MONITORAGGIO SISMICO LIVE CAMPI FLEGREI

Obsolescenza: guasti programmati e consumismo


La lampadina che vedete in questa immagine a lato, è accesa e perfettamente funzionante da 110 anni. Si trova nella stazione dei pompieri a Livermore, California. Di lampadine del genere, non ne esistono più naturalmente. Non c’hanno messo molto le aziende per capire che vendere queste lampadine sarebbe stato un suicidio. Hanno deciso quindi di ridurre la vita media delle lampadine a 1000 ore (41 giorni) in modo da costringere i consumatori a comprarne regolarmente di nuove.
Sembra sia questa l’origine dell’obsolescenza programmata: una politica volta a definire il ciclo vitale (la durata) di un prodotto. In tal modo in fase di progettazione viene deliberatamente definita una vita utile limitata di un prodotto, che quindi diventerà obsoleto o non funzionante dopo un certo periodo. Ciò si può ottenere costruendo gli oggetti con materiali di qualità inferiore, o mediante l’inserimento di meccanismi anche di tipo elettronico o seguendo comunque canoni costruttivi tali da rendere impossibile o troppo costosa la loro riparazione una volta che dovessero guastarsi.
Tutto chiaro? Esempio: acquisto un computer, con una regolare garanzia di 2 anni, ma l’azienda produttrice potrebbe aver inserito un chip che dopo 2 anni e 1 giorno di utilizzo, guasti il computer. E dal momento che le aziende lavorano per il profitto, perchè non dovrebbero farlo?!
Pensate sia fantascienza o complottismo? Vi invito a guardare questo documentario, che vi aprirà gli occhi a riguardo; che vi mostrerà come le stampanti sono progettate per stampare un numero preciso di pagine e poi guastarsi, appunto; che vi farà capire perché siamo semplici burattini nelle mani delle aziende, anche senza che manomettano i prodotti. Si, perchè un modo molto più sottile per rendere prematuramente obsoleto un prodotto che ancora funziona (e quindi spingerci a comprarne uno nuovo) è quello di immetterne sul mercato dopo poco tempo una nuova versione dotata di maggiori optional, preferibilmente dopo una adeguata campagna pubblicitaria che induca nel consumatore finale l’idea che la sua “vecchia versione” del prodotto sia ormai sorpassata ed inadeguata.
La soluzione? Smettere di consumare, di comprare. La soluzione si chiama decrescita felice.
Buona visione.



Ecco realizzato il piano di salvataggio dell’Italia. Lo sporco lavoro a vantaggio delle banche è stato fatto


Moody’s ha dichiarato che è contenta del risultato ottenuto dal nuovo Governo italiano; vuol dire che la fine è vicina, che lo sporco lavoro a vantaggio delle banche è stato fatto, che l’industria è a terra e quindi cedibile a pochi soldi, che l’Italia è decotta ed è pronta per essere venduta, servita su un piatto d’argento, alle banche che Moody’s, Standard & Poors e gli altri compagni di merende rappresentano. Pardon: ad essere “privatizzata”, come ci si dice dando ad intendere che il Cittadino, il Privato, avrà la possibilità di comprare un’azienda che lo Stato non ha ben gestito per poi metterla a disposizione della Comunità con più efficienza, togliendo una perdita dal settore pubblico e scrivendo qualche cifra a nove zeri nel bilancio statale. 
Scordatevelo: nessuno di noi mortali potrà mai comprare nulla: ci sono già le multinazionali e il cartello bancario pronti a mangiare: fà parte del piano di “salvataggio” Monti! 
Ricordate le Autostrade che invece di diventare nostre come promessoci negli anni ’70 (in Germania, Austria, e Slovenia paghi un ticket annuo autostradale equivalente alla tratta Udine-Roma) furono “privatizzate” a Benetton, appoggiato dalle Banche che ora ne son diventate proprietarie?…. Benetton serviva solo da facciata, per farci credere che un cittadino laborioso poteva aiutare il bilancio statale acquisendo beni statali (un po’ come Garibaldi che fu mandato coi suoi 1.000 a unificare l’Italia dando all’operazione un taglio popolare, mentre al largo c’era la flotta inglese di appoggio con i cannoni puntati verso terra). E così le autostrade vennero vendute a un cittadino, uno dei nostri, uno che dava lavoro agli italiani, un virtuoso. Peccato che adesso le Autostrade sono delle banche. Grazie, Benetton. E così, alla fine della “Crisi” tutto sarà passato alle banche, che da serve son diventate padrone mettendo ai vertici del Governo i loro dipendenti. Tutto sarà delle Banche, e noi verremo pagati se Lorsignori vorranno con lo stipendio che ci sarà concesso. Grazie.

Ecco realizzato il piano di salvataggio dell’Italia
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Israele - USA, Esercitazioni militari simultanee fine ottobre.

Esercitazioni militari saranno condotte simultaneamente da Israele e dagli Stati Uniti alla fine di ottobre, le autorità sostengono che si tratti di una semplice coincidenza!

Questi esercizi simuleranno un terremoto ed implicheranno l' "Home Front Command", i vigili del fuoco, la polizia e altro soccorritori. Previste inoltre simulazioni di attacchi di razzi.
L'esercitazione militare col nome di "Austere Challenge 12" includerà l'utilizzo di nuove tecnologie di difesa aerea degli Stati Uniti.

Fonti: 

L'FBI implementa un sistema di identificazione biometrica

Dopo i vari sistemi da Grande Fratello che fanno diventare sempre più reale il mondo orwelliano, come il DAS a New York, l'FBI sta implementando un progetto di riconoscimento facciale che aiuterà ad accumulare e archiviare informazioni su ogni americano al costo di un miliardo di dollari.
Il Federal Bureau of Investigation ha raggiunto una pietra miliare nello sviluppo del suo programma Next Generation Identification (NGI) e sta ora attuando il database di intelligence in luoghi segreti in tutto il paese, secondo quanto riportato dal New Scientist in un articolo di questa settimana. L'FBI aveva esposto il progetto nel 2005 spiegando, attraverso un documento di agosto 2006 (PDF), al Dipartimento di Giustizia che il loro nuovo sistema sarà un aggiornamento dell'attuale sistema integrato automatizzato di identificazione delle impronte digitali (IAFIS) che tiene traccia dei cittadini con precedenti penali in tutta l'America. "Il programma NGI è una raccolta di iniziative volte a migliorare o ampliare i servizi esistenti di identificazione biometrica", ha spiegato il suo amministratore al Dipartimento di Giustizia, aggiungendo che il progetto, "ospiterà maggiori informazioni per l'elaborazione e condivisione a sostegno dell'anti-terrorismo". "La missione del programma NGI Office è quello di ridurre le attività di terroristi e criminali, attraverso il miglioramento e l'espansione dell'identificazione biometrica e lei informazioni penali storiche attraverso la ricerca, la valutazione e l'applicazione di tecnologie avanzate all'interno dell'ambiente IAFIS".
"Come risultato delle iniziative dell'NGI, l'FBI sarà in grado di fornire servizi per migliorare l'interoperabilità tra le parti interessate a tutti i livelli governativi, comprese le autorità locali, statali, federali, e partner internazionali". Così, lo strumento diventa più di un semplice database di fotografie e impronte digitali, in quanto, come l'FBI ha dichiarato qualche anno fa, questo programma potrebbe essere utilizzato per identificare, monitorare e tenere traccia dei movimenti di alcuni individui. Il sistema è stato testato nello stato del Michigan all'inizio di quest'anno e altri test pilota si terranno a Washington, in Florida e Carolina del Nord.
Secondo il loro rapporto del 2006, il programma di NGI utilizza "requisiti speciali nei Servizi Latenti, Riconoscimento facciale e Biometria Multimodale", che "consentiranno alFnewBI di istituire un sistema di identificazione delle impronte digitali di terroristi che è compatibile con altri sistemi; aumenta l'accessibilità e il numero dei documenti IAFIS di impronte digitali di terroristi". Nel corso di una presentazione del 2010 (Pdf ) realizzata dal Centro Biometrico d'Intelligence dell'FBI, l'agenzia "mostrato" perché la tecnologia di riconoscimento facciale ha bisogno di essere implementata. In particolare, l'FBI ha detto che la tecnologia potrebbe essere utilizzata per "l'identificazione di soggetti in dataset pubblici", così come per "attuarere sorveglianza automatizzata in luoghi panoramici" e "tracciare soggetti in movimento", quindi l'NGI è più di un semplice database di foto segnaletiche misto con impronte digitali - l'FBI ha ammesso che questo suo progetto supera di gran lunga la ricerca di criminali, includendo capacità di sorveglianza spettacolari. Nell'insieme, è un sistema senza precedenti che va oltre la fantascienza. Il New Scientist riporta che in uno studio del 2010 la tecnologia utilizzata da NGI riesce ad essere precisa nello scegliere i sospetti da un pool di 1,6 milioni di foto segnaletiche nel 92% dei casi. Il sistema è statotestato in via sperimentale, nello stato del Michigan, all'inizio di quest'anno, e sono previsti test pilota a Washington, in Florida e nella Carolina del Nord. Secondo il rapporto di New Scientist di questa settimana, l'implementazione completa del programma è iniziato e l'FBI si aspetta che la propria infrastruttura d'intelligence sarà operativa negli Stati Uniti entro il 2014.
Nel 2008, l'FBI ha annunciato di aver incaricato la Lockheed Martin Transportation and Security Solutions, una delle aziende preferite del Dipartimento della Difesa, con l'autorizzazione a progettare, sviluppare, testare e implementare il sistema di NGI. Thomas E. Bush III, l'ex agente dell'FBI che ha contribuito a sviluppare i requisiti del sistema NGI, ha dichiarato al NextGov.com: "L'idea era quella di essere in grado di collegare e utilizzare questi identificatori biometrici". In questo modo vengono raccolti senza nessun permesso da parte dei diretti interessati (i cittadini), un'enorme numero di dati mettendo i fatti personali relativi a milioni di americani nelle mani di pochi membri del Pentagono che possono 'giocarci' a loro piacimento". La questione delle libertà civili è aperta. Jim Harper, direttore della politica di informazione del Cato Institute, aggiunge a NextGov che il sistema di riconoscimento facciale puo' essere collegato ai social network disponibili al pubblico al fine di costruire grandi profili. Il riconoscimento facciale "è più preciso con un Google o Facebook, perché si avranno ovunque da una mezza dozzina a una decina di foto per individuo, mentre immagino che l'FBI abbia una o due foto segnaletiche" dice Harper. Questi file saranno poi arricchiti dalle forze dell'ordine a livello locale, federale e internazionale, e le banche dati d'intelligence includeranno di tutto, dai primi piani di occhi e iride agli interessi online, potrebbero essere condivisi tra gli uffici.
L'FBI si aspetta che il sistema NGI includa inizialmente 14 milioni di fotografie, per il momento il progetto è in pieno svolgimento ma in soli due anni, con il ritmo della tecnologia e dei nuovi collegamenti creati costantemente dalle forze dell'ordine potrebbe consentire un database che raggiunga cifre di molto più elevate. Come riportato dal sito RT.COM, nella città di Los Angeles, fotografare nello spazio pubblico è considerato "sospetto", e autorizza la polizia (LAPD) a redigere rapporti se sospettano di un qualsiasi individuo. Tali relazioni, che non necessariamente comportano arresti, crimini, oneri o anche interrogatori con l'indagato, possono essere depositate, analizzate, archiviate e condivise con le agenzie federali e locali e collegate in tutto il paese in enormi centri di condivisione dati. Allo stesso modo, le trasmissioni video in diretta da migliaia di telecamere di sorveglianza in tutto il paese possono essere inviate agli stessi centri come parte del TrapWire, il grande sistema di spionaggio rivelato da Wikileaks nelle settimane scorse.
"Il riconoscimento facciale crea enormi problemi di privacy a differenza delle impronte digitali", ha dichiarato all'inizio di quest'anno il senatore statunitense Al Franken (D-Minnesota) al sottocomitato della Commissione Giustizia del Senato in materia di privacy, tecnologia e legge. "Una volta che qualcuno ha la tua foto, puo' ottenere il vostro nome, può trovare il vostro account di social network e che puo' monitorarti mentre sei in strada, nei negozi che visiti, negli edifici governativi in cui entri". Nella sua testimonianza alla Carnegie Mellon University, il professor Alessandro Acquisti ha detto al senatore Franken  che "la convergenza del riconoscimento facciale, con le reti sociali online e il facile accesso ai dati, hanno reso possibile con l'utilizzo di dati di dominio pubblico attraverso tecnologie a basso costo, inferenze sensibili partendo semplicemente da un volto anonimo". E' un sistema che minaccia il diritto alla privacy.

I Paesi dell’est non aderiscono all’euro: “Non conviene più”

Polonia, Lituania, Lettonia e Bulgaria rinviano a tempo indeterminato la loro adesione all’euro. La devastante crisi economica che ha colpito Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda ed anche Italia ha smorzato gli iniziali entusiasmi e gettato ombre su tenuta e convenienza della moneta unica.
Le ultime dichiarazioni, in ordine di tempo, sono quelle del presidente bulgaro Bojko Borisov e del ministro delle Finanze Simeon Djankov, i quali hanno fatto sapere di voler rinviare a tempo indeterminato l’adesione all’euro da parte della Bulgaria. A rivelarlo a Bruxelles è stato Simon O’Connor, portavoce del commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn.
In un’intervista al “Wall Street Journal”, Borisov e Djankov hanno infatti chiarito che tale decisione è dovuta all’appurato “deterioramento delle condizioni economiche” e “all’aumento dell’incertezza sulle prospettive del blocco comunitario”, oltre che “a un deciso cambio nell’opinione pubblica in Bulgaria sull’argomento”.
Parole forti, talmente forti che la Commissione Europea ha preferito non commentarle.
Ancor prima della Bulgaria, la Polonia aveva già cominciato a mostrare i primi segni di insofferenza: non a caso il ministro degli Esteri polacco Radoslav Sikorski ha fatto sapere che Varsavia aderirà all’euro solo se e quando la crisi sarà finita.
Identico proclama da parte della Lituania: “Si accetterà la moneta comune solo quando l’Europa sarà pronta”, parole del premier Andrius Kubilius. La Lettonia, dal canto suo, ha optato per una vera e propria marcia indietro: già impegnatasi ad adottare l’euro per il 2014, ha avvertito che potrebbe cambiare idea in seguito ad un’attenta analisi nel 2013.
Attualmente i Paesi dell’Ue che non hanno ancora aderito all’euro sono i seguenti:  Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria.
Con il Regno Unito che verosimilmente non aderirà mai, i dietro-front di Bulgaria, Lettonia, Lituania e Polonia rappresentano un serio campanello d’allarme.
Chi ancora non ha adottato la moneta unica sembra intenzionato a guardarsi bene dal farlo. Chi invece vorrebbe uscirne, avrà il coraggio di compiere il grande passo?

di Riccardo Ghezzi © 2012 Qelsi

Le 89 Fondazioni Bancarie: patrimonio di 50 miliardi, ma non pagano l’Ici

di Oreste Tarantino

Le fondazioni bancarie  (nella foto il prestigioso palazzo Melzi d’Eril al centro di Milano, sede della Fondazione Cariplo, rigorosamente esente dall’Ici) sono in totale 89 e dispongono di un patrimonio complessivo di oltre 50 miliardi di euro, oltre la metà in mano alle prime 5 (Cariplo, MPS, Compagnia di S. Paolo, Ente CR di Roma e Fondazione Cariverona), due terzi in mano alle prime 11: le altre otto sono Fondazione CR di Torino, Ente CR di Firenze, CR di Cuneo, Fondazione Banco di Sardegna, Fondazione CR di Genova e Imperia, Fondazione CR di Padova e Rovigo.
Nel dicembre 2002 la quota impegnata nelle partecipazioni bancarie era del 33,7% (14.062,9 milioni di euro), 41% nel 2001, mentre il resto era investito in titoli di Stato ed in società private scelte esclusivamente secondo il criterio della redditività.
Da questo capitale le fondazioni ricavano ogni anno lauti guadagni, devoluti ad attività di utilità sociale: il settore maggiormente finanziato è quello artistico e culturale. E’ opinione diffusa che tale predilezione sia dovuta al fatto che le manifestazioni culturali siano un’ottima occasione per fare pubblicità alla propria banca. Questa la suddivisione dei comparti: Artistico e culturale 29%, Istruzione 16,5%, Assistenza sociale 12,5%, Filantropia e volontariato 12%, Sanità e ricerca 10% e 9%.
I soggetti privati hanno ricevuto il 57,4% degli importi, i soggetti pubblici il 42,6%.
Le storture di tutta questa falsa beneficenza

Prima della beneficenza, bisognerebbe pagare le tasse. Le fondazioni in questione beneficiano tutte dello status di no-profit, pertanto sono esentate dal pagare le tasse, persino degli utili usurai che ricevono dal prestare a strozzo il denaro ai cittadini.
La beneficenza, se non c’è prima la giustizia sociale, è solo restituzione del maltolto.
I contributi elargiti, oltre ad essere squilibrati rispetto alla destinazione d’uso, sono squilibrati anche da un punto di vista geografico. Infatti circa l’82% dei contributi è a favore di iniziative del nord, mentre al centro va il 16% ed al sud ed isole solo il 2% (Fonte: Acri). Ciò accade perché le fondazioni distribuiscono i contributi nel territorio in cui risiedono: poiché la maggior parte di esse ha sede al nord, ecco spiegata l’anomalia.
La Fondazione Cariplo è la seconda socia di maggioranza del Gruppo Intesa-San Paolo (dopo Goldman Sachs), da sempre nella lista delle banche che commerciano in armi.
Una domanda a tutti quelli che chiedono di far pagare l’Ici alla Chiesa, scimmiottando l’intellettuale affondo di MicroMega (organo ufficiale di Goldman Sachs in Italia): come mai vi è sfuggita questa anomalia delle fondazioni bancarie che incassano miliardi e pagano meno della Chiesa? 

Sempre piu' voci si rincorrono sul prossimo blackout planetario

Articolo di Paolo Franceschetti * Link

Premessa.
Ho deciso di scrivere questo articolo per parlare l’ennesima volta del blackout previsto per fine anno, per rispondere alle innumerevoli domande che mi giungono ogni giorno via facebook o per posta, sempre del seguente tenore: ma secondo te in quale data si farà? Ma alla fine il blackout ci sarà o no?


Le fonti della notizia e il problema di fondo.
Iniziamo col dire che l’idea di un blackout prossimo venturo non è un’idea mia o una teoria, ma una notizia ormai ufficiale che può essere tratta da diverse fonti.
Anzitutto la notizia parte dalla Nasa, che ha annunciato ormai da qualche anno il pericolo di una tempesta solare, che potrebbe bruciare tutti i generatori di corrente elettrica alternata. Una tempesta solare già ci fu nel 1859; le linee elettriche si interruppero per ore, e alle due di notte i testimoni dell’epoca raccontano che ci fu un chiarore come se fosse mezzogiorno; a quell’epoca però l’umanità non dipendeva come oggi dall’elettricità e quindi i danni furono quasi nulli. Attualmente invece un’ipotesi del genere significa una vera catastrofe; impossibilità di rifornirsi di benzina, impossibilità di scambiare merci con denaro per via del blocco di carte di credito, bancomat e altro, impossibilità di accedere ai conti correnti anche recandosi nella sede della banca, dato che oggi è tutto elettronico e automatizzato, impossibilità di reperire cibo nelle grandi città, blocco del traffico e delle telecomunicazioni.
La notizia è stata ripresa anche dai principali quotidiani, da Repubblica a Il Sole 24 ore, fino ai settimanali pseudo-scientifici come Focus.
Abbiamo poi un rapporto ufficiale dell’UE che sostanzialmente dice le stesse cose. E’ probabile per fine anno che una tempesta solare possa bloccare l’elettricità in tutto il mondo provocando un blackout globale. Questo il link dove è possibile prendere visione del documento:
http://ipsc.jrc.ec.europa.eu/fileadmin/repository/sta/docs/SWAD_OUTCOME_EUR.pdf
Le mie ricerche in proposito.
Voglio allora raccontare come sono arrivato ad avere la notizia del blackout e come mi sono convinto che la notizia sia più che plausibile.
Appresi la notizia l’anno scorso da un amico di Solange che, anni fa, aveva lavorato nei corpi speciali e nei servizi segreti. Non so bene come ebbe la notizia, ma so che è una persona della cui serietà mi fido ciecamente. Non mi fido invece assolutamente delle fonti da cui lui possa prendere le notizie, ritenendolo in questo senso una persona manipolata e manipolabile, e soprattutto non mi fido delle notizie che pervengono a noi (me e Solange) dato che spesso ho notato una tendenza a fornirci notizie false o depistanti da ambienti diversi, che hanno il solo scopo di farci perdere tempo, energie, e spesso credibilità, andando appresso a notizie assolutamente fasulle.
La prima cosa che feci fu quindi riflettere sulla possibilità che una notizia del genere fosse vera o meno, e se fosse plausibile che, nei piani dell’élite economico-finzianziaria che ci governa, un simile progetto possa essere funzionale ai piani perseguiti dalla sinarchia.
In effetti, pensai che una catastrofe del genere sarebbe perfetta per creare una situazione di emergenza che poi giustificherebbe leggi eccezionali di tipo restrittivo e la militarizzazione dei territori. Ora, dal momento che questo non farebbe che accelerare dei processi naturali che sono già instaurati, come la crisi finanziaria, le guerre inutili che ci sono quasi in ogni parte del pianeta, e la sistematica politica di distruzione delle culture cosiddette primitive, nonché le culture orientali e islamiche, in effetti mi parve che un blackout globale possa essere solo un modo per accelerare i processi di distruzione in atto ovunque.
Agli eunuchi psichici che leggendo questa affermazione rideranno dandomi del pazzo visionario, ricordo che un’élite che ha il coraggio di scatenare guerre in suolo islamico facendo un milione e mezzo di morti in Iraq, centinaia di migliaia in Afghanistan, che ha la faccia tosta di invadere la Libia raccontandoci la favoletta che lo fa per portare la democrazia, o per proteggere la cittadinanza civile dalle prepotenze di Gheddafi, può avere anche la faccia tosta di provocare un blackout globale attribuendo la colpa ad una tempesta solare.
In fondo, si tratterebbe di un altro 11 settembre, con la sola differenza che i morti sarebbero qualche milione in più.
Queste riflessioni le condividevo un giorno con un mio amico, Valerio, una persona intelligente ed appassionato di ogni genere di motori; nella sua vita ha lavorato anche ai gruppi elettrogeni svolgendo non ricordo quale mansione alla centrale di Montalto di Castro quando fu riconvertita da centrale nucleare in centrale termoelettrica.
Mi raccontò Valerio che il giorno del blackout generale che avvenne in Italia nell’estate del 2003 (quando la corrente andò via in alcune zone per oltre dodici ore), dopo qualche ora ebbe l’intuizione di prendere l’auto e fare un giro alla centrale di Montalto. Avendoci lavorato, Valerio sapeva che questa era predisposta per essere autosufficiente in caso di sospensione dell’energia elettrica per cause esterne. Quando vide che anche la centrale era spenta, capì che quell’evento era stato programmato dolosamente.
La TV e i giornali dettero ufficialmente la notizia della causa raccontando la favoletta di un albero che accidentalmente si era abbattuto su un cavo della corrente elettrica che trasportava energia dalla Svizzera all’Italia.
Dopo il racconto di Valerio, andai allora a reperire il rapporto stilato dalla commissione di esperti nominata dal governo in quel frangente per individuare le cause del disastro.
Il responso della commissione fu abbastanza confuso e individuò tutta una serie di possibili cause, ma concludendo anche che non era stato possibile effettuare altre indagini su alcuni aspetti di rilievo per i quali si richiedevano ulteriori approfondimenti.
Una cosa poi che mi ha colpito è che la storia del black out torna nelle previsioni di diversi personaggi. Da Padre Pio, che previde “tre giorni di buio per l’umanità”, alla Madonna di Medjugorje, a Paramahansa Yogananda, tutti prevedono per questo periodo una catastrofe, e in qualche caso (sto parlando di Swami Kryiananda, allievo di Yogananda) si è arrivati a indicare con esattezza “tre settimane di blackout totale”.
A queste riflessioni è seguita l’osservazione di diversi blackout in varie parti del mondo: California (5 milioni di persone al buoio nella città di Los Angeles, durato un intera giornata), India (due giorni di buio per 600.000 persone a fine luglio), Belgio (a settembre del 2011, un evento che ha bloccato anche i lavori del parlamento europeo che ha sede a Bruxelles).
Quello che mi ha sorpreso, in questi casi, è la spiegazione ufficiale data dai media: un errore umano, si è detto per il caso californiano e belga, senza spiegare di quale errore si trattasse.
Altra cosa che poi mi ha stupito, in questi anni, è vedere persone della più diversa estrazione culturale e sociale, pur senza avere le notizie e le fonti che ho io, dare per scontata un imminente catastrofe.
Un mio amico contadino, Moreno, mi disse tranquillamente che sì, lui da anni si aspetta una catastrofe, intuendola dai provvedimenti deliranti dell’UE in materia di agricoltura (in effetti l’UE ha effettuato una politica il cui unico fine, evidentissimo, era sfasciare l’agrocioltura e far abbandonare i campi ai contadini; pensiamo al provvedimento che chi lascia i campi incolti, alle quote latte, alla brevettazione dei semi, all’imposizione obbligatoria in tutto il mondo, da parecchi anni, di solo granoturco OGM rendendo antieconomico per gli agricoltori coltivare grano di buona qualità, ecc.). “Non c’è altra ragione per questi provvedimenti, se non il voler creare un giorno una situazione in cui la gente rimarrà senza prodotti della terra”. Per questo motivo non ha venduto la terra che ha, pur essendo di fatto antieconomica.
Un imprenditore che conosco, proprietario di alcuni supermercati, mi ha detto che ha stivato in casa centinaia di litri di acqua, perchè sa per certo che stanno per chiudere molti supermercati; il che, in alcune zone di città industriali, provocherà il caos, perchè esistono interi quartieri di città come Milano in cui non esiste più un solo negozio di alimentari.
Conclusioni. Il blackout ci sarà o no?
A questo punto rispondo alle due domande che mi fanno ogni giorno regolarmente su facebook o sulla posta elettronica.
Il blackout ci sarà o no? Non lo so e non sono in grado di prevederlo. Pur sperando di no, credo che difficilmente l’élite al potere potrà resistere ad un’occasione così ghiotta, come fare milioni di morti in pochi giorni e in tutte le parti del mondo, per accelerare il processo di crisi che porterà ad una sorta di dittatura globale e centralizzata. E’ pur vero che la situazione economica e finanziaria è talmente disastrosa che anche senza blackout potranno provocarsi lo stesso le conseguenze catastrofiche di una sospensione della corrente elettrica; se chiudessero le banche (quasi tutte prossime alla bancarotta) e i supermercati (la maggior parte dei quali è sull’orlo del fallimento, e grazie agli ultimi demenziali provvedimenti del governo Monti il loro fallimento si sta avvicinando a passi da gigante), il risultato sarà lo stesso: impossibilità di comprare beni di prima necessità e caos sociale.
In altre parole, non so se ci sarà un blackout o no, ma comunque presto verrà creata una situazione sociale molto simile, con la chiusura di banche e supermercati, gente alla fame e conflitti sociali violenti. L’importante, per chi comanda, è il fine. Il mezzo, in fondo, conta poco, e se con i recenti provvedimenti del governo Monti, almeno in Italia, si riuscirà a raggiungere l’agognato risultato di portare al caos l’economia, in fondo potrebbero anche rinunciare al blackout. All’estero ovviamente creeranno situazioni analoghe.
Quanto durerà? Non sapendo se e quando ci sarà non posso neanche sapere, ovviamente, la sua durata. Tuttavia non mi trovano d’accordo le pessimistiche previsione di alcuni che parlano di decenni di buio (come fa ad esempio il telefilm che è uscito di recente in America).
Penso infatti che ridurre il mondo ad un deserto dove regna l’anarchia, non sia il fine degli attuali governanti, i quali hanno bisogno del consenso popolare, di masse adoranti che li odiano ma che poi si prostrano ai loro piedi. Credo quindi che il blackout – se ci sarà – durerà qualche giorno, forse le tre settimane di cui parla Kryiananda, giusto il tempo di portare il caos, affinché la sinarchia possa riportare poi l’ordine.
Ordo ab chao, è uno dei motti della massoneria. E l’ordine sarà quel Novus ordo seclorum (Nuovo ordine mondiale) che è stampato anche nelle monete da un dollaro americane.
E la crisi, in fondo, la dobbiamo proprio a quel dollaro americano, cui ci siamo legati indissolubilmente a partire dagli accordi di Bretton Woods del 1944.
Era tutto scritto già nelle banconote. Bastava solo domandarsi il significato di quella frase; cosa che, credo, non ha mai fatto nessun cittadino europeo ma anche americano.
Conclusioni. Speriamo che l’evento non si verifichi, ma nel frattempo prepariamoci al peggio, facendo scorte di viveri e acqua, cercando per quanto possibile di vivere in campagna e di attrezzarci a vivere in modo autosufficiente e naturale, e preparandoci a cambiare tutti i parametri su cui eravamo soliti basare la nostra comoda vita.
Non necessariamente per stare peggio. Anzi…
Poscritto.
Finisco riportando la frase di un ufologo e studioso italiano, Roberto Pinotti. La riporto perché è di uno studioso su posizioni completamente opposte alla mia. Io sono un complottista spinto, lui è un anticomplottista e sminuisce la maggior parte dei fenomeni, compresi quelli ufologici, in forte contrasto con Corrado Malanga e Maurizio Baiata di cui io, invece, condivido le posizioni.
Questo è quello che scrive sulla sua bacheca facebook:
Vedo che, nel mio intervento precedente, da molti non sono stato capito. Purtroppo molta gente non legge i commenti e quindi mi è sempre più difficile comunicare poiché sicuramente verrò frainteso. Sarò quindi ancora più esplicito e schietto come mi sollecitava qualcuno, senza fare altri giri di parole. Io per mia natura non sono un cospirazionista; vi invito però a non farvi cogliere impreparati da qualsiasi evento possa accadere indipendentemente da chi o cosa lo faccia accadere: guerre, crisi, carestie, tempeste solari sono solo alcuni degli scenari possibili. Pensate a voi, ai vostri cari, alla vostra conoscenza, alla vostra cultura. Difendeteli e attingete forza da essa! Alcuni eventi, secondo me, gravi, ci saranno e non saranno contenibili. Ritengo che chi non sarà preparato verrà lasciato indietro e quindi questi eventi saranno positivi poiché indurranno un cambio generazionale e provocheranno una diffusa consapevolezza che il sistema attuale non è quello corretto. Signori, consentitemi una battuta: siamo a scadenza, come le mozzarelle !

Signori, forse non riesco a spiegarmi. Ricordatevi che prima di essere un ufologo sono un sociologo. Non pensate a invasioni aliene; i problemi sul tappeto sono molto ben terrestri. Quando vi esorto a prepararvi vi invito a fare soprattutto uno sforzo mentale. Non e’ affatto certo che un domani avremo uno stato sociale come quello attuale. Prepararsi vuol dire non dare nulla per scontato e capire prima di tutto questa cosa: il mondo puo’ cambiare.

 


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