La verità su Ert, il super-clan che domina i nostri politici

7 dic 2013 - Accanto all’oscuro Carlo Bozotti, re della micro-elettronica che controlla l’infrastruttura web, siedono Paolo Scaroni dell’Eni e rampolli delle più importanti dinastie dell’élite italiana, da John Elkann del gruppo Fiat a Rodolfo De Benedetti della Cir. Sono gli onnipotenti signori della Ert, European Round Table of Industrialists, la super-lobby più potente della Terra. Fondata trent’anni fa su iniziativa di Reagan per controllare l’Europa, con la partecipazione di italiani come Umberto Agnelli e Carlo De Benedetti,
la Ert è oggi la vera struttura di comando dell’Unione Europea, quella che “detta” le direttive ai vari Barroso e Van Rompuy, i quali poi – a catena – le passano agli ultimi esecutori periferici, che in Italia si chiamano Berlusconi e D’Alema, Letta e Monti. La notizia? «Ormai, convinti di aver vinto, si sono aperti il loro bravo sito dove si presentano per ciò che sono, suddivisi per settori di competenze e segmenti di mercato». Ora prova a smascherarli un documentario dirompente, “The Brussels Business”, diretto da Friedrich Moser e Mathieu Lieuthert, che verrà proiettato nelle principali città europee.
Agnelli e De Benedetti
Agnelli e De Benedetti

Sono la vera cupola che sovrintende al destino degli europei, scrive il blogger Sergio Di Cori Modigliani: «Decidono chi governa e chi non lo fa, stabiliscono Agnelli e De Benedettise l’Italia avrà le larghe intese, se la Germania avrà la grosse koalition e se è il caso che il Belgio abbia o non abbia un governo. Decidono quali leggi far passare in Italia e nel resto d’Europa. Decidono quanti disoccupati ci devono essere o non essere, e se le imprese italiane devono o non devono essere pagate. Sono tutti membri del più potente club del pianeta. In confronto, il Bilderberg è folklore per nuovi ricchi a caccia di status sociale da esibire». La foto di gruppo dei fondatori parla chiaro: sul ponte di comando figurano i signori Thyssen, Siemens, Shell, Philips, Nestlé, Volvo, Renault. Oggi sono ancora più potenti, da quando Bruxelles ha centralizzato ogni decisione sul nostro futuro. Bce, Fmi, Commissione Europea, Eurozona. Siamo nelle loro mani. Hanno migliaia di funzionari, miliardi di budget. 

«Controllano il 75% della produzione mediatica europea», e inoltre presidiano «le borse, i mercati, gli investimenti industriali». Stabiliscono tutto: «Le assunzioni nelle corporation e nelle aziende statali strategiche, le commesse militari, chi deve andare su e chi giù, chi andrà a dirigere i canali televisivi, i giornali, le banche». Leggi, capitali, leader. Decidono tutto loro: «Parlare di Berlusconi o di Letta è inutile, sono Barroso coi vertici della Ertpersone che non contano nulla».

Il documentario di Moser e Lieuthert li mette a nudo: «Loro sono i monarchi, noi siamo i loro sudditi. Per queste persone noi non esistiamo come esseri umani, siamo – come ha ben sintetizzato il grande sociologo Zygmunt Bauman – un danno collaterale». Il loro obiettivo, in questa fase? «Distruggere ogni tentativo di costruire modelli di cittadinanza attiva e di opposizione ai partiti che loro controllano e finanziano». E’ intorno a questo club che si gioca la partita d’Europa, continua Modigliani: è fondamentale quindi conoscerne la genesi, le modalità di comportamento e la strategia di impiego. Solo così potremo «cominciare a parlare delle questioni vere, sapendo chi sono gli interlocutori veri, di cui in televisione e sul cartaceo non sentirete mai neppure una parola al riguardo». Chiaro: «Sapere chi sono e cosa fanno è fondamentale per aumentare le possibilità statistiche di poter vincere la battaglia europea per fermare questo massacro e avviare un processo di rifondazione dell’Europa dei diritti civili, della cultura, della civiltà: se non sappiamo neppure chi sono, come possiamo minimamente pensare di essere in grado di poterli contrastare?».

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io dico che ci sono istanze chiarificatrici che ci dovrebbero portare a rivedere il sistema della globalizzazione dal punto di vista degli imprenditori e degli industriali. Il mondo non e' piu' quello di una volta. Il mercato globale ci ha offerto i cosidetti " paradisi fiscali " che consentono di proteggere i capitali da un fisco spesso eccessivamente esoso e poco comprensibile in termini aziendali.
L' altra sera ho letto nuovamente un libro intitolato " Il leviatano " di Thomas Hobbes. Questo libro mi ha fatto riflettere su tante cose. E un libro antico ma ancora' di grande attualita' circa l rapporto tra Stato e cittadini riguardante la questione del fisco e della ingerenza statale nei confronti dei gruppi industriali ma anche nei confronti delle piccole e medie imprese che sono il cuore pulsante dell' economia del nostro Paese. I tentacoli dello Stato spesso soffocano chi produce beni e ricchezza e contribuisce ad aumentare il PIL dell' Italia. Su internet si vedono dei banner pubblicitari che invitano a trasferire la propria attivita' in Svizzera perche' nel paese elvetico l' IVA e' minore. Sapete quante corporations ed Holdings di tutto il pianeta usano i paradisi fiscali come rifugio per i propri soldi ? Tantissime, ve lo dico io. E' un aspetto negativo della globalizzazione. Ma lo sono anche la delocalizzazione all' estero delle fabbriche. Sergio Marchionne ha fatto la sua scelta. Non dico che sia giusta o sbagliata, ma e' la sua scelta. Negli Stati Uniti la FIAT aveva maggiori opportunita' di crescita del proprio fatturato. Cosi' e nata la fusione FIAT-CHRYSLER.' L' evasione fiscale non implica la " pericolosita' sociale " dell' individuo e nemmeno delle persone giuridiche. Lo " stato di diritto " dovrebbe valutare queste mie valutazioni. Il " cuneo fiscale " cosi' com' e' oggi diventa " socialmente pericoloso ". Ma lo e' anche il costo del lavoro troppo alto. Questi sono temi che tutti, ma proprio tutti gli italiani dovrebbero discutere liberamente. Vogliamo cominciare a discutere dei raffinati algoritmi di calcolo che gli speculatori " Illuminati " usano per manipolare le borse di di tutto il mondo ? Vogliamo parlare del " Club Bilderberg " e del loro enorme potere ? Facciamolo. E discutiamone liberamente. Ci sono organizzazioni che nessun tribunale ha il coraggio di criticare perche' loro lavorano nell' ombra. Un "
Insider " di questi circoli economico-finanziari mi ha raccontato cose poco carine, anzi molto tristi. La nostra e' una democrazia basata non solo sul lavoro ma anche sulle strategie atte a difendere il lavoro. Operai, impiegati, dirigenti ed imprenditori sono tutti sulla stessa barca. Altro che " lotta di classe ", da noi si sta verificando la " lotta " per non
chiudere la baracca ed andare tutti a pranzo dalla Caritas. Una ditta che trasferisce all' estero la propria catena di montaggio non compie un reato ma un offesa al " sistema - paese ".

 


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