Sardegna sotto le bombe, tra leucemie e malformazioni

Quirra, 15 morti per leucemia emolinfatica su 150 abitanti. Escalaplano, 14 neonati con gravissime malformazioni fisiche su 2600 abitanti.
Non ci sono industrie chimiche o città inquinanti, in questa zona di Sardegna, dove decine di animali d’allevamento nascono deformi o morti per tumori. C’è però il Poligono Interforze del Salto di Quirra, dove si ripetono da cinquant’anni test militari d’ogni genere. A 13 anni di distanza dalla prima denuncia la Procura di Lanusei apre un’inchiesta, mentre i militari negano ogni legame tra i tumori e l’uranio impoverito testato nel Poligono.

Il primo allarme per i tumori “strani” di Quirra arriva nel 1998, all’epoca della missione italiana in Kosovo. E’ appena scoppiato il caso dei militari italiani di ritorno dai Balcani con tumori improvvisi, che i medici attribuiscono rapidamente all’esposizione dei soggetti ai proiettili all’uranio impoverito. L’esercito non nega l’uso (da parte della Nato e dell’Italia) di queste armi, ma rifiuta ogni responsabilità: le due cose – i tumori e l’uranio impoverito – non hanno nulla a che spartire. Mentre le famiglie dei soldati insistono, in Sardegna qualcuno fa due più due e denuncia una situazione nota: intorno al Poligono Interforze di Salto della Quirra i casi di leucemia emolinfatica sono tanti, troppi. Il sindaco e il medico di Quirra ed Escalapano supportano le denunce del comitato “Gettiamo le Basi”, guidato dalla coordinatrice Mariella Cao, che chiede risposte per lo stillicidio di decessi inspiegati.

Il comitato si mette all’opera, e dopo anni di pressioni sui media sardi (ma solo rare comparsate sui grandi giornali di “continente”) accumula un archivio immenso. Ci sono tutti i dati clinici, confermati dall’Ospedale di Cagliari, delle vittime di leucemia emolinfatica, ma anche delle malformazioni sugli animali. La dottoressa Antonietta Gatti, ricercatrice specializzata nello studio delle nanoparticelle sull’organismo, rintraccia nei corpi degli agnelli nati senza occhi o con gli organi esposti all’esterno microparticelle di antimonio e antimonio-cobalto, polveri rarissime in natura ma frequenti sui campi di battaglia. Le altissime temperature che si generano sul luogo delle esplosioni di bombe, infatti, rilasciano nell’aria e nel suolo un pulviscolo che, se ingerito o inalato, produce gravi danni all’organismo. Se poi queste armi sono DU, cioè all’uranio impoverito, le polveri diffuse risultano radioattive ed emettono radiazioni alfa: innocue a distanza, provocano la rapida modificazione e morte delle cellule limitrofe, portando a leucemia e tumori. Ed hanno effetto anche sull’apparato riproduttivo degli individui colpiti.



Un servizio video del 2009 de “Le Iene” mostra un terreno pieno di crateri e voragini, dove ad anni di distanza dalle esplosioni non cresce erba. Il fumo dei test di missili sale nel cielo per centinaia di metri e le polveri si spargono per chilometri intorno al Poligono.  A Escalaplano in tanti ricordano una misteriosa polvere bianca che un giorno, negli anni ’80, sporcò i tetti delle case di tutto il paese. E i bambini malformati nati negli anni successivi. Per non parlare dei militari stessi di servizio nella base militare: dal 1998 ad oggi, 23 di loro hanno contratto la “sindrome di Quirra”.

Non basta. Il Salto di Quirra è privo di alcuna recinzione: le pecore vi pascolano tranquillamente, e oltre 150 concessioni di pascolo sono state rilasciate dallo stesso Ministero della Difesa negli anni. Ma anche le multinazionali e le grandi imprese del war-business possono “pascolarci”: il Ministero, infatti, affitta ai privati il poligono per testarvi sopra i prototipi di nuove armi, o nuovi missili aerospaziali. E i privati lo utilizzano ampiamente, olltre il 44% dei test sono opera di “civili”. Si va dall’Alenia, alla Fiat, all’Oto-Melara, all’Iveco, al Consorzio Eurosan europeo, all’Aerospatiale, insomma il gotha dei produttori di armi. Una di queste aziende, la Oerlikon Contraves Spa, fabbrica armi all’uranio impoverito, ed è tra i migliori clienti del Poligono. Il canone d’affitto è di 50mila euro per ogni ora, cioè 1,2 milioni di euro al giorno. Un introito netto per le casse della Difesa, e una sicura palestra di esercitazione per i privati, cui viene garantito il segreto militare.

Tanti i motivi per mantenere una base così dannosa per le persone: i guadagni economici, la libertà nell’uso di un’area estesa oltre 11mila ettari, i vantaggi nell’ospitare il testing di armi Nato all’avanguardia. Per mantenere la base, nel corso degli anni si è arrivati ad accusare anche “l’eccesso di benessere e l’urbanizzazione”  attraverso studi quantomeno discutibili, dimenticando che Quirra si trova nella regione più spopolata e deserta della Sardegna. Ora la Procura di Lanusei ha aperto un’inchiesta, per accertare “se esistano correlazioni tra le attività del Poligono e le presunte numerose leucemie, linfomi e nascite di animali deformi nell’area militare”. I risultati saranno resi noti a fine gennaio.

http://www.dirittodicritica.com/2011/01/19/sardegna-quirra-leucemie-malformazioni/

Nessun commento:

 


Post più popolari

 SEGUICI SENZA CENSURA SU TELEGRAM

AddToAny