L’America brucia dopo il caso Ferguson, citta' messe a ferro e fuoco!

Storie di repressione mondiale, storie di repressione impunita. E così l’America, dopo l’assoluzione dell’agente Darren Wilson, brucia: non ci sarebbero, secondo il Gran Giurì,
prove sufficienti per incriminare o mandare sotto processo l’agente che in agosto uccise il giovane afro-americano Michael Brown a Ferguson, Missouri. Stanotte in molte città americana è scoppiata la protesta non appena il procuratore Robert McCulloch ha comunicato il verdetto del Gran Giurì. 

Un poliziotto è stato ferito a colpi di pistola a University City, sobborgo di St. Louis, vicino Ferguson, dove sono in corso violente proteste. Anche a New York il caos: il ponte di Brooklyn, quello di Manhattan sono stati chiusi al traffico a New York dai manifestanti scesi in strada. Almeno uno dei manifestanti che hanno bloccato i tre ponti di New York è stato arrestato. I manifestanti hanno bloccato la superstrada 110, che, da Pasadena a Long Beach, attraversa Los Angeles. 

Nelle immagini trasmesse dalle reti Usa si vedono decine di persone in mezzo alle corsie, molte stese per terra. Una lunga notte piena di tensione tra manifestanti e polizia, soprattutto a Ferguson: la polizia ha creato un cordone ed ha iniziato ad avanzare lanciando lacrimogeni e altri ordigni per disperdere i manifestanti. In fiamme anche alcune vetture e alcuni negozi. Almeno 29 persone sono state arrestate, ha detto il capo della polizia locale Jon Belmar in una conferenza stampa. Non ci sono state vittime ma decine di edifici sono state incendiati. Certo che la reazione alla repressione razzista non deve soprendere, anzi: la repressione in atto non riguarda solo Ferguson ma in generale molti paesi anche Europei, italia inclusa. Reagire e non subire a questo punto è un valore. Anche davanti alla Casa Bianca si sono svolte manifestazioni contro il razzismo e il terrorismo della polizia. “Il nostro Paese è bastato sullo Stato di diritto e dobbiamo accettare il fatto che questa è stata una decisione del Gran giurì”, ha detto il presidente americano Barack Obama, intervenuto a sorpresa in diretta tv, che ha invitato i manifestanti a protestare pacificamente e invitando la polizia a “mostrare moderazione”. “Non ci sono scuse per la violenza. I progressi non si fanno lanciando bottiglie”, ha proseguito il presidente per poi sottolienare che quella di Ferguson sia “una questione che riguarda tutta l’America, una questione reale”. “C’è una profonda sfiducia tra la polizia e la comunità afroamericana. E questa – ha aggiunto – è l’eredità di una lunga storia di discriminazione nel nostro Paese. E’ necessario riconoscere come la situazione di Ferguson parla all’intero Paese e mostra le più ampie sfide che noi ancora affrontiamo come nazione”. Ma a New York, a Seattle, Los Angeles, Chicago, Cleveland, Oklahoma City, Oakland e Pittsburg, le proteste contro la repressione delle forze dell’ordine continuano… Ecco, pensando a Davide Bifolco e ad altre vicende italiane, ci viene un po’ da piangere e addirittura nutriamo un po’ di invidia per un popolo che si ribella e non ci sta e che reagisce alla repressione.

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