DI - ANDREW KORYBKO - E’attualmente in corso negli Stati Uniti un colossale cambio di
strategia, con l’America che si sta trasformando da “gendarme” a “guida
occulta” del mondo (Lead From Behind Strategy).
Questo fondamentale
cambiamento comporta che gli Stati Uniti debbano passare da operazioni
militari condotte in prima persona, ad operazioni del tipo stay-behind.
Parte di questa trasformazione consiste nella riduzione delle
forze militari convenzionali sostituite da forze speciali ed agenti
dell’Intelligence. Anche le Compagnie Militari Private hanno un ruolo
maggiore nella nuova grande strategia.
Questo non significa, naturalmente, che gli Stati Uniti non
abbiano più la capacità o la volontà di agire in prima persona (niente
affatto!) ma che, per proiettare la propria immagine di “potenza
globale”, preferiscono metodi più indiretti e sottilmente nefasti,
piuttosto che ricorrere ad invasioni di massa e bombardamenti.
Gli Stati Uniti intendono seguire la massima di Sun Tzu: “la
suprema eccellenza consiste nel rompere la resistenza del nemico senza
combattere”. Il risultato è un mix di Rivoluzioni Colorate, guerre non
convenzionali ed operazioni dei mercenari – basate in ogni caso sul
coinvolgimento per procura degli alleati regionali – per evitare l’uso
diretto delle truppe statunitensi.
Tutto ciò si traduce nella promozione della politica americana
attraverso l’uso di metodi obliqui, e quindi nella negazione
(relativamente credibile) del proprio coinvolgimento. È importante
sottolineare, inoltre, che l’assenza di forze convenzionali è stato
pensato anche per ridurre il rischio di un confronto diretto tra gli
Stati Uniti e la Russia, la Cina e l’Iran – gli obiettivi primari di
queste guerre per procura.
Il piano per la destabilizzazione strategica e lo smembramento
degli Stati eurasiatici deve la sua genesi a Zbigniew Brzezinski ed alla
teoria che egli ha chiamato “Eurasian Balcans”
(http://en.wikipedia.org/wiki/Greater_Middle_East, ndt).
Gli Stati Uniti sono comunque notevolmente flessibili nel mettere
in pratica queste idee, e non si infilano in un vicolo cieco se la
destabilizzazione incontra degli ostacoli e non può essere portata
avanti. In questo caso (come ad esempio in Ucraina, Siria, Iraq e
presto, forse, nel Mar Cinese Meridionale) lo stratagemma si evolve in
un fortissimo caos provocato all’interno degli stati-cuscinetto,
posizionati sulla soglia delle potenze eurasiatiche.
L’idea è quella di creare dei “buchi neri” di assoluto disordine
in cui Mosca, Pechino e Teheran saranno in ogni caso condannati, sia se
intervengono, sia se non lo fanno. Gli Stati Uniti preferiscono,
idealmente, che gli obiettivi che hanno nel mirino vengano risucchiati
in un pantano che li insanguini e li destabilizzi a casa propria, come
ad esempio la guerra sovietico-afghana che Brzezinski ha concepito oltre
30 anni fa.
Allontanarsi dall’espansionismo dell’“Eurasian Balcans” per
tornare alle radici dell’”anarchia afghana” è l’essenza del piano
“Reverse Brzezinski”
(http://orientalreview.org/2014/06/22/the-reverse-brzezinski-the-ultimate-eurasian-dilemma-i/,
ndt), che pone il dilemma di cui sopra (intervenire-non intervenire,
ndt) come trappola per le potenze eurasiatiche.
L’esperienza degli Stati Uniti nel formare ed armare i mujaheddin
utilizzati nella guerra sovietico-afgana, può essere vista come la
prima incursione all’interno della strategia “Lead From Behind”.
Gli Stati Uniti hanno lavorato mano nella mano con il Pakistan e
con gli altri Stati Islamici per spargere in Afghanistan i semi del caos
(fra i quali la creazione dell’organizzazione mercenaria internazionale
Al Qaeda), creando in quel paese una destabilizzazione strategica così
grave, che l’Unione Sovietica non fu in grado di resistere alle
sollecitazioni, e decise di intervenire.
Era questo l’obiettivo … e per gli Stati Uniti fu un successo
clamoroso. Fu anche l’apice delle guerre-per-procura nel periodo della
Guerra Fredda, che in quel momento si mescolava perfettamente con
l’equilibrio internazionale del potere. Si trattò di un successo tale da
essere accreditato come uno dei fattori che contribuirono alla
dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991.
D’altro canto tutto ciò alterò l’equilibrio globale del potere,
portando al “momento unipolare” degli Stati Uniti. In questo periodo il
prototipo afgano della strategia “Lead From Behind” non è più stato
visto come un qualcosa di necessario, perché gli Stati Uniti avevano in
quel momento la forza, la volontà, e la possibilità di proiettare in
modo diretto il loro potere su tutto il mondo.
IL MOMENTO UNIPOLARE DELLA STRATEGIA “SHOCK AND AWE”
Ubriachi di potere per essere emersi dalla Guerra Fredda come
potenza vincitrice, gli Stati Uniti diedero il via ad un’ondata di
interventi militari, che ebbero inizio con la 1a Guerra del Golfo. Anche
se “venduta” come operazione multilaterale, gli Stati Uniti erano il
paese primario di quella coalizione di guerra.
Nel giro di pochi anni gli Stati Uniti bombardarono anche le
posizioni serbe in Bosnia, prima di dar inizio ad una guerra unilaterale
nel Kosovo (tramite la NATO), che era una Provincia della Serbia.
Fu proprio il bombardamento della Serbia a rendere consapevoli i
leaders russi della necessità di difendere il proprio paese dalle
minacce future, dando il via alla modernizzazione della sua industria
della difesa, per dissuadere un eventuale attacco diretto degli
americani (e della NATO) agli interessi russi. Tutto ciò non porterà,
tuttavia, ad un cambiamento immediato … il potere degli Stati Uniti
continuava ad essere al suo apice.
Dopo gli attacchi terroristici dell’11 Settembre gli Stati Uniti
intrapresero nuove operazioni militari, fra le quali l’occupazione
dell’Afghanistan – un paese situato a metà strada di tutto il mondo, e
nei pressi della “Heartland” dell’Eurasia (è il nome che venne dato alla
zona centrale dell’Eurasia dal geografo inglese Sir Halford Mackinder,
corrispondente grosso modo alla Russia ed alle province limitrofe, ndt).
Quella massiccia espansione delle ricche e potenti forze militari
americane all’interno del continente eurasiatico era senza precedenti …
ma non segnò il punto culminante dell’era del post Guerra Fredda.
L’epitome del “momento unipolare” fu in realtà la campagna “Shock and
Awe” del 2003 in Iraq.
In quegli anni gli Stati Uniti bombardarono massicciamente
l’Iraq, nell’ambito di una dimostrazione di forza fatta per ricordare al
resto del mondo il loro status di unica superpotenza mondiale.
Dispiegarono, inoltre, un’incredibile quantità di truppe e di armamenti
in quella regione del Medio Oriente.
Ironia della sorte, i successivi costi della guerra e
dell’occupazione avrebbero giocato un ruolo notevole nella decrescita
della potenza americana, consentendo ad altri paesi come la Russia e la
Cina di raccogliere la sfida e di difendersi dagli Stati Uniti
nell’ambito della propria sfera d’interesse.
I BALCANI EURASIATICI
Fu proprio nel bel mezzo del “momento unipolare” (nel 1997) che
Brzezinski scrisse “The Grand Chessboard” (La Grande Scacchiera), in cui
stabilì le priorità geostrategiche degli Stati Uniti per l’Eurasia, ed i
mezzi migliori per poterle conseguire.
Egli postulò che era indispensabile, per gli Stati Uniti,
mantenere un’influenza dominante sull’Eurasia … e che uno dei modi
migliori per poterlo fare era d’impedire la collusione fra Russia e
Cina. La strategica “balcanizzazione” della società di tutto il
continente eurasiatico era lo strumento-cardine per destabilizzare
l’intero continente.
Presa nel suo fine logico, la strategia “Lead From Behind”
prevede la creazione di ondate di anarchia etnica, religiosa e politica,
in grado di schiantare e smembrare le diverse civiltà della Russia,
della Cina e dell’Iran. Si può dire che, per certi aspetti, le guerre
degli Stati Uniti in Afghanistan ed in Iraq, con le loro caotiche
conseguenze, hanno seguito i dettami filosofici di questo principio.
Ma gli Stati Uniti, per perseguire la destabilizzazione del
continente eurasiatico e spingere più in profondità il potere
occidentale, hanno anche intrapreso delle operazioni di “cambio di
regime”.
IL CAMBIO DI REGIME
Il “cambio di regime” è sempre stata una caratteristica della
politica estera americana. A partire dal ribaltamento del governo
siriano nel 1949, è stato stimato che la CIA ha rovesciato, o tentato di
rovesciare, più di 50 governi, anche se ne ha ammesso solo 7.
Il “cambio di regime” può essere diretto o indiretto. Come
esempio della prima specie si può guardare a Panama del 1989 o all’Iraq
del 2003, come esempio della seconda si può guardare al “colpo di stato”
iraniano del 1953, o alle Rivoluzioni Colorate.
Come ben evidenziato dal recente “colpo di stato” in Ucraina, il
“cambio di regime” può essere oggi a buon mercato, solo 5 miliardi di
dollari (palese il riferimento alle dichiarazioni di Victoria Nuland,
Assistente al Segretario di Stato USA, ndt), una frazione del costo che
avrebbe comportato il rovesciamento diretto di Yanukovich e l’invasione
di quel paese.
Inoltre, conseguentemente alle circostanze internazionali e alla
rinascita della potenza militare russa, potrebbe non essere stato
possibile, per gli Stati Uniti, il poterlo fare senza rischiare una
guerra di notevole importanza. Le operazioni segrete di “cambio di
regime”, pertanto, sono senz’altro da preferire quando sono in gioco gli
interessi di altre grandi potenze.
E’ in ogni caso molto importante, per la nuova leadership (che si
va a formare conseguentemente al “colpo di stato”, ndt), conseguire
legittimità all’interno della comunità internazionale. Visto che la
democrazia occidentale è considerata un legittimo standard di governo,
le Rivoluzioni Colorate pro-occidentali costituiscono il mezzo ottimale
per effettuare il “cambio di regime” in alcuni Stati “mirati”, che
attualmente non praticano questa forma di governo.
LE RIVOLUZIONI COLORATE
Le Rivoluzioni Colorate sono supportate dall’esterno da golpes
filo-occidentali. Si avvalgono, inoltre, degli strumenti dei social
media per infiltrare la società, far crescere le loro fila e migliorare
la loro efficacia, dopo che l’operazione “cambio di regime” ha avuto
inizio. Manipolando tipicamente dei grandi gruppi di persone, le
Rivoluzioni Colorate creano l’illusione che ci sia un vasto movimento
popolare di massa, composto da persone scontente che si ergono contro
una tirannica dittatura.
Questa percezione – del tutto fuorviante – consente al tentativo
di “colpo di stato” di ottenere l’accettazione ed il sostegno della
comunità occidentale e la denigrazione, allo stesso tempo, delle
legittime autorità che stanno cercando di respingere il rovesciamento
illegale. Le manipolazioni delle masse assoggettate sono state
progettate per i “movimenti di strada”, e seguono le tattiche proposte
da Gene Sharp (http://it.wikipedia.org/wiki/Gene_Sharp, ndt) per
amplificare nella massima misura possibile i movimenti di protesta
sociale.
Questo nuovo metodo di fare la guerra è veramente efficace,
perché presenta un dilemma spaventoso per lo stato che viene colpito:
per colpire al cuore la destra militante, può far uso della forza contro
i manifestanti civili (che sono de-facto inconsapevoli scudi umani,
politicamente manipolati)?
Con gli occhi dei media occidentali a seguire gli sviluppi, può
permettersi, il Governo di quello Stato, l’isolamento dalla comunità
internazionale, seppur per difendere legalmente sé stesso? In questo
modo le Rivoluzioni Colorate presentano al Governo preso di mira una
logica strategica del tipo Catch-22 (quando c’è un’apparente possibilità
di scelta, ma solo un’unica possibilità, ndt), e non è quindi difficile
capire perché sono state distribuite in tutto lo spazio post-sovietico
(ma non solo).
Le Rivoluzioni Colorate hanno sostituito i “tradizionali” colpi
di stato della CIA, e sono diventati il segreto “modus operandi” per
effettuare i “cambi di regime”.
Andrew Korybko
Fonte: www.informationclearinghouse.info
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCO
http://www.altrainformazione.it/wp/2014/10/21/le-rivoluzioni-colorate-un-nuovo-modo-per-fare-la-guerra/
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