Crisi economica e assalto alle terre africane

Oltre 40 milioni di ettari di terreno è stata acquisita nei paesi in via di sviluppo per la produzione di biocarburanti negli ultimi dieci anni. Questo è quanto segnala un nuovo studio pubblicato dalla International Land Coalition.

La ricerca ha esaminato esclusivamente grandi acquisizioni di terre tra il 2000 e il 2010. Ammontano a 200 milioni di ettari di terreno, di cui gli autori sono stati in grado di discernere l'intento per 71 milioni di ettari.
Sorprendentemente il rapporto, intitolato “Land Rights and the Rush for Land: Findings of the Global Commercial Pressures on Land Research Project” (diritto fondiario e assalto alla terra: I risultati delle pressioni commerciali globali sul progetto di ricerca della terra), ha rilevato che la produzione di cibo è stato solo al centro di meno di un quinto della quantità di terre. Quasi il 60 per cento era destinata ai biocarburanti.

Il rapporto dice che mentre i grandi investimenti in agricoltura possono portare benefici ", essi hanno maggiori probabilità di causare problemi per i membri più poveri della società, che spesso perdono l'accesso alla terra e alle risorse che sono essenziali per il loro sostentamento."

Il motivo? I poveri rurali spesso non hanno diritti sulla terra che tradizionalmente utilizzano. Inoltre, i benefici che si traggono dalla terra di solito vanno verso le élite locali.

La competizione per la terra sta diventando sempre più globale e sempre più diseguale. Il controllo debole, la corruzione e la mancanza di trasparenza nel processo decisionale, che sono caratteristiche fondamentali dell'ambiente tipico in cui le aquisizioni di terra su grande scala avvengono, significano difficile guadagno e pochi benefici.

"Se per i governi proprietari del terreno, è facile affittare grandi spazi per gli investitori, i benefici per le comunità locali o i tesori nazionali sono spesso minime", ha aggiunto il co-autore dello studio Lorenzo Cotula
dell' International Institute for Environment and Development. "Ciò evidenzia la necessità per le comunità povere ad avere forti diritti sulla terra dove hanno vissuto per generazioni."


Il rapporto osserva che, mentre gli accordi commerciali internazionali assicurano la protezione legale ai grandi investitori, ci sono poche protezioni per i piccoli utenti di terra, che possono permettersi raramente la rappresentanza legale. Inoltre i governi di solito favoriscono le aziende di grandi dimensioni all'agricoltura industriale su piccola scala.

Land Rights and the Rush for Land afferma che, sebbene la "spoliazione ed emarginazione dei poveri delle campagne non è una novità", l'assalto alle terre sta accelerando, rendendo il problema peggiore.

L'esempio delle aziende indiane che si avventurano all'estero è un indicatore del nuovo status economico dell'India. Ma poco si sa su come queste aziende stanno flettendo i muscoli imperalistic nei paesi più poveri, afferrando la terra e dando poco in cambio. Un rapporto di "India’s Role in the New Global Farmland Grab" del ricercatore Rick Rowden mette avanti queste atrocità che sono tipiche dei paesi colonialisti del secolo scorso, e che l'India addita come mostruosità.

Nel land grabbing (accaparratori di terra) l'India gareggia in una guerra senza sconti con Cina, Arabia Saudita, Kuwait, Corea del Sud e l'Unione europea, per l'acquisizione di terreni di proprietà in Africa a prezzi stracciati, danneggiando l'ambiente ed esportando cibo... mentre i locali continuano a morire di fame.

L'origine di questa pratica malsana può essere fatta risalire alla crisi alimentare del 2008, quando i paesi ricchi sono stati costretti a confrontarsi con la realtà di quanto sia fragile lo scenario alimentare mondiale specie per coloro che non hanno sufficiente terra coltivabile. Per garantire un controllo più diretto sul cibo, questi paesi hanno iniziato l'acquisizione di terra nei paesi più poveri dell'Africa e la spedizione a casa loro dei prodotti. Una pratica ormai ricorrente avallata in un certo senso anche dalla Banca Mondiale.

Ma con la crisi economica che scalpita i capitali della finanza mondiale non si possono fermare (hedge fund, fondi pensione), e hanno bisogno di nuove prede, di nuovi tavoli da gioco. E la povera Africa fa gola a molti e poi nel continente nero si gioca quasi senza grossi rischi... Ma come disse John Belushi: "Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare!"

Tra qualche decina di anni l'Africa conterà oltre due miliardi di persone, più di Cina e India messe assieme... allora sì che il gioco si farà davvero interessante!

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