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L'alleanza USA - Al Qaeda: 5.000 terroristi per rovesciare Assad

"Uno dei terroristi più pericolosi" nel sud dello Yemen, un leader di Al Qaeda concorda con gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita l'invio in Siria di combattenti del gruppo terroristico per sostenere i ribelli e aiutarli a rovesciare il presidente Bashar al Assad.

    
L'informazione è stata rivelata da diversi mezzi di comunicazione in Medio Oriente, tra i quali l'agenzia di stampa iraniana Alalam e la rivista digitale yemenita AdenAlghad.net. È stato riferito che Tariq al-Fadhli, un addestrato militante jihadista che ha combattuto a fianco di Osama bin Laden, ha concordato con funzionari di Stati Uniti e l'Arabia Saudita, attraverso la Turchia, l'invio da città meridionali yemenite, di 5000 militanti nel territorio siriano per "aiutare i ribelli nella guerra per porre fine al regime di Assad". Il fatto, evidenziato dai mezzi di comunicazione, "spiega l'improvviso ritiro di uomini armati dalla regione yemenita di Abyan". È stato riferito che i militanti, che fanno riferimento a se stessi come "difensori della sharia", si uniranno con altri gruppi di combattenti di Al Qaeda che sono stati infiltrati in Siria da Libia, Iraq e Turchia, con l'aiuto della NATO e degli Stati del Golfo. Al-Fadhli è descritto dall'agenzia Alalam come "uno degli anziani della tribù di Abyan ed ex leader di Al Qaeda". Lo Yemen, nel frattempo, ha denunciato Al-Fadhli come "uno dei terroristi più pericolosi del paese", secondo il quotidiano americano New York Times. 
Amici o nemici?
Così, il gruppo considerato dagli Stati Uniti come un'organizzazione terroristica, diventa come ai vecchi tempi un alleato strategico dell'Impero, secondo il quale, l'"eletto" regime di Assad, "ha perso la sua legittimità" e commette crimini contro il suo popolo. E mentre Washington collabora sempre più apertamente con l'opposizione armata nel paese, ci sono sempre più rapporti che segnalano come Al Qaeda rafforza il suo sostegno ai ribelli in Siria. Anche il quotidiano britannico The Guardian ha rivelato che i combattenti di Al Qaeda sono al comando dei "ribelli" siriani a cui insegnano come costruire bombe.
http://www.net1news.org/lalleanza-usa-al-qaeda-5000-terroristi-per-rovesciare-assad.html

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Il viaggio nel tempo non appartiene più al dominio della fantascienza!

Le masse gravitazionali dei corpi fisici possono alterare lo scorrere della Freccia del Tempo. La Natura mostra come dominare il tempo e costruire macchine per viaggiare attraverso i secoli. L’ipotesi di costruire un mini buco nero in laboratorio per invertire la direzione del tempo. Il primo crononauta del nostro millennio 




L’esperienza del viaggio nel tempo
Il viaggio nel tempo non appartiene più al dominio della fantascienza, ma rappresenta una realtà ben precisa della ricerca che la scienza moderna sta elaborando. Una realtà che sconvolge l’approccio convenzionale con i fenomeni acquisiti dell’universo e modificano la percezione del nostro habitat di esistenza; e soprattutto ci portano in una dimensione di valutazioni psicologiche e morali di portata inaspettata.
La ricerca sulla possibilità dei viaggi nel tempo consente di fare ipotesi che vanno oltre l’apparenza dei consueti fenomeni del nostro vissuto quotidiano. Lo studio sulla natura del tempo e sulla possibilità di viaggiare attraverso di esso ci apre ad una percezione dell’universo che non ha più nulla a che fare con quella abituale. Lo studio sui fenomeni temporali porta ad una conoscenza in cui scienza e filosofia si fondono.
Studiando il tempo solo come grandezza fisica, riferita allo scandire dei secondi di un orologio o dell’incedere degli anni di vita, non si potrebbe andare molto più in là di un contributo ordinario all’esperienza quotidiana, e non porterebbe ad alcun accrescimento esperienziale sull’argomento.
Lo studio della natura del tempo al di là del concetto di grandezza fisica apre invece porte di esperienze inimmaginabili sull’universo. Fuori della grandezza fisica il tempo si mostra come un altro aspetto dell’universo al di là di come siamo abituati a concepirlo nell’esperienza dello spazio.
In questa prospettiva ci possiamo rendere conto che non esiste una vera e propria “Freccia del Tempo” unidirezionale, così come l’aveva stigmatizzata Arthur Eddington nel 1927, ma possiamo esplorare l’universo non solo attraverso lo spazio, ma anche viaggiando attraverso la dimensione del tempo.
Stephen Hawking, lo scienziato inglese noto per le sue ricerche sulle proprietà fisiche dei buchi neri. Secondo il ricercatore la costruzione di una macchina del tempo potrebbe essere già tecnologicamente possibile
In questo caso l’universo si mostrerebbe sicuramente diverso da come lo abbiamo sempre immaginato. Ad esempio non esisterebbe più un vero concetto di morte se grazie ad una “macchina del tempo” potessimo andare nel passato a conversare con personaggi storici che non dovrebbero essere più in vita.
Si aprirebbe un orizzonte filosofico senza precedenti. Di fronte ad un viaggiatore del tempo che giunge dal futuro, anche noi potremmo chiederci chi siamo e che cosa sia successo alla nostra morte, visto che per lui la nostra umanità contemporanea sarebbe composta da defunti, ricordati in un libro di storia.
Oggi molti ricercatori sono convinti che sia possibile, almeno sul piano teorico, costruire una macchina del tempo. Sono di questa idea gli statunitensi Kip Thorne, noto negli ambienti scientifici per aver scritto un poderoso trattato sulla relatività, e gli astrofisici Ulvi Yurtsever e Michael Morris. Condivide le loro tesi una équipe di ricercatori francesi del Centro Nazionale di Ricerca Scientifica di Meudon presso Parigi.
Si aggiunge a questa convinzione anche lo scienziato inglese Stephen Hawking, che ritiene come il viaggiare nel tempo oggi non sia più un’utopia, né una semplice speculazione filosofica, lasciando intendere che forse qualche gruppo di ricerca governativo americano è già al lavoro sul tema.
Due scienziati israeliani, Amos Ori e Yakir Aharonov dell’università di Tel Aviv, hanno proposto la possibilità di costruire concretamente una macchina del tempo utilizzando un buco nero da costruire in laboratorio, di dimensioni idonee. Il buco nero non dovrebbe avere grandi dimensioni, ma avrebbe la capacità di sovvertire il flusso unidirezionale della “Freccia del Tempo” e quindi consentirebbe ad una capsula temporale e ai suoi “crononauti” di spostarsi, a piacere, avanti e indietro attraverso le epoche. Non solo, ma consentirebbe anche di spostarsi rapidamente da una stella all’altra dello spazio accorciando le distanze esistenti.
Alcuni autori hanno teorizzato in merito che sarebbe necessario un “Collider”, un acceleratore di particelle elementari capace di farle scontrare tra di loro, lanciate ad alta velocità, sino a che venga dato vita a un mini buco nero. Una volta realizzato sarebbe possibile aprire verso il futuro un “worm hole”, un tunnel che si snoda attraverso lo spazio-tempo, in cui far fluire segnali codificati destinati agli scienziati che sono in attesa nel loro tempo.
Lo studio sui viaggi nel tempo comporta una necessaria sinergia di molteplici campi della fisica e della filosofia. Il confronto con le proprietà della dimensione del tempo può portarci ad una conoscenza che si snoda attraverso l’ignoto e che può consentire di sviluppare nuove forme di interattività con l’universo in cui viviamo.
Alcuni ricercatori hanno teorizzato la realizzazione di un mini buco nero in laboratorio, a mezzo della collisione di particelle all’interno di un Collider, per creare un “worm-hole”, un cunicolo attraverso lo spazio-tempo, in grado di raggiungere il futuro
La ricerca nel campo dei viaggi del tempo ci porta in ogni caso ad una percezione dell’esistenza che va oltre la consuetudine e ci mostra una dimensione straordinaria con cui possiamo rivoluzionare le nostre convinzioni scientifiche e sensoriali alla ricerca di una sempre più completa conoscenza di noi stessi e dell'universo.

L’azione gravitazionale sul tempo
Oggi il tempo non appare più come un fenomeno inalterabile e ineluttabile, così come era stato descritto dall’astrofisico Arthur Eddington nella sua teoria della “Freccia del Tempo”. Un fenomeno unidirezionale che sembra essere profondamente legato solamente all’esperienza quotidiana.
È un classico, sostenuto dalla seconda legge della termodinamica, osservare come un corpo ceda il suo calore ad un altro e questo ad un altro ancora, verificandosi la sua progressiva perdita di intensità. Per la nostra esperienza quotidiana è impossibile osservare che l’ultimo corpo riporti indietro il calore ricevuto sino a ridare al primo l’intensità originaria del calore che aveva ceduto in precedenza.
È un fenomeno imprescindibile quello di vedere una tazzina che cade e si rompe in tanti pezzi senza ricomporsi ripercorrendo la caduta all’indietro. Non si è mai visto, a memoria d’uomo, che i cocci si mettano di nuovo spontaneamente insieme ridando alla tazzina la sua integrità. Eppure questo comportamento ordinario delle cose che sembra contraddistinguere la natura del tempo non è reale e non è neppure assoluto.
Possiamo dire che il comportamento del tempo così come lo conosciamo ha una sua caratteristica prettamente legata alla dimensione del nostro quotidiano sulla scala dei fenomeni a misura d’uomo. Ad esempio, le moderne osservazioni sul piano subatomico contraddicono la nostra convinzione sensoriale. Queste hanno rilevato infatti come il tempo si mostri perfettamente reversibile e come non valgano più i principi della seconda legge della termodinamica che ci è tanto fermamente abituale. Addirittura, attraverso le osservazioni della ricerca moderna, si scopre che il flusso del tempo è manipolabile e può aprire la strada all’effettiva realizzazione di una “macchina del tempo”.
La teoria della relatività proposta da Einstein stabilì che il tem­po non scorre con un flusso uniforme, ma è destinato a rallentare in prossimità dell’influenza delle masse e, per via di questo fenomeno, non esiste addirittura una sincronicità temporale tra i diversi luoghi dello spazio.
È stato dimostrato come la materia influisca sulla struttura dello spazio. La sua concentrazione, la massa, come quella che costituisce un pianeta o una galassia, incurva la linearità virtuale della di­stesa spaziale. Un esperimento condotto dalla NASA con il satellite Gravity Probe-B, lanciato nel 2004, ha consentito di verificare nel 2011 un effetto provocato dalla gravità terrestre attraverso quattro giroscopi mantenuti in una condizione di superfreddo che hanno misurato la presenza di un vortice spazio-temporale attorno alla Terra, come prevede la teoria della gravità einsteniana. Per capire il fenomeno si può immaginare la Terra come una sfera pesante di metallo posata al centro di un panno teso. Il panno sotto il peso della massa di metallo si incurva creando un indotto verso la stessa sfera distorcendo lo spazio e il fluire del tempo.
Un “wormhole”, “buco di verme”, sarebbe in grado di modificare il flusso del tempo e della posizione dello spazio dando la possibilità alle future missioni spaziali di esplorare mondi estremamente lontani dalla Terra in tempi praticamente istantanei
Anche Arthur Eddington, l’ideatore della “Freccia del Tempo”, aveva avuto modo di verificare per la prima volta il fenomeno della “lente gravitazionale” prevista da Einstein, in occasione dell'eclissi del 29 maggio 1919, quando constatò che la luce delle stelle veniva deflessa dal Sole.

La rilevazione della modifica della costante temporale
In prossimità di una massa il fluire del tempo rallenta in propor­zione al valore di grandezza della stessa massa. Più ci si allontana dalla massa e più il tempo riprende a scorrere veloce.
Possiamo citare alcuni esempi che evidenziano come le masse gravitazionali possono in­fluire sulla costante del tempo.
Nel 1959 gli scienziati R.V.Pound e G.A.Rebka dell'Università di Harvard applicarono l'effetto Mossbauer, che consente di utilizzare i nuclei atomici come orologi estremamente precisi, per verificare il postulato relativistico sulla contrazione del tempo. Nella struttura di ricerca del Jefferson Physical Laboratory, negli USA, vennero proiet­tati allo scopo dei fasci di raggi gamma dal piano terra dell'edificio verso l'ultimo piano, a circa 20 metri di altezza.
La teoria della relatività prevedeva che se la gravità rallenta il tempo, lo spettro della radiazione emessa in presenza di un forte campo gravitazionale, come quello della Terra, doveva essere spostato verso il rosso, cioè verso frequenze minori. Fu quanto venne rilevato nell'esperimento. Il fenomeno del rallenta­mento gravitazionale del tempo era stato dimostrato.
Pound e Rebka riuscirono anche a misurare la differenza nello scorrere del tempo tra il tetto e la base. Il ritardo previsto per una differenza di altezza così piccola è minuscolo, ma Pound e Rebka grazie all’impiego del loro orologio atomico riuscirono a misurarlo.
Il principio della dipendenza del tempo all’azione gravitazionale e il fenomeno della non sincronicità degli eventi temporali, venne ulteriormente verificato nella constatazione che un nucleo radioattivo posto al piano terreno di un edificio, sottoposto quindi a maggior gravità, manifesta una frequenza minore dei raggi gamma, cioè una minore lunghezza d'onda, rispetto ad una identica fonte radioattiva posta molto più in alto, che risulta esse­re maggiore. Come dire che al piano terreno, in prossimità della massa del pianeta, il tempo degli orologi scorre più lentamente di quello dei piani superiori.
Negli anni ‘60 in Italia venne condotto un esperimento per verificare il fenomeno di rallentamento del tempo in dipendenza all’azione delle masse gravitazionali. Due orologi atomici tarati sullo stesso tempo vennero separati. Uno fu portato in cima al Cervino, l'altro rimase in attesa in la­boratorio. Quando, al termine dell'esperimento, i due orologi furono messi a confronto, quello tenuto in vetta risultò in anticipo di qual­che miliardesimo di secondo rispetto a quello lasciato al livello del mare.
Nel 1972, negli USA, venne ripetuto l'esperimento con due orologi atomici all'idrogeno. Uno di questi venne caricato su un aereo mili­tare che si alzò per volare per alcune ore ad alta quota. Quando fu riportato a terra l'orologio aveva anticipato di un miliardesimo di secondo ogni secondo del suo gemello lasciato a terra. Risultò evidente che a bordo dell'aereo, lontano dalla mas­sa della Terra, il tempo era scorso più velocemente di quanto era avvenuto al suolo.

Il paradosso dei due gemelli proposto da Einstein per spiegare gli effetti della massa sul tempo. Il gemello astronauta, a bordo dell’astronave lanciata alla velocità prossima a quella della luce, si troverebbe a vivere un tempo rallentato rimanendo più giovane del gemello lasciato sulla Terra
I paradossi e le prospettive dell’azione gravitazionale sul tempo
Negli anni della conquista dello spazio, una sonda lanciata nel si­stema solare venne persa nello spazio dal centro di controllo di Houston. Poi qualcuno si ricordò del postulato relativistico di Ein­stein sul rapporto esistente tra velocità, massa e tempo e la sonda potè così essere "riagganciata". Ancora oggi, i progettisti delle missioni nello spazio devono tener conto degli inevitabili effetti relativistici prodotti dalla velocità sul tempo.
Anche il sistema GPS, il Global Positioning System, usa tuttora il criterio relativistico per calcolare la posizione corretta dei soggetti che si muovono sulla superficie del pianeta. Infatti gli orologi atomici nei satelliti della rete GPS sono più veloci di quelli a terra, in anticipo di circa 38 milionesimi di secondo al giorno, per l'effetto combinato del moto del satellite e del fatto che il campo gravitazionale terrestre è più debole alla quota orbitale. Se non venisse tenuto in conto lo spostamento temporale creato dal moto e dalla gravità della Terra, la posizione rilevata dal “navigatore” risulterebbe sfasata rispetto a quella indicata dal satellite orbitante nello spazio.
Gli effetti dell’azione della massa sul tempo sono resi ancora più evidenti nell'ormai classico esempio del “paradosso einsteniano dei due gemelli”, così come è stato prospettato dalla applicazione teorica della relatività. Questo paradosso prevede che uno dei due gemelli si imbarchi su un’astronave che parte verso lo spazio alla velocità di 260.000 km al secondo per raggiungere una stella posta alla distanza di 45 anni luce. Secondo quanto previsto dalla relatività, a quella velocità la massa dell'astronave aumente­rebbe a dismisura e a causa di essa il tempo a bordo verrebbe enormemente rallentato sino a differenziarsi sensibilmente da quello rilevato sulla Terra alla partenza dell’astronave.
Al termine del viaggio, il tempo trascorso a bordo dell'astronave porterebbe il gemello astronauta ad avere 48 anni di età, mentre per quello rimasto sulla Terra il tempo trascorso risulterebbe di ben 102 anni. Quando i due gemelli si erano separati avevano ognuno 20 anni, al loro incontro non avrebbero più la stessa età. Il tempo risulterebbe trascorso in maniera dif­ferente per ciascuno di loro. Un esempio che mostra senza ombra di dubbio l'assenza di sincronicità del tempo nell'universo e l'indeterminatezza con cui si può esprimere la freccia del tempo, sino a dubitare che essa possa realmente manifestarsi al di là dell'esperienza percettiva dell'uomo.
Ma senza attendere la possibilità dei viaggi spaziali, è quanto già ac­cade ora negli acceleratori di particelle. Accade infatti che una parti­cella, di cui si conosce il tempo di vita, prima di decadere nelle caratteristiche di un'altra particella, può vivere per un tempo più lungo di quanto le spetterebbe. La velocità assunta dalla particella nell’acceleratore giunge a conferirle maggiore massa e quindi rallenta il tempo, rimanendo con le sue caratteristiche più a lungo.
Edward Whymper, lo scalatore che per primo conquistò la vetta del Cervino, divenendo il primo “crononauta” nell’alterazione temporale dovuta al venir meno dell’influenza della gravità terrestre
Possiamo applicare l’influenza delle masse sul tempo valutando quello che accade in una qualunque città. Il tempo di chi abita al piano terreno, anche se in infinitesimali valori di misura, ma che comunque rendono evidente il fenomeno, scorre inevitabilmente più lentamente di chi abita nello stesso palazzo al 30° piano. In pratica, l’inquilino del piano terra avrà teoricamente modo di vivere più a lungo del suo coinquilino che abita in alto.
Ma accade anche, paradossalmente, che entrambi non si trovino nello stesso tempo.
Allo stesso modo non si trova nello stesso tempo chi sta viaggiando a bordo di un aereo di linea, che si trova spostato nel futuro di pochissimi nanosecondi, rispetto al proprio amico che lo sta attendendo all’aeroporto. Non si trova nello stesso tempo chi si trova in questo momento al suolo rispetto all’equipaggio di una stazione spaziale che sta orbitando intorno alla Terra. La ISS, ad esempio, non è nello stesso tempo di quanti si trovano nelle città della Terra. Si trova nel futuro, anche se per pochi miliardesimi di secondo.
La constatazione che il tempo può essere reversibile a determinate condizioni e la valutazione di poter manipolare il tempo attraverso l’azione gravitazionale rende credibile la costruzione di “macchine del tempo” che siano in grado di viaggiare attraverso la dimensione temporale.

Il primo viaggiatore del tempo della nostra epoca
La capacità di viaggiare attraverso il tempo è già al presente una realtà. Conosciamo addirittura il primo “crononauta” che è riuscito a superare la barriera del tempo per raggiungere il futuro per poi ritornare nuovamente nella nostra epoca risultando più giovane di tutti gli altri uomini che aveva lasciato nella sua epoca.
Ne parlano i libri di storia. Il crononauta in questione è Edward Whymper che salì in vetta al Monte Cervino il 14 luglio 1865.
Ovviamente l’alpinista non era consapevole della sua impresa di viaggiatore temporale, ma nel suo soffermarsi in cima alla montagna si trovò a vivere in un altro tempo rispetto a quello che era vissuto nella pianura sottostante. Un evento che sarebbe stato rivelato secoli dopo dall’esperimento attuato, con i due orologi atomici, proprio sul Cervino.
Edward Whymper si trovò inconsapevolmente a vivere in un tempo più veloce di quanto lo vivessero i suoi compagni alla base della montagna. L’alpinista fece un vero e proprio salto nel futuro per poi ritornare al suo passato, che si trovava ad essere più vecchio di quando lo aveva lasciato. Anche se di pochi miliardesimi di secondo, che in ogni caso facevano la differenza.
La Natura, rivelando altri segreti delle sue leggi, ha indicato alla scienza moderna un’altra via per aprire nuove porte di esperienza e di conoscenza sull’universo.
Forse la convinzione di Hawking è ben reale e in questo momento ci sono già dei prototipi di macchine del tempo che sfidano la complessità dell’architettura dell’universo in piccoli salti temporali in tutte le direzioni.

Grandi piramidi in Antartide

Può essere possibile che in Antartide vi fosse abbastanza caldo nel recente passato per aver ospitato una civiltà antica?
Ancora più sconcertante è la questione se una cultura avanzata si fosse sviluppata lì, e se ci sono quindi delle strutture ancora esistenti che sono sepolte sotto il ghiaccio.
Sorprendentemente un team di ricercatori dichiara di aver trovato prove di diverse antiche piramidi nel continente di ghiaccio coperto dell’Antartide.
Finora, il team non ha rilasciato molte informazioni sulla loro scoperta, anche se un paio di foto sono trapelate su internet di recente.
Giudicate voi se queste immagini davvero visualizzano piramidi artificiali o solo cime rocciose di montagne, ma le immagini sono interessanti e sicuramente giustificano ulteriori ricerche a mio parere. Tre delle immagini sono mostrate in questo post.
Oltre a queste immagini, il team sta rimanendo abbastanza silenzioso con la loro scoperta fino a quando ulteriori ricerche possano essere condotte su queste piramidi. Sono stato in grado di ottenere alcune piccole quantità di informazioni da un amico di uno dei membri del team, però.
Il team è composto da 8 esploratori in America e in diversi paesi europei. Due delle strutture piramidali sono state trovate a circa 10 chilometri verso l’interno, mentre la terza molto vicino alla costa.
Il team sta attualmente pianificando una spedizione per raggiungere fisicamente almeno una delle piramidi per determinare se è naturale o artificiale. Nessun intervallo di tempo è comunque stato dato in merito a quando questa spedizione si svolgerà .
http://www.iconicon.it/blog/2012/09/grandi-piramidi-antartide/


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Scie Chimiche. Gli USA, le Nazioni Unite ed il dominio del cielo

(ASI) In una intervista a Radio Base il Tenente Generale Fabio Mini ha spiegato chiaramente che l’interesse delle ricerche militari per il controllo del clima non è mai venuto meno e che, di conseguenza, le ricerche sono continuate in segreto negli anni nonostante le leggi internazionali sul tema “La guerra ambientale, in qualunque forma, è proibita dalle leggi internazionali.

Le Nazioni Unite fin dal 1977 hanno approvato la convenzione contro le modifiche ambientali, il che rende ingiustificabile qualsiasi guerra proprio per i suoi effetti sull’ambiente, ma come succede a molte convenzioni, quella del 1977 è stata ignorata ed i militari hanno anzi accelerato la ricerca e l’applicazione delle tecniche di modificazione del tempo e del clima, facendole passare alla clandestinità. Se, prima di quella data, l’uso delle devastazioni ambientali era chiaro e se le modifiche ambientali anche gravissime erano codificate e persino elevate al rango di sviluppo strategico o di progresso tecnologico, oggi non si sa più dove si diriga la ricerca e come si orientino le nuove Armi” (intervista al Tenente Generale Fabio Mini, Radio Base, all’interno del programma ‘Linea Diretta’ del 21 febbraio 2008). Le operazioni di aerosol clandestino rientrano in questo disegno.

Il Tenente Generale Fabio Mini cita anche un documento del 1996 della US Air Force intitolato “Weather as a multiplier force - Owning the weather in 2025” (il clima come moltiplicatore di forza - Controllare il clima entro il 2025), nel quale si fa esplicito cenno alle modificazioni atmosferiche che l’esercito americano intende realizzare in questi anni per controllare le condizioni meteorologiche ed utilizzarle a fini bellici. In tale documento si cita la creazione di una superficie ionosferica artificiale (a quota molto più bassa di quella naturale), il controllo di precipitazioni, tempeste, foschia e nuvole, e la creazione di condizioni climatiche artificiali. Ed infine si elencano i mezzi tramite i quali ottenere queste ‘conquiste’, fra i quali ritroviamo:

Veicoli aerospaziali “per la distribuzione” (aerei cisterna?)

Superfici ionosferiche riflettenti artificiali (forse formate da particolato diffuso per mezzo di scie chimiche nel cielo?)

Composti chimiche da diffondere nell’atmosfera

Polvere di carbone

Utilizzo di energia diretta (da interpretare forse come “emissioni di onde elettromagnetiche ad alta potenza” per la modifica climatica)

Nuvole intelligenti a base nano-tecnologia, ovvero nuvole costituite da fibre microscopiche di ‘polvere intelligente’ rilasciate in quantità enormi sopra le nostre teste e che poi pian piano scendono giù fino ad essere respirate

Sensori, forse nano-tecnologie utilizzate come sensori o altri tipi di rilevatori.

Sembra quindi che i mezzi attraverso cui raggiungere il controllo del clima siano principalmente di tre tipologie: sostanze chimiche disperse nel cielo (scie chimiche), onde elettromagnetiche e nano tecnologie.

Sulla pericolosità delle sostanze contenute nelle scie chimiche già è stato detto molto. Per quanto riguarda invece le onde elettromagnetiche citiamo il lavoro di del Professore Levis che indica le principali sintomatologie connesse all’irradiazione di onde elettromagnetiche; si possono così riassumere:

Sintomi cutanei (prurito, eritemi, allergie)

Del sistema nervoso (disturbi del sonno, ansia, cefalee, emicranie, sindromi depressive, ecc.)

Del sistema muscolare (crampi, dolori muscolari, astenia)

Del sistema cardiovascolare (aritmie, disturbi della pressione arteriosa, ictus)

Del sistema ormonale e di quello immunitario (riduzione della sintesi della melatonina, alterazioni delle popolazioni linfocitarie)

Del sistema riproduttivo (aborti spontanei)

Del sistema acustico (tinniti), visivo, olfattivo, digestivo.

Inoltre l’esposizione alle radiazioni non ionizzanti è reputata da molti scienziati all’origine di neoplasie, soprattutto leucemie.

Si potrebbe pensare che scie chimiche ed onde elettromagnetiche non siano fenomeni correlati tra loro, ma non è così. Lo spiega bene il giornalista indipendente Carolin Williams Palit in un articolo. “Le scie chimiche sono diffuse per creare un mezzo attraverso cui trasmettere onde elettromagnetiche, per mezzo di oscillatori di campi elettromagnetici (chiamati ‘gyrotrons’) e del riscaldamento della ionosfera. Il particolato consente alle armi ad energia diretta di funzionare meglio (il bario ad esempio cosparso nell’atmosfera reagisce chimicamente con i raggi ultravioletti). Ciò è connesso con la natura stessa del plasma e della propagazione dei raggi. Il bario rende il plasma, contenente alluminio, più denso; ciò vuol dire che in tal modo si ottiene un plasma più denso di quanto non avverrebbe solo riscaldando la ionosfera. In altre parole stanno tentando di realizzare armi di raggi al plasma, dove le scie chimiche sarebbero il mezzo, mentre i radar del sistema GWEN, le stazioni HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program) e le stazioni laser nello spazio sono lo strumento vero e proprio.

Questi sistema d’arma si troverebbero in Russia, Canada, Stati Uniti ed in tutta Europa, e possono essere mobili o fisse, sulla Terra, ma anche essere collocate nell’atmosfera o nello spazio. Si tratta di un sistema di difesa e di offesa contro attacchi elettromagnetici e missilistici, che impiega ‘scudi’ di particelle ionizzate. Quando questi scudi sono attivati, ‘escludono’ ed alterano il campo magnetico terrestre, e possono essere disposti in strati uno sopra l’altro per proteggere dai missili. Le scie chimiche contengono anche carbonio, che può essere usato per assorbire le microonde, ed altri elementi (“chaff”) che rendono gli aerei invisibili ai radar”.

Se notate, negli ultimi anni stanno spuntando numerose le antenne per la telefonia mobile e le reti wireless. In effetti tutte queste antenne sembrano davvero troppe…spuntano in ogni angolo, sui tetti delle abitazioni, nei parchi, nelle tenute private, sui crinali delle colline, sulle cime di montagne, al centro degli incroci stradali. Sembrerebbero che alcune di queste antenne siano utilizzate in realtà per rinforzare il campo elettromagnetico per scopi militari. In altre parole è come se l’atmosfera stesse diventando un grande forno a microonde. Gli scienziati sanno bene che le microonde sono in grado di influire sui fenomeni meteo, sugli equilibri naturali ed anche sul comportamento umano, e sono quindi di fatto anche un’arma militare. La CIA stessa finanzia ricerche universitarie per mettere a punto degli apparecchi a microonde capaci di lanciare dei raggi che sembra possano causare un’ipnosi a distanza.

I russi che, insieme con gli statunitensi, sin dagli anni ’50 del XX secolo, sperimentarono sistemi d’arma a microonde, lo sanno bene. Tra l’altro nei ‘forni’ di questo tipo si impiegano usualmente sostanze quali il quarzo ed il bario, elementi che sono stati rintracciati anche nelle scie chimiche, forse non è una coincidenza.

Le sperimentazioni di queste armi sono coperte ovviamente dal segreto militare, per cui è difficile avere informazioni di prima mano. Uno dei rari scienziati del governo americano a parlare apertamente dei ‘progressi’ di questa scienza e delle sue applicazioni tecnologiche è Lowell Ponte, un ricercatore del Pentagono. Egli conferma l’esistenza di segnali elettromagnetici in grado di influenzare il campo magnetico terrestre. Anche i servizi segreti canadesi accennano ad un progetto simile in un dispaccio che risale all’agosto del 1975, parlando di “introduzione di onde elettromagnetiche della Natura”. E’ comunque poco, e non si dà alcuna indicazione sulle possibilità di combinare delle onde stazionarie giganti con raggi a microonde capaci di influenzare il cervello umano, e non si dice nulla sulle microonde impiegate come armi. Tutti questi progetti fanno parte probabilmente della rete, molto sviluppata e sempre segreta, della ricerca sulle armi invisibili.

Nonostante tuta questa segretezza , alcune prove sono quotidianamente dinnanzi ai nostri occhi; basta alzare lo sguardo al cielo ed osservare le forme che assumono le nuvole a causa di queste irradiazioni elettromagnetiche. Il meteorologo Scott Stevens ha osservato che le “le nuvole assumono forme grottesche, innaturali, a causa dell’emissioni di onde elettromagnetiche. Abbiamo anche notato che le nubi tendono ad acquisire strane configurazioni a pettine al di sopra delle antenne”. Probabilmente non è un caso.

Il programma per il controllo del clima parte probabilmente dagli Stati Uniti, ma di sicuro coinvolge direttamente anche governi europei. E l’Italia che ruolo sta giocando in questo scenario?

Proprio recentemente è apparsa sui giornali la notizia che il segretario regionali dell’Adiconsum, Giorgio Vargiu, ha scritto una lettera aperta al presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e a tutti i Ministri chiedendo che venga fatta un’indagine sul fenomeno delle cosiddette “scie chimiche”. A questo proposito il segretario regionale dell’Adiconsum cit anche l’Accordo di collaborazione Italia-Usa del 2003, denominato “Cooperazione Italia-Usa su Scienza e Tecnologia dei cambiamenti climatici”, nel quale si fa riferimento a “siti sperimentali italiani dove vengono modificate artificialmente le condizioni ambientali a cui è esposta la vegetazione” e di “meccanismi di risposta delle piante”. Nella sua lettera Vargiu si rifà anche a studi condotti in tutto il mondo.

Ma torniamo per un momento all’accordo di collaborazione Italia-Usa, in cui si legge: “Gli Stati Uniti e l’Italia hanno organizzato un Convegno Bilaterale sulla ‘Ricerca congiunta sui cambiamenti climatici’ a Roma, il 22-23 gennaio 2002, in seguito all’impegno del Presidente George W. Bush e del primo Ministro Silvio Berlusconi di intraprendere ricerche sui cambiamenti climatici in collaborazione”.

Questo impegno faceva perno sulla ‘necessità’ di basarsi su solidi risultati scientifici e sulla potenza della tecnologia per ridurre le incertezze associate con i futuri cambiamenti climatici e ambientali. I due Paesi identificarono più di 20 progetti di ricerca nel campo dei cambiamenti climatici pronti ad un avvio a breve e medio termine nelle aree delle simulazioni globali e regionali. “I progetti di ricerca immediatamente pronti all’implementazione miglioreranno la nostra capacità di capire, sorvegliare e prevedere le variazioni climatiche e i loro impatti. Inoltre, le attività di ricerca tecnologiche attivabili a breve contribuiranno allo sviluppo di tecnologie avanzate a basso contenuto di carbonio per limitare le emissioni dei gas serra. Gli studi condotti recentemente hanno mostrato che esiste una buona possibilità di cambiamenti climatici nei prossimi 50 anni. Viste e ricadute sulle attività umane che un clima diverso dall’attuale potrà avere, inizia ad essere imperativo iniziare a considerare la variabile “clima” come una delle più importanti nella catena delle decisioni. Una maggiore conoscenza delle caratteristiche del clima locale, dei suoi cambiamenti nel recente passato (40-50 anni) e la definizione di scenari climatici futuri a scala locali è altrettanto fondamentale.

Il nostro Paese è sicuramente un’area a rischio per le problematiche connesse ai cambiamenti climatici. Al di là della comprensione “accademica” se il nostro Paese sia “predestinato” ad avere un clima “medio” diverso in futuro (ad esempio temperature più alte o precipitazioni minori, meno fenomeni nevosi, innalzamento dei mari Tirreno e Adriatico), è necessario prestare molta attenzione anche alle eventuali modifiche nella frequenza di accadimento di eventi meteo-climatici anomali: periodi di caldo anomalo, precipitazioni molto intense, eventi temporaleschi grandinigeni ecc.

Una maggior frequenza di precipitazioni più intense avrebbe sicuramente un impatto devastante nel nostro Paese, viste le condizioni di dissesto idrogeologico in cui gran parte di esso si trova, come purtroppo è stato reso palese dai recenti episodi alluvionali che hanno colpito sia il Nord che il Sud dell’Italia. Solo questo semplice esempio dovrebbe far riflettere sull’urgenza di conoscere adesso quali potrebbero essere gli scenari climatici futuri in modo da avere tempo sufficiente per pensare a possibili rimedi. Sull’importanza del clima, sulla vita umana siamo tutti d’accordo, ma attenzione a non confondere i rimedi con le cause. Tra le aree di studio previste nell’ambito del progetto si leggono titoli inquietanti, quali:

Regionalizzazione delle simulazioni climatiche

Studi dell’aerosol, della composizione chimica dell’atmosfera, dei processi di scambio e degli impatti dei cambiamenti climatici nei climi mediterranei dell’emisfero Nord (USA ed Italia)

Osservazioni in situ dell’aerosol

Esperimenti di manipolazioni degli ecosistemi terrestri

Sviluppo di scenari sanitari futuri

Gestione del progetto e supporto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.

Inoltre facciamo notare che il medesimo documento cita tra i partecipanti al tavolo del lavori:

P1: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)

P2: Earth Institute, Columbia University (CU)

P3: Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM)

P4: The Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics (ICPT)

P5: Servizio Meteorologico Regionale, Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente dell’Emilia Romagna

P6: Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima

P7: Istituto di Matematica, Fisica e Applicazioni, Università degli Studi Parthenope

P8: Dipartimento di Scienze dell’Ambiente Forestale e delle sue Risorse

P9: Centro Europeo Ambientale e Salute, Organizzazione Mondiale della Sanità

P10: Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di BioMeteorologia

P11: Istituto di Biologia

P12: Solvay-Solexis

P13: Centro Ricerche FIAT

P14: Nuvera Fuell Cells

P15: Ansaldo Fuell Cells

Ricerca accademica, Servizio Meteorologico, CNR, Organizzazione Mondiale della Sanità, Industria Petrolifera, chimica, automobilistica, rappresentanze politiche, ma non mancava proprio nessuno.

Davide Caluppi Agenzia Stampa Italia



Fonti: Articoli di Antonio e Rosario Marcianò curatori del sito www.tankerenemy.com

Articoli del biologo Dott. Giorgio Pattera

Intervista al Tenente Generale Fabio Mini, Radio Base, all’interno del programma Linea Diretta del 21 febbraio 2008

Documento “Weather as a multiplier force Owning the weather in 2025” della Marina Militare US (1996)

Articolo “Scie chimiche: Il segretario regionale dell’Adiconsum Giorgio Vargiu scrive a Napolitano” dal quotidiano “La Nuova Sardegna” del 13-06-2010

Accordo di collaborazione Italia-USA del 2003, denominato “Cooperazione Italia-Usa su Scienza e Tecnologia dei cambiamenti climatici” tratto dal sito http://www.scribd.com/doc/9381320/PianodettaglioAccordoItaliaUSAsulClima

Articoli della giornalista indipendente Carolin Williams Palit


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Un quadro catastrofico, fuori dalla propaganda di regime...

Allora il debito pubblico italiano è di 2000 miliardi ed è al 120% del rapporto con il PIL. Ridurre di un ventesimo l'anno, la somma eccedente il 60% del rapporto con PIL (questo chiede in pratica il Fiscal Compact ), vuol dire ridurre di un ventesimo l'anno esattamente la metà, cioè un ventesimo di 1000 miliardi: manovre da 50 miliardi l'anno, in buona sostanza, per 20 anni.



Problemi:

Dopo nove mesi di austerità e rigore il debito è aumentato dal 120 a 123% del rapporto con il PIL che è ulteriormente crollato; 
La Spending Review con il  Fiscal Compact non c'entra nulla; 
Il pareggio di bilancio con il F.C. non c'entra assolutamente nulla; 
La crescita dell Italia non è a pari a ZERO, ma è a - 2,5% (MENO 2,5% ), quindi, in pratica decresciamo. 
Solo uno sprovveduto, può pensare di far crescere il PIL del 2% l'anno, in un Paese dove:
La produzione industriale è in caduta libera;
I consumi sono crollati; 
Le aziende chiudono una dopo l'altra;
La disoccupazione è dilagante; 
Le tasse sono le più alte del mondo; 
La benzina è la più cara al mondo;
L'economia è stata sventrata; 
Il tessuto produttivo è in fase di disgregazione; 
Le esportazioni sono crollate mandando in deficit la bilancia dei pagamenti, e quindi siamo costretti a indebitarci con l'estero per finanziare le importazioni;
La spirale del debito con l'estero, di conseguenza, ci costringe ad indebitarci sempre di più con l'estero per pagare gli interessi sempre più alti, all'estero sempre.

A questo quadro catastrofico, deve aggiungersi che l'Europa ha bocciato la golden rule, una regola di bilancio di semplice enunciazione che, in estrema sintesi, avrebbe consentito solo agli investimenti pubblici, quelli che - almeno sulla carta - avrebbero potuto consentire una qualche forma di scostamento delle percentuali del PIL in positivo, di poter essere finanziati in disavanzo. 

Domanda: con quali soldi si dovrebbe allora finanziare la crescita?

E' ben noto che solo lo Stato, può investire somme adeguate in periodi di crisi economica, non certo i privati, senza nemmeno il sostegno del credito bancario. Ora si da il caso, che lo Stato in questione - l'Italia - ha "la cassa vuota" e nessuna possibilità di rifinanziare il proprio debito. In buona sostanza, non può battere moneta e, per tutto il fabbisogno deve approvvigionarsi di liquidità nel mercato libero, mercato che esige, "giustamente" - gli speculatori, sono tali, perché speculano, appunto, non sono Dame di San Vincenzo - interessi sempre più alti, in ragione del fatto che "uno" - nel caso di specie lo Stato italiano - più si indebita e più rischia l'insolvenza. I debiti, non si possono estinguere con altri debiti, al massimo può accadere che prima o poi si smette di pagarli perché non è più possibile pagarli: non si hanno più denari in cassa, non si ha nessuna possibilità di stamparli e, nessuno te li presta oltre al fatto che il sistema economico produttivo non è più capace di produrre alcunché e meno che mai, valuta! 


Insomma ci stanno prendendo per i fondelli per l'ennesima volta, i paraculi delle banche, con  i loro finti decreti pro crescita, pieni di soldi che non esistono e che non potranno essere quindi stanziati mai. Chiacchiere al vento, quindi. In pratica, pijate per il culo!

La crisi sbarca in Cina,affogano nella merce invenduta!

-di Debora Billi per Petrolio-
Così impariamo ad incensare la “globalizzazione”.
Mentre l’emisfero occidentale, improduttivo e consumatore, si dibatte in una crisi economica senza precedenti che costringe le famiglie a stringere la cinghia e a smettere di comprare, l’emisfero orientale manifatturiero affoga nelle merci che ha prodotto e che nessuno vuole più.
Lo racconta il New York Times:
Dopo tre decadi di torrida crescita, la Cina sta incontrando un problema poco familiare per la sua economia da poco in crisi: un enorme ammucchiarsi di merce invenduta sta ingombrando i grossisti, affollando i rivenditori di auto e riempiendo i capannoni.
La gravità della situazione dell’inventario cinese, secondo il NYT, viene mascherata da trucchi contabili del governo. Stagnano le importazioni, cala l’occupazione, scendono gli immobili e fuggono i capitali.  (foto:infophoto)
In fin dei conti, le importazioni di petrolio in Cina sono calate di ben l’11% su base annua, nello scorso mese di luglio. Qualcosa vorrà pur dire. Dispiace invece per tutte quelle tonnellate di materie prime lavorate che giacciono inutilizzate nei magazzini. A montagne.
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Gli Stati Uniti triplicano le vendite di armi nel mondo

Sono i sauditi a garantire il fenomenale successo commerciale dell'apparato militare industriale americano dell'anno scorso. Nel 2010 gli Stati Uniti avevano venduto nel mondo armi per 21,4 miliardi di dollari (31 nel 2009). Secondo uno studio del Congress Research Service, una sezione della Library Congress di Washington, le vendite del 2011 si sono triplicate: 66,3 miliardi. Cioè tre quarti del mercato globale degli armamenti di quell'anno: 85,3 miliardi di dollari. Il secondo grande esportatore, la Russia, ne ha venduti per 4,8 miliardi.

Silenziosamente e spesso violando gli embarghi delle Nazioni Unite, i cinesi stanno invece conquistando il mercato dell'Africa subsahariana, escluso il Sudafrica. Repubblica Democratica del Congo, Costa d'Avorio, Sudan, Somalia: sono almeno 16 i Paesi, di cui sette sanzionati con embargo Onu. In un decennio la produzione militare cinese è aumentata del 95%. Ma quello africano è più un business politico che economico: le armi che si esportano sono di scarso valore.

Nel Golfo è un'altra storia: politica, militare e assolutamente economica per gli americani. Più di 33 miliardi i sauditi; 4,4 gli Emirati arabi uniti; 1,4 l'Oman. L'Arabia Saudita da sola ha garantito la metà delle vendite da record degli Stati Uniti, l'anno scorso. Fuori dal Medio Oriente, il resto lo hanno soprattutto comprato gli indiani e Taiwan.

A Centcom, il quartier generale centralizzato per il Grande Medio Oriente, creato dagli Stati Uniti dopo l'11 settembre, da tempo si organizzano giochi di guerra nel Golfo. Immaginando che Israele bombardi i siti nucleari iraniani, gli americani e i loro alleati simulano varie opzioni nel tentativo di dare una risposta alla domanda fondamentale: "cosa accadrà dopo?". Si presume che gli iraniani risponderanno con una controffensiva missilistica sui Paesi del Golfo e soprattutto sui campi petroliferi sauditi; che riempiano di mine lo stretto di Hormuz per bloccare le esportazioni di greggio; che spingano Hezbollah  e Hamas a Gaza a lanciare i loro razzi su Israele; che scatenino un'offensiva terroristica ovunque sia possibile.

La guerra civile siriana avrà un nuovo drammatico impulso: ma fino a che le armi batteriologiche del regime di Assad resteranno nei loro arsenali, il conflitto non richiede armamenti sofisticati, per i governativi come per gli oppositori. Se invece una guerra regionale scoppierà, sarà di aerei, missili e intelligence. Più che di eserciti convenzionali, sarà un conflitto altamente tecnologico.

Questo spiega l'alto costo degli acquisti dei Paesi arabi del Golfo. I sauditi hanno comprato 80 caccia-bombardieri F-15 di ultimissima generazione, le tecnologie per rimodernare altri 70 F-15 più vecchi, elicotteri Apache e Black Hawk, missili. Gli Emirati hanno acquistato uno scudo missilistico antimissile da tre miliardi e mezzo di dollari; l'Oman 18 aerei F-16. 

Nessuno vuole la guerra, ma per non sbagliare tutti si preparano all'ipotetico Armageddon.


Tratto da Per la Pace 

Le maggiori aziende al mondo produttrici di armi che andrebbero demolite:

BAE Systems (UK) 
Lockheed Martin (USA) 
Boeing (USA) 
Northrop Grumman (USA) 
General Dynamics (USA) 
Raytheon (USA) 
EADS (West Europe) 
Finmeccanica (Italy) 
L-3 Communications (USA) 
Thales (France)

 


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