Di Italo Romano - oltrelacoltre.com -
Nel totale disinteresse dei media, all’oscuro dei cittadini, lo scorso Gennaio il Parlamento europeo ha stanziato un’ingente cifra per qualcosa di veramente fantascientifico. Si tratta di 3 milioni di euro che verranno versati ad ogni Paese membro dell’Unione europea che incoraggia, con iniziative di vario tipo, l’uso di insetti in cucina.
La notizia è vecchia ed è passata quasi sotto silenzio, ma cercando sul web si può trovare, per esempio, un articolo di Repubblica.
Il fatto che le istituzioni europee abbiano deciso di investire immense cifre per agevolare l’introduzione degli insetti nelle abitudini alimentari europee, fa pensare che probabilmente i potenti, in vista di un futuro in cui il numero dei poveri è destinato a crescere, vogliono affidarsi anche agli insetti per permettere al popolo di cibarsi.
Questo provvedimento e questa prospettiva la dice lunga sull’Europa che verrà. Nulla è a caso in questa Europa mondialista.
La stravagante legge va interpretata come la soluzione europea al rapido incremento della popolazione mondiale e ai conseguenti problemi dovuti al loro nutrimento. Le Nazioni Unite stimano che nel 2050 vi saranno altri 2 miliardi e mezzo di abitanti del pianeta terra, che si aggiungeranno ai 7 oggi esistenti, ne deriva che sarà necessario quasi raddoppiare la produzione di cibo.
La ripugnante soluzione gode, evidentemente, di un nutrito numero di estimatori, tanto che i promotori di questa iniziativa asseriscono che moltissimi insetti contengono proteine, alta quantità di calcio, basso contenuto calorico. E come le alghe, gli insetti hanno un ulteriore vantaggio: sono piccoli. La loro produzione, anche su larga scala, non richiede tanto spazio. E non inquina l’atmosfera. Sarebbe un buisiness colossale!
Come dire, vogliono farci abituare a cibarci di insetti, già parte integrante della tradizione alimentare dei paesi asiatici.
Come mai è passato tutto in sordina?
In un periodo di recessione così cupo, non sarebbe corretto che l’opinione pubblica sappesse che nelle stanze dei bottoni di quell’enorme macchina burocratica chiamata Unione Europea, c’è chi pensa bene di spendere i “nostri” soldi per finanziarie questo stomachevole progetto?
Soprattutto mentre l’agricoltura a chilometro zero viene distrutta a colpi di leggi e di ricorsi e il settore agrario e sementiero è in mano a poche multinazionali senza scrupoli.
Non sarà anche questo un cavallo di troia per introdurre cibi geneticamente modificati?
La paura di future guerre e carestie potrebbe convicere la gente ad accettare di buon grado cibi creati in provetta piuttosto che una dieta a base di insetti.
Peccato che noi dimentichiamo di vivere in una frenetica società consumista. Difatti le ultime stime ci dicono che noi, lungo la filiera, tra scarti di produzione e spreco domestico, perdiamo circa il 30% della produzione totale di cibo.
E’ quanto emerge da uno studio inedito sullo spreco del cibo, curato dal Barilla Center e presentato lo scorso maggio a Milano.
In particolare, nei Paesi industrializzati vengono buttate 222 milioni di tonnellate di cibo ogni anno: una quantità che sarebbe sufficiente a sfamare l’intera popolazione dell’Africa Sub Sahariana.
Soltanto in Europa, la quantità ammonta a 89 milioni di tonnellate. L’Italia “contribuisce” a circa il 10% dello spreco totale con 8,8 milioni di tonnellate: 27 Kg pro capite che corrispondono ad un costo di 454 euro all’anno per famiglia.
Infine, se ne vogliamo fare semplicemente un fatto economico, posso citare Sandro Castaldo, ordinario di Marketing alla Bocconi secondo cui il fatturato della grande distribuzione in Italia supera i 100 miliardi di euro l’ anno, mentre lo spreco alimentare vale circa un miliardo, e la cifra tiene conto solo della grande distribuzione.
Numeri pazzeschi che fanno rabbia e che non giustificano per nulla le decisioni prese dall’Unione europea.
Vista la situazione mondiale sono numeri che fanno tremare i polsi.
Secondo le stime della F.A.O. un terzo degli alimenti viene buttato nella spazzatura!
Follia!
E allora dove poggiano questi finanziamenti per incentivare l’uso degli insetti in cucina?
Manca qualche pezzo del puzzle.
Continuando la lettura dell’articolo apparso su Repubblica lo scorso Gennaio troviamo delle sorprese.
Si tratta della così detta “carne artificiale”. Sono già partiti gli esperimenti per fare crescere hamburger e polli in laboratorio. Questi “studi” sono a uno stadio avanzato e promettono risultati entro due anni.
Nonchè dei cibi geneticamente modificati. Per esempio, i cinesi hanno dato il via alla sperimentazione di un “super riso verde”, più facile da far crescere e più nutriente. C’è chi studia banane con extra vitamine, pesci che maturano più in fretta, vacche resistenti alle infezioni. Cibi sintetici che nel prossimo futuro verranno sostituite da pillole prodotte direttamente dalla case farmaceutiche in combutta con le multinazionali alimentari.
Insomma, ci prendono per fame, e noi accetteremo di “buon grado” le loro decisioni.
Saremo le loro cavie, il più grande esperimento che la storia scientidica ricordi.
Fame e paura sono le armi con cui verremo schiavizzati e forse addirittura decimati.
Sarà un mondo dominato dell’eugenetica e dall’ingegneria sociale, sempre più simile a quello descritto da Aldous Huxley nel suo distopico e profetico capolavoro “Brave New World“.
Nessun commento:
Posta un commento