Inutile perdere tempo con la solita retorica che segnala quanto poco siano presi sul serio i conflitti che insanguinano l’Africa. Questa volta a sanguinare è il Congo, paese geopoliticamente molto importante per via delle risorse energetiche che ospita nel suo sottosuolo. Da giorni è scoppiato un violento conflitto tra i ribelli del gruppo M23 e i soldati governativi, e nella giornata di ieri i ribelli sono usciti vincitori dopo violenti combattimenti durati oltre tre ore. A seguito della vittoria i ribelli hanno conquistato la città di Sake, e ora si spingono verso Sud, sulla strada per Bukavu. I morti sono centinaia e i civili sono costretti a fuggire lontano, con nessuno a proteggerli.
L’Onu ha denunciato stupri, saccheggi, violenze sui civili, insomma lo stesso film visto un anno fa in Costa d’Avorio, con le milizie di Ouattara che insanguinarono il Paese per mesi, destituendo il presidente legittimo Gbagbo con il placet della Francia. A differenza dei conflitti precedenti tuttavia la popolazione congolese non sembra aver subito direttamente la furia dei ribelli, che evidentemente hanno un largo seguito nella popolazione proprio perchè non si sono abbandonati in saccheggi e in violenze di massa. I leder dei guerriglieri dell’M23, conosciuto anche come ARC (cioè Armata Rivoluzionaria Congolese) hanno annunciato la loro volontà di proseguire nella loro avanzata verso Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, ed è difficile pensare che se non li bloccherà un fattore esterno al Congo, si fermeranno. Il governo appare in difficoltà ma sta raccogliendo le truppe per lanciare una controffensiva, probabilmente coadiuvato da un contingente angolano. Lo Stato in realtà sembra essere in difficoltà, con una corruzione dilagante e una forbice tra ricchi e poveri tra le più ampie del mondo. Per questo la popolazione sembra essere ormai disillusa nei confronti del governo, e non si oppone all’avanzata dei ribelli. Dietro ai ribelli dell’M23 però ci sono Ruanda e Uganda, due paesi che vogliono così mettere le mani sulle richezze minerarie del Paese. Se l’Angola dovesse entrare nel conflitto accanto alle forze armate congolesi, ecco che si potrebbe assistere a un conflitto generalizzato.MONITORAGGIO SISMICO LIVE CAMPI FLEGREI
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1 commento:
Di certo un'opportunita' del genere sembra difficile che l'occidente se la lasci scappare...quale miglior pretesto se non quello di instautare un presidio militare in una zona cosi' ricca di risorse ?
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