La pressione all’interno della camera magmatica del monte Fuji (富士山, Fuji-san) è più elevata di quella dell’ultima eruzione del vulcano avvenuta 300 anni fa. Gli spostamenti tettonici attivati dal terremoto di magnitudo 9.0 che lo scorso anno devastò il Giappone nord-orientale, hanno aumentato di 16 volte il livello minimo in cui è possibile un’eruzione.
Sono i risultati di uno studio condotto dall’Istituto Nazionale di Ricerca per le Scienze della Terra e la Prevenzione dei Disastri (防災科学技術研究所, Bōsai Kagakugijutsu Kenkyūjo) volto ad analizzare i movimenti tettonici causati dal terremoto dell’11 marzo del 2011, e da quello di magnitudo 6.4 che quattro giorno dopo interessò il Giappone centrale.
Stando agli scienziati, la pressione interna alla camera magmatica del monte Fuji sarebbe al momento di 1,6 megapascal, pari a quella atmosferica di 15,8 kg per centimetro quadrato. Le eruzioni vulcaniche possono essere innescate da una pressione interna di 0,1 megapascal, e l’1,6 e “un dato significativo” secondo Fujita Eisuke, ricercatore dell’Istituto.
Il monte Fuji, uno dei simboli del Giappone, ha eruttato l’ultima volta il 16 dicembre 1707 (宝永大噴火 Hōei dai funka, Grande Eruzione dell’era Hōei) dopo che il grande Terremoto dell’era Hōei di magnitudo 8.6 sconvolse il 28 ottobre 1707 il Giappone sud-orientale provocando la morte di 5.000 persone. L’eruzione del Fuji durò fino al primo gennaio del 1708.
Considerando l’attuale pressione interna, gli scienziati ritengono che sia possibile che il Fuji erutti di nuovo entro i prossimi 12 mesi. Tuttavia la sola pressione interna non è necessaria affinché si verifichi un’eruzione. Gli scienziati infatti non hanno notato alcun segno di attività vulcanica, probabilmente perché la quantità di magma che si è accumulata non è sufficiente per provocare un’eruzione.
Stando ad un rapporto compilato nel 2004, un’eruzione del monte Fuji potrebbe causare danni per 2,5 trilioni di yen.
(articolo a cura di newsdalgiappone.com)
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