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Ministro esteri Siria: "Il Qatar ci ha dichiarato guerra".

DAMASCO – "Il Qatar ci ha dichiarato guerra". Questa la dichiarazione di alcuni minuti fa del vice-ministro degli Esteri siriano Faisal Miqdad, riportata dalla rete iraniana Press TV. L'alto diplomatico siriano ha spiegato che il recente incontro a Doha delle forze di opposizione della Siria che ha portato alla formazione di un nuovo cosiddetto Consiglio Nazionale viene considerato da Damasco "una dichiarazione di guerra" da parte del Qatar. Il piccolo paese arabo aveva iniziato da tempo il finanziamento dei terroristi attivi in Siria ma tale dichiarazione lascia intendere che la Siria passerà ad una risposta attiva contro le azioni di Doha. Sul piano militare, operativo e strategico, il Qatar non è nemmeno paragonabile alla Siria e non è da escludere una azione da parte di Damasco per punire l'avventurismo e l'ambizione del paese arabo alleato dell'Occidente.

Svegliatevi Schiavi del Sistema

Ormai è chiaro che non esiste alcun governo europeo, così come non esiste più nessun vero governo in nessun Paese europeo. Soprattutto in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Ma solo semplici portaordini delle grandi banche. Quelle stesse banche che hanno imposto al mondo il sistema liberista. Un sistema estremamente semplice, addirittura idiota, che si basa sulla perdita della sovranità monetaria delle singole nazioni e, quindi sulla creazione di un debito pubblico inestinguibile. A quel punto inizia il giochino dei titoli di Stato con i quali, le stesse banche operano guadagni parassitari acquistando i suddetti titoli. Ma non volendo ammettere che chi acquista dei titoli, acquista comunque un rischio. Ed ecco il nocciolo della questione. Acquistano i titoli ma scaricano il rischio sui cittadini. Provate a fare un’azione speculare. Ovvero il contrario: acquistate dei titoli e poi proponete alla banca che vi media l’acquisto che, qualora i titoli dovessero perdere valore, anziché guadagnarlo come da previsioni, a rimetterci sarà la banca e non voi. Divertitevi a sentire la risposta! Eppure, questa stronzata, perché di stronzata si tratta, a noi ce l’hanno fatta bere per buona. E noi, come sempre: zitti! ... C’è anche la questione debito pubblico inestinguibile. Alla fine, qualsiasi Stato che dia retta a gente come Monti, Merkel, ecc. mettendosi a seguire le loro direttive imposte dalla famigerata “troika”, finisce allo sfacelo totale. Poiché sarà portato a curare un debito con un altro debito maggiore. E loro, le banche, risultando alla fine creditrici, si assorbiranno tutti i beni pubblici espropriabili e, se servirà, anche quelli privati, poiché il debito, guarda caso, è sovrano. Ovvero: tutto nostro! Quindi ne rispondiamo in prima persona. Che pacchia! In aggiunta, per gli accordi di Lisbona e Velsen, per qualsiasi disputa legale, risponderemo non più in base alle leggi italiane o spagnole o portoghesi o greche, ecc., ma in base a quelle dei Paesi creditori. Rinnegando così ogni concetto di rischio che naturalmente è connesso all’acquisto di titoli di qualsiasi genere e natura. In oltre, le banche acquisteranno lo status di inviolabilità e non potranno più essere né indagate e neanche inquisite. Figuriamoci condannate! Come se ci dicessero: “Ora, tutti dovranno giocare al tavolo della nostra roulette. Se esce lo zero, prende tutto il banco, ovvero le banche. Ma anche se esce uno qualsiasi dei 36 numeri, prende sempre tutto il banco. C’è solo la possibilità di vincere a pari e dispari, ma la roulette è truccata! E noi, tutti a battere le mani. “Sì, che bello! Viva la modernità, viva l’Europa delle banche unite. E, se qualcuno dice che è una fregatura, è un complottista! E tutti a ripetere come tanti pappagalli: “Complottista, complottista!” Insomma, una truffa colossale poiché, qualunque Paese aderisca a tali castronerie e nonsensi matematici, è comunque destinato a soccombere nel peggiore dei modi. Per maggior sicurezza, non paghi dall’aver corrotto ogni politico di ogni partito e vasti strati della magistratura di ogni Paese, hanno persino preteso di mettere nei posti chiave dei vari governi, le loro persone di fiducia. I quali, non faranno mai gli interessi dei cittadini, ma solo ed esclusivamente quelli delle banche loro padrone. Certo, non è qualcosa che nasce oggi, ma è un progetto plurisecolare, tanto che, come chiunque può facilmente constatare, tutte le facoltà, pubbliche e private (soprattutto quelle private) di economia, hanno bandito ogni barlume di matematica, fatta eccezione per qualche espressioncina un po’ farlocca, giusto per dare un barlume di giustificazione a quella che è la contabilità aziendale. Il tutto basato sull’utopia più assoluta e sfrenata. Facoltà che altro non sono se non un teatrino per esibire un ammasso delirante di pseudo teorie ben lungi da qualsiasi concetto pratico e logico. Facoltà in cui la matematica rappresenta l’acqua santa per il demonio. Poiché la loro caratteristica essenziale è rappresentata dall’enunciato: 2 + 2 = 3, oppure 5, oppure 6 o anche 7, ma mai 4. A seconda di come fa più comodo. Al punto da aver persino “inventato” la matematica attuariale. Ovvero, a loro detta, una branca di matematica che prende in considerazione eventi incerti di cui nessuno sa un tubo di niente e con risultati altrettanto incerti. Una matematica che non è matematica, ma il solito giochino delle tre carte. E da qui, escono i nostri “economisti”, in perfetto stile mago Otelma. Tanti truffatori, coadiuvati da stampa, televisioni e politici corrotti e asserviti, perfettamente addestrati alla truffa e al raggiro su vasta scala. Un mondo in cui, quei pochi e veri economisti che non si sono fatti incastrare dalla matematica che non è matematica, sono messi alla berlina, facendoli passare per folli. Insomma, il classico caso del matto che da del matto a chi non è matto. Eppure se, ognuno di noi, con un minimo di pazienza, si facesse i suoi bravi conti della serva, potremmo sputtanare quasi trecento anni di liberismo economico. Sempre se, e ripeto se, solo volessimo aprire gli occhi, smettendo di restare come ebeti a bocca aperta senza saper che dire ed essere truffati da mezze calzette bucate alla Monti, Fornero, Merkel, Draghi, ecc. Non parliamo poi di FMI e Banca Mondiale! Insomma, ricapitolando, ci facciamo fottere da un manipolo di magliari della peggior risma. Più imbecilli di così, ditemi cosa c’è! Ah sì, c’è il principio del debito pubblico! E anche il principio di farsi stampare i soldi a debito da altri, anziché farlo in proprio e in credito, come dovremmo fare per diritto sovrano. Quindi, anche il diritto di non dover pagare tasse o quasi. Di conseguenza, aumentare stipendi e pensioni. Perché, non dimentichiamoci che anche le tasse, con le percentuali sempre più elevate di giorno in giorno, sono una loro invenzione. Tasse che finiscono regolarmente nelle loro tasche. Altro che sociale! Ma davvero pensavate che con le vostre tasse si pagassero le spese sociali? Quelle si pagano con i soldi presi in prestito dalla BCE. Poi, le tasse, servono per ripagare gli interessi del debito che è diventato, per virtù dello spirito santo, pubblico. Mentre, se avessimo di nuovo la sovranità monetaria, le spese pubbliche sarebbero pagate dalla moneta sovrana e non esisterebbe neanche un debito pubblico e le tasse sarebbero un minimo. Ma davvero un minimo. Però, vuoi mettere? Ora abbiamo gli euro al posto delle lire! Molto più figo, no? E allora, pagate e zitti! di Marinella Andrizzi Sinibald

Fonte

http://freeondarevolution.blogspot.it/2012/11/svegliatevi-schiavi-del-sistema.html#more


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Nucleare, farfalle mutanti svolazzano a Fukushima


"A Fukushima gli effetti delle radiazioni post tsunami potrebbero essere evidenti già in alcune mutazioni genetiche nella farfalla pallida dell'erba (zizeeria maha), riscontrate da un team di ricercatori giapponesi guidato da Joji Otaki dell'università Ryukyu di Okinawa e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature.

Il battito d'ali di una farfalla in Brasile potrebbe causare una tempesta in nord America: si chiama proprio "effetto farfalla" la teoria secondo cui piccole variazioni nelle condizioni iniziali di un sistema produrrebbero grandi variazioni nel suo comportamento a lungo termine; si parla altro che di "piccole variazioni" dopo il terremoto del marzo 2011 e del conseguente tsunami abbattutosi sul Giappone e sulla centrale nucleare di Fukushima Daiichi.


Nel maggio 2011 questo team di scienziati ha raccolto 144 esemplari di farfalla pallida dell'erba nelle zone adiacenti la centrale di Fukushima, riscontrando nel 12,4% dei casi mutazioni nei geni: ali più piccole, difetti ad occhi e zampe, colore dei pigmenti modificato.

Una percentuale di mutanti che si amplia nella seconda e terza generazione, fino al 33.5%, oltre un terzo del totale; i risultati hanno allarmato gli scienziati giapponesi, che nell'autunno 2011 hanno campionato altre 238 farfalle, riscontrando un tasso di mutazioni del 28,1%, raddoppiato nel giro di cinque mesi.

Dal momento che le farfalle hanno subito queste mutazioni, è facile immaginare che altre specie possano aver subito altri effetti. Qualcosa è andato storto nell'intero ecosistema

ha affermato il professor Otaki, spiegando come gli effetti dell'esposizione a bassi livelli di radiazioni si trasferiscano geneticamente generazione dopo generazione come sta avvenendo nelle farfalle, ma che ogni specie reagisce diversamente.

Ad esempio, secondo un altro studio pubblicato da Environmental Pollution dai ricercatoriAndrea Pape Moller, ecologo ed evoluzionista dell'università di Parigi sud, e Thimoty Mosseau, biologo dell'università di South Carolina, l'incidente di Fukushima ha causato un altissimo tasso di mortalità tra gli uccelli:

L'analisi di 14 specie comuni a Fukushima come a Chernobyl mostra l'effetto negativo delle radiazioni sull'abbondanza delle popolazioni, con curve peggiori per Fukushima, pur se gli effetti globali sull'avifauna a Chernobyl, con 80 specie colpite, sono più gravi.

Kunikazu Noguchi, professore associato di protezione radiologica al Nihon University School of Dentistry, è invece scettico sui risultati del team giapponese:

Abbiamo bisogno di più studi per verificare il quadro complessivo dell'impatto sugli animali."


La Nestlè usa i chip per giocare coi nostri bambini



Compra un KitKat, attiva il chip che trovi dentro e se sarai uno dei 6 fortunati verrai geolocalizzato e raggiunto entro 24 ore da un elicottero speciale dal quale si caleranno uomini selezionati per portarti una valigia con 10.000 sterline di premio.
E’ la realtà: è la nuova trovata di marketing della Nestlé in Inghilterra.
In televisione da qualche settimana gira questa pubblicità:


Anche note testate inglesi come il Dailymail ed il Telegraph raccontano e pubblicizzano l’iniziativa (Dailymail – Telegraph).
In sostanza stiamo parlando di un gioco che si basa sulla geolocalizzazione.
Che loro sanno sempre dove siamo è cosa nota. Adesso sembra si stia cercando di venire alla luce e far accettare, partendo dai bambini, il fatto di essere seguiti secondo per secondo.
Quale modo migliore che attraverso un gioco col quale puoi vincere 10.000 sterline ed essere letteralmente protagonista di una scena da film dove agenti addestrati si calano da un elicottero per portarti una valigia piena di soldi?
Fino a pochi anni fa avrebbe potuto scandalizzare il sentirsi spiati e geolocalizzati, ora iniziamo a desiderarlo… potremmo ricevere una valigia piena di soldi…

Come generare un maremoto artificiale


Siamo abituati a pensare che molti sconvolgimenti geofisici e climatici siano provocati per mezzo di dispostivi sofisticati. Questo convicimento è giusto: dalle armi scalari, tragica ed involontaria eredità di Tesla, agli esperimenti che coinvolgono il dominio di fenomeni quantistici, dagli apparati a microonde ai dispositivi che irradiano basse frequenze, è tutto un pullulare di tecnologie avveniristiche e letali.

Tuttavia non bisogna dimenticare che, sin dagli anni ’40 del XX secolo, l’energia atomica è uno strumento bellico rozzo, ma idoneo a scopi funesti: così un maremoto, lungi dall’essere sempre un fenomemo naturale, può essere provocato facendo detonare degli ordigni nucleari. Negli anni ’50 del XX secolo, alcuni test causarono degli tsunami nel Pacifico, come testimoniato dalle riprese di Pat Bradley. L’arsenale delle élites è purtroppo pieno di diavolerie. Ricordiamocene, prima di attribuire ipso facto a Madre natura calamità di ogni genere.

Pat Bradley è un cameraman che assisté, alla fine degli anni ’50, ad alcuni test nucleari condotti dagli Stati Uniti nel Pacifico vicino alle Isole Marshall. La sua testimonianza accompagna le impressionanti riprese delle detonazioni sottomarine neli esperimenti “Wahoo” ed “Umbrella” del 16 maggio ed 8 giugno 1958.

Nel video, pubblicato dal sito AtomCentral, il racconto di Bradley accompagna le immagini terribili della colonna d’acqua, alta quasi 300 metri, e dell’onda generata che investe la nave che si trova a poche miglia di distanza. Si formarono tre ondate successive - ricorda Bradley - della quale la terza fu la più alta. Le abnormi onde sommersero l’atollo sul quale si trovava l’operatore, costringendolo ad arrampicarsi su una palma per sfuggire allo tsunami creato dalla potenza dell’esplosione.

(A cura di Matteo Marin)




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I greci devono accontentarsi di 2 euro l’ora


I greci dovranno cavarsela con 350 euro al mese: «Se non è “cinesizzazione” questa, non saprei come altro definirla», dice l’analista indipendente Debora Billi: con le nuove misure di austerity appena varate ad Atene si sta realizzando il progetto, targato Germania, che mira appunto a “cinesizzare” la Grecia, facendo dell’intero paese una di quelle “zone economiche speciali” di cui ha raccontato Naomi Klein. «Si tratta di aree dove i paesi industrializzati possono far produrre le proprie merci a costo quasi zero, grazie alla schiavizzazione di chi lavora».

Un po’ come fa la Fiat in Serbia, dove un operaio le costa sei volte meno che in Italia. Nel caso-Grecia, viene retrocesso di colpo un intero sistema sociale: «Nel recente ultimo “pacchetto di austerity” riservato agli schiavi greci – scrive Debora Billi nel suo blog – si prevede un salario minimo di 589 euro lordi», cioè 350 euro netti per arrivare a fine mese. «A questo si unisce la il ritorno della malaria, la gente che non ha di che scaldarsi, gli ospedali senza medicine».

«Lavorare in Grecia o emigrare all’estero? Questo è il dilemma a cui migliaia di giovani greci al di sotto dei 25 anni dovranno rispondere prima di iniziare Grecia, il dramma in piazzala loro vita professionale nel paese oberato dai debiti», racconta il blog “Keep Talking Greece”. Il primo ministro Samaras, scrive Carmen Gallus su “Investire oggi”, ha promesso che questo sarà l’ultimo pacchetto “lacrime e sangue”, le ultime sofferenze inflitte ai lavoratori e ai pensionati, necessarie per “salvare la Grecia” – cioè mantenerla nell’Eurozona, a costo di devastarne la popolazione. «In un paese dove la disoccupazione giovanile è sopra il 55% – aggiunge la Gallus – i più fortunati che trovano un posto di lavoro si troveranno nella invidiabile posizione di guadagnare 660 euro lordi al mese, dopo aver lavorato per lo stesso datore di lavoro per quasi 10 anni». Cento euro in più in busta paga per i meno giovani. Un disastro di proporzioni incredibili: in media, i lavoratori dipendenti – per 40 ore settimanali – saranno pagati 2 euro netti all’ora, non di più.

«In tempi in cui i posti di lavoro sono rari come il denaro – scrive Carmen Gallus in un intervento ripreso da “Megachip” – molte persone lavorano senza assicurazione e senza sicurezza sociale. E il lavoro part-time è in aumento, al fine di evitare il pagamento dei contributi». Attenzione: «I lavoratori part-time hanno zero possibilità di ricevere un’indennità di disoccupazione».

E per giunta: cresce il numero di lavoratori che aspettano di essere pagati da più di sei mesi. Possibile? Oggi, in Grecia, sì. «Come si può vivere e anche creare una famiglia con 510/580 euro al mese? Probabilmente nello stesso modo in cui lui/lei potrà avere una pensione di 200 euro dopo 40 anni di lavoro». Se saranno ancora vivi, naturalmente. Il nuovo regolamento “lacrime e sangue” resterà in vigore fino a che il tasso di disoccupazione non sarà sceso al 10%: oggi è al 25% e tende ad aumentare. Con le nuove misure, non di vede nessuna possibile via d’uscita alla catastrofe.

«Siamo orgogliosi di annunciare che i dipendenti e i lavoratori di un paese dell’Ue ritornano alle tristi condizioni di lavoro del periodo pre-industriale», aggiunge Carmen Gallus: «Abbiamo bisogno di un Charles Dickens che scriva il dramma greco moderno». Tenendo conto che restano elevati i prezzi al consumo per cibo, servizi, biglietti e tariffe, sarà solo questione di tempo: ad Atene sorgeranno “case per i poveri”, sempre la troika lo permetta, nella Grecia trasformata nel nuovo ghetto d’Europa. «Forse – conclude Debora Billi, pensando a tutti gli altri paesi dell’Eurozona, compreso ovviamente il nostro – sarebbe da prendere in mano la situazione e decidere noi come decrescere secondo la nostra convenienza, prima che arrivi lo straniero europeo ad imporcelo per i suoi comodi e suoi profitti».


Farmaci a rischio infarto, sotto accusa Moment e Voltaren


Uno studio condotto da due ricercatrici dell’università di Nottingham e diffuso da The Guardian ha rilevato una percentuale maggiore del rischio di infarto nei soggetti che assumono farmaci contenenti come principio attivo ibuprofene e diclofenac.


In quanti ricorrono frequentemente all’uso di farmaci a base di ibuprofene per liberarsi, o quantomeno attenuare, quell’insopportabile mal di testa e arrivare in fondo alla giornata? Molti, moltissimi. Ebbene, sarà forse il caso di affidarsi con un po’ più di moderazione a queste compresse “miracolose” che calmano dolori di varia natura in poco tempo. Gli studiosi hanno messo sotto accusa le famiglie di medicinali, come Moment, a base di ibuprofene, il principio attivo dalle proprietà analgesiche, antinfiammatorie e antipiretiche, e quelle, come Voltaren, che contengono il diclofenac, altro farmaco antinfiammatorio non steroideo. La motivazione alla base di questa scelta, di cui ha dato notizia il quotidiano britannico The Guardian, sta nel fatto che l’uso di questi farmaci comporterebbe una percentuale maggiore del rischio di infarto. 


La ricerca in questione, portata avanti dall’Università di Nottingham e pubblicata sul British Medical Journal, ha visto le ricercatrici Julia Hippisley-Cox e Carol Coupland impegnate nell’osservazione di 9.218 pazienti che avevano già avuto un primo episodio di infarto, prendendo in considerazione vari fattori di rischio quali età, malattie cardiovascolari diagnosticate, fumo. Nel corso dello studio è stato riscontrato che il rischio di incorrere in un attacco cardiaco era maggiore nei soggetti che avevano assunto i farmaci presi in esame nei tre mesi precedenti al loro episodio di infarto. I risultati hanno evidenziato che l’assunzione di ibuprofene aumenta del 24% il rischio di infarto, addirittura ancora maggiore, fino al 55%, per chi assume il diclofenac. Queste cifre hanno spinto le ricercatrici, che hanno sottolineato come circa 1 persona sopra i 65 anni di età su 1000 avrà un infarto dovuto al consumo di ibuprofene (una cifra allarmante se si pensa che i consumatori abituali sono diversi milioni, circa 9 solo in Gran Bretagna), a portare l’attenzione sulla necessità di un’indagine approfondita sugli effetti anche gravi che questa tipologia di farmaci può avere sul cuore, mentre ricercatori dell’Università di Berna ritengono che tali risultati potrebbero essere spiegati anche da altri fattori. 
In ogni caso sarà necessario, anche a fronte del larghissimo uso che si fa di questi medicinali, chiarire la questione legata agli effetti collaterali e, al contempo, rendere possibile un confronto tra rischi e benefici così da poter determinare il miglior trattamento farmaceutico da indicare soprattutto a coloro che soffrono di stati infiammatori dell’apparato muscolo-scheletrico e ricorrono, quindi, frequentemente a cure antidolorifiche. Un bel dilemma, per tanti. 

 


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