolica ad alta sismicità circonda la traccia del punto caldo.
Le eruzioni vulcaniche che hanno formato la caldera furono di dimensioni veramente gigantesche: l'ultima di queste, 630'000 anni fa, eruttò 1000 chilometri cubici di cenere che si disperse sopra quasi tutti Stati Uniti occidentali:
Estensione approssimata del deposito di cenere dalla gigantesca eruzione di Yellowstone circa 630'000 anni fa.
L'eruzione che ha formato la caldera 1.3 milioni di anni fa eruttò 280 chilometri cubici di piroclasti; quella di 2.1 milioni di anni fa un'impressionante volume di 2450 chilometri cubici di cenere. Queste e quella della caldera di Toba a Sumatra sono le più grandi eruzioni vulcaniche quaternarie conosciute al mondo. L'eruzione del 1980 del Mount St. Helens, in confronto, appare davvero piccola: appena 1.3 chilometri cubici di lava. Le eruzioni vulcaniche più recenti a Yellowstone avvennero 70'000 anni fa.
Prossima eruzione del supervulcano di Yellowstone?
Non va bene creare allarmismo, però l'informazione è utile, per preparare l'umanità a qualcosa che ha dell'incredibile. Sotto il Parco di Yellowstone si nasconde un vulcano. Quel vulcano occupa un terzo dell'area del parco: precisamente un'area di 30*70 km pressappoco come quella occupata dalla Val d'Aosta.
Il materiale proiettato nell'atmosfera dal Saint Helens nel 1980 sarebbe circa un millesimo di quello di una futura esplosione di Yellowstone.
I grandi cambiamenti che gli uomini e il loro comportamento possono provocare al clima sono niente, o comunque piccola cosa, rispetto alle rivoluzioni che la natura ha in serbo. È quello che s'evince dallo sconvolgente rapporto degli scienziati inglesi - riportato dalla BBC - sulla probabile eruzione di uno dei supervulcani monitorati sulla terra, quello nel parco di Yellowstone in America: la storia geologica certifica che il mega vulcano erutta circa ogni 600.000 anni.
L'ultima eruzione risale a 640 mila anni fa. Vuol dire che questa volta l'abbiamo passata liscia? No, vuol dire solo che è in ritardo: la prossima esplosione, secondo quegli scienziati inglesi, è prevista entro il 2074.
Le conseguenze, inutile dirlo, sarebbero di enorme portata, soprattutto sul clima.
Quando un supervulcano erutta - dice il professor Bill McGuire del centro ricerche sui rischi naturali dell'università di Londra - produce energia pari all'impatto con una cometa o un asteroide.
Forse è possibile tentare di evitare un asteroide, ma niente può essere fatto con un supervulcano. Ma cos'è un supervulcano? Intanto non è a forma di montagna, come siamo abituati a immaginare, ma è una depressione, un'enorme cratere collassato sotto terra e per questo anche molto difficile da individuare. Il supervulcano di Yellowstone è lungo 70 chilometri, largo 30 e si trova 8 chilometri sotto la crosta terrestre: una grande bolla di magma e roccia fusa pronta a saltare in aria. Ma altri sono stati individuati sul pianeta: uno, per esempio, si trova in California, si chiama Pacific Rim, un altro - dicono gli inglesi - è vicino a Napoli, ed è chiamato Phlegraean Fields Campi Flegrei).
Se Yellowstone esplodesse, come prevede il Centro Ricerche di Londra, per il mondo intero vorrebbe dire una sola cosa, entrare in una sorta di inverno nucleare. Eruttando, spiega ancora il professor McGuire, il supervulcano getterebbe nell'atmosfera chilometri cubi di roccia, cenere, polveri, materiale sulfureo. Una massa di sostanze che farebbe rimbalzare le radiazioni solari in arrivo sul pianeta facendo così sensibilmente abbassare la temperatura della superficie terrestre.
Le ricerche geologiche dicono che l'eruzione di 74mila anni fa del Toba, in Sumatra, provocò un raffreddamento del clima di quasi cinque gradi Celsius. È tanto, è comunque abbastanza per modificare e/o estinguere intere specie animali. Negli ultimi anni le scosse sismiche stanno via via intensificandosi, e la bolla sovrastante la caldera si sta gonfiando, al punto che il lago di Yellowstone ha inondato luoghi prima all'asciutto. Speriamo nel meglio, ma prepariamoci al peggio. La catastrofe potrebbe essere imminente.
Alcuni scienziati sostengono che, circa 75.000 anni fa, l'ultima eruzione vulcanica davvero colossale sulla Terra giunse quasi a spazzare via dal pianeta tutti gli esseri viventi, compresi gli umani. L'eruzione si verificò quando esplose il vulcano Toba in Indonesia.
Alcuni esperti temono che in un futuro non troppo distante il supervulcano, situato sotto il Parco Nazionale di Yellowstone, potrebbe eruttare e riportare l'umanità sull'orlo della estinzione.
Per contro, gli scienziati dell'Università del North Carolina di Chapel Hill consigliano di non preoccuparsi troppo, almeno per ora.
Secondo Allen F. Glazner, docente di scienze geologiche, che ha condotto lo studio con i colleghi Drew S. Coleman e John M. Bartley, l'immagine tradizionale dei vulcani come colossi sotto i quali ribollono giganteschi pozzi di magma in grado di porre fine alla civiltà è errata. In due studi pubblicati sul numero di aprile della rivista "GSA Today" e sul numero di maggio della rivista "Geology", lo scienziato presenta nuovi dati sulla possibilità che un vulcano produca un'eruzione gigantesca, migliaia di volte superiore a quella del Monte Saint Helens nel 1980.
"Anche se nei reperti geologici ci sono prove che simili eruzioni sono già avvenute in passato, - spiega Glazner - il nostro studio del magma congelato sotto ai vulcani da tempo estinti nella Sierra Nevada, in California, ci fa concludere che le eruzioni più grandi sono significativamente meno probabili di quanto si ritiene comunemente".
Ma come gli scenziati possono prevedere una futura eruzione del supervulcano?
Come detto il supervulcano dello Yellowstone, oltre a quella di un’eventuale impatto cometale, oggi rappresenta forse la principale minaccia per l’umantà poichè è oramai accertato che potrebbe eruttare da un momento all’altro, sia dal unto di vista statistico che strumentale.
Negli ultimi anni le scosse sismiche nella zona vanno intensificandosi mentre la bolla sovrastante la caldera si sta gonfiando a tal punto che il lago dello Yellowstone ha inondato a più riprese aree prima asciutte, tutto questo potrebbe tradursi in un imminente risveglio del supervulcano secondo molti scenziati.
Tuttavia non tutti gli scenziati sono concordi nel corfermare l’evata probabilità che eruzioni di colossale portata possano verificarsi in un prossimo futuro, malgrado vi siano prove geologiche che eruzioni simili si siano già verificate in passato, la presenza di magma “congelato” ossia raffreddatosi nel corso dei millenni, sotto i supervulcani da tempo estinti in Siera Nevada, in Calofornia, fa pensare che le eruzioni più colossali siano molto nettamente meno probabili rispetto a quanto si tenda a pensare.
Fonte:http://lavocedei3msul2012.xoom.it/virgiliowizard/yellowstone
Fonte:http://lavocedei3msul2012.xoom.it/virgiliowizard/yellowstone
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