L’attuale guerra condotta con mezzi commerciali e finanziari sta trasformando l’Ue nel più grande esperimento di riduzione dei diritti umani. Il tema più dibattuto e complesso è quello sullo status dei diritti sociali nell’odierna Europa:
si è passati lentamente dalla concezione che le esigenze di protezione
sociale potessero costituire sviluppo e potenziamento delle libertà
individuali, all’ideologia ultraliberista del “s’aiuti dunque chi può”,
tipico pensiero spietato delle classi privilegiate nei riguardi delle
classi povere. La polarizzazione della ricchezza e lo svuotamento della
classe media ha portato con sé una guerra
accanita nella quale i più forti schiacciano inesorabilmente i deboli e
gl’inesperti. Gli uomini, senza unità di scopo, guidati dal solo dogma
della legge di mercato, vengono manipolati verso il progetto europeo e
parallelamente verso una progressiva degradazione strutturale del rango e
dell’orgoglio delle nazioni aderenti ad esso.
Il dissidio tra democrazia costituzionale italiana e trattati Ue è del tutto evidente, se si analizza il modello sociale ed economico che la Costituzione italiana
ha indubbiamente abbracciato nel modello del 1948. Il dovere alla
solidarietà, considerato come “base della convivenza democratica”, viene
completamente disatteso dall’impianto europeo, in particolar modo in
quella che è stata la gestione della crisi
economica dal 2008 in poi: comunità nazionali deprivate delle conquiste
economico-sociali di oltre un secolo di lotte, con una subdola
gradualità che non deve consentirgli di accorgersene in tempo utile
(attraverso meccanismi infernali di controllo totalizzante ed
anti-democratico come la Troika). La competizione inevitabile e
programmatica tra Stati aderenti all’Unione esclude la solidarietà tra i
membri: economie di interi Stati si stanno completamente dissolvendo in
nome dell’irrazionale equazione Ue = euro, rendendo schiave generazioni
di popoli a cui si predicano “i diritti civili”, non consentendo loro di esercitare diritti politici e sociali.
Allo sfaldamento della base economica dello Stato democratico italiano corrisponde dunque un’accelerazione della perdita di diritti
in toto, che è pericolosamente derivante dall’originaria
incompatibilità del disegno di Maastricht coi principi fondamentali
della nostra democrazia
costituzionale. Le “riforme” pretese dal “cammino di convergenza”, che
si è ormai trasformato in un campo di macerie da Berlino ad Atene, non
sono altro che il mezzo per accelerare irreversibilmente la caduta del
modello socio-economico costituzionale per l’instaurazione dell’impianto
ordoliberista, che esclude totalmente la solidarietà e la centralità
della persona umana.
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