Un Linguaggio Universale in grado di richiamare e risvegliare, in modo più o meno inconscio, una conoscenza che già portiamo dentro.
Esiste un linguaggio universale il cui valore è stato sempre lo stesso fin dall’inizio dei tempi e per tutte le civiltà apparse sulla terra.
Tale linguaggio è valido non solo per gli abitanti del nostro pianeta, ma può essere compreso e interpretato anche da qualsiasi civiltà extraterrestre: si tratta del linguaggio dei Simboli.
Queste figure comparvero nei primi graffiti prodotti dall’uomo preistorico e appartengono al bagaglio di Archetipiinnati che ciascuno di noi possiede.
Del resto anche Carl Gustav Jung aveva teorizzato che il nostro inconscio contiene alla nascita delle informazioni innate, impersonali ed ereditarie che costituiscono l’ inconscio collettivo. Esso non ha niente a che fare con l'inconscio personale, il quale deriva, invece, direttamente dall'esperienza dell'individuo.
Chi crede all’origine extraterrestre della nostra razza umana, ipotizza che gli archetipi siano stati introdotti nei nostri geni proprio dai nostri creatori quando arricchirono le stringhe del DNA dell’Homo Erectus per trasformarlo in Sapiens.
Ma al di là dell’origine di questi archetipi, come si collegano ai cerchi nel grano?
E’ semplice, i pittogrammi rappresenterebberovisivamente questi archetipi. Tra le figure comparse ricorrono infatti i simboli tipici della Geometria Sacra, cioè delle figure che hanno un insieme di rapporti e di formule che sono considerate una proiezione approssimativa del sacro e per questo ci permetterebbero di entrare in contatto con le emanazioni energetiche che vengono dal cosmo.
All’interno della Geometria Sacra si colloca ad esempio la sequenza di Fibonacci, un rapporto numerico che è alla base di tutte le creature viventi e non viventi: si ritrova nelle proporzioni del corpo umano come nella struttura del DNA, nel fiore di girasole come nella spirale delle galassie. Tale sequenza, prima che la decodificasse nel XII secolo lo studioso Fibonacci, era già utilizzata nella geometria sacra di tutte le civiltà antiche! Una dei più chiari riferimenti allo schema di Fibonacci è la spirale apparsa a Stonehenge il 7 luglio 1996.
Altro simbolo ricorrente è quello dei sette chakra. Secondo la tradizione induista, lungo la nostra colonna vertebrale, sono situati sette vortici di energia che, se attivati, ci connettono all’energia dell’universo e ci permettono di raggiungere un livello superiore di consapevolezza e persino di autoguarirci. Tra i cerchi nel grano che rappresentano i 7 chakra il più esplicito e sorprendente è quello apparso a Persey nel luglio del 2004.
Molti pittogrammi degli ultimi anni ci mostrano deifrattali, cioè dei modelli geometrici il cui aspetto globale è identico alla sua particella più infinitesimale. Con i frattali la matematica sembra supportare la moderna teoria dell’Universo olografico, secondo la quale, - proprio come in un ologramma proiettato col laser in cui ogni piccola parte, se isolata, riproduce esattamente l’immagine intera - , ogni individuo sarebbe una parte del Tutto e allo stesso tempo sarebbe anche il Tutto, o, se vogliamo dirla con altre parole, “è a immagine e somiglianza di Dio”.
In molti cerchi, infine, ricorrono disegni che si ricollegano al 2012. Ci sono ad esempio alcuni pittogrammi che riproducono esattamente il calendario Maya che profetizza la fine della nostra era per il dicembre 2012. Presso Avebury Manor, inoltre, il 15 luglio 2008 è comparso un cerchio nel grano che rappresenta il nostro sistema solare più un nuovo pianeta che ha un’orbita particolare: sarà forse Nibiru, “il pianeta degli Dei” di cui ci si aspetta il ritorno per il 2012...?
In sintesi, quindi, l’obiettivo dei simboli dei cerchi nel grano è ricordarci inconsciamente chi siamo, quali siano le leggi che regolano la vita e quale cambiamento epocale sia in atto.
Ma ribadiamo che la cosa più importante non è comprenderli in modo razionale, bensì “sentirli”, farli risuonare dentro di noi. Proprio in quanto archetipi, infatti, questi simboli sono in grado di richiamare e risvegliare, in modo più o meno inconscio, una conoscenza che già portiamo dentro.
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