' un esodo senza sosta quello che le grandi aziende hanno deciso di attuare, riporta il Wall Street Journal. Gruppi americani, francesi e tedeschi chiudono attività nel Sud Europa, prima che sia troppo tardi.
Si tratta di una vera e propria fuga di capitali.
Euro o non euro, la tombola degli Eurogruppi a Bruxelles non convince
più le corporation. Su entrambe le sponde dell'Atlantico i capitani
d'industria non si lasciano abbagliare dalle facili promesse di una
ripresa dietro l'angolo.
L'ultimo salvataggio della Grecia e l'assegno
staccato dall'Unione Europea per le banche spagnole sono solo briciole
che verranno inghiottite dall'incalzare della crisi.
Il Wall Street Journal
lo sbatte in prima pagina: in Sud Europa è fuga delle multinazionali.
Il loro è un esodo che minaccia i capitali e l'innovazione in un'area
che oggi invece ne ha "disperatamente bisogno per emergere dalla crisi
del debito e dalla recessione".
Non c'è distinzione di sorta: l'americana Kimberly Clark ha annunciato
che ridurrà le sue attività per i pannolini da bambini in Europa in
seguito al calo delle nascite. Dalla Germania e dalla Francia i segnali
di fumo che si levano sono sempre gli stessi. Due nomi su tutti: quelli
dei colossi dell'alluminio Alcoa e della moda PPR. Ma a gettare la
spugna state recentemente anche la tedesca Merck, che ha di recente
confermato il taglio del 20% della propria forza lavoro in Spagna, e
l'inglese Compass Group, che ha chiuso parte delle attività in
Portogallo.
"Dall'inizio dell'anno ci sono stati segnali di debolezza degli investimenti esteri diretti in Europa del Sud. Nei primi sei mesi dell'anno - precisa il Wall Street Journal
- il ritiro di investimenti in Italia ha superato l'affluenza di fondi
di 1,6 miliardi di dollari. Gli investimenti esteri diretti sono in calo
del 38% in Portogallo, Spagna, Grecia e Italia dal 2007, con gli
investitori che spostano le proprie risorse verso i paesi emergenti".
La pecca dell'Italia, quella che rallenta e scoraggia investimenti ha un
colpevole noto: si chiama burocrazia. L'ultimo caso è quello della
francese Decathlon: ha rinunciato al progetto di costruire un quartier
generale da 25 milioni di dollari vicino Milano che avrebbe creato 250
posti di lavoro. Ma gli italiani, veri penalizzati, si culleranno ancora
nel sogno della ripresa nel 2013 o apriranno gli occhi?
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