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Etna: avvistati numerosi bagliori sulla sommita', possibile nuova eruzione?


CATANIA -A testimoniare di una possibile nuova attività del vulcano Etna, ci sono le immagini, girate prima di tutto dagli abitanti della provincia di Catania, che non vanno a dormire, né iniziano la giornata, senza aver osservato il gigante da lontano ogni giorno, per vedere se si è risvegliato.
L’utente “antonioetna”, ha confermato in questi giorni l’avvistamento ripetuto di bagliori, in corrispondenza della bocca nuova del vulcano, ovvero la fessura eruttiva a ridosso della bocca centrale.
E’ la stessa apertura del cono, individuata dai geologi dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), in cui si sono manifestati tutti i fenomeni eruttivi recenti dell’Etna.
Avvistamenti di bagliori continui sono stati riferiti ieri anche da altri utenti a Misterbianco. Qui le immagini del fumo e del rosso incandescente che si scorgono in lontananza, guardando l’Etna.
l'altro Ieri 2 scosse sismiche si sono verificate al largo della Sicilia, una in corrispondenza del Mar Ionio con magnitudo 4.7 della scala Richter e l’altra nelle isole Lipari, poco distante da Messina, con intensità pari a 4.1 ma ad una profondità maggiore.
Nei giorni scorsi, i sismografi dell’Ingv attivi nella zona del vulcano hanno registrato molti movimenti tellurici, circa 40 scosse dalla fine di giugno in provincia di Catania, la più forte con magnitudo 3.2. Forse è in arrivo, come le molte voci che girano in rete in questi giorni continuano a sostenere, una nuova eruzione?

Scossa di terremoto nel Pacifico tremano le isole Vanuatu!

Un terremoto di magnitudo(MW) 6.3 è avvenuto alle ore 04:28:25 italiane del giorno 06/Luglio/2012 (02:28:25 06/Lug/2012 - UTC). 
Il terremoto è avvenuto nel distretto sismico: Vanuatu Islands ad una profondita' di 157 km. L'epicentro localizzato  a 51 km a NE dalla localita' di Port olry.Vanuatu e' costituita da un sistema di sole che si trova nel Pacifico ad est dalla costa australiana che sorgono lungo il confine tra la placca del Pacifico e quella australiana regione caratterizzata da un intensa attivita' sismica.

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L’America brucia. I roghi nel Colorado filmati dallo spazio. Video

Di Maria Ferdinanda Piva – Fonte: Blogeko
L’America brucia, e brucia davvero. La Nasa ha diffuso il video girato dalla Stazione spaziale internazionale mentre sorvolava l’Ovest degli Stati Uniti e in particolare il Colorado in cui da molti giorni sono in corso colossali incendi favoriti dal caldo e dalla siccità.

Lo spettacolo è terrificante: non trovo un altro aggettivo. Il video è di ieri, le ultime notizie registrano i primi successi nel rallentare e contenere la marcia dei roghi. Tuttora ce ne sono comunque diversi in corso.


Io continuo a chiedermi cosa ne sarà dei raccolti negli Usa – un colosso dell’agricoltura mondiale – e a come ne risentirà il prezzo delle derrate alimentari: il problema primo non sono (tanto) gli incendi, ma il caldo e la siccità davvero notevoli.
I cambiamenti climatici innescati dalle attività umane provocano sia l’aumento delle temperature sia l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi. Gli scienziati lo dicevano da trent’anni, adesso davvero possiamo tutti constatare.
Oltre a questo, l’uomo è responsabile di altri due fattori che contribuiscono all’aumento dei grandi incendi americani registratosi negli ultimi decenni: ci sono sempre più turisti, e dunque sempre più occasioni perchè scintille si sprigionino in mezzo ai boschi, mentre manutenzione e pulizia dei boschi stessi sono pratiche cadute in disuso da una trentina d’anni.
Lo spiega bene un blog del Washington Post. Se invece volete guardarvi in diretta le immagini riprese dalla Stazione spaziale internazionale mentre sorvola la Terra, ecco il link.




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Attivita' solare: altro flare solare diretto verso la Terra!

5 luglio 2012 - Aggiornamento attivita' solare: La turbolenta regione attiva Sunspot AR1515 continua ad essere protagonista sulla superficie solare scatenando nelle ultime 24 ore una serie di brillamenti solari di classe M.l'ultimo in ordine di tempo e' avvenuto questa mattina intorno alle 11:44 UTC un flare di classe M 6,1 che ha generato una nube di plasma solare diretta verso la Terra,la sonda della Nasa SDO Solar Dynamic Observatory ne ha registrato la sequenza che vi proponiamo in questo video che segue,restate sintonizzati per aggiornamenti...

Nuovo Reperto Maya Conferma Il 21 Dicembre 2012 Come Fine Del Calendario


Un nuovo testo Maya è emerso dalle giungle del Guatemala, confermando la cosiddetta "data finale" del calendario, il fatidico 21 dicembre 2012.

Considerato uno dei più significativi geroglifici trovati negli ultimi decenni, l'iscrizione vecchia di 1300 anni. contiene il secondo riferimento noto alla "data finale", ma non prevedere la fine del mondo.

"Il testo parla di storia antica e politica piuttosto che profezie e disastri" ha detto Marcello A. Canuto, direttore della Tulane American University per il Medley Research Institute, ha detto.

Intagliata su una scala in pietra, l'iscrizione è stata trovata presso le rovine di La Corona, nella fitta foresta pluviale del nord-ovest del Guatemala, da un team internazionale di archeologi guidati da Canuto e dal collega Tomás Barrientos della Universidad del Valle de Guatemala.

Gli archeologi hanno fatto la scoperta, dopo che hanno deciso di scavare davanti a un edificio che era stato gravemente danneggiato circa 40 anni fa da saccheggiatori in cerca di pietre scolpite e tombe.

"Sapevamo che avevano trovato qualcosa di importante, ma abbiamo anche pensato che potevano aver lasciato qualcosa" ha detto Barrientos.

In effetti, gli archeologi non solo hanno recuperato 10 pietre con geroglifici, ma anche qualcosa che i saccheggiatori hanno perso, un testo incontaminato, su una serie di 12 pietre squisitamente intagliate ancora nella loro posizione originale.

In combinazione con i blocchi, i saccheggiati, la cui scala originale aveva un totale di 264 geroglifici, lo rende uno dei più lunghi testi antichi Maya conosciuti e il più lungo trovato in Guatemala.

Secondo David Stuart, direttore del Centro Mesoamerica dell'Università del Texas a Austin, che ha decifrato i geroglifici, l'iscrizione scalinata registra 200 anni di storia di La Corona.

56 geroglifici sono stati delicatamente scolpiti nella pietra e fanno riferimento al 2012, commemorando la visita reale a La Corona (che gli antichi Maya chiamato Saknikte) da parte del sovrano Yuknoom Yich'aak K'ahk' dalla capitale Maya di Calakmul, il 29 gennaio del 696 dC

Conosciuto anche come Fuoco Claw o Zampa di Giaguaro, Yuknoom Yich'aak K'ahk 'aveva subito una sconfitta militare, l'anno prima, durante una guerra con il vecchio rivale Tikal a Calakmul (si trova nella moderna Peten, in Guatemala).

"Gli studiosi avevano ipotizzato che il re Calakmul fosse morto o fosse stato catturato in questo scontro, ma questo nuovo testo straordinario da La Corona ci dice il contrario", ha detto Stuart.

Sulla scia della sconfitta, il sovrano Maya ha visitato La Corona e gli alleati di fiducia per dissipare i loro timori dopo la sua sconfitta.

Secondo gli archeologi, il 2012 di riferimento sarebbe stato una mossa politica da parte del re Calakmul, che ha voluto rassicurare i popoli La Corona dopo la sconfitta subita.




La chiave per comprendere il riferimento al 2012 è un titolo unico che il re ha dato di se stesso, hanno gli archeologi.

Nel testo, si definisce il "13 K'atun signore", il re che ha presieduto e celebrato una conclusione importante del calendario Maya, il 13 K'atun, ciclo del calendario, nell'anno 692.

Al fine di vantare se stesso ancora di più e mettere il suo regno in un ambiente eterno, il re Maya si è collegato in avanti nel tempo a quando il prossimo periodo superiore del calendario Maya, avrebbe raggiunto lo stesso numero 13 il 21 dicembre 2012.

"Questo era un momento di grande agitazione politica nella regione Maya e questo re si sentì obbligato ad alludere ad un ciclo più ampio di tempo che succede alla fine nel 2012", ha detto Stuart.

La scoperta è coerente con l'unico altro riferimento alla data del 2012 presente nelle antiche iscrizioni Maya, il Monumento 6 di Tortuguero, in Messico.

"Questo testo ci mostra che in tempi di crisi, gli antichi Maya hanno usato il loro calendario per promuovere la continuità e la stabilità, piuttosto che prevedere l'apocalisse", ha detto Canuto.


Foto 1 e 2
Il principe Calakmul è raffigurato durante una visita a La Corona 696. Credit: David Stuart;

Una delle pietre intagliate recuperate dagli archeologi. Credit: David Stuart.

Traduzione E Adattamento A Cura Di Arthur McPaul

Fonte:http://news.discovery.com/history/maya-long-count-calendar-end-date-120629.html
Tratto da:http://nemsisprojectresearch.blogspot.it/search?updated-max=2012-07-02T12:02:00-07:00&max-results=4
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Siamo greci e non ce lo dicono!

DI VALERIO VALENTINI
byoblu.com

C’è una legge molto elementare che vige in medicina: accertato l’avvenuto decesso, è inutile somministrare al paziente altre cure.
 Parto dalla medicina perché quella del malato e della cura è una metafora fin troppo abusata dai tecnici del governo: loro i curatori (fallimentari) e l’Italia il malato terminale. Però provo a proporne una lettura diversa: il malato in questione, quello che loro pretendono di rianimare, non è affatto lo Stato Italiano, quanto piuttosto il modello di sviluppo fondato sul capitalismo bancario. È quello il paziente che hanno intenzione di far resuscitare. Resuscitare, non "guarire", perché trattandosi di cadavere non è possibile usare altro termine.



Le bozze della famigerata “spending-review”, ideata da super-tecnici nominati da normo-tecnici, prevedono il blocco degli stipendi fino al 2014 sulla base di quelli ricevuti nel 2011; la riduzione delle assunzioni del 20% tra il 2012 e il 2014, che salirà al 50% nel 2015 e al 100% dal 2016 (tanto per favorire l’auspicato ricambio generazionale, vero ministro Fornero?); il taglio del 10% dei dipendenti e del 20% dei dirigenti; le ferie obbligate nelle settimane stabilite dal governo (senza tra l’altro la possibilità di vedersi pagati i giorni di ferie non goduti); e, tra le tante genialate, il taglio dei fondi per sanità e università. Senza contare le altre misure già prese dal governo nei mesi precedenti, tipo l'abbattimento dei diritti dei lavoratori o lo scherzetto agli esodati (a proposito, caro ministro Fornero, aspettiamo tutti, con viva e vibrante curiosità, i dati non “parziali” e non “fuorvianti”). La "spending review" doveva insomma tagliare le spese inutili, invece taglierà posti di lavoro, ferie, scuole e ospedali. Siamo come la Grecia, ma non lo sappiamo neppure.

Si dice: questo è un governo tecnico, che deve realizzare delle riforme impopolari che nessun governo politico avrebbe né il coraggio né l’interesse di fare. Ma la questione non va posta in questi termini. I procedimenti del governo Monti non sono sbagliati perché impopolari, sono sbagliati perché inutili. Anzi peggio: sono proprio dannosi. Perché rispondono ad una logica suicida, che permette a questo sistema di continuare ad operare anche da morto. Ed è un sistema che “produce deficit”: cioè ha bisogno che gli vengano fornite più energie di quelle che poi riesce a restituire. Un esempio? I governi europei si indebitano con la BCE per convincerla ad emettere nuovo denaro e a concedere prestiti agevolati all’1% alle banche dei vari Paesi. Poi chiedono a quelle stesse banche di comprare i propri titoli di Stato per non essere sommersi dal debito. E se le banche non li comprano? La soluzione è presto trovata: costituire una sorta di cassa comune europea – il tanto famigerato Scudo Anti-Spread – affinché la BCE compri i buoni del tesoro di quegli Stati che sono sotto il mirino della speculazione finanziaria. Solo che, per costituire quella cassa comune, gli Stati sono costretti a versare altri soldi: dunque, ancora una volta, ci indebitiamo per tenere sotto controllo il nostro debito. Roba da esaurimento nervoso.

Nel frattempo, oggi ci tolgono i diritti sindacali, domani ci abbassano gli stipendi, dopodomani aumentano le accise sulla benzina. E noi accettiamo tutto con l’illusione che fare questi sacrifici, in fondo, ci convenga. E invece ci sveniamo per versare il nostro sangue in un colabrodo, senza chiederci quand’è che basta: quando decideremo che avremo rinunciato ad un pezzo abbastanza grande della nostra felicità e della nostra libertà da non volerne cedere oltre? Qualcuno ci ha spiegato le regole del gioco? Continuiamo ad accettare questa austerità a tempo indeterminato, senza tuttavia comprendere né domandare circa l’obiettivo che intendiamo perseguire coi nostri sacrifici.

Se proprio i sacrifici vanno fatti, che almeno servano a costruire un nuovo modello di vita, radicalmente diverso, con fondamenta nuova e una grammatica completamente modificata. Soluzioni facili non ce ne sono, né bacchette magiche. Ma, Perdio!, è arrivato il momento di discutere delle soluzioni che vogliamo adottare. Si può costruire un’economia più sana, su scala più ridotta? Si può ridurre lo sfruttamento delle risorse, evitando di smangiucchiarsi la Terra un morso dopo l'altro? Si può riscrivere una carta costituzionale attraverso la partecipazione di milioni di persone? Si può evitare di affidare la gestione dei nostri diritti a istituzioni assenti e lontane migliaia di chilometri, misurate in anni-luce e in anni-welfare?

Non che tutto questo sia fattibile nell’immediato, certo. Ma forse converrebbe farsi domande del genere, ogni volta che qualcuno si prende un’altra libbra dalla nostra carne, anziché starnazzare impanicati come un branco di anatre che si fingono minacciose, per poi tornare all’ordinario indulgere al nostro confortevole nulla quotidiano.

Valerio Valentini
4.07.2012
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Vaticano: Stato senza privacy, controllo totale della gendarmeria tramite chip Rfid

di Pino Nicotri

Di recente, nella palazzina della Gendarmeria hanno costruito quattro nuove celle, come se, dopo il “corvo” Paolo Gabriele, in gabbia debbano finirci altri suoi complici. Vale la pena rivelare, in una indagine che per vari motivi è destinata al binario morto, l’uso della tecnologia più avanzata per seguire in tempo reale tutti gli spostamenti del maggiordomo del papa, e non solo i suoi, dentro e fuori il Vaticano. Dove, dal 2007 è in vigore un sistema di controllo molto capillare su chi ci vive, su chi ci lavora e su chiunque ci entri per qualunque altro motivo. 

Un sistema di controllo degno di Orwell. La faccenda è molto poco nota, ma merita un approfondimento. Ai tempi di papa Wojtyla il cardinale Edmund Kasimir Szoka, allora presidente del Governatorato, introdusse nuove norme per la circolazione all’interno del Vaticano. Norme che vietavano a qualsiasi veicolo l’attraversamento dello Stato. Per esempio, se si voleva andare dalla sede dell’Osservatore Romano alle Comunicazioni Sociali non si poteva più farlo percorrendo il territorio vaticano, ma si doveva uscire dal minuscolo Stato passando per Porta Sant’Anna e rientrando per l’ingresso del Perugino dal lato della Porta Cavalleggeri. La misura venne presa perché durante la sua ora quotidiana di jogging il cardinale Szoka aveva rischiato di essere investito da un’auto. 

Il provvedimento, però, irritò molto l’allora cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, tanto che con un gruppo di monsignori e vari dipendenti un giorno forzò il blocco sfidando i gendarmi. Da qual giorno i due cardinali cominciarono a odiarsi (ammesso che non si odiassero già prima…). Indispettito, Szoka alzò la posta decidendo di mettere il naso nella sicurezza del piccolo Stato: diede infatti l’incarico alla Gendarmeria di preparare uno studio che riguardasse un sistema di sicurezza e di controllo globale di tutte le persone che si trovassero a qualsiasi titolo in territorio vaticano. Un’altra bella soddisfazione per la Gendarmeria, tornata a chiamarsi così dopo che Paolo VI aveva deciso di ribattezzarla con il nome di Vigilanza Vaticana. 

Lo studio, però, si incagliò sui banchi di sabbia della Segreteria di Stato. Usciti di scena prima Szoka e poi Sodano, il progetto venne rispolverato dal cardinal Tarcisio Bertone, con l’appoggio di papa Ratzinger, e dal nuovo comandante della Gendarmeria Domenico Giani, ex ufficiale della Finanza e dotato di ottimi contatti con vari servizi segreti, quanto meno italiani. La messa a punto del progetto ha comportato l’assunzione nel 2007 di 30 nuovi gendarmi, sottoposti ad un addestramento massacrante di tipo militare presso le strutture dei nostri carabinieri. I gendarmi vengono fatti marciare quotidianamente nelle strade del piccolo Stato in tenuta da combattimento e antisommossa, con in bella mostra pistole di grosso calibro da guerra. 

Vengono inoltre addestrati periodicamente al poligono di tiro e frequentano vari corsi. Compreso quello di una settimana per imparare ad ammanettare a regola d’arte un uomo anche nelle condizioni più sfavorevoli. I nuovi gendarmi sono obbligati a risiedere per due anni nella caserma della Gendarmeria in Vaticano e possono usufruire solo di licenze brevi. Inoltre quando non sono in servizio non possono vestire in borghese, ma devono indossare una T-shirt blu con il simbolo molto appariscente della Gendarmeria. 

 Dal 1 luglio 2007 tutti coloro che entrano in Vaticano sono muniti di un tesserino contenente un RFID (Radio Frequency Identification), cioè un microchip che riceve e invia informazioni a un elaboratore centrale che potrà facilmente incrociare i dati. Per i dipendenti vaticani il tesserino serve come tessera di riconoscimento, tessera annonaria, tessera carburante, bancomat IOR e infine anche come libretto sanitario. Poiché in Vaticano non esiste nessuna norma sulla privacy, né alcuna legge che tutela i lavoratori dal controllo del datore di lavoro, l’incrocio dei dati consente per esempio di sapere che cosa compra un dipendente al supermercato, quanto spende, cosa ha acquistato e con quale frequenza in farmacia e nei magazzini del Governatorato. Il microchip del tesserino permette però anche di controllare se si esce dal Vaticano per andare al bar o altrove. Tutti i movimenti all’interno dello Stato sono ossessivamente registrati e controllati.

Si potrà sapere con chi ci si è incontrati, dove e per quanto tempo. Questo controllo vale per tutti, cardinali e vescovi compresi. E naturalmente è valso anche per Paolo Gabriele. Da notare che il tesserino col microchip non è concesso e gestito dai vari dicasteri (APSA, FAS, IOR ecc.), come i vecchi tesserini, ma unicamente dalla Gendarmeria. Inoltre, poiché non esiste una legge sulla privacy, non esiste il diritto di sapere dove sono depositati i dati delle singole persone, chi li tratta, per quanto tempo saranno conservati, a chi saranno eventualmente ceduti, ecc. Nessuno potrà essere tutelato dall’eventuale sfruttamento di questi dati anche per controllare l’attività lavorativa.

Infine, attraverso le nuove tecnologie, come i rilevamenti satellitari e le reti di rilevamento terrestri, si può essere seguiti passo passo in tutto il mondo. A onor del vero molti hanno già imparato i vari trucchi per bloccare il microchip, il più semplice dei quali è lasciarlo fermo in qualche posto oppure schermarlo con apposite buste come quelle usate per proteggere le pellicole dai controlli aeroportuali. Se, però, il microchip resta fermo a lungo o sparisce, la Gendarmeria si insospettisce. Il che è pericoloso. In Vaticano infatti non vale la norma basilare accettata da tutti gli Stati moderni, in base alla quale nessuno può essere accusato di un reato se non in virtù della legge.

Si può essere arrestati o licenziati senza sapere perché, non in base ad una norma precisa. Per esempio, si può essere licenziati in virtù del fatto che la Gendarmeria o la Segreteria di Stato ritengono che non è stato fatto un uso corretto del tesserino. Qualsiasi indagine giudiziaria, compresa quella su Paolo Gabriele, avviene senza le garanzie di legge esistenti in Italia, ma in base a regole del 1889 e i dati ricavati dal microchip RFID del tesserino possono essere utilizzati in modo arbitrario. “Ma tutto questo è un colpo di Stato strisciante!”, ha reclamato nel 2007 più di un prelato e qualche dipendente. Tutto inutile. La orwellizzazione della cosiddetta Santa Sede è andata avanti lo stesso. Ne ha fatto le spese in modo clamoroso il maggiordomo del papa. Ma non è affatto detto che prima di lui non ne abbiano fatte le spese in modo silenzioso altri.

 


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