- di Gianni Lannes -
Quanti sono i malati di cancro nelle forze armate, arma dei carabinieri compresa, per fare la guerra a mezzo mondo per conto dei padroni di Washington, a partire dai bombardamenti dell’Iraq durate la prima guerra del Golfo? Oggi queste vittime pagano le conseguenze con la perdita di salute e della vita, effetto anche delle miscele di vaccini a cui sono stati sottoposti. Più di tremila persone in divisa, a causa delle esposizioni a radiazioni e veleni chimici nelle zone di guerra all’estero, impiegati per finte missioni di pace, volte a tutelare le rapine anglo-americane di materie prime nei paesi del terzo mondo. E i morti quanti sono dal 1990 (prima guerra del Golfo) ad oggi?
E perché a combattere non ci sono andati i politicanti in comoda poltrona e scranno come Andreotti, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, Monti, Napolitano, Letta e Renzi, incluso il Vaticano e cardinal Bertone?
La verità è che l’articolo 11 della Costituzione repubblicana è solo un simulacro, ben prima del Trattato di Lisbona che ha stracciato anche le parvenze di legalità e sovranità.
Allo Stato italiano hanno dato l’anima e lo Stato in cambio si è preso il corpo, ma nessuno si ribella o fiata. Hanno indossato con orgoglio una divisa, ma da qualche tempo gli è stata sottratta per lottare contro la malattia del corpo ma anche la patologia dello Stato. Senza assistenza e quattrini per le cure. Senza alcun riconoscimento. Qualcuno obietta: se la sono andata cercare. Può darsi. Ma sono esseri umani: cittadine e cittadini. Sono un popolo di dimenticati, di scaricati dai politicanti e dalle alte gerarchie. Insomma, carne da macello come la popolazione civile irrorata quotidianamente da veleni chimici United States Of America e NATO.
Queste vittime invisibili trascorrono la loro attuale esistenza tra ospedali oncologici, commissioni mediche, vertenze e uffici amministrativi. Spesso le loro storie che iniziano con una missione nel nome della pace e della speranza, terminano nel dramma di combattere una guerra (personale) dimenticata. Il 9 ottobre 2007 il ministro Parisi aveva dichiarato che sono “255 malati di tumore e 37 i morti in dieci anni”. Un mese più tardi lo stesso ministro rettificò le cifre: i morti provocati dall’uranio impoverito sarebbero “77″.
Al 31 dicembre 2008 i malati di cancro secondo il ministero erano “267″. Balle, menzogne, bugie di Stato. Secondo l’Anavafaf i casi erano già 2.536 solo fra gli uomini inviati in Bosnia e le vittime (sempre riferite solo alla Bosnia) sarebbero 158. In realtà, in base a un documento proveniente dallo Stato Maggiore della Difesa, i militari ammalati sfioravano allora, ovvero 6 anni addietro, quota 3 mila unità. In ogni caso la giustizia ordinaria civile ha iniziato a condannare il ministero della Difesa. La prima sentenza è del tribunale di Firenze.
Silenzio e omissis: Stati maggiori e governi sapevano dell’uranio impoverito, scarto del ciclo nucleare. L’Italia era stata avvertita della pericolosità dell’uranio impoverito da parte della Nato fin dal 1984. In un documento con quella data “si stabilivano anche le norme di protezione da adottare”. E in un altro documento del 1993 il capo della sanità militare USA indicava la pericolosità dell’uranio per quanto concerne la possibile causa di tumori. Pochi mesi dopo, il 13 ottobre 1993, vennero emanate dagli Usa le norme di sicurezza per il personale impegnato in Somalia nella operazione “Restore Hope”, dove i nostri militari hanno operato fianco a fianco in molte operazioni con i reparti Usa. Per gli italiani le protezioni anti-uranio sono effettivamente scattate solo nel 2000. C’è un filmato del Pentagono con tutti i rischi dei proiettili all’uranio impoverito e le procedure per proteggere i soldati, consegnato nella base di Bagnoli (Napoli) il 31 agosto 1995 dall’ammiraglio Usa Leighton Smith – che comandava le forze alleate del sud Europa (Afsouth) e coordinò personalmente i bombardamenti sull’ ex Jugoslavia – al generale Duilio Mambrini (all’epoca numero due dell’Afsouth) e all’ammiraglio Guido Venturoni. Eppure tutti hanno continuato a ripetere che nessuno aveva mai informato i nostri comandi militari del pericolo rappresentato dai proiettili all’uranio impoverito.
Metallo del disonore: il governo italiano ha stanziato un fondo di 30 milioni di euro in 3 anni. Nelle pieghe della legge di rifinanziamento delle missioni belliche all’estero, il governo ha approvato un fondo di 30 milioni di euro, da diluire in 3 anni, dedicato esclusivamente ai soldati che si ammalano e muoiono a causa dell’uranio impoverito. La somma non è granché, a fronte del numero elevato di soldati già deceduti ed ammalati, ma comunque è il segnale che la Difesa ha smesso di nascondersi dietro ridicole tesi negazioniste.
L’invasione silenziosa delle scorie. Chi sostiene che l’uranio impoverito si trovi soltanto negli scenari di guerra dovrà cambiare idea. Il famigerato Du (Depleted uranium) è fra noi (a nostra insaputa): dalle strumentazioni mediche ai contrappesi di alcuni aeroplani (civili e militari) fino alle mazze da golf e ai collari per cani. L’uranio impoverito è il maggiore scarto dello sfruttamento del nucleare per la produzione di energia elettrica.
Si calcola (per difetto) che conservati nei siti di stoccaggio ce ne siano 1,2 milioni di tonnellate. “Dal 1985 la nostra azienda ha convertito oltre 6 milioni di pound (ndr, 2721 tonnellate) di uranio impoverito in 70 mila prodotti sicuri”. Recita così l’home page del sito di una delle aziende che realizzano prodotti contenenti il “metallo del disonore”, la Manifacturing Sciences Corporation, società controllata dalla britannica BNG, con sede a Oak Ridge, Tennessee. L’elenco delle applicazioni lo fornisce la stessa società. Si va dai componenti per strumenti scientifici alle schermature per radiazioni nucleari, dalle coperture per container a varie strumentazioni mediche, dall’impiego in leghe metalliche alla realizzazione di contrappesi nei velivoli civili e militari. Sono solo alcuni degli usi consentiti per l’impiego di materiali derivati dall’uranio impoverito. Allo European patent office (sede all’Aja) sono registrati oltre 800 brevetti che utilizzano l’uranio impoverito, soprattutto per uso civile. In Francia è stata scoperta la presenza di uranio impoverito, in una concentrazione del 10 per cento nelle polveri utilizzate per la colorazione degli smalti.
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