Una indagine dei templi delle rovine di Pompei ha mostrato come molti di questi edifici sacri siano stati costruiti in modo da essere allineati al sorgere di determinate stelle o con la posizione di Sole o Luna in giorni di particolare rilevanza, in maniera piuttosto inusuale per una città dell'Antica Roma
Come se non bastasse la notizia di qualche giorno fa secondo la quale nella dieta degli abitanti di Pompei trovavano posto piatti esotici come la carne di fenicotteri e di giraffe,
a mescolare ulteriormente le carte in tavola su quello che sappiamo e non sappiamo dell’antica città commerciale ci ha pensato una nuova indagine di 11 templi pompeiani che ha rivelato come almeno 9 di questi siano stati costruiti per essere allineati con il sorgere di determinate stelle o con la posizione di Sole o Luna in giorni di particolare rilevanza. L’orientamento di questo tipo negli edifici religiosi è piuttosto inusuale nelle usanze romane, al pari ovviamente del consumo di cibi provenienti da così lontano.
La ricerca sui templi è stata condotta da Vance Tiede, dell’agenzia di ricerca Astro-Archaeology Surveys di Guilford, Connecticutis, e si è basata su modelli digitali di elevazione combinati con immagini satellitari, rilievi a terra e mappe delle passate posizioni delle stelle. Tiede ha presentato il proprio lavoro la scorsa settimana in una riunione dell’American Astronomical Society a National Harbor, in Maryland.
Che nell’Antica Roma venissero utilizzati degli allineamenti astronomici nella costruzione degli edifici di per sé non è una sorpresa. Le conoscenze astronomiche e architettoniche dell’epoca trovavano spesso un punto di incontro nella costruzione di case e templi orientati in maniera tale da sfruttare i movimenti del Sole e delle stelle.
Marco Vitruvio Pollione (80 a.C. – 15 a.C.), considerato il più famoso teorico dell’architettura d’epoca romana, scriveva nel suo De Architectura: “Chi si professa archittetto deve intendere l’astronomia e i moti del cielo, e conoscere l’oriente, l’occidente, il mezzogiorno, il settentrione, e tutta la disposizione del cielo, l’equinozio, il solstizio e il corso delle stelle”. Secondo uno studio di qualche anno fa a firma di Giulio Magli, professore ordinario al dipartimento di matematica del Politecnico di Milano, gli Antichi Romani costruirono intere città tenendo conto dell’orientamento astronomico.
La pianificazione urbanistica seguiva quindi forti aspetti simbolici legati all’astronomia anche nella cultura romana. Ma la disposizione dei templi di Pompei sembrerebbe andare contro i dettami e gli standard dell’epoca. Era lo stesso Marco Vitruvio Pollione a dare le giuste indicazioni per la costruzione di edifici di culto. Sempre nelle pagine del suo De Architectura scriveva infatti: ”L’orientazione del tempio dedicato agli dei immortali deve essere studiata in modo che, salvo particolari impedimenti, la fronte dell’edificio e la statua che si trova all’interno della cella siano volte a ponente, così chi si dirigerà all’altare per fare offerte e compiere sacrifici (…) avrà ad un tempo di fronte l’oriente celeste e i simulacri degli dei”.
Eppure, al contrario di quanto prescritto da Vitruvio, nessuno dei templi presi in esame guarda l’ovest. L’allineamento segue piuttosto il sorgere delle stelle associate ai miti delle divinità alle quali gli stessi templi erano consacrati. Come il Tempio di Giove, allineato alla prima apparizione della stella Sargas, o il Tempio Dorico che guarda alla prima comparsa della stella Rigel.
Il legame tra città romane e il simbolismo astronomico non è mai stato studiato in maniera sistematica, e diversi altri studi saranno necessari per capire quanto gli allineamenti trovati da Tiede siano casuali e quanto siano invece il risultato dell’influsso di altre culture (come quella greca o egizia) in una città vivace e in fermento come la Pompei di quei tempi.
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