Per i capitalisti, per i sostenitori della globalizzazione, non esistono preferenze politiche da dichiarare. Conta solo una cosa: il profitto. Che questo profitto sia realizzato sotto un regime democratico, socialista, comunista, nazista, non fa alcuna differenza. Anche sotto uno stesso regime politico, esempio il socialismo-nazionale, i capitalisti possono in certi casi appoggiarlo e trarne profitti, in altri casi attaccarlo (con la complicità dei mass-media collusi), poichè non riescono a ricavarne i guadagni sperati.
Vi faccio un esempio di due regimi nazional-socialisti retti da due illustri rappresentanti: Adolf Hitler e Hugo Chavez.
Hitler, leader del partito nazista, dichiarava di essere un socialista, ma era sottinteso che il suo fosse un socialismo “nazionale”, un socialismo solo per i Tedeschi di razza pura; Hugo Chavez, presidente del Venezuela, ha sempre proposto la sua visione di socialismo nazionale.
Dove sta la differenza tra i due allora?
Risiede nel fatto che i capitalisti (americani) abbiano fatto affari immensi con Hitler, mentre con Chavez no.
Grosse multinazionali americane si sono arricchite lavorando per il fuhrer.
La IBM, presieduta da Thomas J. Watson, aveva insediato in Germania una sua filiale, la Dehomag; la General Motors aveva preso il controllo del più grosso produttore industriale di auto della Germania, la Adam Opel AG; e Ford aveva gettato le basi di un impianto succursale, più tardi noto come la Ford-Werke, a Colonia. La Standard Oil del New Jersey sviluppava collegamenti strettissimi con il trust Germanico IG Farben e forniva petroli ai carri armati tedeschi.
Dall’inizio degli anni Trenta, una élite di circa venti fra le più grandi corporations Americane, fra cui Du Pont, Union Carbide, Westinghouse, General Electric, Gillette, Goodrich, Singer, Eastman Kodak, Coca-Cola, IBM, e ITT aveva rapporti con la Germania e tra queste anche molti studi legali Americani, compagnie di assicurazioni e finanziarie, e banche venivano profondamente coinvolte in un’offensiva finanziaria Statunitense in Germania; fra questi, il famoso studio legale di Wall Street, Sullivan & Cromwell, e le banche J. P. Morgan e Dillon, Read and Company, così come la Union Bank (gestita da Prescott Bush, nonno di George W. Bush) di New York, di proprietà di Brown Brothers & Harriman.
Insomma, parliamo di esponenti del capitalismo internazionale che hanno stipulato stretti accordi col "nemico" pur di realizzare profitti.
In Venezuela, invece, seppur vige un regime basato sul socialismo-nazionale, le cose stanno diversamente. Nel 1998 Hugo Chavez fu eletto presidente del Venezuela con un impressionante 56% dei voti.Una volta in carica, non cedette alla corruzione come tanti prima di lui. Onorò invece la memoria di uomini come Arbenz del Guatemala, Allende del Cile, Torrijos di Panama e Roldos dell'Ecuador,tutti assassinati o rovesciati dai servizi segreti americani.
Chavez si è opposto alle ricette della Banca Mondiale e del F.M.I. ed ha combattuto contro le politiche di privatizzazione che avevano intaccato il tessuto sociale ed economico dell’America Latina. Chavez ha nazionalizzato di nuovo molte industrie, comprese quelle del petrolio e del gas, che erano state privatizzate negli anni ’90. I proventi del petrolio venezuelano sono stati investiti in progetti volti a combattere l'analfabetismo,la malnutrizione,le malattie e altri problemi sociali.
L'8 gennaio 2007, in occasione del nuovo giuramento come Presidente del Venezuela, annunciò di voler nazionalizzare, attraverso una legge, tutte le industrie ancora in mano a privati, tra cui le aziende nazionali delle telecomunicazioni e dell'energia elettrica. L'obiettivo è stabilire "la proprietà sociale sui settori strategici". A questi annunci, manco a dirlo, seguirono le proteste del presidente americano George W. Bush e l'immediato crollo della Borsa statunitense.
Ho realizzato questa breve analisi, contrapponendo due figure presidenziali quali Hitler e Chavez, per avere lo spunto di affermare che in un paese come la Germania nazional-socialista, dove avvenne l’eliminazione dei sindacati dei lavoratori e la trasformazione della classe lavoratrice tedesca in una mansueta “massa di servitori”, i capitalisti, cavalcando le folli ideolgie di dominio militare di Hitler, riuscirono a fare enormi affari economici, mentre in Venezuela, anche'essa nazional-socialista come si dichiarava la Germania del furher, tutto ciò non è avvenuto.
Questa analisi arriva a due conclusioni:
1) i capitalisti fanno affari con chiuque, anche col nemico! Non importa che in quel paese ci sia un regime democratico, socialista o dittatoriale, quel che conta è il PROFITTO. Diventa per loro importante insediare, per "gentile concessione" dei Capi di Stato, quei processi capitalistici anche dove è pericolosissimo per il tessuto sociale realizzarli. Qualora i capitalisti non trovassero terreno fertile, ecco che si scagliano in attacchi mediatici, omicidi (vedi attentati realizzati ad Arbenz, Allende, Torrijos, Roldos, Sankara) o tentati omicidi (Chavez, Morales, Correja, tutti presidenti finora scampati ad attentati) contro chi osa opporsi alle loro strategie di egemonia economica;
2) la seconda conclusione è che le ideologie politiche, incise nei manifesti della maggior parte dei partiti politici di ieri e di oggi, sono parole al vento; una volta che i rappresentanti siano eletti, sia con voto democratico sia che abbiano preso il potere con un colpo di Stato, tutto dipende dal livello di corruzione di questi e dalla loro etica che li condurrà a scendere a compromessi con i "killers economici" (i capitalisti), o se cacciarli dal proprio Paese, evitanto qualsiasi tipo di affare con essi.
I rappresentanti politici sanno bene che il capitalismo è sinonimo morte: distrugge l'ambiente in cui viviamo; annienta i diritti dei lavoratori; lacera l'economia locale; comporta lo spostamento non solo di merci, ma anche di esseri umani; genera povertà, aggravata dal peso del debito; arricchisce pochi e genera misera per molti. Tutto il resto è una questione di scelte da parte dei governanti: se arricchirsi con i capitalisti, mandando in meseria il proprio popolo; oppure decidere di non farlo.
1 commento:
Sono d'accordo con il fatto che Chavez si opponga al capitalismo, ma lo fa per tornaconto personale, non per il Venezuela...
Le cose in Venezuela non vanno affatto bene: corruzione, criminalità, disoccupazione....
Se non sei chavista non puoi fare nulla, vieni escluso, non ti pagano neanche lo stipedio (a mia moglie che è venezuelana è successo!!!).
E mentre il popolo venezuelano non se la passa affatto bene, i figli di Chavez vanno a fare festa a Miami...e allora dove stà la lotta al capitalismo???
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