Arrivano in Giordania i rifornimenti di armi dagli USA per “ribelli” siriani


Un nuovo carico di armi e munizioni statunitensi è stato scaricato questo Martedì nell’aereoporto di Mafraq, a circa 80 Km. dalla capitale della Giordana, Aman, così hanno rivelato fonti locali. Nella zona si trovano vari gruppi di ribelli in attesa di essere infiltrati in Siria.
Secondo quanto rivelato dalle fonti sul posto, circa 1.500 uomini armati, che hanno ricevuto addestramento militare in Giordania, sono pronti ad unirsi alle altre migliaia di mercenari che combattono all’interno del territorio siriano contro il regime di del presidente Bashar Assad.


Non è la prima volta che arriva una informazione simile già che nel passato mese di Gennaio, funzionari statunitensi addetti alla sicurezza hanno rivelato che il Congresso stava appoggiando un progetto di legge per finanziare l’invio di armi attraverso la Giordania. L’armamento, che include una quantità di armi individuali così come missili anti carro, viene destinato all’accampamento dove si trovano i cosi detti “miliziani moderati” che operano nel sud del paese arabo.
In varie occasioni i leader dei gruppi di terroristi in Siria avevano avvisato Washington di avrebbero avuto gravi perdite senza l’appoggio finanziario ed il  di rifornimento di armi da parte USA.

Alcuni paesi occidentali e potenze regionali come Arabia Saudita e Turchia, stanno finanziando i gruppi armati ed i mercenari che ravvivano le fiamme della violenza in Siria dal Marzo del 2011.   La Siria, oltre a dover far fronte ai gruppi terroristi, subisce anche l’intervento di alcuni paesi occidentali e regionali che offrono il loro appoggio finanziario e logistico e di armi alle bande armate, con la finalità di rovesciare il governo costituzionale di Damasco.

Avviene quindi che il governo degli Stati Uniti, mentre promuove i negoziati di pace  a Ginevra, continua nello stesso tempo a rifornire di armi ed equipaggiamenti i miliziani che combattono in Siria contro l’esercito nazionale siriano alimentando il conflitto che ha già fatto oltre 130.000 morti e milioni di profughi.  Si manifesta ancora una volta la politica della “doppia faccia” di Washington.


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