GERMANIA, FRANCIA, GRAN BRETAGNA, SVIZZERA, AUSTRIA E BELGIO HANNO RIDOTTO L’ITALIA IN UNA DISCARICA

di Gianni Lannes


Governi eterodiretti e multinazionali del crimine si sono accordati in gran segreto a danno della vita e in nome del dio profitto. La produzione europea di rifiuti industriali è un buco nero. Infatti, nel 2014 la Commissione Ue ufficialmente non è conoscenza della relativa quantità prodotta né della loro destinazione finale. Il vaso di Pandora non è un caso.


C’è chi fa peggio dell’Italia, ma i mass media telecomandati, neppure quelli tricolore, non lo dicono mai. La Germania e il Lussemburgo non hanno fornito cifre sulla loro produzione totale di scarti micidiali, come si evince dalla disamina dei rapporti dell’Ocse sui movimenti transfrontalieri di scorie pericolose. Le statistiche attendibili, se così si può dire, sono congelate ai dati di 20 anni fa. Che in ogni caso fanno rabbrividire. Allora, tre quarti dei rifiuti pericolosi europei (valutati nel ’96 a 30 milioni di tonnellate) sono di origine e di composizione sconosciute. Ma soprattutto, a livello istituzionale, fingono di non sapere dove siano occultati sistematicamente. Salvo poi scovarli in fondo al Mar Mediterraneo, sovente a ridosso delle aree costiere dello Stivale, o comunque in Africa. Il centro di ricerca nucleare europea con sede a Ispra in provincia di Varese, merita quanto meno un'attenzione approfondita della magistratura per tutte le sue attività ignote ai più.


http://ec.europa.eu/dgs/jrc/downloads/jrc_ispra_50_years_history_it.pdf

Per esempio, nella Cunki (ex Lottinge, eccetera) a largo di Cetraro, la melma radioattiva arriva dalla Gran Bretagna dei Windsor che avevano in precedenza contaminato il Mare d'Irlanda. Il livello abnorme di cesio 137 rilevato nel 2007 in loco, con Chernobyl non c'entra proprio nulla, perché poco più a nord, a Maratea, il radioisotopo che ha un tempo di dimezzamento di 30 anni proprio non c'è, e così in tante altre zone d'Italia.


http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/03/scorie-nucleari-inglesi-in-fondo-al.html

Veleni palabili e liquidi infiammabili: un regalo dell'Europa al Mezzogiorno d'Italia, in violazione della Convenzione di Basilea del 1989, che vieta il traffico di rifiuti transfrontalieri. 

L'ennesimo eczema industriale che divora nel Belpaese la vita di una popolazione ignara e indifesa, grazie a una casta di politicanti che pensa prevalentemente al proprio lauto tornaconto. L'ennesimo disastro delle ecomafie alle porte di Statte, ma in agro di Taranto. Rifiuti chimici abbandonati a ridosso del centro abitato in un grande capannone con relativi piazzali imbottiti e cisterne sotterranee. Le scorie provengono in larga parte da Belgio, Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia del Nord.  Sono certo che il primo ministro pro tempore, Matteo Renzi, a questa grae notizia documentata non fiaterà e non protesterà contro la Germania.

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/03/in-puglia-abbandonati-rifiuti.html

La Commissione europea che detta legge nel nostro Paese, a tutt’oggi non è in grado ancora di conoscere ufficialmente, il percorso dei rifiuti industriali tossici e radioattivi, dal momento della produzione a quello della loro eliminazione.

Si è dovuto attendere il 1991 affinché la predetta Commissione decidesse a stabilire un semplice catalogo dei rifiuti. (decisione 94/3), a ben 16 anni dall’adozione delle legge quadro del 1975, rimasta sulla carta. La Convenzione di Basilea del 22 marzo 1989, sotto l’egida dell’Onu si accontenta di fornire alcuni allegati sui rifiuti pericolosi da controllare. La situazione è talmente confusa ad arte dalle solite lobby, che si è dovuto più volte ricorrere ai lumi della Corte europea di Giustizia del Lussemburgo per dissipare le incertezze giuridiche. La Corte dal 1990 in poi ha emesso invariabilmente, lo stesso parere: “quale che sia la sua destinazione finale un rifiuto è un rifiuto”.

La Germania è al tempo stesso il paese più esigente (a casa sua) sul piano ecologico e quello che però più tende a barare nei fatti. Le imprese tedesche battono tutti i record occulti di esportazione delle scorie pericolose, continuando a cercare oltre i loro confini modalità di eliminazione meno costose o più concilianti. L’esempio meno eclatante, ovvero ignoto l’opinione pubblica è costituito dall’Italia, in particolare il Mezzogiorno, Campania in primis, usata dagli industriali teutonici - grazie alla tacita connivenza dei governati nostrani - come uno sversatoio a cielo aperto. Certo, c’è anche la la mafia (camorra, ‘ndrangheta, cosa nostra, eccetera, ma per il lavoro sporco alla fine della catena. E non caso, la nazione della Merkel, vanta un consistente numero di navi battenti bandiere ombra, ossia di comodo per celare i veri controllori della filiera criminale. In alternativa, i germanici, al pari dei framcesi e degli austriaci usano i treni a lunga percorrenza per il Sud.

Esiste una stretta correlazione tra età, manutenzione delle navi e naufragi. E’ degno di nota il fatto che il 52 per cento della flotta controllata dalle prime 30 nazioni marittime del mondo è registrata in “paesi in via di sviluppo”. Nel Mediterraneo: Grecia, Cipro, Malta, Libano e Gibilterra hanno messo in vendita la loro sovranità, immatricolando intere flotte sotto i propri vessilli, senza disporre di adeguati mezzi di controllo e di gestione. Nell’Europa occidentale, che possiede il 51 per cento della flotta mondiale, il 65 per cento delle navi batte bandiera fantasma. E addirittura il 61 per cento della flotta dei Paesi dell’Ue, batte bandiera estera: il Belgio il 100 per 100, a fronte dell’85 per cento della Svezia e dell’80 per cento del Regno Unito. L’Italia si attesta sul 35 per cento, mentre la Germania tocca il 65 per cento e la Francia sfiora il 45. Secondo il Lloyd’s Maritime Information Service, gli “open registry” più utilizzati dagli armatori italiani sono nell’ordine: “Malta dove è immatricolato il 32,7 per cento della flotta italiana registrata all’estero, le Bahamas con il 20,5 per cento, la Liberia con il 14,5 per cento e Cipro con il 7,5 per cento”.  

Nessuna amministrazione europea è in gradi di controllare con una bilancia in una mano e una provetta nell’altra, i detriti di centinaia di migliaia di aziende. Indirettamente i dispositivi del vecchio continente, in ragione del profitto a tutti i costi, incoraggiano la frode a danno della salute umana e della natura.


http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=STATTE

  
http://www.minambiente.it/normative/convenzione-di-basilea-sul-controllo-dei-movimenti-oltre-frontiera-di-rifiuti-pericolosi-e


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