Stop alla geoingegneria! Basta massacrare la Madre Terra!


“… Ecco quindi il dilemma fondamentale della nostra epoca: “Noi siamo inferiori a noi stessi”. Siamo incapaci di farci un’immagine di ciò che noi stessi siamo stati capaci di fare. In questo senso siamo “utopisti a rovescio”: mentre gli utopisti non sanno produrre ciò che concepiscono, noi non sappiamo immaginare ciò che abbiamo prodotto.”
Guenther Anders, filosofo austriaco
“La Terra Futura che vogliamo”, ovvero il concetto che caratterizza Terra Futura a Firenze – la “mostra-convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità” – era anche il titolo di uno dei suoi convegni, curato da COSPE e da Terra Futura, che ospitava PAT MOONEY, vincitore del nobel alternativo e coordinatore dell’ECT GROUP.
La tappa a Firenze di Mooney era stata preceduta dalla sua partecipazione all’IMPLICC Final Symposium dell’Atmospheric Science a Mainz, in Germania, dove alcuni esponenti della geo-ingegneria si erano incontrati per discutere eventuali misure da adottare per far fronte ai problemi da loro diagnosticati.La tappa successiva vedeva Mooney impegnato al summit di Rio + 20, che però, come anticipa in questa intervista, non avrebbe portato a decisioni risolutive, “a meno che non si voglia credere alle favole”. Secondo lui, però, era fondamentale la presenza, più forte e consapevole, della società civile.


(Clicca qui per scaricare il testo dell’intervista tradotto in italiano in formato pdf)


Nonostante le sue già scarse aspettative quest’ennesima occasione mancata lo ha portato ad affermare che la situazione è in realtà peggiore di quanto lui potesse immaginare.
Con parole durissime ha espresso il suo dissenso nei confronti dei “bio-padroni” e delle grandi multinazionali che, con la complicità dei governi, cercano metodi e giustificazioni scientifiche per trasformare le ultime risorse del pianeta in materiale di consumo: cibo, combustibile e carburante, aria ed acqua, praticamente ogni aspetto della natura e del pianeta, diventano semplicemente biomassa gestita dai “biomaster”. La conferenza, nel suo insieme, è stata un “greenwashing as usual”. “Bio” e “green”, sostiene Mooney, sono diventate sigle vuote, veri e propri inganni che celano spesso l’antitesi di quanto promettono.
A Rio si doveva discutere di geo-ingegneria, in realtà non si è discusso di niente e tantomeno si sono stabilite regole. L’accordo firmato era stato stipulato in anticipo, a porte chiuse, mentre i delegati dei vari governi, come belle statuine, hanno giocato un ruolo formale. “As usal”, come al solito.
In una Lettera Aperta sulla Geo-Ingegneria indirizzata all’IPCC, sottoscritta anche da altre personalità ed organizzazioni, Mooney e l’ETC-Group hanno chiesto l’abolizione della geoingegneria, definita come “the intentional large-scale manipulation of the Earth’s systems to modify the climate” e vista come “one of the most serious issues the international community will face in the decades ahead”.
Nel 2010, in occasione del Summit sulla Biodiversità di Nagoya, in Giappone, (laMoratoria, risultato della Conferenza, è stata pressoché ignorata dalla stampa) Mooney così commentava: “È assolutamente inaccettabile che una manciata di governi dei Paesi industrializzati abbia deciso di utilizzare la geoingegneria senza approvazione…” (Reuter). In una storica decisione consensuale, la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), a cui aderiscono 193 membri, chiudeva la decima riunione biennale con una moratoria de facto sui progetti e sugli esperimenti di geo-ingegneria.
Come spiega Mooney a Firenze, nell’intervista rilasciata dietro le quinte, si è trattato di un accordo con valore relativo, perché gli Stati Uniti non hanno ratificato laConvenzione.
C’è una vera e propria corsa verso una manipolazione globale del pianeta intero. La guerra fredda, secondo Mooney, è stata sostituita dalla guerra calda, come egli definisce la geo-ingegneria che, insieme alla biologia sintetica e alla nanotecnologia, forma un intricato sistema che minaccia pesantemente le nostre condizioni di vita. È documentata la preoccupante estinzione di molteplici forme di vita, ma l’aspetto ancora più inquietante, per Mooney, è da ricercare nella nascita di organismi sintetici nell’ambiente che, nelle loro forme più estreme, coincidono con la creazione da zero di nuove forme di vita. Nulla si sa e nulla si potrà sapere: è un gioco che avviene sulla pelle di tutti e a spese dell’intero pianeta.
Mooney è noto per le sue denunce e per le sue preoccupazioni, così come un altro nobel alternativo, ROSALIE BERTELL, la scienziata recentemente scomparsa. Tra di loro vi era un rapporto di reciproca stima, come afferma Mooney in questa intervista.
La Bertell, a differenza di Mooney – a prima vista scettico sulle possibilità di massicce modificazioni dell’atmosfera già in atto – accusava con forza la devastazione della sottilissima ed insostituibile fascia atmosferica intorno al globo, peggiorata in forma massiccia dalle irrorazioni aeree che avvengono in tutto il mondo. Mooney non condivide questa convinzione: non avrebbe senso, secondo lui, compiere queste sperimentazioni su zone popolate o dove la gente le può vedere. Del resto, aggiunge, anche nell’era dei test atomici, non si facevano esperimenti in zone popolate. Qui Mooney entra però in evidente contraddizione. Il nostro mondo, in misura crescente, è dominato da interessi militari, e i militari, di regola, non rendono note le loro azioni pubblicamente. Piuttosto chiedono e ottengono leggi da parte dello Stato, che coprano le loro manovre. Anche gli innumerevoli test atomici non sono sempre sempre stati eseguiti al riparo dalle popolazioni, anzi, talvolta le coinvolgevano a loro insaputa, come mostra questo documentario dell’Australia, oppure le rendevano addirittura parte integrante dei progetti. A Hiroshima e Nagasaki non sono forse stati eseguiti i primi test atomici sulla popolazione? Tra il 1945 e il 1998 si contano ben 2053 Esplosioni nucleari. Il passato testimonia innumerevoli storie caratterizzate da manipolazioni, inganni e occultamenti. E Mooney non lo nega.
Nel frattempo, però, abbiamo fatto progressi!
L’élite che domina oggi sta progettando “una terra smart”. Suolo, aria, acqua, piante, esseri animati di ogni specie, umani inclusi, stanno diventando biofattori o masse da incorporare in una rete controllata. Global warming o meglio climate change sono il leitmotiv costante, che traccia e ramifica nuovi significati e nuovi valori, modificando e trasformando una realtà ormai obsoleta: watermanagement, weathercontrol, Solar Radiation Management (SRM), geoengineering, socialengineering, una SMART GRIDper l’energy management ma sopratutto per la nostra global security, global control, e per un “efficace” funzionamento del disastermanagement, parte integrante di tutti i settori, sono parole ricorrenti nel linguaggio di chi gestisce la terra e ci sta pilotando verso un mondo nuovo, un mondo smart, appunto. Terminologie semisconosciute, che nascondono nuove forme di organizzazione del pianeta e che traghettano i suoi abitanti verso un’altra dimensione. Transitiontime!
La crisi, con i suoi toni sempre più drammatici, ne è lo sfondo costante. Il ritmo crescente con cui si manifestano eventi catastrofici (economici e ambientali) svela parallelamente una roadmap studiata a tavolino da tempo. I potenti della terra fingono di allacciare le cinture di sicurezza, ma le loro contromisure non solo non risolvono nulla, addirittura garantiscono la discesa.
E la geo-ingegneria non si discosta da questa logica.
Con Mooney abbiamo voluto affrontare alcuni aspetti di questi scenari in movimento, dove la manipolazione della terra indica un’aspirazione unica: diventare i padroni del pianeta, sottomettere la terra e controllarla in ogni suo aspetto.
Ma quando potrebbe scattare il piano B?
“Quando si attuerà ciò che è progettato ormai in ogni suo dettaglio?”, chiedo a Mooney.
Sarà una collasso grave ad avviare le operazioni di Solar Radiation Management, una situazione che “non lascerà via d’uscita”, un mantra recitato con insistenza da alcuni scienziati, come sottolinea Mooney. In quel momento decollerà allora la flotta degli aerei con i loro 200 milioni di tonnellate di nanoparticolato da diffondere nell’atmosfera.
Ma i cieli dicono altro, ed altro dicono la analisi dei fall-out: le flotte sono ormai partite da tempo.
Questo punto, su cui non vi è accordo con Mooney, è molto importante: è possibile, e anche probabile, che siano proprio queste operazioni a mettere definitivamente a rischio il biosistema e a spingerlo verso il collasso. Sarà un cancro terminale indotto che richiederà una chemioterapia massiccia?
Questa non è una strada nuova. È stata percorsa e sperimentata tante altre volte: non di rado sono i creatori stessi dei disastri ad offrire poi i rimedi, come descritto brillantemente da Naomi Klein nel suo libro “Shock Economy”.
Nell’imminente futuro il disaster-management diventerà il ramo più promettente. E purtroppo quello che stiamo vivendo lo conferma: sulla scia della più grande crisi finanziaria della storia, gli stessi personaggi che l’hanno provocata hanno deciso di gestire il pianeta. Le prospettive volgono al peggio, e non possiamo permetterlo, lo ha detto Mooney a Rio. E su questo sono pienamente d’accordo con lui.
Lo ringrazio per averci regalato il suo tempo e la sua attenzione.
Segnalazioni di dati ed argomenti forniti durante l’intervista:

Molti indirizzi sono stati rimossi dalla censura globale per cui si raccomanda di salvare al più presto questi documenti!


cloud seeding, atmospheric services


la guerra ambientale globale è già …

Irrorazioni su ampia scala: ‘Operazione LAC eseguita nel 1957 e nel 1958 dalla “U.S Army Chemical Corps”. L’operazione di irrorazione con solfuro di zinco e cadmio coinvolse tutti gli Stati Uniti. La nebbia chimica si propagò fino al Canada.
Weathermodification in Italia:
ENEL SCIE CHIMICHE: il lancio pubblicitario del PROGETTO PIOGGIA
Altre segnalazioni:
HOW TO WRECK THE ENVIRONMENT byGordon J. F. MacDonald
Lyle Jenkins presenta alcuni concetti di B. Eastlund in una riunione tenutasi alla AMS 2008 presso la Penn State.
Qui il documento Eastlund/ Lyle Jenkins):

ATMOSPHERIC HEATING AS A RESEARCH TOOL, Dr. Bernard J. Eastlund and Lyle M. Jenkins1 Extended Abstract

Chapter from Unless Peace Comes 1968

HOW TO WRECK THE ENVIRONMENT, by Gordon J. F. MacDonald U.S.A.

Autrice: Maria Heibel / Fonte: ilcielosufirenze.com

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