La catastrofe ambientale nascosta: in fondo ai nostri mari ordigni chimici e radioattivi abbandonati dagli americani dopo il ’43 e dopo le guerra in Jusoslavia. Si calcola siano oltre un milione di pezzi.


25/04/2019 - UN MILIONE DI BOMBE SPECIALI USA IN FONDO ALL’ADRIATICO E AL TIRRENO


Sul belpaese incombe una catastrofe ambientale con cui bisogna fare i conti. Ecco il segreto dei segreti: nel 1943 gli “alleati” angloamericani sbarcarono in Italia un arsenale proibito di armi chimiche, non le usarono affondandole nel Mare Adriatico (Golfo di Manfredonia) e nel Mar Tirreno (Golfo di Napoli e dinanzi all’isola di Ischia) al termine del secondo conflitto mondiale. Negli anni ‘90 la guerra in Jusoslavia determinò lo scarico di migliaia di bombe radioattive da Grado a Santa Maria di Leuca, sganciate dai velivoli di rientro in Italia dopo i bombardamenti nei Balcani. A conti fatti: più di un milione di bombe chimiche e radioattive, senza contare quelle convenzionali imbottite di tritolo.


I documenti storici dell’US Army sepolti dal segreto militare anglo-americano imposto da Eisenhower e Churchill parlano chiaro, basta compulsarli a dovere. Quelle bombe caricate con aggressivi chimici erano armi proibite dalla Convenzione di Ginevra del 1925, ma il generale statunitense Eisenhower si giustificò nel 1949 sostenendo che erano state stivate «nell’incertezza delle intenzioni tedesche sull’uso di quest’arma».


Non a caso il bombardamento del porto di Bari del 2 dicembre 1943 è stato definito la Pearl Harbour italiana. 105 aerei della Lutwaffe alle 19,30 piombarono sulla città e in una pioggia di fuoco riuscirono ad affondare 17 navi, ne danneggiarono gravemente 8 ed il porto venne quasi completamente distrutto. Si registrarono ingenti perdite tra i militari alleati e i civili italiani. I danni maggiori arrivarono dal carico di iprite della nave americana John Harvey. Ogni bomba, che era lunga quasi 120 centimetri, conteneva circa 30 chilogrammi di questo gas tossico e vescicante. Sommozzatori e palombari italiani che operarono a costo della salute e della vita dal 1947 al 1953, recuperarono 20 mila bombe speciali nell’area portuale e le affondarono a poca distanza dalla costa. Non è tutto. Anche altre navi USA come la John Motley erano cariche di iprite, mentre quelle inglesi contenevano bombe della RAF con fosforo e acido clorosolforico, cloripicrina e cluoruro di cianogeno.






Un altro grave episodio, ignoto alla storiografia è l’esplosione avvenuta sempre nel porto di Bari il 9 aprile 1945 – a guerra ormai finita in Italia – della nave statunitense Charles Henderson, che aveva a bordo un carico di bombe all’iprite variamente assortite.


Carta canta. Anche l’archivio storico della Marina Militare italiana è una fonte di inedite rivelazioni che fanno luce sul più grave disastro chimico della seconda guerra mondiale, tenuto nascosto alla popolazioni italiana dalle autorità italiane. Le conseguenze sono incalcolabili, ma i governicchi tricolore hanno fatto sempre finta di niente.


In ogni caso, vale il principio internazionale “chi inquina paga”. Tocca a Washington e Londra pagare il conto, a noi esigerlo senza compromessi.






riferimenti:


Gianni Lannes, BOMBE A… MARE!, Nexus Edizioni, Padova, 2017 (di prossima pubblicazione).












Fonte:





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5 commenti:

Anonimo ha detto...

E che fa la gente ?
Si scanna sulla storiella del fascismo e comunismo, rovescio di una stessa medaglia...abbiamo il mondo che ci meritiamo

Anonimo ha detto...

Infatti!beato te che l'hai capito...al secondo posto c'è la storiella dei campionati di calcio...probabilmente,comprati e poi dicono che l'arma di distrazione di massa sia Greta!pensa come stanno.

Sotuknang ha detto...

Mi permetto di rispondere in quanto la frase "arma di distrazione di massa" l'ho scritta io.
Hai sentito il discorso della Casellati (seconda carica dello Stato)? "Cara Greta ti ringraziamo...." Ma di che? Che abbiamo rovinato la Terra ce lo deve dire la piccola Gretina? Cit.
Peggio ancora la foto dal Papa che ha fatto un'enciclica sull'ambiente ecc ecc. Quindi secondo te se non è un'arma di distrazione di massa che cos'è Greta? Forse ha ragione il quotidiano Libero.
Fammi sapere poi che cambiamenti ci saranno grazie alla ragazzina.
Ti ricordi Severn Suzuki? La bambina che zitti i grandi nel '92 con il suo discorso all'ONU?
Dopo 27 anni il mondo è cambiato...in peggio e purtroppo sarà lo stesso adesso.
PS Sul campionato sfondi una porta aperta.
Ti potevi risparmiare quel "pensa come stanno". Potrei scrivere lo stesso di te ma non lo faccio perché rispetto le altrui idee.

Anonimo ha detto...

11:42,E che significa che il mondo non è cambiato dopo gli interventi di persone consapevoli che gridano per i problemi della terra?questo vuol dire secondo te che era tutto finto?che ragionamento è?non ha alcun senso,loro ci provano ed è fin troppo ovvio che nessuno l'ascolta ma gli danno solo il contentino per far credere alle masse che saranno ascoltati.Tu dici di rispettare le altrui idee e poi fai commenti del genere su persone come Greta,se rispettavi la sua idea ti saresti almeno stato zitto o avresti cercato di capire quale fosse il punto.Te lo ridico,pensa a come stai!e sto comunque rispettando le tue idee perchè non hai idee e non so quale idea tua dovrei rispettare.Il dire che Greta è un'arma di distrazione di massa è un giudizio non un'idea.E anche tu potevi risparmiartelo caro mio!ma se sei adolescente ti capisco e ti perdono,perchè devi ancora capire come funziona questo mondo.Auguri!

Sotuknang ha detto...

"...loro ci provano ed è fin troppo ovvio che nessuno l'ascolta ma gli danno solo il contentino per far credere alle masse che saranno ascoltati."
Parole tue...è tutto finto.
Il mio è un giudizio sulla ambaradan che ha la ragazzina intorno...
"Se Benedetto Croce diceva non possiamo non dirci cristiani, adesso il nuovo comandamento - che la macchina mediatica targata Thunberg, il think tank del catastrofismo ambientale incarnato in una perfetta giovane influencer globale sta diffondendo - recita così: non possiamo non dirci gretiani. I soliti cinici dicono che sta impazzando la gretineria. Ma forse, fatto salvo il rispetto e perfino l'affetto per la ragazza, sembra esserci un sottofondo di cinismo anche nel circo Greta. È figlia di una cantante famosa, Malena Ernman. E la mamma a distanza di soli quattro giorni dalla prima protesta della figliola (24 agosto 2018 con il lancio dello sciopero degli studenti per il clima, che sta spopolando ovunque e anche a Roma), pubblica un libro ultra-ecologista intitolato Scenes from the Heart. E non è una casualità un po' troppo poco casuale, e molto da marketing (i Ferragnez al confronto possono sembrare dei pastorelli), questa coincidenza tra sciopero e lancio editoriale? Poi naturalmente è arrivato il volume di Greta, La nostra casa è in fiamme. La strategia di marketing sarebbe fin troppo banale se fosse finalizzata alla promozione letteraria di famiglia.

LE SOCIETÀ
Capita che alla giovane Greta, capace di portare in piazza milioni di ragazzi, si affianchi un terzo personaggio: Ingmar Rentzhog, esperto di marketing. È proprietario della startup We Do not Have Time. Il 24 novembre 2018, Ingmar ha inserito la stessa Greta nel board della società. Solo 3 giorni dopo, We Do not Have Time (che è anche lo slogan di Greta) ha lanciato una campagna di crowfunding che ha raccolto 2,8 milioni di euro e sta spopolando nel mercato dei servizi relativi ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità. Verrebbe da pensare che Greta sia una macchina da soldi nelle mani di persone molto esperte nel mondo degli affari, ma è tutto molto green. E anche un po' politico. Rentzhog, Ceo della fortunata startup, è stato assunto come presidente del think tank Global Utmaning nel maggio del 2018. Fondatrice di questo pensatoio è Kristina Persson, ex ministro socialdemocratico svedese dello sviluppo. Le posizioni sostenute dal think tank esprimono la necessità di combattere i nazionalismi emergenti in Europa e nel Mondo. E dunque tanti fili si muovono dietro la piccola Greta, in un groviglio di interessi economici e d'impegno politico anti-sovranista. Alla vigilia delle elezioni europee, il voyage ecologico della giovane nel continente intossicato dal riscaldamento planetario sembra inserirsi perfettamente nel contesto. E «mi raccomando, votate alle elezioni di maggio», ha raccomandato ieri la sedicenne a Strasburgo, spaziando tra Brexit e la ferita di Notre Dame come un'abile intrattenitrice politica. Da noi troverà calore, sorrisi, successi istituzionali e di piazza (volano le sottoscrizioni per il Friday for Future Rome), ed è giusto così. Ma forse la favola di Greta non è proprio una favola.
Tratto dal messaggero.it
Purtroppo non sono un adolescente ma invidio te che credi ancora alle favole.
PS spero mi perdonerai di nuovo Don Anonimo.

 


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