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Verme apre la strada alla colonizzazione dello spazio!

In un futuro più o meno prossimo, l'essere umano sarà inevitabilmente costretto ad avventurarsi nello spazio e a colonizzare altri corpi celesti. Ma una delle grosse incognite dell'avventura cosmica dell'uomo è la possibilità di sopravvivere per lunghi periodi ad ambienti che nulla hanno di naturale: gravità quasi assente, radiazioni cosmiche, piccoli e grandi problemi quotidiani che sulla Terra non sono affatto all'ordine del giorno.

verme spazio


Studiando come possano sopravvivere nello spazio altre forme di vita, tuttavia, potrebbe consentirci di risolvere buona parte di questi problemi. Una delle creature che sta aprendo la strada alla colonizzazione dello spazio, e sta facendo ben sperare nella sopravvivenza umana al di fuori della nostra atmosfera, è un piccolo verme, il Caenorhabditis elegans.

"Sicuramente i vermi non sono persone", spiega Nathaniel Szewczyk, autore della ricerca e scienziato della The University of Nottingham. "Nonostante questo, il C. elegans e l'essere umano hanno un genoma delle stesse dimensioni, e condividono circa il 50% dei loro geni l'uno con l'altro. La ragione più importante per studiare i vermi è che sono più veloci e più facili da studiare rispetto all'uomo".

Il Caenorhabditis elegans è un organismo modello per la ricerca scientifica. E' stato ampiamente studiato per comprendere l'origine del sesso, le dinamiche che regolano la durata della vita, e per aprire nuove possibilità nel campo delle nanotecnologie. E' stato anche il primo essere multicellulare il cui genoma sia mai stato sequenziato (1997-1998), e una colonia di C. elegans è sopravvissuta addirittura alla tristemente famosa esplosione dello Shuttle Columbia del 2003.

IL C. elegans si è anche dimostrato capace di sopravvivere e riprodursi nella microgravità della Stazione Spaziale Internazionale senza apparenti problemi di adattamento: dodici generazioni consecutive di questo verme si sono riprodotte e nutrite regolarmente per i sei mesi di permanenza a bordo della ISS.

Quattromila C. elegans sono stati trasportati a bordo della ISS e ospitati in un contenitore che potesse consentire al team scientifico di osservarli e gestirli a distanza da una postazione sulla Terra, senza che nessuno dovesse intervenire sul delicato ecosistema artificiale di questi vermi.
Anche se il C. elegans è un organismo semplice da allevare e particolarmente resistente, era necessario ridurre a zero ogni intervento esterno che potesse alterare le misurazioni compiute durante il periodo di osservazione.

I ricercatori sono stati in grado di monitorare per tre mesi gli effetti della gravità ridotta sui corpi di 12 generazioni di C. elegans. Sulla ISS, la gravità è pari ad un decimo rispetto a quella sperimentabile sulla Terra, e l'esposizione a radiazioni cosmiche è 10 volte superiore. Sicuramente questi elementi hanno influito in qualche modo sull'organismo dei vermi, ma apparentemente non hanno provocato cambiamenti nel loro comportamento.

"I vermi a bordo della stazione sembravano normali e sani, sebbene presentassero adattamenti sviluppati per crescere nella stazione. Quando sono tornati sulla Terra, hanno avuto lo stesso periodo di adattamento, superato il quale sembravano sani e normali. Per esempio, alcuni dei vermi erano più suscettibili alle infezioni subito dopo il volo di rientro, ma il problema si è risolto naturalmente poco tempo dopo".

Il prossimo passo sarà quello di studiare la fattibilità (soprattutto economica) di una missione verso Marte o altri pianeti che possa trasportare dei campioni di organismi viventi in ambienti del tutto nuovi.

"Sarebbe bello mandare vermi verso Marte o altri pianeti" afferma Szewczyk. "La sfida principale, e l'obiettivo di questa ricerca, è di convincere i governi e le agenzie che si può e si deve fare. Dalla nostra prospettiva, la destinazione non è ciò che conta. Piuttosto, viaggiare oltre le fasce di Van Allen per tre-sei mesi è il vero obiettivo".
http://www.ditadifulmine.com/2011/12/verme-apre-la-strada-alla.html

Collisione tra una cometa ed una stella di neutroni


Nel giorno di Natale del 2010, gli astronomi che ricevono in tempo reale (anche sul loro telefonino) la segnalazione di lampi gamma rivelati dal satellite Swift della NASA (con partecipazione italiana e inglese) si trovano di fronte uno strano fenomeno: un “lampo” molto prolungato, 28 minuti, mai visto prima. 

Anomalo è anche il seguito: in 20 ore la luminosità residua nei raggi X (stranamente fluttuante) scompare, mentre normalmente dura mesi.
Un anno dopo, nel dicembre 2011, è stata presentata una spiegazione insolita di questo fenomeno: a causare il lampo gamma GRB 101225A potrebbe essere stato un asteroide o una grossa cometa con metà della massa di Cerere che una stella di neutroni ha inghiottito.
Sappiamo da tempo che il Sole divora comete (la sonda SOHO ha osservato decine di questi fenomeni) e in misura inferiore lo fa anche Giove. Questo meccanismo è stato applicato ai dati trasmessi da Swift, estendendolo al caso di uan stella di neutroni, grazie ai calcoli eseguiti da Sergio Campana, dell’INAF-Osservatorio di Brera.
Quando una cometa o un asteroide cadono sul Sole, vengono vaporizzati nella fase di avvicinamento. Nel caso di una stella di neutroni, che concentra una massa superiore a quella del Sole in un oggetto superdenso dal diametro di una decina di chilometri, l’asteroide o la cometa subiscono fortissime forze di marea che “stirano” l’oggetto in caduta. “L’asteroide – spiega Giuseppe Lodato, coautore dello studio – non cade direttamente sulla stella di neutroni, ma si deforma, allungandosi, fino ad avvitarsi attorno all’oggetto compatto, formando un disco di accrescimento. Gli attriti nel disco portano poi la materia a cadere sulla superficie della stella di neutroni, con emissione di radiazioni ad alta energia. Le oscillazioni nei raggi X si spiegano soprattutto con le prime orbite dell’oggetto intorno alla stella collassata.”
L’oggetto che ha generato GRB 101225A si trova a 10 mila anni luce da noi, nella costellazione di Andromeda.
In Figura, visione artistica della disgregazione di una cometa per effetto delle forze mareali esercitate da una stella di neutroni
http://www.astronomianews.it/

L'ONU parla di una moneta unica mondiale

Si confermano i sospetti dei teorici della “cospirazione”: l’ONU sta dando impulso alla “richiesta” da parte dei paesi emergenti all’instaurazione di una moneta unica globale, primo passo per stabilire un governo mondiale. Il collasso apparentemente orchestrato dell’economia statunitense permette ai paesi emergenti di mettere in discussione la funzione del dollaro come moneta di riferimento e le Nazioni Unite si preparano per lanciare il loro piano.


Buenos Aires (Urgente 24). Dall’inizio della crisi nel 2009, differenti teorici avevano parlato della possibilità che la situazione di crisi economica era stata cercata deliberatamente per ristrutturare completamente il sistema finanziario mondiale ed imporre una moneta unica a livello globale e che fosse il primo passo verso una governance a livello planetario.
La mancanza d’azione da parte della giustizia negli USA per quanto riguarda i responsabili della crisi economica, anche quando la colpevolezza è evidente e le susseguenti azioni (riscatti governativi alle banche, proposte di legislazione globale, ecc) sono sfociati finalmente nella questione del dollaro come moneta di riferimento per i mercati.
In questo modo, il reclamo di una moneta unica per tutto il pianeta acquista una forma più definita e conferma i sospetti prima menzionati. Prima è stata la Russia, poi la Cina e più tardi i paesi emergenti a reclamare la moneta globale.

Questo rapporto presentato dal sito spagnolo Libertad Digital.

Dallo scoppio della crisi di credito a metà del 2007 la tensione intorno al ruolo che gioca il dollaro nell’architettura monetaria è stata questionata da alcune delle principali potenze del mondo, principalmente dalla Cina e Russia.
Questo trascendentale dibattito per l’economia mondiale si stava negoziando in privato tra i governi e le principali banche centrali. Si tratta della riforma dell’attuale sistema monetario internazionale vigente dalla soppressione degli accordi di Bretton Woods da parte del governo degli USA . Da allora, il dollaro si è mantenuto come la moneta di riserva per eccellenza, senza alcun tipo di copertura reale dopo aver rotto i suoi ultimi rapporti con il patrone oro.

L’ONU propone adesso di riformare il sistema monetario vigente, la cui egemonia è ostentata dal dollaro. Così, in un dossier presentato durante la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e Sviluppo (UNCTAD), l’organismo multilaterale per eccellenza riconosce che il sistema monetario non funziona correttamente e, di fatto, è stato il grande “responsabile” dell’attuale crisi finanziaria.

Per questo, l’ONU afferma che il ruolo del dollaro come moneta di riserva mondiale deve essere riconsiderato, come lo esigono la Russia, la Cina e le principali economie emergenti del pianeta. In questo modo, l’istituzione è a favore della creazione di una nuova Bretton Woods, che dovrebbe essere negoziata tra i principali governi, per stabilire un nuovo sistema monetario che sostituisca quello attuale.

“Sostituire il dollaro con una moneta artificiale potrebbe risolvere alcuni dei problemi riguardanti i grandi deficit sui C/C (questo significa: mancanza di risparmi) che alcuni paesi presentano e aiuterebbe la stabilità”, segnala Detlef Kotte, uno degli autori del dossier. Ma, “si ha anche bisogno di un nuovo sistema di scambi. I paesi devono mantenere qualche tipo di scambio (monetario) reale(aggiustato all’inflazione) e stabile”.

Il ruolo del FMI
Per questo, secondo Kotte, deve mantenersi l’intervento monetario che le banche centrali applicano, anche se questo lascia la porta aperta a che sia qualche istituzione multilaterale l’incaricata di mantenere la stabilità dei tipi di cambi, riferendosi al FMI. In questo modo, l’organismo non solo abroga per sostituire il dollaro come moneta di riserva mondiale ma anche di creare una specie di banca centrale a livello mondiale che, in questo caso, sarebbe il FMI”.
Nel comunicato stampa pervenuto, l’UNCTAD (appartenente all’ONU) segnala che la regolamentazione e supervisione più effettiva del mercato finanziario è “indispensabile” per “prevenire che si ripeta una crisi finanziaria ed economica mondiale come quella attuale”.

Ma, non è solo necessario controllare la supervisione finanziaria internazionale,è anche “ugualmente importante una riforma del sistema monetario per ridurre il margine dei benefici nella speculazione monetaria ed evitare, così, gli squilibri commerciali di gran misura”. Con questa dichiarazione,l’organismo si riferisce all’eccesso di risparmio da parte delle economie asiatiche (principalmente la Cina) negli ultimi anni e il grandissimo indebitamento (bisogno di finanziamenti esterni) di altre potenze come è il caso degli Stati Uniti. Cioè, gli squilibri commerciali a livello mondiale ( abbondanti deficit tramite conti correnti) che l’attuale sistema monetario ha fornito, secondo quanto sostengono importanti economisti.

I diritti speciali di prelievo.
L’attuale sistema “dipende della politica monetaria che applica la banca centrale che emette la moneta di riserva mondiale” per eccellenza (il dollaro) in riferimento alla FED. Alcune decisioni che, secondo il dossier, si prendono, d’accordo ai bisogni politici e economici statunitensi, in chiave nazionale, “senza tener conto dei bisogni del sistema di pagamenti internazionale e dell’economia mondiale” nel suo insieme.
Ma, secondo lo studio, neanche un corretto maneggio dei flussi del capitale tra i paesi ne l’imposizione di una nuova moneta di riserva mondiale (sostitutiva del dollaro) risolverà i problemi che colpiscono le economie emergenti: “il problema del tipo di cambio”, aggiunge lo studio, è che “non è possibile che un paese possa assorbire gli shock esterni in modo efficiente attraverso l’adozione, sia totalmente flessibile o rigida, dei tipi di cambi”, secondo gli economisti dell’UNCTAD.
Per questo, l’organismo suggerisce che dovrebbe stabilirsi un sistema di tipi di cambi in base ad un “modello stabile”, che sarà controllato e determinato in modo multilaterale.

L’UNCTAD sostiene che un nuovo sistema monetario basato su principi e norme convenuti in forma multilaterale è necessario per la stabilità dell’economia mondiale così come alcune “condizione equitative per il commercio internazionale”. Essenzialmente l’organismo punta al bisogno di sostituire il dollaro con una nuova moneta basata in un paniere di divise che il FMI controllerebbe. (i denominati diritti speciali di prelievo).
In questo modo “si ridurrebbe la necessità di mantenere riserve internazionali” per difendere i tipi di cambi (il valore di una moneta nazionale) e “potrebbe combinarsi con un ruolo più forte dei diritti speciali di prelievo se si assegnano in funzione del bisogno di liquidità che un determinato paese presenta” con lo scopo di “stabilizzare il suo tasso di cambio reale ad un livello accordato in modo multilaterale”.

La posizione della Cina e della Russia.
Il governatore della Banca Popolare cinese, Zhou Xiaochuan, a marzo propose di creare una divisa di riserva multinazionale come parte della riforma nel sistema monetario internazionale, aggiungendosi così alla petizione russa.

Xiaochuan ha ipotizzato di “creare una divisa di riserva internazionale che non sia vincolata alle nazioni individuali e possa rimanere a lungo termine stabile”. Inoltre, ha detto che i diritti speciali di prelievo (SDR, sigla in inglese 1) del FMI hanno il potenziale per agire come una divisa di riserva sopranazionale. Cioè, l’obiettivo sarebbe quello di creare una super divisa che sostituisca il dollaro, il cui valore determina quello delle altre valute.
A luglio del 2009 tale proposta è diventata ufficiale. La Cina ha avvertito nella riunione al G-8 e il G-5 del bisogno di riformare il sistema monetario internazionale per una “maggiore diversificazione della moneta di riferimento”dal dollaro statunitense. Il gigante asiatico non era mai stato tanto esplicito. Adesso, l’ONU raccoglie il guanto lanciato dalla Cina, Russia e le potenze emergenti.

Curiosamente il presidente russo Dimitri Medvedev, ha mostrato la “nuova moneta mondiale” sul bavero della sua giacca durante la riunione di queste grandi potenze. Gli USA non si sono pronunciati ufficialmente su questo argomento fino ad ora.
Ma, il segretario del Tesoro degli USA, Tim Geither, a marzo ammise che gli USA erano “molto aperti” a studiare la proposta monetaria elaborata dalla Cina e la Russia di creare una nuova divisa di riferimento internazionale. Anche se dopo ratificò quanto detto di fronte al panico che questa dichiarazione creò nel mercato delle divise (il crollo del dollaro)

Fonte:http://www.urgente24.com/noticias/val/12847-123/la-onu-ya-habla-de-una-moneda-unica-para-todo-el-planeta.html
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Stonehenge: archeologi vicini a svelarne il mistero!

Un nuovo passo per gli archeologi nello svelare i misteri di Stonehenge. I due larghi pozzi posizionati sulla via del Corso Neolitico sono allineati con il tramontare ed il sorgere del Sole di mezza estate. Il monumento celtico dunque potrebbe essere stato un luogo per il culto del Sole. Questa sarebbe una conferma per gli archeologi che hanno sempre ritenuto che il sito fosse stato costruito su basi di eventi astronomici.


Il Sole aveva un’importanza fondamentale nelle società agricole preistoriche, ma i riti ad esso collegati rimangono un mistero per gli archeologi. Vince Gaffney, autore delle ricerche che hanno individuato i due pozzi, crede che la scoperta aiuterà a comprendere quando e come alcuni rituali venivano celebrati: “E’ la prima volta che osserviamo un collegamento tra Stonehenge ed eventi astronomici e questo permette di definire in modo più sofisticato come alcuni rituali venivano celebrati sul Corso e nell’ampio paesaggio. Questa emozionante scoperta indica che Stonehenge è stato sicuramente un monumento molto importante, sebbene non l’unico, anche in periodi precedenti a quelli stimati”. Secondo Gaffney infatti il sito veniva utilizzato per rituali anche 5 mila anni prima della costruzione del monumento dalle grandi pietre.
Paul Garwood, docente di preistoria dell’università di Birmingham, ha detto: “Le nostre conoscenze dell’antico sito che esisteva attorno a Stonehenge stanno crescendo sempre più in relazione all’analisi geofisica del territorio. Possiamo vedere in dettagli maggiori non solo nuovi monumenti, ma interi paesaggi per le passate attività umane, grazie alla conservazione nei migliaia di anni di buche e fossati rinvenuti nel sito archeologico. Questo progetto istituisce un nuovo quadro complementare per lo studio del paesaggio di Stonehenge”.

Indonesia: una frana travolge un villaggio!




GIAKARTA - I soccorritori sull' isola indonesiana di Nias stanno lottando per raggiungere un villaggio colpito da una frana che ha causato almeno cinque morti e 30 dispersi, ha riferito un funzionario.
Tre giorni di forti piogge hanno innescato una frana nel distretto di Majo Kampung Barije Mercoledì, seppellendo almeno 37 case in un villaggio di 115-famiglie.
"Fino ad ora, cinque persone sono state estratte fuori dal fango senza vita, e 30 risultano  ancora disperse", hanno riferito i funzionari della gestitione delle emergenze.
"I soccorritori, compresi i militari e di polizia, stanno avendo difficoltà a raggiungere il villaggio, perche' il ponte di collegamento del paese è crollato. Le correnti d'acqua sono molto forti è sta ancora piovendo"


I cinque corpi sono stati recuperati dagli abitanti di un villaggio vicino, Mendeva.
Nias, e' isola famosa per i serfisti, si trova circa 120 chilometri - o 10-ore di traghetto - al largo della costa occidentale di Sumatra.
L'isola è stata devastata nel 2004 dallo tsunami nell'Oceano Indiano che ha ucciso più di 300 persone e causato gravi danni alle infrastrutture, sfollando circa 10.000 persone dalle loro case.
E 'stato colpito di nuovo nel 2005 da un terremoto nel quale oltre 1.500 persone sono morte. Le frane sono frequenti in Indonesia durante la stagione delle piogge, in particolare nelle zone montane pesantemente disboscate.
frane e alluvioni a maggio, dopo da forti piogge, uccisero 17 persone e inondarono quattro villaggi sull'isola indonesiana di Giava.

 


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