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Baja California: 200 metri di spiaggia scompaiono in una notte!

Un episodio incredibile ha interessato qualche settimana fa, la notte tra sabato 25 e domenica 26 marzo, la spiaggia di Los Frailes, nel sud della Baja California, in Messico: oltre 200 metri di spiaggia sono sprofondati in mare a oltre 100 metri di profondità! Il tutto è successo all’improvviso, nella notte, in quanto al tramonto della sera prima la spiaggia è stata com’era sempre stata mentre poi all’alba i pescatori e i residenti locali si sono accorti dell’incredibile accaduto, che da settimane ha mobilitato esperti di tutto il mondo nella zona. Sono scomparse circa 13.000 tonnellate di sabbia, un fenomeno chiamato “cascata di sabbia” che è allo studio degli scienziati.
Il tutto è accaduto nella zona protetta di Cabo Pulmo National Park, dove d’estate ci sono migliaia di bagnanti e se fosse accaduto in quei momenti, sarebbe stata una tragedia.
La cosa più incredibile, è che il “collasso” è accaduto anche sott’acqua e che a pochissimi metri dalla battigia la profondità del mare è diventata di 140 metri in una sola notte!
I turisti sono avvertiti del rischio e in tutte le spiagge intorno a Los Frailes sono stati installati dei cartelli che invitano chiunque a non  andare in spiaggia, che è comunque transennata.
Qualcuno ha associato questo fenomeno a una serie di piccole scosse sismiche verificatesi nella zona proprio in quella notte, ma su quest’aspetto gli esperti stanno ancora facendo studi e analisi per capire se è possibile che i terremoti abbiano provocato quest’evento, oppure se sia stato lo sprofondamento, dovuto a chissà quale altra causa, a determinare lievi movimenti tellurici.
E’ comunque stata esclusa ogni pista di natura “antropica”, e tutti sono convinti si tratti di un fenomeno naturale.
Un vero e proprio mistero.




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Nasa: registra una delle esplosioni solari piu' spettacolari degli ultimi anni!

18 aprile 2012 - SPACE - Una grande esplosione e' stata osservata sul lembo nord orientale del Sole, l'evento avvenuto intorno 17:45 UT del 16 aprile scorso,ha prodotto una delle esplosioni più spettacolari degli ultimi anni. Il Solar Dynamics Observatory (SDO) della Nasa ha registrato l'esplosione a lunghezze d'onda ultraviolette estreme. L'esplosione, classificata di livello M1.7 sulla scala dei brillamenti solari,fortunatamente non e' diretta verso la Terra. Gli analisti del laboratorio Goddard Space Weather hanno analizzato la traiettoria della nube di plasma ed hanno scoperto che colpirà la sonda STEREO-B della NASA , il telescopio spaziale Spitzer, ed il rover Curiosity in rotta verso Marte. I pianeti Venere e Marte potrebbero ricevere un colpo di striscio. - SpaceWeather.com 

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Grecia: Il bacino vulcanico di Santorini sta mostrando segni di risveglio!


(AGI) Washington - Secondo i ricercatori del Georgia Institute of Technology Il bacino vulcanico di Santorini sta mostrando segni di risveglio,strumenti di ricerca satellittari suggeriscono che un accumulo di 14m cubi di lava ad una profondità di 5 chilometri è avvenuto tra settembre e gennaio scorso. 
Ampiamente propagandato dagli accademici come la causa della scomparsa della civiltà minoica, ciò che resta del vulcano - e' un piccolo arcipelago - ultimo testimone di una imponente e remota attività geologica. nel gennaio del 2011. Dopo aver pubblicato le sue scoperte sull'ultimo numero di Geophysical Research Letters, dell'Istituto Andrew Newman afferma: "la nostra ricerca dimostra che l'accumulo di lava all'interno della camera magmatica sotterranea sta accelerando",questo pero' non e' un indicazione precisa di un'imminente eruzione, può causare eventi vulcanici minori , come fuoriuscite di ceneri, frane e anche fenomeni di tipo tsunami. . 
È un'isola vulcanica, originariamente circolare, con una laguna marina interna ed un ampio cratere, posto circa 8 km a nord-est dalla costa interna proprio al centro della laguna. L'acqua del mare penetrava attraverso l'unica via d'accesso ai porti interni, delimitata ai lati da due scogliere. Fu sventrata in parte da un'apocalittica eruzione del vulcano avvenuta intorno al 1627 a.C. (datazione stabilita da Manning, nel 2006, attraverso accurate analisi al C14 e dendrocronologiche) ed invasa successivamente quasi del tutto dal mare. Fu la più imponente eruzione avvenuta in Europa in epoca storica, che ebbe conseguenze devastanti per la civiltà minoica, e fu la principale causa dell'inizio del suo declino completo, di cui abbiamo testimonianze a Thera; secondo i più recenti studi, l'eruzione del vulcano provocò dapprima una pioggia di pomici e ceneri, poi piovvero massi più grossi ed infine la caratteristica pomice rosa che ha reso celebre l'isola. Quindi il vulcano esplose: un getto di materiali compressi e di gas surriscaldati raggiunse la stratosfera ad una velocità di 2000 Km/h facendo udire i suoi boati dall'Africa alla Scandinavia, dal Golfo persico a Gibilterra. Le ceneri furono sparse per molti chilometri e trasformarono il giorno nella notte più cupa e alterarono, probabilmente, albe, tramonti e condizioni meteorologiche. La violenta esplosione di magma svuotò il gigantesco bacino magmatico sottostante l'isola, provocando il crollo dell'edificio vulcanico; miliardi di metri cubi d'acqua si precipitarono nell'abisso incandescente: la repentina vaporizzazione dell'acqua scatenò una serie di esplosioni titaniche (fenomeni piroclastici) che scardinarono ciò che restava dell'isola, sollevando immense ondate alte fino a 60 metri, originando uno tsunami che raggiunse la costa settentrionale di Creta con onde alte fino a 20 m devastando tutti i villaggi di quella zona.

I Terremoti collegati tra loro, uno tira l'altro.

A volte la Terra sembra svegliarsi da un sonno profondo, scossa da tremori che rimbalzano da un luogo all’altro del pianeta. Il 29 settembre 2009, per esempio, alle 19:48 ora italiana, un terremoto di magnitudo 8.1 ha scosso le isole Samoa, nell’oceano Pacifico, causando decine di vittime e generando un violento tsunami che ha attraversato tutto l’oceano. Sedici ore dopo, un altro violento sisma (magnitudo 7.6) ha colpito l’area meridionale di Sumatra, a circa 10 mila km di distanza, provocando centinaia di morti. Poi è stata la volta delle isole Vanuatu, a 2 mila km da Samoa nella stessa direzione di Sumatra, colpite da un sisma di magnitudo 7.3, cioè simile a quello d’Abruzzo. 
Abbastanza simile il caso del terremoto a Sumatra (11 aprile 2011) seguito 2 giorni dopo da un piccolo sisma a Palermo (leggi approfondimento).
Quale filo lega questa sorprendente sequenza di eventi? È possibile che un sisma in Turchia, per esempio, possa provocarne uno in Italia? E si può arrivare, almeno in casi come questi, a prevedere l’arrivo di un terremoto e quindi a evacuare la popolazione nelle aree interessate? 


Nuove ipotesi 
Fino a una decina di anni fa, la risposta dei geologi a queste domande era una sola: assolutamente no; non c’è alcun nesso tra terremoti che si verificano in luoghi così diversi, perché ogni sisma è un evento a sé, scollegato da ogni altro. Più precisamente, non ci sono connessioni tra terremoti che avvengono su faglie (cioè grandi fratture del terreno) diverse. I terremoti, infatti, si formano perché la crosta terrestre è divisa in grandi zattere, le “placche tettoniche”, che si spostano lentamente nel corso dei millenni generando tensioni nelle zone di contatto: sono queste tensioni a causare i terremoti. Già da tempo si sa che i sismi intensi generano repliche di minore intensità lungo la stessa faglia; ma fino a una decina di anni fa si riteneva impossibile che faglie diverse “si parlassero”, ossia che un terremoto avvenuto su una faglia potesse provocarne un altro in un’altra faglia. 

Spostamento di energia 
Ora, invece, si sospetta che ciò possa accadere. Da questo punto di vista, una delle aree più interessanti del pianeta è la faglia nord anatolica, in Turchia. Questa lunga frattura, che si estende per circa 1.200 km dal Caucaso al Mar Egeo, infatti, è composta da molte faglie che, secondo le teorie tradizionali, non dovrebbero “comunicare” tra loro. I terremoti in questa zona, in altre parole, dovrebbero avvenire in modo del tutto casuale, come se l’epicentro di ogni scossa fosse deciso con un lancio di dado. Invece i 9 terremoti intensi (magnitudo superiore a 7) che si sono susseguiti nell’area dal 1939 al 1999 si sono spostati con regolarità nel tempo da oriente verso occidente: segno che non avvenivano a caso, ma che erano collegati tra loro. Come? 
Secondo Ross Stein, geologo dell’Usgs (il Servizio geologico americano) e pioniere di questi studi, l’energia prodotta da un sisma in questa zona si riversa via via più a ovest, aumentando lo stress nelle faglie vicine, che successivamente provocano altri terremoti. «Di solito, quando una faglia si muove producendo un sisma, riduce lo stress che si è accumulato al suo interno, ma lo aumenta in un altro luogo» spiega Stein. 

Se fosse vero, i sismologi avrebbero un mezzo in più per calcolare il rischio sismico: un terremoto in una zona potrebbe in alcuni casi far aumentare il rischio che un altro sisma avvenga in una zona adiacente. Secondo il ricercatore, infatti, alcune faglie possono mettersi in movimento se sono colpite da pressioni non superiori a quella di uno pneumatico. 

Spostamento di stress 
Uno dei terremoti più studiati in tal senso è quello avvenuto a Landers, in California, il 28 giugno 1992, di magnitudo 7.3. Tre ore dopo si verificò un sisma di magnitudo 6.5 a Big Bear, a 45 km di distanza… Una semplice scossa d’assestamento? No, perché Big Bear, anche se è vicino a Landers, si trova su una faglia diversa: secondo le vecchie teorie, quindi, tra i due terremoti non poteva esserci alcun legame. E invece i calcoli al computer hanno dato ragione alle teorie di Stein: il primo terremoto avrebbe fatto aumentare lo stress delle rocce proprio nell’area di Big Bear. 
Approfondendo questa ipotesi, Tom Parson, anch’egli del servizio geologico Usa, ha calcolato che un centinaio di terremoti con magnitudo superiore a 7, succedutisi in un arco di tempo di 25 anni, avrebbero innescato circa 1.200 terremoti più leggeri (magnitudo superiore a 5) nel raggio di 250 km dall’evento principale: queste scosse, insomma, non si potevano considerare semplicemente “di assestamento”, ma piuttosto, in accordo con la visione di Stein, una conseguenza dello spostamento degli stress delle rocce da un luogo all’altro. «L’energia rilasciata da un sisma può propagarsi anche per migliaia di km» aggiunge Thomas Henyey, geologo presso l’Università della Southern California di Los Angeles. «Il terremoto del 2002 di magnitudo 7.8 che colpì la faglia Denali in Alaska, per esempio, fece sussultare la faglia Wasatch nello Utah, così come alcune faglie di Yellowstone». 


Da Sumatra alla California 
A dar manforte alle teorie di Stein ci sono anche gli studi di Taka’aki Taira, dell’Università della California a Berkeley, il quale da anni concentra le sue ricerche lungo la faglia di San Andreas. Questa complessa frattura degli Stati Uniti è la più studiata e controllata del pianeta, al punto che numerosi sismometri ne seguono ogni più piccolo tremore anche a migliaia di metri sotto la superficie terrestre. «Le ricerche degli ultimi anni» spiega Taira «avevano messo in luce che i terremoti all’interno della faglia avvengono con frequenze ben definite, ma dopo il sisma di Sumatra del 2004 abbiamo notato che la frequenza dei sismi è aumentata, anche se è diminuita la loro magnitudo». Secondo Taira, dunque, le onde sismiche provenienti da Sumatra avrebbero scosso le falde acquifere della zona, facendo confluire acqua all’interno delle fratture sotterranee della faglia di San Andreas, con l’effetto di lubrificarle: per questo gli stress accumulati nella faglia sarebbero poi stati rilasciati più frequentemente con sismi a bassa intensità. 

Rocce alterate 
«Le prove che, almeno a livello locale, vi sia una relazione tra sismi sono così ampie che l’idea è sempre più accettata dalla comunità scientifica» commenta Antonio Piersanti, dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «Ora si sta cercando di capire come avviene tale relazione ». Una possibilità, secondo Piersanti, è che ci sia semplicemente un trasferimento di energia, secondo lo schema originario di Stein (come sembra che stia avvenendo in Turchia). Un’altra possibilità è che, in alcuni casi, sia importante il ruolo dell’acqua nelle faglie, come suggeriscono gli studi di Taira in California. In altri casi ancora bisognerebbe considerare come le rocce si modificano quando sono attraversate da onde sismiche... «Tutto questo, però, è assai difficile da trasformare in modelli matematici» commenta Piersanti. Dunque è ancora troppo presto per sfruttare queste conoscenze per poter prevedere i terremoti. 

E da noi? Nessuna prova 
E in Italia? «Da noi non ci sono prove dirette di relazioni tra terremoti in faglie diverse» dice Piersanti. «Ma questo, forse, non tanto perché non esistono, ma perché è assai difficile rilevare queste interazioni in modo scientifico. Relazioni lungo la stessa faglia per riversamento di energia, invece, sono state rilevate, perché più semplici da mettere in evidenza. Il terremoto dell’Irpinia, per esempio, viene oggi spiegato come un fenomeno legato a una faglia che si ruppe in 2 o 3 punti diversi a breve distanza di tempo». Per il resto, mancano coincidenze sismiche interessanti e studi approfonditi. Tornando alla recente e impressionante sequenza di terremoti a Samoa, Sumatra e isole Vanuatu, invece, è probabile che una connessione effettivamente ci sia, anche se finora nessuno è stato in grado di dimostrarlo. Perché l’analisi di questi fenomeni dura molti mesi. E non c’è da stupirsi: lo studio di come i terremoti “parlano” tra loro è appena cominciato.

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Nello schema, il modo in cui, secondo recenti studi, il terremoto di Sumatra del 2004 ha alterato l’attività sismica in California.
Nello schema, il modo in cui, secondo recenti studi, il terremoto di Sumatra del 2004 ha alterato l’attività sismica in California.

Da Sumatra alla California 

A dar manforte alle teorie di Stein ci sono anche gli studi di Taka’aki Taira, dell’Università della California a Berkeley, il quale da anni concentra le sue ricerche lungo la faglia di San Andreas. Questa complessa frattura degli Stati Uniti è la più studiata e controllata del pianeta, al punto che numerosi sismometri ne seguono ogni più piccolo tremore anche a migliaia di metri sotto la superficie terrestre. «Le ricerche degli ultimi anni» spiega Taira «avevano messo in luce che i terremoti all’interno della faglia avvengono con frequenze ben definite, ma dopo il sisma di Sumatra del 2004 abbiamo notato che la frequenza dei sismi è aumentata, anche se è diminuita la loro magnitudo». Secondo Taira, dunque, le onde sismiche provenienti da Sumatra avrebbero scosso le falde acquifere della zona, facendo confluire acqua all’interno delle fratture sotterranee della faglia di San Andreas, con l’effetto di lubrificarle: per questo gli stress accumulati nella faglia sarebbero poi stati rilasciati più frequentemente con sismi a bassa intensità. 

Rocce alterate 
«Le prove che, almeno a livello locale, vi sia una relazione tra sismi sono così ampie che l’idea è sempre più accettata dalla comunità scientifica» commenta Antonio Piersanti, dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «Ora si sta cercando di capire come avviene tale relazione ». Una possibilità, secondo Piersanti, è che ci sia semplicemente un trasferimento di energia, secondo lo schema originario di Stein (come sembra che stia avvenendo in Turchia). Un’altra possibilità è che, in alcuni casi, sia importante il ruolo dell’acqua nelle faglie, come suggeriscono gli studi di Taira in California. In altri casi ancora bisognerebbe considerare come le rocce si modificano quando sono attraversate da onde sismiche... «Tutto questo, però, è assai difficile da trasformare in modelli matematici» commenta Piersanti. Dunque è ancora troppo presto per sfruttare queste conoscenze per poter prevedere i terremoti. 

E da noi? Nessuna prova 
E in Italia? «Da noi non ci sono prove dirette di relazioni tra terremoti in faglie diverse» dice Piersanti. «Ma questo, forse, non tanto perché non esistono, ma perché è assai difficile rilevare queste interazioni in modo scientifico. Relazioni lungo la stessa faglia per riversamento di energia, invece, sono state rilevate, perché più semplici da mettere in evidenza. Il terremoto dell’Irpinia, per esempio, viene oggi spiegato come un fenomeno legato a una faglia che si ruppe in 2 o 3 punti diversi a breve distanza di tempo». Per il resto, mancano coincidenze sismiche interessanti e studi approfonditi. Tornando alla recente e impressionante sequenza di terremoti a Samoa, Sumatra e isole Vanuatu, invece, è probabile che una connessione effettivamente ci sia, anche se finora nessuno è stato in grado di dimostrarlo. Perché l’analisi di questi fenomeni dura molti mesi. E non c’è da stupirsi: lo studio di come i terremoti “parlano” tra loro è appena cominciato.

In Iraq le bombe Usa continuano a produrre orribili malformazioni congenite sui bambini

L’Inter Press Service (IPS) ha rivelato che le crudeli conseguenze della guerra continuano a scatenarsi sui bambini dell’Iraq, dato che le armi impiegate dagli Stati Uniti hanno lasciato orribili malformazioni congenite sui  bambini iracheni, e il problema non mostra segni di una diminuzione.
Il portavoce dell’ospedale di Fallujah, Nadim al-Hadidi, ha detto all’IPS che “nel 2004 gli americani hanno sperimentato su di noi ogni genere di sostanze chimiche e ordigni esplosivi: bombe a vuoto (termobariche, N.d.T.), fosforo bianco e uranio impoverito … per loro siamo stati tutti delle cavie da laboratorio.”
L’IPS osserva che questo mese il Ministero della Sanità iracheno è deciso a intraprendere in stretta collaborazione con l’OMS la sua prima indagine sulle malformazioni congenite nei governatorati di Baghdad, al-AnbarDhi Qar,SulaymaniyyaDiyala e Bassora.
Bambini iracheni con malformazioni congenite per anni hanno devastato le famiglie. Uno studio del luglio 2010 rivelò che nella pesantemente bombardata città di Fallujah, gli aumenti di mortalità, cancro e leucemia infantili erano superiori a quelli rilevati tra i sopravvissuti delle bombe atomiche sganciate nel 1945 su Hiroshima e Nagasaki.
Nel 2009 il Guardian annunciò che i medici di Fallujah avevano a che fare con “malformazioni croniche infantili fino a 15 volte superiori rispetto all’anno precedente e a un’impennata dei tumori nei primi anni di vita che possono essere legati alle sostanze tossiche rimaste disperse dopo i combattimenti.”

Escalation Sismica Globale senza precedenti in atto!

17 aprile 2012 - Un numero impressionante di terremoti stanno scuotendo la Terra, in particolare lungo i confini delle placche tettoniche.Dopo il potente sisma avvenuto al largo della costa a Nord di Sumatra lo scorso 11 aprile,il Pianeta sembra essere entrato in un escalation sismica senza precedenti.La sua integrità strutturale rischia di essere compromessa. Iper-vulcanismo, grandi terremoti,ed una maggiore agitazione tettonica lungo tuttii gli archi vulcanici e le zone di subduzione rischiano di destabilizzare tutte le placche tettoniche in un modello spettrale di oscillazione sismica contunua.Le zone a maggiore rischio sismico devono stare in allerta! in particolare Messico,California,Giappone,Cile,Peru',NuovaZelanda,Indonesia,Vanuatu,PapuaNuova Guinea,Turchia e l'arco Mediterraneo.
Terrarealtime

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Russia: il Vulcano Shiveluch sprigiona la piu' potente eruzione dell'Anno!

Lo Shiveluch il vulcano più attivo della Russia settentrionale  sta sprigionando ceneri fino a un'altezza di 9.500 metri nell'estremo oriente del Paese. Gli scienziati locali hanno riferito la notizia poche ore fa. Il vulcano con i suoi 3283 metri di altezza periodicamente emette cenere vulcanica dai tre a dieci chilometri. Una potente eruzione di cenere ha avuto luogo alle 05,59 ora locale (17:59 di Lunedi). Lo ha dichiarato il Far Eastern Istituto di vulcanologia e sismologia.

Un funzionario ha riferito che la colonna di cenere e' visibile chiaramente da una distanza di 40 chilometri. La cenere si sta diffondendo verso est. L'eruzione secondo gli adetti ai lavori, è la più potente di quest'anno. L'attività vulcanica negli ultimi due-tre anni ha modificato in modo significativo il profilo del vulcano con il cratere che ha aumentato le dimensioni del 50% e le pendici sono diventate molto più ripide rispetto al passato.

Anche se l'eruzione in corso non rappresenta una minaccia immediata agli insediamenti vicini, le ricadute di cenere che ne derivano possono essere dannose per la salute e l'ambiente. La nube di cenere vulcanica è una minaccia per il traffico aereo, in quanto le minuscole particelle potrebbero finire nei motori degli aeromobili e bloccarne il funzionamento.

 


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