Oltre 190 persone sarebbero disperse sotto la frana che mercoledì ha travolto decine di case in una piantagione di te' nello Sri Lanka centrale
. E' l'ultimo bilancio riferito dal vice direttore della protezione civile cingalese (Dmc) al quotidiano DailyMirror. Le operazioni di ricerca dei sopravissuti sono ancora in corso, ma sono rallentate dalla forte pioggia.
Con il passare delle ore sono diminuite le speranze di trovare ancora qualcuno vivo sotto la coltre di dieci metri di fango che ha sotterrato le case. C'é ancora molta confusione sui corpi trovati che variano da tre a otto a seconda delle fonti. Nel disastro non ci sarebbero italiani coinvolti secondo l'ambasciata d'Italia a Colombo contattata telefonicamente dall'ANSA.
Le Nazioni Unite hanno fatto il punto della situazione e offerto il loro aiuto agli sfollati che sarebbero circa 800 ospitati in due campi di accoglienza a Ampitikanda e Koslanda allestiti dall'esercito. La polizia, tuttavia, e' convinta che il numero di dispersi sia molto di meno. Nelle casette a schiera dove vivevano i lavoratori della piantagione abitavano circa 200 persone e la maggior parte di loro si sarebbe salvata. Di diverso parere e' l'Unicef secondo il quale decine di bambini sarebbero orfani in quanto erano stati portati a scuola dai genitori prima del disastro. I segnali di smottamento erano già iniziati alcune ore prima dando la possibilità alla gente di scappare. Ma sembra che qualcuno era tornato nella case per prendere i propri averi. L'area era da diversi anni a rischio di dissesto idrogeologico e la popolazione era stata invitata a trasferirsi in un altro insediamento.
. E' l'ultimo bilancio riferito dal vice direttore della protezione civile cingalese (Dmc) al quotidiano DailyMirror. Le operazioni di ricerca dei sopravissuti sono ancora in corso, ma sono rallentate dalla forte pioggia.
Con il passare delle ore sono diminuite le speranze di trovare ancora qualcuno vivo sotto la coltre di dieci metri di fango che ha sotterrato le case. C'é ancora molta confusione sui corpi trovati che variano da tre a otto a seconda delle fonti. Nel disastro non ci sarebbero italiani coinvolti secondo l'ambasciata d'Italia a Colombo contattata telefonicamente dall'ANSA.
Le Nazioni Unite hanno fatto il punto della situazione e offerto il loro aiuto agli sfollati che sarebbero circa 800 ospitati in due campi di accoglienza a Ampitikanda e Koslanda allestiti dall'esercito. La polizia, tuttavia, e' convinta che il numero di dispersi sia molto di meno. Nelle casette a schiera dove vivevano i lavoratori della piantagione abitavano circa 200 persone e la maggior parte di loro si sarebbe salvata. Di diverso parere e' l'Unicef secondo il quale decine di bambini sarebbero orfani in quanto erano stati portati a scuola dai genitori prima del disastro. I segnali di smottamento erano già iniziati alcune ore prima dando la possibilità alla gente di scappare. Ma sembra che qualcuno era tornato nella case per prendere i propri averi. L'area era da diversi anni a rischio di dissesto idrogeologico e la popolazione era stata invitata a trasferirsi in un altro insediamento.
1 commento:
Dio tutela i poveri cristi,
come al solito non è retorica.
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