IN QUESTI GIORNI SI E’ TORNATO A PARLARE MOLTO DELLA QUESTIONE “DROGHE LEGGERE”
e della riconsiderazione della canapa come possibile medicina naturale
alternativa. Come ormai è noto infatti, questa semplice pianta contiene
tantissime proprietà benefiche che potrebbero essere
sfruttate a scopo
terapeutico, portando l’industria farmaceutica verso sviluppi più
naturali ed efficaci. Non è nostra intenzione discutere se sia giusto
legalizzare tale sostanza per scopi ricreativi; piuttosto vorremmo
soffermarci sulla visione a volte ipocrita e poco costruttiva che molti
hanno nei confronti di quella che, non dimentichiamocelo, è una pianta,
un frutto naturale della terra, una delle erbe più antiche del nostro
pianeta, utilizzata con gli scopi più diversi già migliaia di anni fa.
Un recente studio condotto presso l’Uniklinik di Düsseldorf avrebbe
trovato la prova del primo caso di morte al mondo attribuito al consumo
di cannabis e il Dott. Benno Hartung, uno degli autori della ricerca, ha
raccontato in un’intervista pubblicata su Bild che di tutti i casi
analizzati, almeno due sarebbero da attribuirsi con certezza
all’interferenza di THC (il principio attivo della cannabis) con la
frequenza cardiaca dei soggetti esaminati. E’ la prima volta nella
storia che qualcuno riesce a provare un caso di morte dovuta al consumo
di cannabis. Non ci riuscì neanche la DEA (Ufficio per la Sovrintendenza
alle Droghe degli Stati Uniti), che alla fine degli anni ’80 provò
disperatamente a calcolarne il livello DL50 – sigla che indica la dose
di sostanza che, somministrata in una volta sola, è in grado di uccidere
almeno il 50% di un campione di cavie.
ALL’EPOCA LA DEA RILASCIO’ UN COMUNICATO NEL QUALE DICHIARAVA CHE DIVERSI RICERCATORI
avevano tentato di individuare il livello DL50 della marijuana
testandolo sugli animali, senza riscontrare alcun successo; il DL50
della cannabis è stimato intorno ai 1:20.000 – 1:40.000, il che
significa che per morire, un fumatore dovrebbe assumere dalle 20.000
alle 40.000 volte il dosaggio normalmente contenuto in una sigaretta a
base di marijuana. L’effetto letale si avrebbe quindi fumando circa 680 kg di cannabis nell’arco di 15 minuti.
Tanto per capire meglio di cosa stiamo parlando: il livello di DL50
dell’aspirina si aggira intorno ai 1:20, mentre per la maggioranza delle
medicine con obbligo di prescrizione medica il livello scende
addirittura a 1:10. La conclusione è facile: l’aspirina è almeno 1000
volte più letale della cannabis! Alla luce di questi dati, anche lo
studio tedesco va riconsiderato: dal 2009 a oggi circa 203 milioni di
persone hanno fumato almeno una volta della cannabis; anche ammettendo
che i due casi di morte individuati siano effettivamente da attribuirsi
ad un’assunzione eccessiva di marijuana, questa sarebbe comunque tra le
medicine più sicure di tutti i tempi. Solamente in Germania ogni anno
l’aspirina miete tra le 1.000 e le 5.000 vittime, senza contare i
numerosi casi di ulcere e sanguinamenti dell’intestino e dello stomaco,
attacchi d’asma e danni renali. La cannabis non presenta nessuno di
questi effetti collaterali. Diverse figure di rilievo del campo medico e
farmaceutico hanno espresso estrema fiducia nella terapia a base di
marijuana. Il Dott. Grotenhermen, esperto di cannabis, ha dichiarato:
“Se si potesse dire di ogni medicinale, dopo decenni di
somministrazione, ‘abbiamo riscontrato solo ora i primi due casi di
morte’, ci sarebbe da entusiasmarsi! Con i medicinali è una cosa che
accade molto raramente. E’ ovvio che nessuno consiglierebbe ad un malato
di cuore di consumare della cannabis, tanto meno ad uno schizofrenico;
tuttavia, in linea di massima, l’alto margine di sicurezza e la
sorprendente compatibilità della sostanza con l’organismo non vengono
intaccate. E ciò verrà ancora una volta comprovato da studi”.
SECONDO LESTER GRINSPOON
– Psichiatra e Professore Emerito dell’Università di Harvard – la
marijuana è una droga molto sicura e non tossica in grado di trattare
efficacemente circa 30 diverse patologie: “Prevedo che la cannabis
diventerà l’aspirina del 21° secolo, sempre più persone riconoscono
questo”. Nel suo libro intitolato Viaggio nella canapa, il Dottor
Grinspoon ha inoltre dichiarato: “Sulla base delle mie ricerche, ho
scoperto che la cannabis è una sostanza notevolmente sicura. Sebbene non
innocua, è sicuramente meno tossica della maggior parte delle medicine
convenzionali, che potrebbe sostituire se fosse disponibile legalmente.
Nonostante sia stata usata da milioni di persone per migliaia di anni,
la cannabis non ha mai causato una morte per overdose. La preoccupazione
più seria è il danno respiratorio se la si fuma, ma questo può essere
facilmente risolto aumentando la potenza della cannabis e ricorrendo
alla tecnologia per separare le particelle di materia presenti nel fumo
di marijuana dai suoi principi attivi, i cannabinoidi. Quando avrà
riconquistato il suo posto nella farmacopea statunitense, perduto nel
1941 con l’approvazione del Marjiuana Tax Act (1937), la cannabis sarà
tra le sostanze meno tossiche della lista. Oggi il pericolo maggiore del
consumo di cannabis è la sua illegalità, che infligge a persone già
sofferenti molta ansia e una spesa elevata”. Al di là quindi di ogni
futile polemica, ci auguriamo che i tempi siano maturi per pensare ad un
cambiamento serio. Perchè ci sono dati che parlano da soli e ignorarli,
a questo punto, sarebbe da ipocriti.
>Fonte<
Redatto da Pjmanc http://ilfattaccio.org
1 commento:
La canapa sarà il nuovo business di Big-Pharma quanto volete scommetterci?
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