L'allerta sui Campi Flegrei è passata dal livello 'base' a quello di 'attenzione'. E' quanto emerso al termine del comitato operativo della Protezione Civile convocato proprio per fare il punto sulla situazione dell'area vulcanica ad ovest di Napoli e del Vesuvio. Negli ultimi mesi, è stato sottolineato dal capo del Dipartimento Franco Gabrielli e dagli scienziati, si è registrata nella zona un'accelerazione dei movimenti attorno ai 3 centimetri al mese: un dato che, seppur di gran lunga inferiore a quello registrato durante il bradisismo degli anni ottanta (14 cm al mese) è stato definito "significativo" e ha spinto gli esperti ad innalzare il livello d'allerta
aumentando la frequenza del monitoraggio. I nuovi studi, inoltre, hanno consentito di stabilire che, in caso di eruzione vulcanica, le ricaduta di cenere interesserebbe anche parte della città di Napoli. Di qui la necessità di aggiornare i piani d'intervento e d'emergenza, che gli enti locali, secondo le indicazioni del Dipartimento dovranno presentare entro giugno. In caso di evacuazione dell'area, sarebbero ad oggi circa 400mila le persone interessate. "C'è un grosso elemento d'incertezza per quanto riguarda la possibilità di un'eruzione - ha detto il vice presidente della Commissione Grandi Rischi e componente della commissione che ha lavorato sui campi flegrei, Mauro Rosi - ed inoltre non possiamo sapere dove si aprirà una bocca eruttiva. Non ci sono dunque buone notizie, ma sarebbe sciocco e irresponsabile far finta che non ci siano. Non vogliamo spaventare nessuno ma è necessario essere consapevoli dei rischi".
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