LA RICETTA DELLA TROIKA PER L'ITALIA: SVALUTARE TUTTO DEL 10% (TAGLIO PENSIONI, STIPENDI, SERVIZI, SANITA' E SCUOLA)

martedì 8 ottobre 2013 - Milano - Svalutazione interna del 10%, vale a dire: l’Italia deve “costare” meno. Meno soldi per salari, pensioni e servizi, mettendo mano alle “riforme strutturali” neoliberiste invocate da Mario Monti e ora sul tavolo di Letta, Alfano e Saccomanni, cioè la “squadra” messa insieme da Napolitano. E’ la drammatica “ricetta” avanzata dall’élite finanziaria mondiale per tramite del famigerato Fmi, che nella settimana della crisi-burla ha recapitato a Roma un dossier di 300 pagine in cui il braccio armato della Troika disegna
l’imminente fallimento del nostro paese, prenotandone la resa: cessione dello Stato a prezzi di realizzo, smantellamento di quel che resta del welfare, ulteriore compressione degli stipendi.

Il rapporto rivela che il saldo della nostra bilancia dei pagamenti è migliorato solo “per disgrazia ricevuta”: spendiamo meno per le importazioni perché stanno franando i consumi sotto la scure dell’austerità, mentre le aziende chiudono e il 25% dei giovanissimi vive in famiglie che non sanno più come arrivare alla fine del mese.

I tecnici del Fondo Monetario, una delle istituzioni che hanno pilotato la crisi dell’Eurozona nella quale stiamo sprofondando, dal momento in cui gli Stati non hanno più alcuna sovranità finanziaria, avverte che senza una “svalutazione interna” di almeno il 10% il nostro paese non tornerà competitivo.

A pezzi anche il nostro sistema bancario: sta ancora in piedi solo grazie ai finanziamenti della Bce di Draghi, che però non dureranno all’infinito. Sempre il Fmi spiega che i bilanci delle banche stanno diventando insostenibili per via del crollo del valore degli immobili detenuti come garanzia, mentre i crediti non esigibili da aziende e privati sono arrivati a 140 miliardi di euro, cifra che rappresenta il 10% del Pil.

Un buco che si allargherà (nessuno sa di quanto) almeno fino al 2015. Il Fmi paventa il rischio di ulteriore declassamento dell’Italia, a cura delle solite agenzie di rating, e parla apertamente della necessità di ricorrere a «sostegni europei per evitare il collasso». E’ l’obiettivo finale di chi ha progettato l’euro-crisi: denaro vincolato, con cui Bruxelles imporrebbe in modo definitivo, come in Grecia, le sue condizioni-capestro. 

A recitare una parte importante nella commedia provvedono le agenzie di rating, istituzioni screditate perché in realtà complici del sistema speculativo: il nostro rating – e di conseguenza l’interesse che paghiamo sui titoli di Stato – è a rischio se non si approverà la “legge di stabilità”, cioè la finanziaria da approntare sotto dettatura europea, non importa se scritta a Roma per salvare l’apparenza o vergata direttamente a Bruxelles.

Secondo “Fitch”, se l’Italia non eseguirà gli ordini «il paracadute del sostegno europeo di Draghi potrebbe non aprirsi». E senza quel paracadute, osserva il blog di Grillo, nessuno all’estero scommetterebbe un euro sui nostri Btp. «Prova ne è che gli investitori, dopo il nostro collasso politico, mentre compravano i Btp si coprivano dal rischio-default dell’Italia facendo schizzare del 15% in un solo giorno i Credit Default Swap (Cds), l’assicurazione sulla insolvenza dei titoli». Risultato: i Cds per l’Italia sono arrivati a 310 contro 270 per quelli spagnoli. «Significa che gli operatori sono disposti a pagare 310.000 euro pur di assicurarsi sul rischio-fallimento di 10 milioni di euro di Btp, dieci volte quello che si paga per la stessa assicurazione sui titoli americani».

Gli stranieri, avverte Grillo, hanno iniziato a mettere le mani avanti da settimane. La Lch di Londra, la stanza di compensazione che fornisce liquidità a breve alle banche in cambio di garanzie, ha detto che non coprirà più il 100% del valore dei Btp dati in garanzia dalle banche italiane come ha fatto finora: non si fida.

Jens Weidmann, il governatore della Bundesbank, ha lanciato un messaggio di allarme all’Italia dal “Financial Times” invitando le nostre banche a ridurre i titoli pubblici nei bilanci e a coprirsi dal loro rischio con nuovi capitali, oggi pari a zero. «Draghi dovrà tranquillizzare il mercato su un terzo round di liquidità in arrivo alle banche in cambio di titoli di debito pubblico dati in garanzia (il famoso Ltro) senza il quale le nostre banche non avrebbero più ossigeno».

Dopo tanti segnali di allarme, scrive il blog 5 Stelle, «ci si aspetterebbe che il nostro paese alzasse finalmente la testa». Invece, si defenestra Paolo Cucchiani – capo della prima banca italiana, Intesa SanPaolo – «perché si è opposto all’acquisto-fusione del Monte dei Paschi». In un paese normale «dovrebbe essere lo Stato a salvare le banche, nazionalizzandole», mentre «nel nostro si prova a metterne insieme due che hanno un totale di 150 miliardi di euro di Btp in pancia per salvare lo Stato».

L’unica via d’uscita da questo tunnel è contenuta in due parole semplicissime: sovranità monetaria.

E’ indispensabile, per consentire allo Stato di disporre del denaro necessario a far fronte alla spesa pubblica, senza la quale crolla – come si vede – anche l’economia privata.

Il dramma? Dagli anni ’80, con lo storico divorzio dal Tesoro organizzato da Ciampi e Andreatta, Bankitalia ha cessato di essere il “bancomat” del governo: da quel momento, per finanziarsi, lo Stato ha dovuto ricorrere alla finanza speculativa con la vendita dei propri titoli, da rimborsare poi con gli interessi.

Retromarcia impossibile, poi, dopo il Trattato di Maastricht: oggi la Banca d’Italia non potrebbe emettere euro neppure se lo volesse. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: lo Stato è costretto a elemosinare denaro, la Bce può rifornire solo le banche private, le tasse sono diventate – per la prima volta nella storia – una fonte finanziaria per far funzionare i servizi, fino a ieri coperti invece dal ricorso strategico al deficit, cioè lo strumento Vendolanaturale con cui lo Stato sovrano costruisce scuole, ospedali e infrastrutture, “anticipando” denaro.

La crisi europea – un conto alla rovescia sempre più drammatico, data l’insostenibilità del sistema – è ormai al centro delle attenzioni degli economisti indipendenti di tutto il mondo, ma non c’è pericolo che il tema venga affrontato in modo serio dai nostri media. Non ne parla nessuno: né Confindustria, né i sindacati. Buio pesto dalla politica: Letta e Alfano, Cicchitto e Quagliariello, Epifani e Renzi. Nessuno di loro ha mai osato neppure porre ufficialmente il problema, cristallizzato in forma di totem dal dogma su cui vigila Napolitano: agli ordini di Bruxelles e Francoforte si deve semplicemente obbedire, così come a quelli di Washington se si tratta di fare la guerra in Afghanistan e acquistare gli F-35.

In cambio, la piccola casta italiana si consola con appaltucci alla sua portata, come l’inutile Tav Torino-Lione. Intavolare un vero dibattito su come salvare il paese? Impossibile. «In un momento come questo è impensabile provare a riformare la politica europea», ha detto a “La7” Nichi Vendola, uno che in teoria dovrebbe fare il politico, non il turista televisivo dello studio di Lilli Gruber.

Pubblicato sul blog Libreidee.org 

6 commenti:

Anonimo ha detto...

" Il dramma? Dagli anni ’80, con lo storico divorzio dal Tesoro organizzato da Ciampi e Andreatta, Bankitalia ha cessato di essere il “bancomat” del governo: da quel momento, per finanziarsi, lo Stato ha dovuto ricorrere alla finanza speculativa con la vendita dei propri titoli, da rimborsare poi con gli interessi."

E' proprio questa la madre di tutti i mali e i problemi, l'erogazione privata del debito tramite l'emissione di moneta da parte di organi privati che controllano il sistema delle banche centrali nonchè la Banca d'Italia (che ricordiamolo ancora, è privata di fatto, basta lanciare un'occhiata alle quote di partecipazione societarie qui riassunte ed esposte sul sito della stessa BdI o Bankitalia:
http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti/Partecipanti.pdf).

Prendete una banconota qualsiasi della valuta euro e noterete che c'è il simbolo del copyright © che esprime senza lasciar alcun dubbio l'appartenenza - per diritto - a soggetti privati.

Prima del 1981 sui biglietti di stato a corso legale del nostro paese - nella fattispecie la nostra vecchia e cara Lira - vi era riportata un'iscrizione avente termine legale inoppugnabile:
"REPVUBBLICA ITALIA"

Es.:
http://www.signoraggio.com/image/banconota_500_lire_del_1967_alato_m.jpg

Quando lo stato si indebitava con se stesso...e quindi non si ravvisavano perdite di valore con la corrosione della ricchezza interna come oggi.
Il potere d'acquisto dell'euro è ridotto in 10 anni di oltre il 40% dell'iniziale nel nostro paese.

E' da ricordare infine che Beniamino Andreatta è il "Padre Politico" di Letta Enrico.

Tutto un programma!

Un caro saluto a tutti voi!





Anonimo ha detto...

ognuno ha il governo che si merita.
basta con le ipocrisie ragazzi!

Anonimo ha detto...

Errata corrige:
"REPVBBLICA"

Ci sono tante persone che non meritano tutto questo, molto più di quante crediate.

Anonimo ha detto...

Troika occulta il vero significato...Truffa.

Unknown ha detto...

parliamo sempre di quale problema sta distruggendo l'italia, ma mai come poterla salvare.

Anonimo ha detto...

Purtroppo ormai è un Paese inguaribile,non si salva più, e noi affonderemo,anzi stiamo già affondando assieme a Lei. Ciao Graziano e ti faccio tanti auguri per il tuo ottimismo,però io purtroppo a causa della mia situazione e da quello che mi vedo intorno sono molto,anzi moltissimo pessimista.

 


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