Oltre al ben noto Apophis, a rappresentare una minaccia per la Terra ci sono altri due grandi asteroidi la cui orbita, probabilmente, dovrà essere modificata per evitare lo scontro degli stessi con la Terra. Lo ha dichiarato Vitalij Lopota, presidente della RKK (Rocket and Space Corporation) “Energhija”. Per eliminare la minaccia ci vuole un razzo vettore capace di portare un carico di circa 70 tonnellate.
Tale razzo porterebbe sulla traiettoria di intercettazione dell’asteroide un apparato spaziale capace di far cambiare la traiettoria di volo dell’asteroide, ha detto Lopota. A questo scopo, forse saranno usati rimorchiatori spaziali con un impianto generatore nucleare o solare che trasporteranno verso l’asteroide una carica termonucleare.
Alcuni recenti studi affermano di aver trovato delle variazioni periodiche nella possibilità che la Terra venga colpita da un asteroide. Questa possibilità può aumentare o diminuire a seconda del periodo che si prende in considerazione. Impatti catastrofici di comete o asteroidi sono collegati a diversi eventi di estinzione di massa sulla Terra, il più famoso dei quali è avvenuto 65 milioni di anni fa e ha cancellato i dinosauri dalla superficie del pianeta.
Secondo i risultati del dott. Coryn Bailer-Jones del Max Planck Institute for Astronomy, le probabilità che la Terra venga colpita da un corpo celeste sono leggermente aumentate negli ultimi 250 milioni di anni.
Cosa genera l’aumento della probabilità di impatto?
Secondo Bailer-Jones il motivo va individuato nel moto periodico del nostro Sistema Solare rispetto al disco galattico della Via Lattea. La posizione relativa porterebbe delle interferenze gravitazionali nella la nube di Oort, un deposito gigantesco di comete che forma un guscio attorno al sistema solare con un raggio di quasi un anno luce. Queste interferenze aumenterebbero più del solito la possibilità che una cometa lasci la nube di Oort per farsi strada nel Sistema Solare interno e, potenzialmente, verso una collisione con la Terra.
Il ricercatore poi si spinge in una seconda ipotesi molto più affascinante (ed inquietante). Egli postula l’esistenza di una stella compagna del Sole non ancora rilevata e soprannominata “Nemesis” (perchè non Nibiru in onore dei Sumeri?). La sua orbita molto allungata porterebbe periodicamente Nemesis più vicino alla nube di Oort, innescando ancora una volta un aumento della possibilità che una cometa inizi la sua corsa verso il Sistema Solare interno.
“Ad ogni modo”, conclude il ricercatore, “comprendere il modo in cui la probabilità di impatto varia nel tempo non è solo una questione accademica. E’ un parametro molto importante quando gli scienziati stimano il rischio per la Terra di impatti cosmici potenzialemente catastrofici”.
Aldo L.
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