Il grande Hot Spot di Giove

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La macchia rossa di Giove si è protratta per più di 300 anni, almeno finché ci sono stati i telescopi sulla Terra in grado di vederla.
Il parere unanime è che si tratta di una tempesta ciclonica guidata da calore che sale dal basso.
Tuttavia, esattamente come si è formata e perché si è protratto per così a lungo rimane un mistero.
La forma ovale varia di dimensione, da circa 19.500 chilometri di lunghezza per oltre 39 mila chilometri, con una larghezza massima di circa 21.000 chilometri.
In confronto, la Terra è di 12.800 chilometri di diametro.
La velocità del vento lungo il suo perimetro è stata a 635 chilometri all'ora, due volte più veloce di un tornado terrestre.
Gli scienziati planetari non sono sicuri di quello che fa sì che il suo colore sia rosso.
In realtà, non sono sicuri perché i pianeti gassosi giganti presentino combinazioni di colori unici complessivi.
Gli strumenti ottici rivelano che Nettuno ha un colore verde, blu Urano, Saturno un giallo pallido, e Giove un aspetto rosso ruggine.
Un recente annuncio della European Southern Observatory (ESO) in Paranal, Cile, afferma che il loro Very Large Telescope (tra gli altri) ha rilevato variazioni nella mappa temperatura dello spot. Le osservazioni rivelano una regione più calda al centro, corrispondenti al colore rosso più profondo.
"Caldo" è un termine relativo in questo caso dal momento che la temperatura media della Grande Macchia Rossa di -160 gradi Celsius.
Gli investigatori ESO sostengono che le zone più calde del centro del vortice sono sufficienti per guidare la sua rotazione e per attivare a tale centro un rosso scuro rispetto al resto della macchia.
Di origine, sia il colore rosso dai cambiamenti chimici nell'atmosfera o la risalita di altri materiali dal basso, richiede ulteriori studi.
Dal punto di vista dell'Universo Elettrico i segni enigmatici di Giove, in particolare la Grande Macchia Rossa, potrebbero avere una del tutto diversa origine. Piuttosto che dal calore generato internamente e per convezione,la turbolenta atmosfera di Giove potrebbe ricevere la sua energia da una fonte esterna.
Ricerche scientifiche hanno osservato che "giganteschi tornado di plasma", o tubi di flusso, sono stati trovati a entrare nella magnetosfera della Terra dallo spazio.
I tubi di flusso sono stati scoperti dalla flotta di satelliti THEMIS, quando volavano attraverso le strutture altamente cariche.
Questi vortici ruotano a più di 1,5 milioni di chilometri all'ora generando oltre 100.000 ampere di flusso di corrente elettrica.
Forse ciò che gli astronomi dell'ESO stanno assistendo è l'afflusso di filamenti di plasma nell'ambiente di carica elettrica di Giove.
Nell'immagine che accompagna il loro comunicato stampa, alcuni punti luminosi circondano la macchia rossa.

Sotto il punto ve ne è un altro luminoso a forma di arco,indicativo di un aumento delle emissioni di radiazione infrarossa.
Le correnti di Birkeland ruotano l'una intorno all'altra,come tanti fili girano intorno ad un centro comune in coppia.
Dapprima, ci potrebbero essere 56 filamenti che si fondono in 28, quindi 14, e così via.
Come più flussi di corrente attraverso un circuito, il numero di filamenti si riduce, ma ciascuna coppia diventa più energica.
Nei casi in cui le correnti si intersecano si verifica un emissione di luce chiara con l'aumento della densità del plasma, rilasciando abbondanti radiazioni termiche (e altro).
Invece le nubi di gas caldo,probabilmente gigando a causa dei campi elettromagnetici esterni stanno influenzando l'atmosfera di Giove.
La Grande Macchia Rossa, così come altri vortici rotanti di Giove, potrebbe essere, dove le correnti Birkeland incidono sul pianeta gassoso.

Stephen Smith

Nuova Zelanda: enormi anguille nuotano nelle strade di Wellington!

Sono una delle specie di pesce meno attraente, e vivono normalmente  negli oceani e nei fiumi.
Ma quando una parte della Nuova Zelanda è stata colpita da una 'bomba meteo' recentemente, un certo numero di anguille improvvisamente sono spuntate fuori in alcuni luoghi sorprendenti.
I Residenti in una strada di Masterton,a Wellington, sono rimasti scioccati nello scoprire decine di creature viscide che nuotavano in pozze di grandi dimensioni  in mezzo alla strada.

Una Tempesta con venti fino a 60 mph ha scosso Wellington, abbattendo linee elettriche, alberi e distruggendo gli ormeggi delle barche lungo la costa.
Le cattive condizioni atmosferiche dovute ad una rapida diminuzione della pressione atmosferica che ha prodotto forti venti e piogge.
L'interrogativo e': cosa ha spinto queste creature a scendere sulla terra ferma?Per il momento rimane un mistero!


Uno Tsunami Solare investira' la Terra nelle prossime ore!

ROMA - Un violentissimo tsunami di plasma è stato generato sul Sole dall'ultima potente eruzione, avvenuta ieri. L'evento ha prodotto uno sciame di particelle ad alta energia che, secondo le previsioni dell'Agenzia americana per gli oceani e l'atmosfera (Noaa), potrà investire la Terra domani. La tempesta in arrivo è al momento classificata nella categoria M, che indica un livello di intensità intermedio tra la classe C (la più debole e praticamente priva di serie conseguenze) e la classe X (la più forte e rischiosa per il funzionamento di satelliti, telecomunicazioni e linee elettriche). A scatenare lo tsunami solare è ancora la stessa macchia che nel giro di pochi giorni ha provocato ben due tempeste, chiamata AR1429. Secondo gli esperti del centro Goddard della Nasa la tempesta potrà investire la Terra nella mattinata di domani. Nel frattempo il telescopio Sdo (Solar Dynamics Observatory) della Nasa ha inviato a Terra i primi dati dello tsunami solare, che ha sollevato un getto di plasma, ossia di particelle elettricamente cariche, alto cento chilometri e lo ha scagliato nello spazio alla velocità di 250 chilometri al secondo, con un energia complessiva di 2 milioni di megatoni (pari a quella che liberata dall'esplosione di 2 milioni di tonnellate di tritolo). Secondo i modelli elaborati dal centro Goddard della Nasa è probabile che lo sciame di particelle possa raggiungere Marte il 13 marzo e che lungo il percorso possa colpire la sonda americana Msl (Mars Science Lab), sulla quale si trova il rover-laboratorio Curiosity. Potrebbe essere un anticipo di attività per il laboratorio destinato a cercare vita su Marte in quanto i suoi strumenti potrebbero registrare alcuni dati sul bombardamento di particelle che li investirà.

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Un raggio di luce si erge dal tempio di Kulkun,effetto ottico o presagio Maya?


ROMA – Una luce rosa che dal tempio maya di Kulkun si erge verso il cielo. Effetto ottico della fotocamera o presagio di apocalisse Maya? La foto è stata scattata da Hector Siliezar nel 2009 con uno smartphone. Il 21 dicembre 2012, data dell’apocalisse annunciata, si avvicina ed una semplice foto scuote il popolo del web. Inutili le rassicurazioni di Jonathan Hill, scienziato della Nasa, che imputa la luce rosa ad un fulmine caduto durante il temporale, che ha impressionato i pixel della fotocamera senza essere però visibile ad occhio umano.
Tra i commenti c’è chi dalla spiegazione di lascia convincere e afferma: “È il popolo Maya che indica al mondo la strada verso l’uscita, verso la salvezza”. La foto è sicuramente un “immagine impressionante, uno scatto davvero pazzesco”, come ha affermato anche Hill.
Una distorsione dell’immagine per gli scettici, un presagio di apocalisse per chi nella profezia Maya creda. Ognuno potrà vedere nella foto ciò che più desidera o ritiene vero. Lo stupore per la spettacolare immagine comunque rimane, con lo stesso Siliezar che a Earthfiles.com ha detto: “È stato incredibile. Nessuno, nemmeno le guide turistiche, hanno mai visto qualcosa di simile”.
http://www.blitzquotidiano.it/foto-notizie/apocalisse-maya-luce-siliezar-hill-1143738/

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Kiribati: lo Stato che dovrà trasferirsi per salvarsi dell'innalzamento del mare

Un piccolo Stato insulare dell'Oceania, Kiribati, l'ex colonia britannica delle isole Gilbert che si estende su 717 km2 di Oceano Pacifico, sta negoziando per acquistare terreni sulle isole Figi per spostarci l'intera popolazione minacciata dall'innalzamento del livello del mare. Si tratterebbe del primo spostamento di un'intera nazione causata dal global warming in epoca moderna.

Il presidente delle Kiribati, Anote Tong ha avviato trattative con il regime militare golpista e nazionalista-xenofobo delle Figi per acquistare circa 5.000 acri di terra libera sulla quale reinstallare i suoi connazionali, anche perché alle Figi esiste già una comunità di gilbertesi a Rabi, quella già sfollata da Bamaba dopo l'esaurimento delle miniere di fosfato che ha causato una catastrofe ambientale, e che è addirittura rappresentata con un deputato nella Maneaba ni Maungatabu (casa comune della montagna sacra), il Parlamento delle Kitibati. La terra che Kiribati vuole comprare sarebbe a Vanua Levu, la seconda isola più grande delle Figi, e la proposta dell'onorevole Tong è l'ultima di una ricerca di soluzioni, sempre più disperata. L'anno scorso aveva ipotizzato di costruire isole artificiali, sul tipo delle piattaforme petrolifere, per farci vivere il suo piccolo popolo e la sua nazione che rischiano di affogare nel mare del cambiamento climatico. La magnifica bandiera di questo minuscolo Stato, indipendente dal 1979, rappresenta l'alba sul Pacifico, ma rischia di trasformarsi nel simbolo del tramonto di un intero Paese annegato nel global warming.

Le Kiribati, meno Rabi che è una vera e propria isola, sono formate da 32 atolli corallini molto bassi sparsi a cavallo dell'equatore, su 1.350.000 km2 di oceano (in gran parte area marina protetta) che stanno già scomparendo sotto le onde del mare. La maggior parte dei 113.000 abitanti (in forte crescita demografica) di questo piccolo Stato insulare vivono nell'atollo di Tarawa, nella capitale Tarava Sud. Tong ja lanciato un drammatico appello: «Questa è l'ultima risorsa, non c'è altra via d'uscita che questa. La nostra gente dovrà spostarsi quando le maree raggiungeranno le nostre case e i nostri villaggi».

Il piano prevede di inviare alle Figi per primi i lavoratori più qualificati di Kiribati, perché si integrino più facilmente alla popolazione locale (dove sono già fortissime le tensioni tra figiani e immigrati indiani), dando un contributo positivo all'economia di quel Paese. Tong ha spiegato a Fiji One, la televisione statale delle Figi, «Non vogliamo che 100.000 persone provenienti da Kiribati arrivino alle Figi in un colpo solo. Devono trovare un lavoro, non come rifugiati, ma come persone immigrate con competenze da offrire, persone che hanno un posto nella comunità, persone che non saranno viste come cittadini di seconda classe. Ciò di cui abbiamo bisogno è che la comunità internazionale venga con un pacchetto di finanziamenti urgenti per far fronte a questa richiesta ed alle esigenze di Paesi come la Kiribati».

Per questo il governo delle Kiribati ha avviato il programma "Education for Migration" che punta a riqualificare professionalmente la sua popolazione di pescatori, marinai ed agricoltori per renderla più "attraente" come migranti. Ma è una strada difficile per uno Stato che sopravvive soprattutto grazie ai diritti di pesca pagati da Unione europea, Corea del sud e Taiwan ed agli aiuti delle due ex potenze coloniali: Gran Bretagna e Giappone che n egli ultimi anni hanno rappresentato tra il 25 e il 50% del Pil di Kiribati.

I giovani di Kiribati studiano già all' University of the South Pacific di Suva, la capitale delle Figi, insieme agli studenti di altri 12 piccoli Paesi insulari del Pacifico. Secondo quanto ha detto a The Telegraph Alumita Durulato, uno dei docenti dell'università, «Stanno già preparandosi molto bene. Hanno educato i loro giovani ad essere in grado di sopravvivere nelle nuove terre dove vogliono andare. Si stanno lasciando alle spalle la loro cultura, le loro usanze ed il loro e stile di vita, che è un po' diverso dal nostro nelle Figi».

E' anche così che si prepara l'eutanasia di un Paese, ma non tutti sono proti a "suicidare" le Kiribati in modo indolore la loro cultura. Nella capitale Tarawa, che è a 1.400 miglia da Suva, la popolazione è molto preoccupata per la sopravvivenza della sua cultura, teme una rapida disgregazione dei costumi locali a causa dello spostamento in un altro Stato, ma soprattutto sa che lo spirito delle Kiribati sta annegando ogni giorno di più nel Pacifico ogni volta che un giovane gilbertese lascia le isole per preparare il "non-ritorno".

La teoria della Terra cava

La Terra ha un raggio di 6378 km, ma i geologi non sanno di preciso cosa ci sia a quelle elevate profondità. I vari carotaggi eseguiti dagli scienziati non hanno mai dato risposte sicure, per quanto riguarda ciò che sta a una profondità maggiore di 4000 metri. Ciò che ci insegnano sui libri di scuola lo abbiamo appreso con l'aiuto dei sonar. Ma cosa c'è realmente sotto i nostri piedi?

Un tempo gli Eschimesi venivano chiamati dagli scandinavi Trolls in quanto, secondo le leggende, si pensava che provenissero dall’interno della Terra, così come altri esseri fantastici, fate e gnomi. Gli stessi Eschimesi affermano di essere giunti nelle loro terre odierne da un luogo lontano e sotterraneo. Anche altre popolazioni ammettono l’esistenza di un mondo sotterraneo, nascosto e non facilmente raggiungibile. Le antiche civiltà del Sud America ci parlano dell’Eldorado e le popolazioni asiatiche di Agharti e Shamballah. Secondo queste leggende, comuni a molti popoli, i progrediti imperi del passato vennero annientati in una sola notte da un grande cataclisma. I superstiti si sarebbero divisi in diversi gruppi. Parte di questi avrebbero abitato le terre dell’Asia, dell’Europa e delle Americhe; altri, gli “eletti”, sarebbero scesi all’interno del pianeta e avrebbero dato vita a una civiltà nascosta ai nostri occhi, divisa tra altri due grandi continenti, Eldorado e Agharti. Il primo accessibile dal Polo Sud, il secondo, dal Polo Nord. Ciò coincide con le teorie espresse fin’ora.
Il primo scienziato ad affermare la probabile esistenza di un spazio vuoto all’interno del pianeta fu Edmond Halley (1656-1742), il noto scopritore dell’omonima cometa. Secondo i suoi studi sull’elettromagnetismo terrestre, la Terra doveva essere cava e, al suo interno, doveva trovarsi un altro globo incandescente, un nucleo capace, come un altro Sole, di illuminare il mondo sotterraneo. Questa teoria venne molto contestata, ma altri continuarono gli studi di Halley, come ad esempio J. T. Mayer e, soprattutto, Leonardo Eulero (1707-1783), il suo più autorevole seguace. Qualche anno dopo, un grande contributo a questa teoria venne apportato da John Cleves Symmes (1780-1829), che si offrì volontario per provare empiricamente la realtà del fenomeno, dichiarandosi pronto ad affrontare un viaggio verso il Polo Nord che, secondo lui, l’avrebbe condotto nella cavità della Terra. Non venne mai preso sul serio e si ridusse a scrivere un romanzo, Symzonia, in cui descriveva l’ipotetico viaggio del capitano Adam Seaborn al centro della Terra. Qui, Seaborn scopriva l’esistenza di un mondo del tutto simile a quello di superficie e di una popolazione dalla pelle chiara. Symmes fece molte conferenze inerenti l’argomento, sperando di racimolare i soldi necessari per compiere la sua co-raggiosa spedizione. John Quincy Adams, presidente degli Stati Uniti, venne finalmente convinto nel finanziare l’impresa dalla possibilità di annettere nuove terre e nuove ricchezze. Tuttavia, l’euforia durò poco. L’anno dopo, nel 1829, morì e il suo succes-sore, Andrew Jakson, non ne volle sapere più nulla, annullando la missione. Symmes morì lo stesso anno, non riuscendo a realizzare il suo sogno. Dopo di lui, come possiamo immaginare, ne arrivarono altri.
Alcuni, nella loro spedizione al Polo, persero anche la vita. Dopo numerosi tentativi, i primi a ottenere buoni risultati furono Robert A. Peary e Frederick Cook. Quest’ultimo, in particolare, arrivò al Polo Nord nell’aprile del 1908. Nel suo viaggio, avvistò una terra, da lui successivamente chiamata “Terra di Bradley”, con delle alte vette. Essa non sarebbe dovuta esserci, visto che il Polo Nord è un’enorme lastra di ghiaccio sospesa sull’acqua, non come l’Antartide che, di fatto, è una terra coperta dai ghiacci. Stimolati da questa scoperta parziale, si mossero, negli anni a venire, altri avventurieri, esploratori e ricercatori, ma nessuno riuscì più a trovare quella fantomatica terra. Forse perché nascosta dalle fitte nebbie e dalle terribili bufere di neve che interessano spesso quelle zone del pianeta. Tanto per citarne uno dei tanti, Donald Mac Millan organizzò ben tre spedizioni, dal 1913 al 1925, senza mai riuscire nel suo scopo di trovare la Terra di Bradley, conosciuta anche come Terra di Crocker.


Il colonnello Percy Harrison Fawcett (1867-1925?) partì alla ri-cerca di Eldorado, ma non fece mai più ritorno a casa. All’inizio del XX secolo già si sapeva dell’esistenza nella giungla di incredibili rovine. A supporto di quest’idea, il ritrovamento di un documento che descriveva la scoperta di una civiltà perduta avvenuta nel Mato Grosso nel 1734. Il colonnello apprese dalla gente del luogo di strane luci osservate nella giungla. Affascinato da questi racconti, Fawcett decise di partire alla ricerca di questo mondo perduto. Scomparve nel 1925 nella Foresta Amazzonica e di lui non si seppe più niente. Alcuni sognatori vogliono credere che egli abbia trovato un ingresso al mondo sotterraneo.
Si sa per certo dell’esistenza in Amazzonia di molte gallerie artificiali, in buona parte inesplorate. Il popolo del sottosuolo, secondo le leggende degli Indios, non apprezzerebbe di essere visitato e quando avviene di ricevere ospiti, difficilmente si permetterebbe a questi di far ritorno in superficie. In verità, nessuno conosce la verità riguardo il colonnello Fawcett, almeno per il momento.

Costantino Paglialunga, nel suo libro Alla scoperta della Terra Cava, scrive: «in Brasile il medium Triguerinho Netto [diffuse] una decina di libri (…) [in cui trattava dell’esistenza] di ERKS, un mondo interno abitato da esseri superiori e spirituali, presieduto dall’extraterrestre Ashtar Sheran e dal Guru Amuna Kur, reincarnazione del mistico Sanat Kumara».
Solo quando si potranno organizzare spedizioni scientifiche in Brasile si potrà risolvere il mistero della scomparsa di Fawcett, delle misteriose città perdute nella giungla e dell’Eldorado, popolato da esseri extraterrestri. Per il momento, non ci rimane altro da fare che leggere queste fantastiche testimonianze di storie reali.
http://altranews.blogspot.com/2012/03/teoria-della-terra-cava.html

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C'e' Ossigeno su Dione!



Il Los Alamos National Laboratory e un team di ricerca internazionale, hanno annunciato la scoperta degli ioni di ossigeno molecolare (O2 +) nella parte superiore dell'atmosfera di Dione, una delle 62 lune conosciute che orbitano intorno al pianeta Saturno.
La ricerca è apparso recentemente in Geophysical Research Letters ed è stata resa possibile tramite gli strumenti a bordo della sonda Cassini della NASA, che è stato lanciato nel 1997.

Dione è stato scoperto nel 1684 dall'astronomo Giovanni Cassini (da cui prende il nome il veicolo spaziale della NASA) e orbita attorno a Saturno più o meno alla stessa distanza della Terra dalla nostra Luna.

La piccola luna è di soli 700 miglia di larghezza e sembra essere uno spesso strato butterato di ghiaccio d'acqua che circonda un nucleo di roccia più piccolo. Mentre orbita ogni 2,7 giorni, è bombardato da particelle cariche (ioni) molto forti. provenienti dalla magnetosfera di Saturno. Questi ioni impattano contro la sua superficie, spostando gli ioni di ossigeno molecolare nella sua sottile atmosfera attraverso un processo chiamato "sputtering".

Gli Ioni di ossigeno molecolare vengono quindi eliminati dall'esosfera da parte della forte magnetosfera di Saturno.
Un sensore a bordo della sonda Cassini chiamato Cassini Plasma Spectrometer (CAPS),ha rilevato gli ioni di ossigeno in scia da Dione durante un passaggio ravvicinato della luna nel 2010. I ricercatori della Los Alamos, Robert Tokar e Michelle Thomsen hanno notato la presenza degli ioni di ossigeno.

"La concentrazione di ossigeno nell'atmosfera di Dione è all'incirca simile a quella che si potrebbe trovare in atmosfera della Terra ad un'altitudine di circa 300 miglia", ha detto Tokar. "Non è abbastanza per sostenere la vita, ma insieme con le osservazioni simili di altre lune intorno a Saturno e Giove, questi sono esempi definitivi di un processo attraverso il quale molto ossigeno puó essere prodotto in gelidi corpi celesti che sono bombardati da particelle cariche o fotoni da sorgente di luce del Sole o qualunque cosa si trova nelle vicinanze".

Forse ancora più interessante è la possibilità che su una Luna con l'acqua del sottosuolo, come la luna di Giove, Europa, l'ossigeno molecolare possa combinarsi con il carbonio nei laghi sotto la superficie per formare gli elementi costitutivi della vita.
Future missioni su Europa potrebbero contribuire a le svelare le domande sulla sua abitabilità.
Due sensori a bordo di Cassini costruiti dai Los Alamos National Laboratory entrereranno in funzione a fine mese, e di nuovo nel mese di aprile e maggio, quando la sonda Cassini volerà vicino ad Encelado.

La luna è uno degli oggetti più luminosi nel nostro Sistema Solare, riflettendo la quasi totalità della luce solare che lo colpisce, grazie ad una superficie scintillante di cristalli di ghiaccio innevati. La luna scatena anche pennacchi dalla sua regione polare sud, la cui composizione si spera che possa presto essere svelata completamente.
Traduzione A Cura Di Arthur McPaul

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