9 gennaio 2014 - È sempre stato così, tutto quello di cui abbiamo bisogno, la natura ce l’ha messo davanti al naso, sotto gli occhi. Scavare buchi e rompere mezza Terra per cercare petrolio o far esplodere montagne e vallate per ricavarne pietre preziose, l’ho sempre considerata una maniera così stupida di fare le cose che, più di rivoluzione industriale,
la considero simbolo e baluardo dell’ego e della stupidità di certi esseri con cui, ahinoi, condividiamo questo pianeta.
Comunque, veniamo al grano. I ricercatori del Pacific Northwest National Laboratory, laboratorio del Dipartimento d’Energia degli USA, hanno trovato il modo di ricavare olio crudo dalle alghe in meno di un’ora (per i dettagli leggete il pdf a fondo articolo, pubblicato dagli scienziati sul giornaleAlgal Research).
I due principali processi utilizzati nei laboratori, la liquefazione idrotermale e la gassificazione idrotermale catalitica sono, ovviamente, due processi che già avvengono in natura, seppur impiegandoci qualche milioncino d’anni. “Non abbiamo fatto nient’altro che copiare il processo che avviene in natura, attraverso il quale le alghe si convertono in olio crudo, solo che noi lo facciamo in maniera molto ma molto più veloce” – afferma Dougla Elliott, ricercatore del Pnnl.
Il funzionamento è “semplice”: un composto liquido di alghe umide viene pompato in un reattore chimico, all’interno del quale le differenti reazioni chimiche avvengono una dopo l’altra, in un unico processo continuo). Da tale reattore escono, in meno di un’ora:
- olio crudo, che dopo un processo di raffinazione, può essere convertito in carburante per automobili, treni ed aerei;
- gas combustibile, che può venir bruciato per produrre elettricità o pulito per ottenere gas compresso naturale da utilizzare per qualsiasi tipo di veicolo;
- acqua e nutrienti come nitrogeno, potassio e fosforo, da riutilizzare per far crescere nuove alghe.
Nonostante il biocarburante ricavato dalle alghe sia da tempo un progetto in cantiere per diverse compagnie “bio”, i costi avevano fermato l’implementazione di tali tecnologie produttive. Oggi gli scienziati del Pnnl hanno trovato il modo di ridurre i costi, producendo olio in meno di un’ora.
“Il costo è sempre stato il fattore che ha bloccato la produzione di biocarburante derivato dalle alghe. Con il processo che abbiamo appena sviluppato, aiuteremo a rendere tutto il processo molto più economico – continua Elliott – finora il processo costava moltissimo perché le alghe dovevano essere seccate prima di venir convertite in olio, invece oggi possiamo lavorare con alghe umide, che contengono fino ad un 80/90% d’acqua. Inoltre, ricaviamo dal processo una serie di nutrienti e gas da riutilizzare e ridurre così ulteriormente i costi. L’unico costo è la costruzione del sistema ad altissima pressione necessario per trattare le alghe, che deve lavorare a circa 350ºC di temperatura ed una pressione di circa 3mila PSI . Comunque, si tratta di un investimento iniziale, che viene presto recuperato dalla produzione che se ne ricava. [...]”.
La compagnia di biocarburante Genifuel Corp. ha patentato la tecnologia e sta lavorando con alcuni partner industriali, per costruire la prima fabbrica pilota che utilizzerà questa tecnologia.
Un applauso a Douglas Elliott Todd R. Hart, Andrew J. Schmidt, Gary G. Neuenschwander, Leslie J. Rotness, Mariefel V. Olarte, Alan H. Zacher, Karl O. Albrecht, Richard T. Hallen and Johnathan E. Holladay, con la speranza che un giorno queste innovative tecnologie vengano utilizzate per qualcosa di utile, condivise senza costi fra tutti gli abitanti della Terra, per il bene comune e non come un nuovo strumento gestito da pochi magnati dell’energia, per arricchirsi alla spalle di tutti noi, poveri ebeti che facciamo le code per fare il pieno alle pompe di benzina.
Matteo Vitiello
2 commenti:
E secondo voi le sette sorelle si fanno mettere in pensione zitte zitte?
No, reagiranno come hanno sempre fatto,con assassinii preventivi.
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