MONITORAGGIO SISMICO LIVE CAMPI FLEGREI

Scossa di terremoto in Basilicata M 3.3 in provincia di Potenza


POTENZA - Una scossa di terremoto di magnitudo 3.3 e' stata registrata dalla rete sismica nazionale dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia alle 19.13 in provincia di Potenza. Le località prossime all'epicentro, rende noto il Dipartimento della Protezione Civile, sono i comuni di Potenza, Pignola e Vaglio Basilicata. Dalle verifiche effettuate dalla sala del Dipartimento non risultano al momento danni a persone e/o cose.
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La vendetta di Israele sul voto all'ONU


di Michele Paris

A sole 24 ore dallo storico voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha riconosciuto la Palestina come stato osservatore non-membro, il governo di Israele ha risposto autorizzando la costruzione di tremila nuove unità abitative in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, nonché accelerando le procedure per il rilascio di un altro migliaio di permessi per colonie considerate illegali da tutta la comunità internazionale.


La ritorsione di Tel Aviv rappresenta l’ennesimo esplicito tentativo di boicottare una soluzione di pace fondata su due stati e contribuisce ulteriormente a rendere pressoché impossibile la continuità territoriale palestinese.


Le aree di insediamento appena autorizzate da Netanyahu comprendono, tra l’altro, nuove abitazioni a Ma’ale Adumim, una località che separa Gerusalemme Est dal resto della Cisgiordania e la cui espansione complica notevolmente i collegamenti tra le città di Ramallah e Betlemme con i quartieri palestinesi di Gerusalemme Est. Ma’ale Adumim è il terzo più grande insediamento israeliano in Cisgiordania e ospita attualmente circa 40 mila coloni ebrei. In totale, a Gerusalemme Est e in Cisgiordania vivono 500 mila coloni in più di cento insediamenti illegali.

La nuova iniziativa israeliana punta ad aggiungere un nuovo fatto compiuto sul terreno, così da rendere ancora più improbabile il raggiungimento di un eventuale accordo di pace per la creazione di uno stato palestinese entro i confini precedenti alla guerra dei Sei Giorni del 1967.

La comunità internazionale ha ancora una volta condannato quasi all’unanimità i nuovi insediamenti israeliani. Gli Stati Uniti nella giornata di venerdì hanno definito il piano di Netanyahu “controproducente” ai fini di una soluzione negoziata al conflitto mediorientale, anche se di fatto la reazione di Washington è stata sia nei toni che nelle azioni di gran lunga più pacata rispetto agli sforzi messi in atto per fare desistere il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), dal cercare il riconoscimento dell’ONU.

Il voto in gran parte simbolico e a larghissima maggioranza (138 favorevoli, 9 contrari e 41 astenuti) assicurato giovedì alla Palestina dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha mostrato nuovamente il totale isolamento internazionale degli Stati Uniti, assecondato solo da qualche sparuto alleato (Canada, Repubblica Ceca, Panama e quattro staterelli dell’Oceano Pacifico) nel difendere strenuamente l’occupazione israeliana e l’oppressione del popolo palestinese.

Nonostante questa realtà, i commenti della diplomazia americana al voto dell’Assemblea Generale sono stati molto duri ed hanno fatto riferimento alle complicazioni che si prospettano per i colloqui di pace. Decenni di negoziati con la supervisione statunitense, tuttavia, non hanno prodotto fin qui alcun risultato tangibile e hanno anzi consentito la progressiva conquista di nuovi territori palestinesi da parte di Israele.

La formale, sostanzialmente vuota condanna di Washington dei più recenti insediamenti autorizzati dal governo di estrema destra di Netanyahu, inoltre, si accompagna a due proposte di legge presentate al Senato di Washington che sono esse stesse autentiche ritorsioni contro il voto dell’ONU.

La prima è firmata dal senatore repubblicano dello Utah, Orrin Hatch, e chiede addirittura la soppressione di tutti i finanziamenti americani alle Nazioni Unite. La seconda, opera dello sforzo di due senatori repubblicani e due democratici, è invece un emendamento allo stanziamento di fondi al Dipartimento della Difesa e prevede lo stop al denaro destinato all’Autorità Palestinese in caso quest’ultima intenda avviare procedimenti legali contro Israele presso il Tribunale Penale Internazionale.

Dopo il voto di giovedì scorso, peraltro, nonostante qualche festeggiamento nei territori palestinesi, ciò che prevale è un diffuso scetticismo e la consapevolezza che le condizioni di vita della popolazione sotto l’occupazione israeliana non cambieranno di molto nel prossimo futuro.
Il riconoscimento della Palestina, garantito anche da paesi occidentali considerati fedeli alleati di Israele, è servito soprattutto a risollevare in qualche modo il prestigio di Abbas, la cui rilevanza è stata virtualmente cancellata, a favore di Hamas, durante il recente assalto di Tel Aviv contro Gaza che ha fatto 165 vittime tra la popolazione della striscia.

Anche i paesi che hanno votato a favore del riconoscimento o che si sono astenuti, come Francia e Gran Bretagna, si sono adoperati poi per ottenere rassicurazioni da parte dell’Autorità Palestinese a non intraprendere azioni legali contro membri del governo o delle forze armate israeliane presso il Tribunale Penale Internazionale. Ciò significa che questi governi intendono comunque continuare a garantire la totale impunità dei crimini di Israele nell’occupazione e negli attacchi contro il popolo palestinese.

L’iniziativa dell’Autorità Palestinese, in definitiva, ha ben poco a che vedere con la liberazione della Palestina quanto piuttosto con una strategia per rimettere in sesto il proprio leader e la sua cerchia di potere. Infatti, come ha scritto qualche giorno fa sul Guardian il docente di politica araba presso la Columbia University di New York, Joseph Massad, il riconoscimento dell’ONU ha di fatto “geograficamente ridotto lo stato palestinese dal 43% della Palestina storica previsto dalla ripartizione” del 29 novembre 1947 “a meno del 18%” odierno. Il voto ONU, perciò, assicura infine ai “coloni ebrei e ai loro discendenti l’80-90% della Palestina, lasciando il resto agli abitanti nativi, e rischia di cancellare il diritto dei profughi al ritorno nelle proprie terre”.

Sanita' proposta shock: ridurre la spesa su anziani e malati terminali!


2 dic – Alleggerire gli ospedali del carico di pazienti che trovano migliore assistenza nei servizi sociali, pensare a forme di finanziamento nuove come il partenariato pubblico-privato e usare come punto cardine del sistema sanitario l’analisi costo-efficacia.
Sono alcune delle modalita’ per rendere il Ssn sostenibile, spiega Francesco Moscone, docente di Economia alla Brunel University ed esperto di Economia sanitaria, promotore insieme a Giorgio Vittadini dell’Universita’ di Milano Bicocca del III workshop di Econometria in Sanita’ (la prossima settimana all’Universita’ di Siena), per proporre metodi e strategie che mettano i concetti di costo-efficacia ed efficienza al centro delle decisioni in sanita’.

La spesa sanitaria in media incide per circa il 75% della spesa pubblica regionale, spiega Moscone, e oggi vi e’ una pressione sempre piu’ stringente al risparmio, al taglio dei costi mirando alla massima efficienza, ovvero la capacita’ di raggiungere risultati in termini di salute con il minor impegno di risorse possibile.
”Uno dei modi per ridurre la spesa e’ spostare alcuni servizi sanitari sotto la responsabilita’ dei servizi sociali come avviene nel Regno Unito dove cio’ ha ridotto nel tempo i ricoveri ospedalieri. In Italia, ”gli ospedali sono pieni di anziani che potrebbero essere assistiti nelle loro abitazioni o in strutture territoriali meno costose e a piu’ bassa’ intensita’ di tecnologia – spiega.
Allo stesso modo, strutture territoriali potrebbero essere pensate per i malati terminali, sopratutto in considerazione del fatto che la spesa sanitaria che incide di piu’ e’ quella che sostiene gli ultimi anni di vita di una persona, in quanto sovente questa entra e esce dall’ospedale, spesso per malattie incurabili”. Bisogna inoltre puntare all’analisi costo-efficacia, continua Moscone, il punto cardine del sistema sanitario inglese ad ogni livello decisionale; e pensare a nuovi modelli di finanziamento come il partenariato pubblico-privato (PPP), ovvero una forma di cooperazione tra settore pubblico e settore privato per gestire almeno alcuni aspetti dei servizi sanitari.
Infine, un modo di razionalizzare i costi e’ quello di rafforzare il ruolo a livello nazionale delle linee guida che offrano protocolli precisi da seguire, stabilite in base a principi di costi ed efficacia. (ANSA).

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Grande freddo in Europa: normalità o anomalia?



Andrey Smirnov su La Voce della Russia
Nella capitale russa maxinevicata e traffico in tilt. I cumuli di neve alti mezzo metro, la crosta di ghiaccio che ricopre le strade e la “pioggia di ghiaccio” non sono le condizioni più confortevoli per gli automobilisti.
Non è stata risparmiata nemmeno l’Europa Centrale: una massiccia invasione di aria siberiana tiene nella morsa del freddo la Svizzera, la Germania, la Boemia e la Polonia. Il manto di neve è alto 5-7 cm. Inizialmente le precipitazioni hanno assunto carattere di pioggia mista a neve, che poi si è congelata molto presto, ed ora sotto il suo peso si spezzano fili delle linee elettriche, cadono alberi.


Intanto i meteorologi si stanno affannando a convincere i russi e gli europei che in simili fenomeni naturali non c’è nulla di nuovo. Siamo semplicemente di fronte ad uno scontro tra un ciclone mediterraneo e un anticiclone artico, - ritiene l’esperto specialista della Società “Gismeteo” Leonid Starkov. Simili fenomeni avvengono con periodicità di 5-8 anni.

In un prossimo futuro né per i russi né per gli europei è il caso di aspettarsi favori dalla Natura, - pronostica l’esperta specialista del Centro Idrometeorologico della Russia Marina Makarova:

"Un ciclone se ne andrà nei prossimi due giorni. Ma il fatto è che una serie di cicloni continua a determinare il tempo sul territorio dell’Europa. Nelle prossime due settimane il centro dell’Europa e la sua parte nord-occidentale saranno colpiti dagli attacchi di violenti turbini di vento. Da noi il tempo promette di assumere connotati più invernali, ma non stabili – con nevicate e temperature basse".

Come affermano gli esperti, a Mosca l’inverno di solito avviene secondo due scenari. Il primo, più caldo, che viene chiamato anche “Euro inverno”, si verifica quando da Ovest arriva l’aria abbastanza calda ed umida. L’aumento della temperatura è accompagnato da un gelicidio, precipitazioni e “pioggia gelida”. Mosca ha la triste esperienza di liquidare le conseguenze di una pioggia gelida: alla fine del dicembre del 2010 nella capitale erano cadute alcune migliaia di alberi, si erano ghiacciati i marciapiedi, nella regione di Mosca si era interrotta l’erogazione della fornitura di energia elettrica.

Esiste anche un altro scenario di inverno moscovita: quando l’aria fredda comincia ad arrivare dalla Siberia. In questo caso s’insediano un freddo intenso e un tempo secco. Ma per il momento i meteorologi preferiscono non parlare di un simile sviluppo degli avvenimenti dalle nostre parti.

Sanguinosa guerra civile in Congo snobbata dai media

Inutile perdere tempo con la solita retorica che segnala quanto poco siano presi sul serio i conflitti che insanguinano l’Africa. Questa volta a sanguinare è il Congo, paese geopoliticamente molto importante per via delle risorse energetiche che ospita nel suo sottosuolo. Da giorni è scoppiato un violento conflitto tra i ribelli del gruppo M23 e i soldati governativi, e nella giornata di ieri i ribelli sono usciti vincitori dopo violenti combattimenti durati oltre tre ore. A seguito della vittoria i ribelli hanno conquistato la città di Sake, e ora si spingono verso Sud, sulla strada per Bukavu. I morti sono centinaia e i civili sono costretti a fuggire lontano, con nessuno a proteggerli.
L’Onu ha denunciato stupri, saccheggi, violenze sui civili, insomma lo stesso film visto un anno fa in Costa d’Avorio, con le milizie di Ouattara che insanguinarono il Paese per mesi, destituendo il presidente legittimo Gbagbo con il placet della Francia. A differenza dei conflitti precedenti tuttavia la popolazione congolese non sembra aver subito direttamente la furia dei ribelli, che evidentemente hanno un largo seguito nella popolazione proprio perchè non si sono abbandonati in saccheggi e in violenze di massa. I leder dei guerriglieri dell’M23, conosciuto anche come ARC (cioè Armata Rivoluzionaria Congolese) hanno annunciato la loro volontà di proseguire nella loro avanzata verso Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, ed è difficile pensare che se non li bloccherà un fattore esterno al Congo, si fermeranno. Il governo appare in difficoltà ma sta raccogliendo le truppe per lanciare una controffensiva, probabilmente coadiuvato da un contingente angolano. Lo Stato in realtà sembra essere in difficoltà, con una corruzione dilagante e una forbice tra ricchi e poveri tra le più ampie del mondo. Per questo la popolazione sembra essere ormai disillusa nei confronti del governo, e non si oppone all’avanzata dei ribelli. Dietro ai ribelli dell’M23 però ci sono Ruanda e Uganda, due paesi che vogliono così mettere le mani sulle richezze minerarie del Paese. Se l’Angola dovesse entrare nel conflitto accanto alle forze armate congolesi, ecco che si potrebbe assistere a un conflitto generalizzato.

Il fisico nucleare italiano denuncia la falsità della teoria del "Riscaldamento Globale"


Il fisico nucleare Antonino Zichichi al recente convegno di Erice ha denunciato la falsità della teoria sul Riscaldamento Globale Antropogenico. Ce lo riferisce un articolo del 22 agosto 2012 sul  quotidiano Il giornale dal titolo "Il riscaldamento globale? Una bufala (troppo) costosa" nel quale leggiamo che secondo le teorie del global warming ...
Agli inizi degli anni Novanta si pensava che le temperature sarebbero salite, a livello globale, di un valore compreso tra gli 0,2 gradi e gli 0,5 gradi ogni dieci anni. Invece l'aumento è stato solo di 0,14 gradi. (...) Per abbattere le emissioni globali di CO2 dello 0,0006 entro il 2020 gli australiani spenderanno 130 miliardi di dollari. Se tutti nel mondo praticassero la scelta australiana il costo salirebbe a 541 miliardi di dollari. Insomma, il rapporto costi benefici secondo Monckton è folle
Siccome approvare le teorie sul Riscaldamento Globale ha come conseguenza proprio quella di seguire la scelta australiana, e siccome a livello istituzionale/governativo tali teorie vengono generalmente fatte proprie da governi (e meteorologi) c'è da aspettarsi che i governi aggravino ladevastante crisi economica imponendo queste scelte scellerate. Tanto a ben vedere a questi governi della prosperità dei propri concittadini non interessa neanche un po'.

 E passiamoadesso alle dichiarazioni di Zichichi:
«Per capire gli spostamenti di un elettrone servono delle equazioni non lineari… Possibile che sul clima, che è complessissimo, circolino così tanti modelli predittivi approssimativi, basati su una matematica elementare, e li si consideri attendibili?». (...) «Il motore meteorologico è in gran parte regolato dalla CO2 prodotta dalla natura, quella CO2 che nutre le piante ed evita che la terra sia un luogo gelido e inospitale, quella prodotta dagli esseri umani è una minima parte… Eppure molti scienziati dicono che è quella minima parte a produrre gravi fenomeni perturbativi. Ma ogni volta che chiedo loro di esporre dei modelli matematici adeguati che sostengano la teoria (e comunque oltre ai modelli servirebbero degli esperimenti) non sono in grado di farlo».
NB: non ho mai avuto troppa simpatia per il fisico Zichichi, ben noto per il suo appoggio alla costruzione di inquinanti centrali nucleari, cristiano dichiarato che appariva sempre in televisione quando il paese era retto dal governo della Democrazia Cristiana (curiosa coincidenza). Ciò non toglie che le sue argomentazioni in questo caso siano condivisibili.
C'è da chiedersi ancora una volta come mai soggetti perfettamente inseriti nel sistema di potere (non si può andare sempre alla RAI senza essere parte del sistema, ed in questo Gabbanelli, Grillo, Zichichi - solo per fare alcuni esempi illustri -  sono del tutto simili) denuncino una delle più grosse menzogne del sistema propagandata da uno degli uomini più potenti del mondo, l'ex vice-presidente degli Stati Uniti Al Gore.
La risposta è sempre la solita: chi occultamente tira le fila dietro il sipario della politica internazionale preferisce gestire e manovrare direttamente sia chi si siede nei posti chiavi del governo e delle istituzioni (anche scientifiche e culturali) sia chi (almeno apparentemente) si pone su posizioni critiche al governo ed alle istituzioni. In tal modo il popolo non avrà mai informazioni approfondite su ciò che viene deciso al vertice della piramide di comando, non avrà mai informazioni precise e veritiere sugli atti e soprattutto sulle finalità delle politiche governative, ed anche l'opposizione verrà guidata verso lotte sterili e obiettivi quanto meno limitati (se non errati).

Ma come mai poteri occulti starebbe dietro a entrambi gli opposti schieramenti e li sosterrebbero entrambi?

Il primo motivo potrebbe essere che cercano di farci credere che ci sia un gruppo di potenti industriali che si opppone alla riduzione della CO2 perché teme che i provvedimenti richiesti dall'IPCC potrebbero danneggiare i propri affari. Così appena una persona denuncia la mancanza di scientificità dell'ipotesi del Riscaldamento globale viene additato come "avvelenatore al soldo dei grandi potentati industriali". Astuzia diabolica.

Il secondo è che se si manovra tanto chi propaganda la tesi ufficiale quanto chi si oppone ad essa, si controlla di fatto quasi ogni dibattito scientifico e si impedisce che la popolazione mondiale scopra qualcosa di veramente orribile. I cambiamenti climatici infatti sono per certi versi causati dall'uomo, ma non attraverso l'emissione di anidride carbonica, bensì attraverso l'uso su scala planetaria di tecniche di geoingegneria clandestina e guerra ambientale.




Di fronte a cieli sempre più completamente coperti dalle scie degli aereiappaiono infatti ridicole le lamentazioni pseudo-ambientaliste sull'effetto serra causato dalla CO2: la serra c'è ed è visibile ad occhio nudo se solo ci si intestardisce a guardare il cielo ogni 10 minuti per qualche settimana. Guardate la "serra artificiale" qui sotto e poi puntate gli occhi al cielo ogni volta che potete.



Per approfondire la questione consiglio la lettura dei seguenti articoli


(articolo di cui non condivido alcune analisi ma che pur riporta correttamente molti dati)


La crisi del mondo occidentale.


Di Marco Barbon

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi… e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto". Questo il pensiero di un monaco buddhista tibetano, il Dalai Lama. "Quando un giorno impareremo a portare i nostri figli a passeggiare in mezzo alla natura e a farli correre spensierati e liberi invece che fare lunghe code in macchina per portarli al centro commerciale la domenica,
maledicendo il traffico senza accorgersi che il traffico siamo noi, per comprare cose inutili che non ci servono o che vanno a sostituire cose perfettamente funzionanti ma passate di moda, quando eviteremo di fare interminabili file per l’ultimo telefonino ultratecnologico che ci permette una super-connessione per scrivere sui social network che non ce la facciamo ad arrivare a fine mese, forse allora le cose cominceranno a cambiare. Non si risolve il problema solo cambiando i politici con cittadini che hanno una visione diversa dell’ambiente e del bene comune, questo è un primo passo ma il vero cambiamento si ottiene se cominciamo a cambiare noi. Non sarà facile, ma se vogliamo una società diversa non esiste altra strada. Dico un’ultima cosa che non avrei provato se non immerso nella natura e poi smetto di annoiarvi: l’altro giorno sono andato per campi con mio figlio di 2 anni, lui correva felice e spensierato ed io dietro di lui, per un attimo mi sono sentito piccolo anch’io pervaso da una sensazione di pace e di quiete interiore e da uno strano pensiero: “Un giorno ricorderò questo momento come uno dei più belli della mia vita”. Fra un po’ di tempo quei campi spariranno e sorgerà un bel centro polifunzionale con negozi, uffici, appartamenti di 50 mq, ma dubito che passando di nuovo da quelle parti riuscirò ad emozionarmi, mi resterà il ricordo di quell’attimo. Grazie per la vostra attenzione.".


 


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