di Gianni Tirelli - “La società civile, scrive Hegel, è l’organizzazione finalizzata a soddisfare i bisogni dei singoli, assicurarne la libertà etica, e in essa raggiungere un equilibrio armonico…”
Nelle civili democrazie occidentali, esistono leggi, norme, regole, un fiume di ispettori, enti e organi di controllo, deputati al compito di farle rispettare, previa le sanzioni del caso, e le condanne penali relative alla gravità dei comportamenti illeciti commessi. Tutti ì costi, relativi a una tale organizzazione, gravano sulla comunità.
C’è allora da chiedersi, come sia stato possibile che nell’arco di pochi decenni, le società moderne si siano trasformate in cloache maleodoranti e discariche tossiche (e loro effetti sulla salute), con la facilità e la velocità di chi ottempera ad un diritto naturale? Cosa ci sia di “civile” in tutto questo, non ci è dato sapere!
Centinaia di milioni di persone nel mondo, vivono alla soglia della miseria più nera, e altrettante muoiono causa mal nutrizione, malattie (vere e indotte) e per condizioni igienico/sanitarie inenarrabili, e impensabili in un mondo, che ha preteso il marchio di “società civile”. Nel frattempo la NASA sta buttando alle ortiche miliardi di dollari per un viaggetto su Marte: il pianeta rosso del tutto ostile ma assolutamente da colonizzare. I motivi ci sono oscuri! Cosa c’è di “civile” in tutto questo?
La contaminazione industriale, una tragedia che da decenni compromette in maniera irreversibile, le acque e il territorio, si ridurrebbe drasticamente se, in maniera esemplare, venissero colpiti e condannati tutti i responsabili di quella serie infinita di violazioni e abusi che caratterizzano la vita sociale, pubblica e politica degli stati, e che concorrono massicciamente a decretarne il loro declino economico e la deriva morale. Solo così, saremmo in grado di dare alla locuzione “società civile”, la sua (da troppo tempo contraffatta), più corretta interpretazione storica ed etimologica.
La società civile, scrive Hegel, è l’organizzazione finalizzata a soddisfare i bisogni dei singoli, assicurarne la libertà etica, e in essa raggiungere un equilibrio armonico.
La distinzione e opposizione dialettica tra società e stato nella dottrina di Marx, sfocia nella concezione politica della lotta di classe. In tale ottica viene concepito uno stato, le cui esigenze coincidono con quelle della società. Il marxismo diviene scienza critica della società. L’emancipazione dell’individuo, avviene con il ribaltamento di quella che Marx, chiama società borghese, e con l’abolizione della proprietà privata monopolista e latifondista, attraverso la rivoluzione comunista.
Per società civile, si intende un’aggregazione di cittadini riferita alla loro convivenza in uno Stato. L’aggettivo “civile”, contrapposto a barbaro, sottintende il raggiungimento di un alto grado di civiltà in termini di, qualità della vita, materiale e spirituale.
Il declino di una civiltà, è dovuto soprattutto alla deriva etica, di valori e religiosa, piuttosto che a ragioni economiche o ambientali.
La civiltà, intesa come sviluppo tecnologico, è stata anche considerata in modo totalmente negativo dalle menti più responsabili, raffinate e consapevoli di questo secolo: i movimenti religiosi tendono a contrastarla per l’importanza che viene attribuita ai meri valori materiali a spese di quelli spirituali. Karl Marx, vedeva invece l’inizio della civilizzazione, con la divisione del lavoro e l’organizzazione sociale, collegato all’inizio della gerarchizzazione e dello sfruttamento. Alcuni movimenti femministi l’hanno identificata con l’inizio della dominazione maschile sulla donna e i movimenti ambientalisti, come l’inizio dello sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, i loro effetti apocalittici sull’ambiente e sulla salute degli individui, ai quali si deve invece contrapporre uno sviluppo sostenibile. Il primitivismo (uno dei principali esponenti è John Zerzan) vede la civiltà come qualcosa che costringe gli esseri umani a vivere in modo innaturale, a opprimere i più deboli e a danneggiare l’ambiente.
Si può ritenere il concetto di società civile, come sinonimo di società evoluta aperta al progresso, a condizione di non porre dei limiti storici e geografici al suo significato. In caso contrario si cadrebbe nell’errore di creare un sinonimo tra società civile e società contemporanea. Con la conseguenza di escludere arbitrariamente dal concetto di società civile, quelle epoche storiche, che hanno segnato in assoluto, le più grandi conquiste di civiltà dall’origine.
Lo sviluppo nel tempo del concetto di “progresso di civilizzazione”, ha dovuto fare i conti con le diverse concezioni del progresso umano, visto di volta in volta con parametri diversi:
Nel mondo classico, la storia successiva è vista come decadenza.
Nel Medioevo il progresso e l’evoluzione, sono analizzati dalla prospettiva cristiana in rapporto al bene e al male, e agli effetti dopo la morte.
Nel Rinascimento si fa strada il concetto del progresso della storia e delle capacità umane, in rapporto soprattutto alla scienza e al concetto di modernità inteso come patrimonio del sapere. Giordano Bruno costituisce un esempio illuminante, così come Tommaso Campanella, Bacone, Galileo, Cartesio.
I contrasti sull’idea di progresso si sono susseguiti anche con riguardo all’aspetto teologico, filosofico ed etico.
L’Illuminismo ha dato molta più importanza all’aspetto etico come liberazione dell’uomo da credenze e superstizione – fino al positivismo, all’empirismo e all’idealismo hegeliano, sul progresso, come evoluzione dialettica.
Nella moderna “civiltà dei consumi” (un ossimoro a tutto campo), la concezione di “progresso” si attesta in un’opera di ribaltamento di ogni preesistente scala di valori, parametro di riferimento, e di scardinamento dell’impianto etico. Dove la licenza è trasfigurata in libertà – la profanazione, in ricerca e conoscenza – il disastro ambientale, in effetto collaterale del progresso tecnologico – l’arido apprendimento nozionistico, in cultura – la mistificazione, in verità – la furbizia, in intelligenza – la tortura, in un diritto alla vita – le armi di distruzione di massa, in bombe intelligenti. La volgarità televisiva, si è fatta intrattenimento, e le merendine cancerogene per bambini, si afferma spudoratamente essere “fatte come quelle di una volta”. Le tragedie private messe in piazza, si attestano a diritto d’informazione – i danni causati dall’uso dei farmaci, a fisiologici e normali effetti collaterali – lo scempio dilagante, diventa arte moderna – le centrali nucleari, sono fonte di energia pulita e, il relativismo, assurge a paradigma di società civile. A una speciale schiavitù (risultato di un processo di, omologazione di massa), si é dato il nome di “democrazia”, e chiamato, realtà, quell’esercizio d’illusionismo mediatico, che manipola le menti. Il falso ha sostituito il vero – e la menzogna è traslata a regola relazionale – così impera e detta legge. La qualità è stata adulterata, e l’eccezione, omologata e massificata. E quando si afferma, “ il progresso sta arrivando anche qui”, in realtà si intende dire, che la distruzione e la morte sono oramai vicine. Cosa c’è di “civile” in tutto questo?
Il concetto di società civile trascende la politica e il riconoscimento dei diritti da parte delle istituzioni. La società civile, come la democrazia, più che essere un’aggregazione di popolo e di sudditi, deve essere aggregazione di cittadini, aggregazione di uomini. Un’organizzazione che fonda il suo riconoscimento sul diritto alla libertà, alla salute, e sull’accesso gratuito ai beni di sostentamento primario. E che solo a queste condizioni potrà onorarsi di accostare al sostantivo di “società”, l’aggettivo “civile”.
Prima c’era l’etica, e solo in seguito si materializzò la vita. Pertanto, in assenza di principi e scale di valori, non può esistere né stato sociale né stato di diritto, ergo, nessun concetto di società civile.
FONTE oltrelacoltre.com
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