Il documento emesso dal pontificio consiglio della giustizia e della pace (vedi qui) dal titolo: “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale“ lascia molto l’amaro in bocca. Apparentemente è mosso da nobili principi, e cioè quelli riassunti nella prefazione: “la Chiesa, lungi dal pretendere minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati, “non ha di mira che un unico scopo: continuare, sotto l’impulso dello Spirito consolatore, la stessa opera del Cristo, venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità, per salvare, non per condannare, per servire, non per essere servito”»
Peccato che poi, sia nel titolo, che nel contenuto, il documento sia una esortazione ad ungoverno mondiale come soluzione dei problemi derivanti dalla crisi economico-finanziaria mondiale. Già sarebbe stato da criticare se fosse stato di provenienza laica, cioè se un qualunque partito o movimento politico lo avesse proposto (e spiego dopo perchè sono contrario alla globalizzazione (*)): ma che venga dalla Chiesa di Cristo, questo no, proprio non lo riesco a mandar giù.
Ad esempio:
- vengono citati tutti gli ultimi papi e le loro encicliche: da Giovanni XIII, a Paolo VI, Giovanni Paolo I (sì, anche lui sono riusciti a metterci dentro, il papa che voleva eliminare la massoneria dalla chiesa, con mandato “terminato” a soli 33 giorni dall’elezione), Giovanni Paolo II, Benedetto XVI; ma non c’è una citazione di Gesù! Forse che è già diventato obsoleto?
- Il cardinal Caffarra, nell’omelia della messa per il V anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Benedetto XVI aveva detto: “È intrinseco alla testimonianza cristiana lo scontro coi poteri di questo mondo. ” Bello. Condivisibile. Molto “cristiano” (da chi infatti è stato messo a morte Gesù?) E questi? L’unica soluzione che riescono ad immaginare è una ulteriore delega di potere, ancora più centrale, ancora più forte, che deve governare il mondo per la risoluzione dei problemi che si sono venuti a creare (chissà? Magari creati apposta per poi giustificare tale “autorità mondiale” che ci viene a salvare?). Ma sulla Bibbia non c’è scritto “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo?” (Ger, 17, 5-6) E poi l’esperienza insegna, ad esempio con la comunità europea, che il governo centrale delle nazioni, oltre a rinnegare le radici cristiane dei popoli, ha imposto normative a favore dell’aborto agli stati membri. Sulla base di quale esperienza si crede che una ulteriore delega di autorità ad un governo mondiale potrebbe agevolare un ritorno ai valori cristiani?
- In 12 pagine di analisi e soluzioni proposte, non una, dico una volta, viene accennato al tema della creazione del denaro da parte di enti privati (signoraggio primario) o alla creazione di inflazione col meccanismo della riserva frazionaria (signoraggio secondario). Eppure non credo che a tali menti illuminate anche dalla luce dello Spirito Santo manchino gli elementi per comprendere tali meccanismi perversi. Solo un accenno a pag.3: “Ma in materia monetaria e finanziaria le dinamiche sono diverse. Negli ultimi decenni sono state le banche ad estendere il credito, il quale ha generato moneta, che a sua volta ha sollecitato un’ulteriore espansione del credito. Il sistema economico è stato in tale maniera spinto verso una spirale inflazionistica che inevitabilmente ha trovato un limite nel rischio sostenibile per gli istituti di credito, sottoposti ad un pericolo ulteriore di fallimento, con conseguenze negative per l’intero sistema economico e finanziario.”Capito? Loro sanno bene che la creazione incontrollata di denaro è la causa del problema, ma la soluzione prospettata rimane quella dell’unico governo mondiale.
- In 12 pagine di parole non trovate una volta la parola USURA. Ma non era quella la causa dei mali, tanto che in antichità era vietata (guadagnare denaro dal denaro), tanto che gli unici che si erano arrogati questa attività erano gli ebrei? E adesso? Se era un male allora, oggi, con internet, i computer, e l’informatizzazione che permette di creare e muovere capitali al semplice clic di un mouse le cose non sono molto peggio?
- L’episodio della torre di Babele viene citato, a mio avviso, a sproposito. “La Bibbia, con il racconto della Torre di Babele (Genesi 11,1-9) avverte come la « diversità » dei popoli possa trasformarsi in veicolo di egoismo e strumento di divisione. ” Ma come? La diversità dei popoli, le lingue diverse, non erano state un castigo di Dio per gli uomini che, riponendo troppa fiducia nella loro capacità di auto-organizzarsi, pensavano di potersi sostituire al loro stesso Creatore? E qui, proprio loro che suggeriscono un’organizzazione mondiale per risolvere i problemi dell’umanità, riprendono lo stesso episodio a supporto della loro teoria? (“il riferimento ad un’Autorità mondiale diviene l’unico orizzonte compatibile con le nuove realtà del nostro tempo e con i bisogni della specie umana”);
- Evidentemente la scalata al Cielo che gli uomini volevano operare con la Torre di Babele non piacque a Dio, che voleva invece una scalata di tipo spirituale, interiore. Gesù mi sembra sia stato molto più attento al prossimo, al cuore dell’uomo, che alla dottrina sociale, alle politiche, alle riforme. Oltre al famoso episodio della moneta, quando disse “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che di Dio“, non dimentichiamo che ad un certo punto i suoi discepoli, anche appoggiati da potenti del tempo, volevano prenderlo per farlo re, ma lui sfuggì loro. Non era questo il suo Regno, come disse in seguito a Pilato. In questo documento invece mi sembra che la religione si offra come un instrumentum regni,stampella di supporto a quel potere che vuole controllare e dominare l’intera umanità il quale potere, come confermato dal Tentatore a Gesù (“Tutti i regni di questo mondo mi appartengono“) è ispirato e votato all’inquilino del piano di sotto. D’altra parte lo stesso Gesù ha definito Lucifero “il principe di questo mondo“. E questi(**) invocano un principe ancora più forte, con maggiori poteri?
Ecco i motivi della mia delusione.
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(*) sono contrario alla globalizzazione perchè ritengo che la distanza fra governo dei cittadini e cittadini stessi debba essere la minore possibile. Io voglio un “governo” di quartiere, di via, di condominio. Non voglio che chi amministra la cosa pubblica stia dall’altra parte del mondo, non poterlo conoscere, incontrare, discuterci insieme. I problemi sono affrontati meglio da chi li conosce direttamente: come può la comunità europea legiferare correttamente sulla misura delle reti da pesca dei pescatori di Chioggia? In generale l’aumento delle distanze aumenta le possibilità di inserimento di truffe, imbrogli, alterazioni. Pensate al contadino che produce il latte per la sua comunità. Se chi beve il suo latte sono i vicini, si permetterà di darglielo adulterato? No, nella piccola comunità la faccia, la reputazione sono tutto. Ma se vendo il mio latte dall’altra parte del mondo, protetto da una facciata di un brand, che magari in caso di scandalo o disastro cambierà il nome e l’amministratore delegato e tutto continuerà come prima (da Bhopal al Talidomide è sempre andata così), posso fare qualunque nefandezza. La distanza permette il prosperare di una economia guidata solo dalla logica del profitto, e si apre la porta ai peggiori comportamenti.
E questo (piccolo, locale è bello) è un modello da applicare nei vari settori: politico, fiscale, sanitario, scuola, ricerca, energia (produzione locale e autonomia, non grandi centrali e grandi reti di distribuzione).
(**) Dico “questi” perchè questo documento non è di emissione papale, come un’enciclica, ma del pontificio consiglio della giustizia e della pace.
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