Lincei, le previsioni sono impossibili, le contromisure necessarie
Vesuvio, Marsili, Colli Albani, Campi Flegrei, e ancora, terremoti, maremoti e amianto: sono molti i pericoli al legati al complesso sottosuolo italiano, un vero e proprio mosaico composto da 63 tessere. In occasione della chiusura dell'anno accademico dell'Accademia dei Lincei il geologo Annibale Mottana ha illustrato i molti pericoli legati alla 'geodiversita'' italiana invitando le istituzioni a una maggiore attenzione al tema, a cominciare dal completamento della Carta Geologica italiana.
Mappa geologica: Avviata nel 1988, la Carta Geologica (Carg) avrebbe dovuto rappresentare una fondamentale fonte di informazioni per monitorare il territorio ma il progetto è stato interrotto nel 2004 quando era stato studiato poco meno del 40% del territorio nazionale. La mappa nasceva dalla collaborazione tra Stato e Regioni, coinvolgendo enti territoriali, Istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e dipartimenti universitari.
Vulcani: I pericoli numero uno si chiamano Colli Albani, Vesuvio, Campi Flegrei e Marsili. L'attività dei molti vulcani del territorio italiano è monitorata costantemente, ma i pericoli connessi a eventuali eruzioni non sono generalmente tra le attenzioni primarie delle amministrazioni locali. A partire dai Colli Albani, a un passo da Roma, fino ai Campi Flegrei, vicini a Napoli, che di tanto in tanto mostrano piccoli segni di attività nel sottosuolo. Vesuvio e Vulcano, sono vulcani 'dormienti' ma costituiscono due problemi effettivi: ''quando il Vesuvio deciderà di dare avvio al suo prossimo ciclo eruttivo comincerà con un'esplosione'', ha spiegato Mottana, e il tempo a disposizione per l'evacuazione potrà essere di minuti o al massimo poche ore, considerata l'insufficienza delle vie di fuga. ''Bisogna dire senza tanti eufemismi che il mezzo milione di persone che abitano le pendici del Vesuvio sarà destinato in gran parte a perire''. E' ancora il poco noto Marsili, un gigante sottomarino alto 3.000 metri e il pericolo maremoti nel Tirreno, a Messina nel 1908 si ebbero 80.000 morti.
Terremoti: Le recenti esperienze de L'Aquila e dell'Emilia dimostrano come l'Italia non abbia saputo coniugare la prevenzione dai rischi naturali con il suo sviluppo e, ha sottolineato Mottana, ''ciò che più preoccupa è l'atteggiamento degli amministratori. Non c'é nessuna giustificazione possibile per le deroghe che essi concedono alla corretta edificazione, peggio se nei luoghi dove il rischio sismico è particolarmente frequente''.
Amianto: I pericoli legati al sottosuolo possono anche essere più estesi ma difficili da individuare, come nel caso dell'amianto e molti altri composti pericolosi legati alle operazioni minerarie. L'amianto, ha spiegato ancora Mottana, ''rappresenta un esempio del rapporto conflittuale che esiste tra lo sprovveduto uso delle risorse del nostro territorio e la sicurezza sociale e sanitaria dei suoi abitanti''.
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