di Nitamo Federico Montecucco - Gli animali non sono delle macchine biologiche, mosse dal puro
istinto e senza coscienza di sé. Oggi, anche il mondo scientifico sta
scoprendo e capendo l’affascinante mondo della coscienza animale.
Non
solo Dian Fossey con i suoi gorilla di montagna, o i coniugi Lilly con i
delfini, o Donald Griffin con le sue ricerche sulla coscienza animale,
ma anche tutti gli esseri umani che sono entrati in profondo amore ed
empatia con gli animali, sono rimasti affascinati dalla loro sensibilità
e della loro intelligenza. San Francesco e i mistici di ogni tempo
hanno espresso con convinzione anche maggiore questa esperienza di
comunione con i nostri fratelli più primitivi. Per tutti loro, gli
animali hanno una coscienza! Ora anche il mondo scientifico sta riscoprendo l’affascinante e ineffabile dimensione della coscienza animale.
Fino a pochi anni fa la linea scientifica ufficiale, sviluppatasi dall’impostazione cartesiana, sentenziava
che gli animali sono delle macchine biologiche, mosse da puri istinti e
quindi senza nessuna libertà di decisione, né tanto meno coscienza di
sé. Ora questa linea di tendenza cozza contro i dati oggettivi e le
osservazioni dei biologi, degli etologi e dei neuropsicologi più
avanzati, come Lorenz, Bateson, Lilly, Bonner. A questa nuova tendenza, che considera gli animali come esseri dotati di una loro mente, sensibilità e intelligenza, si sono anche affiancati fisici, cibernetici, psicanalisti e filosofi che sono giunti a queste considerazioni, partendo da altre esperienze.
Vorrei contribuire a questa profonda rivalutazione dell’aspetto
psichico intrinseco in ogni essere vivente, con una proposta teorica
particolarmente provocatoria, che potenzialmente potrebbe permettere un
alto grado di unificazione tra le differenti aree culturali coinvolte su
questi temi. La mia ipotesi di lavoro è che la coscienza sia il
vero “nucleo originario” di ogni forma di vita, inclusa quella atomica.
La coscienza definita come “la capacità di percepire il significato di
una informazione”, è presente in ogni essere vivente, e ne rappresenta
il cuore, l’essenza.
Benché questo sia per me e molti altri amici e collaboratori un fatto ormai ben compreso e documentato, ritengo – dati i condizionamenti culturali, scientifici e religiosi che ancora ostacolano la visione del singolo scienziato – che
sia necessario presentare questa nuova visione dei fenomeni come se
fosse ancora tutta da dimostrare, proponendola con l’etichetta “ipotesi
coscienza”.
Sotto il termine coscienza, dizionario alla mano, si celano in realtà
innumerevoli concetti: la definizione che ho proposto permette di
ribaltare completamente tutte le definizioni fino ad ora utilizzate,
permettendo di interpretare, su base informatico-cibernetica, i fenomeni
mentali presenti nelle unità biologiche e il loro sviluppo cronologico.
Nella capacità di autodeterminazione o “volontà” che i batteri
hanno dimostrato di avere sui processi di mutazione del loro codice
genetico, è racchiusa la logica stessa del vivente.
Non potrebbe esserci vita senza questa continua comunicazione in
rete, ed è implicito che la cellula, nel suo insieme, deve essere in
grado di percepire il significato di queste informazioni.L’unità
cellula, matrice di tutte le più complesse forma di vita, esiste in
quanto è cosciente del significato di tutti gli elementi di cui è
composta, e quindi, in ultima analisi, è “cosciente” della sua
globalità. Questa coscienza unitaria delle informazioni
presenti nella propria struttura, rappresenta la matrice del fenomeno
dell’individualità biologica, dell’identità o self cellulare.
La coscienza delle informazioni dell’intera rete costituisce la base della coscienza di sé.Cyber (dal grecoKubernetes:
colui che governa, che dirige) è il termine che ho scelto per designare
questa coscienza unitaria globale che “governa” le attività di ogni
organismo vivente.Ritorniamo alla biologia, questo concetto di
coscienza, in realtà, è usato costantemente anche se non viene mai
definito. Quando parliamo di un animale facciamo riferimento a quella
unità in quanto sistema vivente, e non al fatto che sia un agglomerato
di alcuni miliardi di atomi. Il concetto di identità di sé, fino ad ora è
stato usato in modo scontato proprio come, prima di Newton, era
scontato considerare l’esistenza della forza di gravità, benché non
esistesse il concetto scientifico che la definiva. Quando cerchiamo di
uccidere una zanzara non abbiamo dubbi che lei sa di esistere e che, per
vivere, deve sfuggirci. Ogni essere vivente sa di esistere e la
sua stessa vita è strettamente legata alla coscienza di sé stesso,
dell’ambiente e delle strategie per sopravvivere.
Ogni essere vivente è quindi una unità di coscienza, un cyber.
Tutto ciò è assolutamente logico e auto-evidente, ciò che cambia è solo
la nuova prospettiva introdotta con questa ipotesi di coscienza. E’
anche possibile e interessante studiare ogni essere vivente come un
“campo di coscienza”, ossia un’area di spazio in cui le informazioni
sono percepite ed elaborate in modo unitario e finalizzato. Il processo
di evoluzione sarebbe quindi studiato come lo svilupparsi nello spazio,
nel tempo e nella complessità delle unità di coscienza. Dai pochi micron
del campo di coscienza di un batterio, ai millimetri dei più semplici
multicellulari, ai metri e ai chilometri del vertebrati, l’ampiezza del
campo di informazione gestito dall’unità di coscienza diventa sempre più
espanso, efficiente e complesso, fino all’essere umano, in grado di
espandere il suo campo di coscienza dai livelli subatomici fino agli
spazi extragalattici.
Ad ogni salto o espansione evolutiva, alla base delle conoscenze
acquisite si aggiunge un ulteriore livello di organizzazione e di
capacità di gestire informazioni. Ad ogni salto evolutivo
aumenta il grado di libertà del sistema vivente, che attualmente trova
il suo apice nella libertà dell’uomo. Ma è solo una differenza, una
lunga scala di innumerevoli gradini, e questo non consente certo di
sentenziare che l’uomo è l’unico essere cosciente o dotato di libero
arbitrio: è poca la differenza che ci separa realmente dagli altri
animali.
La struttura di ogni essere vivente parte da un identico schema per poi evolversi nello spazio, nel tempo e nella complessità.
Analizzando nei dettagli le attività biologiche e informatiche della
cellula, risulta evidente che, non solo la cellula nella sua totalità è
in grado di percepire il significato delle informazioni presenti al suo
interno e che le giungono dall’esterno, ma è anche in grado di
decodificarle e integrare questo nuovo significato con quelli delle
informazioni presenti nel suo codice genetico, fino ad elaborare una
risposta da utilizzare operativamente per la sua stessa sopravvivenza. Ogni
cellula, in altri termini ha coscienza delle informazioni che
percepisce: le memorizza, le integra con quelle che ha già ricevuto, ed
elabora strategie di intelligenza e finalità. In altri termini la
cellula è già in grado, seppure su una scala di differente complessità,
di fare le stesse operazioni mentali che sono state reputate proprie
dell’uomo.
Appare evidente che utilizzando questa definizione
cibernetica di coscienza, ogni aspetto della vita diventa un fenomeno di
coscienza, in quanto in ogni fenomeno biologico sono
necessariamente implicati processi di percezione di informazioni e di
elaborazione, memorizzazione e utilizzo finalizzato.
Oltre le concezioni dicotomiche:
Con
questa concezione, non è più necessario quindi ricorrere alla dicotomia
classica, che vede coloro che sentono l’incredibile bellezza e
intelligenza del creato e postulano l’esistenza di un Dio, di un’entità esterna che ha creato il tutto, contrapposti a quelli che, infastiditi dalle proposte fideiste, dogmatiche non verificabili delle religioni,sostengono invece una visione meccanicistica, per la quale la materia è tutto, e ogni fenomeno trova spiegazione nelle sue stesse leggi fisiche naturali, e quindi in sostanza non è necessario concepire alcuna coscienza o entità soprannaturale.
La mia ipotesi è una sintesi delle due: nelle stessi leggi
della fisica e della materia sono impliciti i segni della coscienza, ed è
questa che continuamente crea, mantiene ed evolve la vita. Non una coscienza antropomorfizzata ed esterna che esiste in una dimensione diversa dalla nostra, al contrario, una coscienza interna, “implicata” (direbbe Bohm) in ogni singolo atomo di ogni vivente.
L’ipotesi di una coscienza implicata nei fenomeni biologici, equivale a
dire che la natura stessa della vita è coscienza di sé e dell’ambiente
esterno.
Così tutta quanta l’esistenza diventa viva, pulsante,
intelligente; dal sasso, alle balene, alle foreste, tutto è compreso in
una visione unitaria: si apre uno scenario vasto e misterioso
dove, finalmente, anche lo scienziato è chiamato a comprendere l’aspetto
più inafferrabile e magico della vita, dentro e fuori di lui: la
coscienza stessa.
Articolo di Nitamo Federico Montecucco. Titolo originale:
“Ipotesi coscienza: la coscienza del sé come ‘cuore’ degli esseri
viventi”
Rivisto da Fisicaquantistica.it
Fonte: http://www.enciclopediaolistica.com/enciclopedia/dio/dio06.htm
Gli animali hanno una coscienza
di Marinella Meroni
Già nel 1986 Konrad Lorenz, etologo di fama mondiale, dichiarò “Sono pienamente convinto che gli animali abbiano una coscienza.
L’uomo non è il solo ad avere una vita interiore soggettiva, ma è
troppo presuntuoso per ammetterlo. Inoltre, il fatto che gli animali
abbiano una coscienza ‘solleva dei problemi’. Forse l’uomo ha
paura, perché riconoscendo una vita interiore agli animali sarebbe
costretto a inorridire per il modo in cui li tratta”. Oggi la scienza lo conferma: eminenti scienziati internazionali (ricercatori cognitivi, neurofarmacologi, neurofisiologi, neuroanatomisti e neuroscienziati computazionali) hanno sottoscritto un atto ufficiale, la“Dichiarazione di Cambridge sulla Coscienza” nella quale confermano che “gli esseri viventi sono coscienti e consapevoli allo stesso livello degli esseri umani”.
La dichiarazione è stata firmata in presenza di Stephen Hawking,
matematico, fisico e cosmologo, fra i più importanti del mondo, noto per
gli studi sui buchi neri. L’elenco comprende tutti i mammiferi,
uccelli, invertebrati, insetti. Ma cos’è la coscienza? Il termine deriva
dal latino Cum-scire, cioè “sapere insieme”: l’uomo ha
3 centri indipendenti chiamati “centro
intellettivo”,”motore-istintivo”e “emozionale”, posti nel cervello. La
coscienza indica lo stato di sintonia tra i 3 centri, che permette la
consapevolezza di sé, delle proprie azioni e scopi, dei rapporti con il
mondo esterno, dei sentimenti, capacità di valutare i valori morali,
ravvedersi, pentirsi, etc. Queste facoltà non sono più considerate doti
uniche dell’uomo, ma di tutte le creature! Un aspetto molto
interessante rilevato dagli studiosi è che la coscienza emerge anche
negli animali che sono molto differenti dagli umani, compresi quelli che
si sono sviluppati su percorsi evolutivi differenti, come uccelli,
insetti e cefalopodi (polipi, seppie, calamari), in quanto l’assenza di
neocorteccia cerebrale non impedisce ad un essere vivente di provare
stati affettivi.
Scrivono gli scienziati: “Prove convergenti indicano che gli
animali hanno substrati neuroanatomici, neurochimici e neurofisiologici
di stati di coscienza, insieme alla capacità di esibire comportamenti
intenzionali, di provare stati affettivi e di sognare come l’uomo,
incluso il sonno Rem. Di conseguenza l’evidenza scientifica indica che gli umani non sono gli unici a possedere i substrati neurologici che generano coscienza”. E’ una rivoluzione scientifica e morale nei confronti degli animali!
Test scientifici hanno rivelato prove di coscienza commoventi:
animali che si soffermano e ascoltano brani musicali, elefanti che si
aiutano per risolvere problemi, scimpanzé che insegnano ai giovani a
fare arnesi, polpi in grado di pianificare, uccelli che sognano come
noi, gazze che dimostrano eclatanti analogie con gli umani. Grandi
scimmie, delfini e elefanti inoltre si riconoscono nello specchio,
mentre i pappagalli africani grigi hanno livelli di coscienza simili a
quelli umani. La ricerca sulla coscienza è in rapida evoluzione,
e ciò richiede una rivalutazione periodica dei preconcetti espressi in
questo settore.
Dichiara l’istituto di ricerca della coscienza Umberto di Grazia “Questa scoperta rappresenta un grande e importante cambiamento, la
scienza sta realizzando che tutta la vita è interconnessa e
interdipendente, e che gli umani non sono gli unici esseri coscienti del
pianeta”. Gli animali sono consapevoli nello
stesso modo in cui lo siamo noi e ciò comporterà la necessità di
rivedere le nostre responsabilità morali nei loro confronti.
Articolo di Marinella Meroni
Rivisto da Fisicaquantistica.it
Fonte: attraversololtre.blogspot.it
2 commenti:
Sono pienamente in accordo...proprio per questo motivo che ho scelto di essere vegana, e sono convinta della mia scelta! Sono tanti anni ormai che seguo questa linea e la mia salute é migliorata considerevolmente, non mi manca nulla e non ho piú anemía. Sono felice :-) Basterebbe farsi le domande giuste e le risposte che giá esistono dentro di noi ci svelerebbero il ‘grande inganno‘ a cui abbiamo creduto fino a quel momento! Io mi sono fatta quelle domande e diventare vegetariana e poi vegana sono arrivate di conseguenza e senza troppi sacrifici, e non tornerei mai indietro perché ora é fede!
Come dicono i marchigiani,le besdie sono meglio de li gristiani...
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